Occorre il miracolo ai Coyotes per proseguire l’avventura nei playoff, la carta da usare per salvare tutto è il fattore campo.
Una tradizione sempre negativa per la franchigia di Phoenix contro Detroit, a cominciare dai quarti del 1996 e del 1998 sino alle 7 gare della stagione scorsa sempre al primo turno di postseason.
Gara 3
Neanche il tempo per scaldare l’ambiente che Detroit spiega cosa significa avere spirito da playoff con Helm che recupera con forza il disco e Ruslan Salei batte Bryzgalov, è appena passato un minuto e 57 di gioco. Neanche il tempo di sentirsi sotto choc e Drew Miller realizza il 2 a 0 in tap-in su tiro di Kronwall, in tutto neanche 3 minuti di gioco.
Per vedere i Coyotes dalle parti di Howard bisogna attendere Belanger ma il portiere biancorosso sventa il pericolo con un ottima parata, cosi l’occasione ancora più clamorosa arriva nel secondo periodo quando a tremare è il palo su tiro di Rozsival.
È un fuoco di paglia, Valteri Filppula riceve da Hudler e trova il corridoio perfetto su Bryzgalov, è 3 a 0 e il cronometro dice 2 minuti e 50 del secondo periodo.
Con la forza della disperazione Phoenix prova a salvare almeno la faccia, Schlemko in power play realizza il 3 a 1 con un bel tiro in una selva di demoni con la maglia Red Wings e come ringraziamento si ritrova poco dopo una bella carica addosso di Helm che non gli fa piacere.
In apertura di periodo finale il ghiaccio di casa smette di riscaldarsi, altri 45 secondi dall’ingaggio iniziale e Johan Franzen viene dimenticato dalla difesa di casa, lanciato da Ericsson realizza il facile 4 a 1 che condanna definitivamente la squadra di Shane Doan. Yandle e Vrbata provano ancora a superare Howard ma serve il tocco finale di Whitney per far esultare un’ultima volta la Jobing.com Arena. Finisce 4 a 2 e moralmente è un colpo tremendo per i Phoenix Coyotes.
Gara 4
Il filo che scorre tra playoff e Coyotes è sottilissimo, la paura blocca i primi istanti, quando la leggenda Mike Modano regala il primo spavento a Bryzgalov si iniziano ad avvertire strani presagi. L’infermeria Red Wings accoglie Franzen che fa compagnia all’altro pezzo da 90 Henrik Zetterberg, ma nessuno si rende conto delle assenze quando inizia la danza Modano per Holmstrom,disco per Datsyuk che attira su di sé tutte le paure della difesa, assist gioiello ancora per Holmstrom che si lancia e realizza un gol fantastico, con l’artista russo che usa il superpotere della vista anche dietro la testa per trovare il compagno di squadra, 1 a 0!
Scrollata di dosso la paura per il primo gol subito per Phoenix arriva presto la reazione, due minuti più tardi è Taylor Pyatt che cerca di servire Lee Stempniak al centro ma il tiro sbatte sul pattino di Ericsson e clamorosamente finisce alle spalle di Howard nel primo colpo di fortuna dei padroni di casa, 1 a 1.
La classe difensiva di Yandle riporta il disco sempre in avanti ricordando le galoppate calcistiche di Lucio dell’Inter, da un suo anticipo riparte l’offensiva Coyotes finchè il disco non arriva a Shane Doan, il capitano difende il puck, quando non riesce a passarlo decide per il tiro, Howard non trattiene e boato dell’arena di casa al vantaggio di Phoenix, ribaltata la situazione col 2 a 1.
È il momento di dare un colpo sull’acceleratore per i Coyotes, provano tante idee ma si scontrano col muro difensivo della squadra di Lidstrom, quando su un’azione eccellente di Kronwall arriva Bertuzzi alla conclusione tutto solo sembra la fine, invece Bryzgalov non si muove e para tre tentativi consecutivi, esaltando i suoi tifosi che sanno che se Phoenix è nei playoff il merito è tutto del loro portiere.
Contro Detroit il pericolo arriva da qualsiasi linea, basta un ritardo di Yandle nel rinvio che Helm piomba addosso con forza, assist al centro per Eaves e gol del 2 a 2 quando alla fine del primo periodo manca 1 minuto e 13 secondi.
La frazione di gioco si chiude con la prima penalità della gara inflitta a Brad Stuart che lascia i suoi in inferiorità numerica a cavallo tra i due periodi. In apertura di secondo periodo il power play vine sfruttato al meglio, Yandle imposta, Vrbata prova una prima conclusione sfortunata poi vede Hanzal liberissimo, tiro ravvicinato e gol del 3 a 2 per i Coyotes nella bolgia locale.
L’ingenuità di Korpikoski è fatale quando il numero 28 dei Coyotes stende Danny Cleary subito dopo un ingaggio, lasciando i suoi con l’uomo in meno regala la gioia a Detroit. Lidstrom prova un paio di volte a spaventare Bryzgalov ma la mischia offensiva viene risolta da un altro Niklas, Kronwall, con una sentenza che il suo bastone regala alla fetta di biancorossi, con il goalie di Phoenix che non può nulla sul tiro, 3 a 3 e tutto da rifare per i padroni di casa.
La seconda parte del match non regala altre reti, la partita si decide nel periodo finale.
Non arrivano gol nei primi dieci minuti dove i portieri non fanno passare niente, cosi più passa il tempo più diventa una questione di nervi. Detroit gioca col vantaggio mentale di essere 3 a 0 nella serie, Phoenix ha fretta di riportarsi in vantaggio per stare tranquilla, e mentre le statistiche ricordano che il conto delle finali giocate è 24 a 0 per Detroit come è 11 a 0 il conto delle Stanley Cup vinte dal roster più esperto della lega proprio l’esperienza esce alla lunga.
La pressione dei Red Wings aumenta, Phoenix resta a guardare le trame offensive velocissime di chi sembra giochi con l’uomo in più, a 6 minuti dalla fine accade l’impensabile, Cleary mette il disco al centro e invece trova un corridoio magico e minimo, Bryzgalov è distratto, ancora in piedi non blocca il disco e il puck finisce in rete, in un colpo solo Detroit passa in vantaggio e colpisce moralmente la stella principale di Phoenix. La botta è tremenda, i replay impietosi ma ciò che succede dopo è anche peggio, Cleary in attacco continua a tenere il disco poi scaricato su Todd Bertuzzi, giro sulla gabbia e disco appoggiato leggermente sul pattino di Schlemko e gol del 5 a 3, l’espressione di Ilya Bryzgalov fa capire a tutti che non c’è più niente da fare.
A un minuto dalla fine con la gabbia vuota Detroit segna la marcatura del 6 a 3 che chiude ogni discorso della serie con la doppietta di Patrick Eaves lanciato tutto solo e quasi colpito dal bastone di Hanzal nella disperazione finale.
Phoenix subisce lo “sweep”, viene spazzata via 4 a 0 tradita dal giocatore più rappresentativo, quell’Ilya Bryzgalov oggi in serata no, con la squadra che esce ugualmente fra applausi e i dubbi sul futuro.
Detroit regala 18 gol in 4 partite ai suoi tifosi, con Datsyuk protagonista di una squadra che ancora non ha fatto scendere sul ghiaccio Henrik Zetterberg, perla offensiva di una corazzata esperta e dura a morire.
Supereroe travestito di giorno da ragioniere e di notte da redattore, Francesco Fiori nasce il 30 maggio 1983 a Sassari e da subito capisce che lo sport è come una passione esagerata, allevato con pane e album Panini. Un sardo che ama il ghiaccio, impossibile, conosce la Nhl grazie ai compiti dell’ora di pranzo che rinvia a causa della dipendenza da TELEPIU2. E’ nel giugno 2008 che decide per curiosità di collaborare con Playitusa grazie ad un pezzo dedicato al grande eroe Mario Lemieux. Non solo Hockey tra le passioni di colui che è casinista, testardo e sognatore (più altri mille difetti), segnala l’amore per la bici (definita sua dolce metà) ma anche una dedizione totale a calcio (INTER), basket (DINAMO SASSARI) e qualsiasi cosa sia sotto la voce SPORT e non lo faccia dormire.
Se anche voi non dormite rintracciatemi alla mail fcroda@yahoo.it giusto per 2 risate.