“O vinci, o impari una lezione”. Con queste parole Jalen Hurts aveva amaramente commentato, nel gennaio del 2023, le sue emozioni nel perdere un Super Bowl. Un fuoco tenuto acceso per ventiquattro mesi, una missione portata avanti in mezzo a mille difficoltà, tumulti, delusioni, tramutate in una rivincita maiuscola, epocale, figlia di una stagione giocata al massimo delle proprie possibilità, nella quale gli Eagles hanno mostrato un’invidiabile compattezza, e forza di squadra. Hanno vinto i migliori, quelli che hanno giocato il miglior football anche senza dare troppo spettacolo, lo hanno fatto umiliando i campioni in carica, cancellando violentemente i sogni di quei tre titoli consecutivi che nell’era del Super Bowl avrebbero consentito ai Chiefs di riscrivere la storia del gioco, hanno terrorizzato Patrick Mahomes per tutta la sera, facendolo sembrare umano, confuso, indifeso. Philadelphia è arrivata molto più che preparata all’appuntamento finale del campionato Nfl, giocando una delle partite più eclatanti e imprevedibili degli ultimi anni. Un atto conclusivo così in disparità non si vedeva dai tempi in cui i Seattle Seahawks avevano letteralmente cancellato i Denver Broncos, nel freddo di New York, durante il Super Bowl XLVIII. Mai Mahomes era stato messo in così severa difficoltà nel suo terreno più agevole, i playoff. Mai si era visto Andy Reid andare così pesantemente sotto nel coaching da quando allena i Chiefs, completamente sovrastato da Nick Sirianni, dall’attacco puntuale ed efficace di Kellen Moore, dalla superlativa difesa di quella vecchia volpe di Vic Fangio. Un insieme di fattori andato a formare una delle squadre da titolo più dominanti delle ultime decadi.
Chi aveva previsto una gara all’ultimo possesso, magari risolta dall’ennesima magia del fenomeno generazionale di Kansas City, è rimasto sbigottito dinanzi a ciò cui ha assistito. E’ bastato un primo tempo impietoso, nel quale Philadelphia ha imposto la sua volontà da ogni angolo, schiacciando i Chiefs nei primi trenta minuti sotto macerie impensabili, come le sole 23 yard totali concesse, le misere 3 yard su corsa per un rushing game che non è praticamente sceso nel rettangolo verde, e un unico primo down racimolato fino all’intervallo. Sembrava un brutto sogno, ma pur pizzicandosi, ci si è resi conto di quanto brutale fosse la realtà, a maggior ragione interpretando gli sguardi di un Mahomes disorientato, frustrato, incredulo nel dover comprendere un pò alla volta, colpo dopo colpo, che il suo palcoscenico preferito stava cadendo a pezzi già dopo pochi drive, lasciando il posto alla rapida e dolorosa costruzione di un trionfo completamente tinto di verde.
I numeri che raccontano lo svolgimento degli eventi si riassumono molto semplicemente: 6/14, 33 yard, 2 intercetti, di cui uno riportato in endzone da Cooper DeJean, uno dei rookie-meraviglia di Philadelphia, che per il suo ventiduesimo compleanno non poteva chiedere un regalo migliore. Sono le cifre raccolte da Mahomes nei primi due quarti, equivalenti a un attacco che clamorosamente non è giunto a referto; a nulla è servito arrotondare le statistiche nella ripresa, perchè il recinto era aperto oramai da un pezzo, e le speranze del terzo titolo consecutivo già abbondantemente vanificate. I Chiefs si sono schiantati contro una difesa che ha giocato un football sopraffino, muscolare, con il piede costantemente sull’acceleratore della pass rush, rendendo Hunt e Pacheco semplici spettatori non paganti, attuando una pressione tremenda, liberando un assedio costante a ogni snap, costringendo il messia dei quarterback a scappare dalla tasca prendendo decisioni affrettate, o a rimanere impossibilitato nell’evitare la pioggia di sack e colpi che ha pesantemente condizionato l’andamento del confronto, e scalfito la sua tenuta mentale. Una prova di forza bruta, tramite la quale il fronte a quattro di Phila ha distrutto la linea offensiva avverdaria, settore, questo, da individuare tra i maggiori indiziati per la disfatta: ogni piccola battaglia è stata vinta a ripetizione, per giunta senza nemmeno mai spedire qualcuno in blitz. Un capolavoro di tattica studiato ad arte da Fangio, e attuato in trincea da Jalen Carter e compagni con solerte maestria.
Jalen Hurts ha invece dominato la contesa da vero e proprio killer silenzioso, inscalfibile nelle emozioni che l’hanno pervaso, concentratissimo e sicuro di poter portare a termine la sua missione vendicativa, grazie a un indomabile fuoco interno. 17/22, 221 yard, due mete e un intercetto del tutto ininfluente sull’unico errore di una prestazione più che maiuscola, conclusa con 119.7 di qb rating e 72 determinanti yard su corsa derivate dall’abile lettura di tutti gli spazi lasciati sguarniti dalla difesa di Steve Spagnuolo, che ha fatto del suo meglio per contenere Saquon Barkley, ma è dovuta soccombere dinanzi alla chirurgia d’alta precisione del quarterback ex-Alabama, e alle pesanti penalità commesse. Autore pure di un touchdown su corsa, spinto in meta dall’immancabile Tush Push, Hurts ha concluso una serata da sogno con il meritato premio di miglior giocatore della partita, esibendo un armamentario completo, dalla distribuzione ad alta precisione nel medio-corto, alle soluzioni apportate alla causa con le proprie gambe, al missile di 46 yard lanciato per DeVonta Smith per il 34-0 parziale, che a poco più di due minuti dal termine della terza frazione di gioco, ha scritto la parola fine sugli esiti dello scontro.
Incredibile, inoltre, come gli Eagles abbiano smontato Kansas City un pezzo alla volta nonostante le sole 2.3 yard di media concesse a Barkley, che non ha segnato ma ha comunque portato a casa 57 yard utili a superare Terrell Davis nel computo di yard corse in singola stagione, toccando quota 2.504. Il running back, anch’egli impegnato a spegnere le candeline proprio oggi, non è esploso per una delle sue fenomenali cavalcate a lunga gittata, ma si è messo al servizio della squadra per vincere, ricevendo fuori dal backfield e soprattutto bloccando i blitz in maniera egregia, spianando la strada al suo quarterback per ottenere primi down fondamentali per continuare a far girare le lancette, tenendo il frastornato Mahomes fuori dal campo per lunghissimi minuti. Dopo aver ridefinito il ruolo con prestazioni altisonanti, disputato dei playoff straordinari per rendimento complessivo, essersi iscritto al libro dei record, Barkley finisce il suo incredibile primo anno a Philadelphia con il titolo, facendosi beffa del mancato prolungamento contrattuale da parte dei Giants, una decisione che appare ora ancor più ridicola rispetto all’inizio del campionato.
Gli Eagles trionfano con piena lode per l’astuzia dirigenziale dimostrata da Howie Roseman, nonché per la ferrea volontà di Sirianni nel tenere i nervi saldi riuscendo a non farsi divorare dalle critiche o dalle fastidiose illazioni dei giornalisti, centrando la scommessa di rifare daccapo il coaching staff con elementi nuovi, con i risultati di cui siamo appena stati testimoni. Le ottime decisioni prese da Philadelphia sono tutte bene in vista, e hanno condotto alla seconda vittoria in otto anni: il restauro della difesa, giovane, aggressiva ed energetica; la firma di un running back su cui si è deciso di poggiare la maggior parte del peso nella revisione dell’intera filosofia offensiva; la trade affrontata qualche anno fa per un A.J. Brown non sempre fisicamente al meglio ma spesso decisivo quando urgeva portare a casa una ricezione importante (togliendosi meritatamente la soddisfazione di una meta al Super Bowl); la scommessa effettuata per le secondarie, con Mitchell e DeJean a disputare annate da matricola di livello superiore alla norma; infine la firma di ex-signori nessuno come Zach Baun, che nella stessa New Orleans dove aveva cominciato la carriera professionistica partendo dal piano più basso, si è tolto la soddisfazione di alzare il trofeo più importante del football da vero protagonista, intercettando Mahomes a coronamento di un’imprevedibile stagione da All-Pro.
Ora, le chiacchiere su stagioni deludenti, come quella scorsa, che avevano pericolosamente avvicinato Sirianni a un prematuro licenziamento, le stressanti domande sulla presunta relazione difficoltosa tra l’head coach e il quarterback, le apparenti frizioni tra Hurts e Brown, possono riposare in pace. I Philadelphia Eagles sono di nuovo campioni Nfl, e per tutto il campionato hanno dimostrato di essere tra le squadre più forti, con maggiori possibilità di aspirare al Vince Lombardi Trophy. Hanno dominato, forse un pò nell’anonimato, perché di loro ci si è accorti solo tardivamente, con gli occhi abbagliati da chi pareva poter presentare credenziali migliori delle loro. L’epilogo, però, è stato nettamente diverso. E ora, le strade in cui correva Rocky Balboa, si preparano nuovamente a fare spazio alla festa per i propri beniamini, capaci di calpestare una dinastia intimidatoria, dapprima spezzandola, e quindi riducendola in rimasugli di polvere.
“O vinci, o impari una lezione”. La lezione gli Eagles l’hanno data agli altri, non certo gli ultimi arrivati, dando un sapore completamente diverso a un’affermazione storica, andata a impedire quel three-peat tanto ricercato dai Chiefs. I confetti stavolta sono verdi. Missione compiuta.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
“Mai Mahomes era stato messo in così severa difficoltà nel suo terreno più agevole, i playoff. Mai si era visto Andy Reid andare così pesantemente sotto nel coaching da quando allena i Chiefs”
Già dimenticato il Super Bowl contro Tampa? Storia analoga ma hanno smesso di attaccare a metà del terzo quarto altrimenti gliene avrebbero potuti fare 50
I Chiefs non ci dovevano nemmeno essere qui, quest’anno hanno fatto di tutto e di più per farglieli arrivare superando il limite della decenza.
Marco credimi sono rimasto incollato alla TV in primis perchè simpatizzo per gli Eagles dai tempi di Randall Cunningham e anche perchè speravo che la lezione fosse ancora + severa nei confronti dei Chiefs …ma alla fine hanno lasciato l’acceleratore.. il massacro era già stata compiuto.. Partita perfetta ed applausi ad una squadra costruita molto bene in tutti i reparti. l’ MVP va quasi sempre al QB , ma andava dato a tutta la difesa
Ci hanno tritati, non c’è altra definizione. Quest’anno l’attacco di KC non ha mai veramente funzionato, questa notte non ha funzionato neanche la difesa ed il risultato non poteva essere diverso di fronte ad un team così forte in tutti i settori. Complimenti agli Eagles che hanno meritato il titolo senza alcun dubbio.
What a geame! Avevo pronosticato un SB dal basso punteggio e vinto sul filo negli ultimi secondi. Avevo dato credito ad una sfida feroce tra Spagnuolo e Fangio. Invece Fangio e i suoi ragazzi si sono pappati i Chiefs comprese le piume dei copricapi. Chapeau!
Ho trovato sconcertante che Reid e Nagy non siano stati in grado di fare nessuna mossa per cambiare l’andamento di una partita che, dall’intercetto subito da Hurts, non ha più avuto storia…….
Grandi Eagles, ma a KC è andato storto tutto quello che poteva andare storto: intercetti per contatti col Qb in fase di lancio, atterramenti del Qb da parte dei suoi compagni (!), ricevitori che inciampano prima di ricevere, falli assurdi su un 3&out avversario da oltre 20y…
La difesa di Phila ha massacrato l’attacco KC in ogni settore, l’attacco ha massacrato la difesa. Il risultato non dice il vero, e’ dovuto più a qualche coniglio tirato fuori da Mahomes che ad altro, un 40-10 avrebbe meglio evidenziato il divario che c’è stato in campo.
Quello che mi ha più deluso è stata la mancanza di reazione da parte dei campioni in carica, per tre quarti non hanno combinato nulla, a sguardi bassi nel vuoto.
Ho visto l’incontro su Mediaset e i commentatori attribuivano addiritttura a Barkley il merito di Mvp, crocifiggendo Hurts per l’intercetto alla fine del 2° (assolutamente indolore, visto che KC ripartiva dalle sue 10). Non ero d’accordo, anche per me Hurts l’ha meritato, ma nel vostro commento non viene tenuto conto dell’importanza che ha avuto Barkley anche con corse di piccola gittata (talvolta ha ricevuto diverse yards all’interno della sua linea) solo per la pressione che la sua presenza dava alla difesa avversaria. Hurts 10 e lode, Barkley 9, Sirianni e staff 10, lode a abbraccio accademico, raramente si è vista una partita preparata così bene.
PS: sono tifoso GB ma simpatizzo per Phila dai tempi di Vick&Reid
Bene così, dai. Partita noiosetta, però (capita, coi monologhi).
TS gran portafortuna.
Su mediaset una lagna continua sul mancato utilizzo di Hunt e Pacheco. Non avrebbero guadagnato mezza yard contro quella spaventosa difesa. Si è capito l’utilizzo di Barkley, fermatelo non concedetegli yards e Td ma cosi facendo lasciate campo e 1vs1 a tutti gli altri, Smith Brown Hurts e compagnia. X me mvp Jake Elliott, infallibile anche quando per penalità gli facevano ripetere i calci allungandone la distanza. Una curiosità, il 19 di Phila che spinge a ritroso un offensive lineman scaraventandolo infine contro Mahomes che sta lanciando, lancio fuori equilibrio, sbagliato e mi pare anche intercetto.