Le discussioni riguardanti il format dei playoff Nfl portano a ripetere varie considerazioni. Al di là della vittoria divisionale, che può portare scompenso facendo giocare una squadra con un record migliore in trasferta al primo turno, vari ragionamenti vanno eseguiti anche sulla settimana di bye che la prima qualificata ottiene come premio per il miglior bilancio di conference. Il riposo è essenziale per il football, ma può togliere anche il ritmo a una compagine che, come Detroit, ha giocato un campionato spettacolare, e che si trova oggi a essere una nuova clamorosa casistica di one and done. I Lions hanno dominato il campionato, vinto quanto contava farlo con margini che facevano presagire a una lunghissima cavalcata fino al Super Bowl, schiacciando Minnesota in quell’ultima partita di regular season che andava a determinare il seed numero uno della Nfc, ritrovandosi semplicemente con un pugno di mosche in mano.

Conta molto anche il momento di forma, e Washington, da questo punto di vista, oggi non è forse seconda a nessuno. Le vittorie consecutive si impilano una sopra l’altra, Jayden Daniels non è per nulla intimidito dal diverso livello di pressione e gioco che deve affrontare nel torneo post-stagionale, e Washington giunge incredibilmente a un traguardo irreale, ottenendo il diritto a giocare il championship di conference a 33 anni di distanza dall’ultima volta che l’evento aveva avuto luogo. Fa strano persino a scriverlo, ma la franchigia disastrata degli ultimi tre decenni vive un periodo in the zone senza distrarsi da obiettivi che nemmeno noi conosciamo, proprio perché da fuori si intuivano possibilità nettamente differenti rispetto a questa. Era già stato infatti un grande successo qualificarsi ai playoff a una sola stagione di distanza dal 4-13 che aveva concluso l’epoca Ron Rivera, figurarsi poi vincere a Tampa per decretare il miglior ottenimento delle ultime 19 campagne. Ora i Commanders sono addirittura a una sola vittoria dall’impronunciabile. Staccare il biglietto per il Super Bowl.

La sfida di Detroit è stata visivamente spettacolare, combattuta, vissuta sul classico accostamento dei due pugili che non vogliono andare giù, con la differenza che la battaglia è stata condotta in attacco, e non in difesa. Daniels prosegue la sua marcia inarrestabile da rookie dell’anno, collezionando nuove strabilianti statistiche (22/31, 299 yard, 2 TD, 51 fondamentali yard su corsa), le quali destano sorpresa non tanto per i numeri in sé, piuttosto per averle ottenute in uno stage intimidatorio come il Divisional Playoff, in una bolgia di maglie azzurre pronte a far tremare lo stadio. Questo, senza contare tutta l’inerzia pre-gara che virava indissolubilmente a favore dei padroni di casa, forti dell’energia della miglior stagione nella lunghissima storia della franchigia, ricca di record infranti – su tutti, quello delle gare vinte in singolo campionato – e la prospettiva di poter giocare la finalissima di New Orleans, verso la quale ogni addetto ai lavori aveva pensieri solo positivi, essendo ritenuti i Lions pronti a scacciare Kansas City dal massimo trono del football.

I Commanders sono venuti per giocare, sordi rispetto ai pronostici che predivano una gara divertente ma a senso unico, e l’hanno dimostrato sin dalle prime battute di gioco, colpendo la rimaneggiata difesa di casa con ripetute inside zone su corsa con l’affidabile Brian Robinson Jr., giochi a lunga gittata generati dalla tremenda precisione sulla distanza del braccio di Daniels, nonché dalla puntualità di Terry McLaurin e di un Dyami Brown che ha alzato tantissimo il livello del suo gioco nei playoff; infine azioni in triple option che hanno disorientato il reparto coordinato da Aaron Glenn. Mai Washington è sembrata andare in difficoltà, nemmeno quando Jahmir Gibbs ha cominciato – praticamente subito – a fare la voce grossa con le sue movenze atletiche, oppure quando Jameson Williams si è messo a vestire i panni del videogioco umano, seminando l’intera difesa di Washington con una corsa di 61 yard. L’attacco comandato da Daniels ha risposto colpo su colpo, tenendo i nervi saldi e coltivando la fiducia in sé, confermando l’aggressività anche attraverso la trasformazione di 3 dei 4 quarti down come sempre giocati alla mano.

Dopo i primi 30 minuti di gioco, le cifre parevano quelle finali di una normale partita di campionato: Daniels aveva già accumulato 242 yard, record per un rookie riguardo le yard lanciate nella prima metà di gara, Washington aveva già chiarito le intenzioni di lottare sino in fondo segnando 31 punti alla difesa dei Lions, e tutto sembrava pronto per un secondo tempo ricco di aggiustamenti, dove i ragazzi di Dan Campbell avrebbero potuto prendere misure e sopravvento. In fondo era già accaduto in precedenza, e con tutto il talento in possesso, non c’era ragione per credere il contrario.

La differenza, come quasi sempre accade nel football, è stata decretata dai turnover, a dir poco letali nelle economie generali della partita di Detroit, che ha scoperto di non poter sempre vincere quando Jared Goff lancia più intercetti. Determinante il fumble del primo quarto, merito di un Dorace Armstrong lesto nel battere Ryan Glasgow sulla linea di scrimmage giungendo indisturbato sulla sagoma del quarterback, facendogli perdere un possesso poi ricoperto da Frankie Luvu, con i Lions a gestire il possibile drive del 14-3. Il quale si è invece trasformato in un 31-21 per chiudere il primo tempo, a causa di un intercetto riportato in meta da Quan Martin in un’azione che ha letteralmente spezzato le vertebre dei Lions, molto concreti e fantasiosi nella gestione del playbook offensivo, ma incapaci di restare lontano dagli errori di esecuzione e dal poter riuscire a limitare un Daniels a tratti incontenibile.

Non esattamente l’idea che aveva dato una squadra che aveva brillantemente distrutto una rivale divisionale solamente due settimane fa, dando luogo a sprazzi di strapotere.

Ripresa come da copione, si pensava che Detroit avesse deciso di averne abbastanza e di smetterla di scherzare, confezionando un drive di 91 yard in poco più di 5 minuti, alimentato da giocate importanti del rientrante David Montgomery, da un inventivo pitch per Amon-Ra St. Brown, e un -3 che aveva riportato in gara la componente più importante di tutte: il pubblico. Washington ha tuttavia continuato a imporre la sua volontà offensiva, ristabilendo i 10 punti di divario con una serie metodica, in grado di mangiare 8 minuti del terzo periodo, esibendo gli attributi necessari per convertire un nuovo quarto e 2 in redzone, con un prezzo altissimo da pagare in caso di fallimento. Di lì a poco Austin Ekeler avrebbe fatto ingresso in meta, suggellando una gara vissuta da preziosissimo gregario in grado di fornire la corsa o la ricezione giusta quando più contava.

Il resto della rincorsa dei Lions si è infranta contro lo scoglio degli intercetti, già 2 a favore di Washington dopo i primi due quarti. Nel peggior momento possibile, Ben Johnson ha chiamato un trick play devastante, nel caso fosse riuscito: palla in mano a Jameson Williams dopo una finta e un pitch, lancio profondo del ricevitore, ma ovale recapitato direttamente a Mike Sainristil (2 INT), favorendo la meta del 45-28, poi realizzata da Jeremy McNichols. Da lì in poi, i Lions avrebbero segnato un solo field goal, e sarebbe arrivato il terzo e ultimo intercetto di un frastornato Goff, decretando l’amarissima fine di una stagione da sogno, che sarebbe dovuta terminare in maniera molto più trionfale di questa.

Durerà almeno un’altra settimana, invece, l’anno da matricola dello straordinario Jayden Daniels, il quarterback che Washington attendeva da tempo, esattamente il 36mo regista utilizzato da quell’ultimo Nfc Championship giocato – fatalità, contro i Lions di Barry Sanders – nel 1991. E ora i Commanders cominciano a crederci davvero, anche se il cammino si fa sempre più irto di ostacoli difficilissimi da abbattere, in attesa della prossima nottata, che ci dirà chi tra Eagles e Rams giocherà una partita su cui nessuno al mondo avrebbe scommesso. Non è bastato girare la reputazione della franchigia in meglio dopo anni di disgrazie sportive: Dan Quinn ha fatto molto di più, e non ha certo intenzione di fermarsi qui, ora che può contare su un ragazzino travestito da navigato veterano del football.

 

 

One thought on “Continua il sogno di Washington, Lions incredibilmente eliminati

  1. Gara sconvolgente per come la squadra più forte della Lega in Regular Season si sia tirata la zappa sui piedi!
    Complimenti ai Commanders e a quel “amazing” QB che risponde la nome di Jayden Daniels.
    Gli Eagles non mi sembrano irresistibili, ma sono molto esperti e altrettanto cattivi come si deve essere nella post season.
    Vinca il migliore.

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