Sette partecipazioni consecutive al Championship dell’American Conference sono un record impensabile per una lega solitamente molto equilibrata come la NFL, che ha costruito buona parte del suo successo globale proprio sull’alternanza di favoriti e outsider nel corso degl’anni, eppure dal 2018, anno d’esordio nel football professionistico di un certo Patrick Mahomes la finale della AFC sembra aver ormai una partecipante assicurata, ovvero i Kansas City Chiefs; il binomio costruito dal prodotto di Texas Tech con l’head coach Andy Reid è uno dei più solidi e produttivi che le pagine di questo Sport ricordino, e nella serata italiana di ieri se n’è avuta un’ulteriore dimostrazione, con un team capace di superare le difficoltà per conquistare l’ennesima vittoria, la numero 300 in carriera per l’allenatore originario di Los Angeles.
Dopo un kickoff iniziale in cui è successo di tutto, con Nick Remigio che perde la palla, recuperata istantaneamente dal compagno di squadra Samaje Perine, e Kris Boyd, l’autore del placcaggio che causa il fumble forzato, che viene sanzionato con 15 yards di penalità per aver lanciato il casco e spintonato il suo special team coordinator Frank Ross mentre esultava, Kansas City trova il primo vantaggio del match grazie ad un calcio da 32 yds di Harrison Butker, che mette una pezza ad una partenza non proprio convincente del numero 15, poco preciso con 2 incompleti lanciati nei primi 3 down giocati della serata.
Con altri due field goal, da 30 yards di Ka’imi Fairbairn e da 36 yds del già citato Butker, la partita avanza tra saliscendi di emozioni, alternando big play orchestrati da entrambi i quarterback, che provano a guadagnare terreno sfruttando anche le proprie gambe, ad azioni che si traducono in perdite di terreno sanguinose per le prospettive di arrivare in endzone di ambedue i team, che si danno battaglia anche a livello difensivo, con i Chiefs intenti sempre ad alzare la pressione sulla linea di scrimmage e i Texans abili a reagire prontamente nei primi istanti dopo lo snap, avanzando per fermare le corse dopo poche yards o retrocedendo per sigillare le zone e chiudere le linee di passaggio.
Un tentativo di FG da lunga distanza, 55 yds, fallito dal kicker texano è il primo segnale che la sfida sta per pendere in favore dei padroni di casa, e si verifica pochi istanti prima della giocata che ha il potere di risvegliare l’attacco di Kansas City, ovvero la ricezione con conseguente guadagno di 49 yards messa a segno da Travis Kelce, tra i grandi protagonisti della partita, che si infila nella difesa avversaria e piazza l’ovale a ridosso dell’endzone di Houston, perforata un 3 giochi più tardi da una corsa da 1 yard di Kareem Hunt, che realizza il primo touchdown del match.
Prima dell’intervallo, un paio di bei lanci confezionati da C.J. Stroud e una sua corsa da 12 yds all’interno della redzone avversaria mettono in condizione gli ospiti di ridurre lo svantaggio con un calcio da 48 yards trasformato dal solito Fairbarn, gettando le basi per raggiungere la parità nella prima serie offensiva del secondo tempo, al termine di un drive lunghissimo che si conclude con una corsa da 13 yds di Joe Mixon, abile a farsi strada sul lato sinistro della difesa allenata da Steve Spagnuolo.
L’errore commesso dal kicker di Houston nel successivo extra point non consente però a Houston di impattare sul 13 pari e i Chiefs decidono di rispondere mantenendo il possesso dell’ovale a lungo, muovendosi con sicurezza per tutta la lunghezza del terreno di gioco fino a raggiungere nuovamente la redzone texana, dove Mahomes delizia il suo pubblico con una delle magie che lo hanno reso celebre; su un 3rd&goal ad 11 yds dall’endzone avversaria, con Mario Edwards incollato alle sue caviglie che sta per finalizzare un sack decisivo, il 15 carica il braccio e, prima di crollare al suolo, confeziona un touchdown pass per Travis Kelce, che riceve in solitaria fissando il punteggio sul 20 a 12, quando mancano 11 minuti e 52 secondi al termine.
Minuti restanti nei quali sale definitivamente in cattedra la difesa dei padroni di casa, che alza ulteriormente il livello della pressione e sfrutta in misura ancora maggiore i blitz multipli previsti negli schemi disegnati dall’esperto defensive coordinator, inchiodando ripetutamente Stroud al terreno con Chamarri Conner, Felix Anudike-Uzomah e, soprattutto George Karlaftis, che nel corso della partita ne mette a segno ben 3, compreso quello decisivo, nel penultimo drive offensivo di Houston, dopo che Butker aveva ampliato il vantaggio con un piazzato da 27 yards.
Il giocatore al terzo anno da Purdue si libera di un raddoppio sulla linea di scrimmage, si infila nel backfield avversario e insegue Stroud impegnato nel dropback prima di sackarlo e determinare una perdita di terreno da 4 yards che costringe i Texans ad optare per un nuovo field goal, rimandando la possibilità di pareggiare i conti con un touchdown dopo l’eventuale riconquista dell’ovale in seguito ad un onside kick; opzione che viene prontamente cancellata da una nuova giocata decisiva della difesa dei padroni di casa, che con Leo Chenal bloccano il calcio da 35 yards del solito Fairbarn.
Nel possesso successivo, il punter Matt Airaza corre verso la propria endzone e consente a Houston di mettere a segno una safety, fissando il punteggio sul 23 a 12 finale e consegnando a Kansas City un’altra qualificazione al AFC Championship o al Arrowhead Invitational, come è stata ribattezzata la finale dalla American dal giornalista di Fox Sports 1 Nick Wright, visto che 6 delle ultime 7 edizione si sono disputate, o si disputeranno nel caso di questa stagione, nello stadio dei Chiefs, dove la squadra di casa ospiterà la vincente della sfida tra Bills e Ravens.
Fresco dell’entrata nel ristrettissimo “club dei 300”, coach Reid si è lasciato andare ad una delle sue solite dichiarazioni scherzose al termine della partita “ho detto ai miei ragazzi che, se aggiungono un altro paio di vittorie, finiranno per eguagliare il mio peso“, felice per l’ennesima prova positiva sfoderata dai suoi giocatori, che nel primo momento clou dell’anno hanno risposto presente all’appello, centrando un altro obiettivo e tenendo viva la possibilità, mista a desiderio, di diventare la prima franchigia della storia a vincere 3 Lombardi Trophy consecutivi.
Sull’altro lato del campo un primo esame di maturità fallito da parte dei Texans, che escono dal match disputato in Missouri con la consapevolezza di essere cresciuti rispetto a 12 mesi fa, quando subirono una sonora sconfitta contro Baltimore, ma di dover lavorare ancora parecchio per provare a raggiungere un Super Bowl, come ammesso da Stroud nelle interviste del dopo partita “ho imparato di più sul football nel match di questa sera, che in tutti i miei anni precedenti passati a giocare a football“
Folgorato sulla via del football dai vecchi Guerin Sportivo negli anni ’80, ho riscoperto la NFL nel mio sperduto angolo tra le Langhe piemontesi tramite Telepiù, prima, e SKY, poi; fans dei Minnesota Vikings e della gloriosa Notre Dame ho conosciuto il mondo di Playitusa, con cui ho l’onore di collaborare dal 2004, in un freddo giorno dell’inverno 2003. Da allora non faccio altro che ringraziare Max GIordan…
Non ho avuto modo di vedere la partita, domanda…ho letto parecchie discussioni su arbitraggio a senso unico a favore dei Chiefs, solite polemiche sterili e vuote all’italiana.
L’arbitraggio come ti è sembrato?
Detta all’italiana, i Chiefs hanno avuto l’occhio di riguardo che, nell’italico sport di pallone, si riserva a gobbi e strisciate milanesi. Ovvero due drives che si sarebbero conclusi con un three ‘n out sono stati trasformati in terzi downs per penalità contro la difesa texana in seguito a due placcaggi su Mahomes. Poi uno guarda l’entrata subita da Goff in occasione della pick six di Washington (temporanea concussion per il QB di Detroit) e si chiede se il metro di giudizio sia lo stesso……….
Senza quegli aiutini, l’inerzia della gara non sarebbe stata la stessa per KC.
Quelle penalità hanno tagliato le gambe ad un team che partiva svantaggiato.