Baltimore è anche quest’anno una delle favorite al titolo, ma soprattutto sembra l’unica alternativa al three peat di Kansas City, specialmente dopo le difficoltà nella Baia, i demoni di Phila sempre dietro l’angolo e le lotte intestine nella spaziale NFC North, la cui terribile selezione dovrebbe provocare stress eccessivi alle tre contendenti per il Super Bowl. In AFC invece, alle due corazzate in questione non si sta palesando contro nessuna concreta novità, dato che i Bills comunque stoici e i giovani Texans peccano in profondità e appunto esperienza.
L’unico terzo incomodo da osservare con attenzione viene – al solito – da Pittsburgh, team che non muore mai e soprattutto risorge dalle ceneri quando meno te lo aspetti; il record odierno (7-3) non è difatti sufficiente per la vetta divisionale, che se ottenuta assieme magari al bye, darebbe in postseason un vantaggio importante.
I Ravens finora hanno fatto un percorso superiore a quello degli ultimi lustri, benchè la stagione presenti già un numero di sconfitte per loro inusuale e li abbia messi di fronte a numerosi ostacoli, superati poi brillantemente! Partire 0-2 è stata la prima di queste difficoltà, un mini bivio iniziale che avrebbe potuto procurare frizioni pericolanti sulla propria autostima, così come sottostare a un paio di rimonte pericolose, perdere a Cleveland e subire molteplici mete a seguito di clamorosi errori individuali, spade di Damocle che avrebbero distrutto l’animo e la fiducia di qualunque franchigia, tranne per l’appunto ai Ravens versione 2024/25!
Ciò che traspare infatti è proprio una mentalità diversa dei ragazzi di John Harbaugh, negli anni perfette macchine offensive e cinici ed ermetici a proteggere il risultato, ma poi fragili a sciogliersi come neve al sole durante i winner take all, di fronte a complicazioni tattiche e blitz spericolati nel clutchness verso Lamar Jackson. Oggi, se è pur vero che Baltimore sacrifichi qualcosa a livello di attenzione in plurimi drive durante il match, particolarmente in retrovia, è però palese che quando c’è da aggiunger qualcosa per staccare i rivali ed indirizzare la gara a favore, sembra avere una marcia diversa rispetto al passato!
Considerevoli migliorie si erano già intraviste nel 2023, terminato al Championship contro la nemesi dal Missouri e di nuovo punto a punto; un campionato dove Baltimore ha dimostrato di dominare l’offense ma di accettare anche partite bloccate, rimanendo però, e per l’appunto, quel minuscolo gradino sotto ai campioni, un microscopico step che trasforma una pretendente a vincente.
Questo quid si è capito non si poteva più superare mantenendo il vecchio blocco offensivo, a cui onestamente non c’era da chiedere altro dopo tanti anni al vertice e dal quale si è dunque ottenuto il massimo disponibile, con le poliedriche e sempre differenti chiamate di Todd Monken e un quarteback meraviglioso capace di modificare le sorti di una gara da solo, vincendo fra l’altro il secondo MVP! Tutto ciò non bastava evidentemente, così come non era più sufficiente siglare ricevitori al canto del cigno o registi difensivi attempati da affiancare al dominio di Jackson.
La scelta dirigenziale, quasi clamorosa, è stata infatti quella di aggiungere a un reparto debordante via terra pure Derrick Henry, il running back più forte della sua generazione, con però tutte le perplessità del caso, fra cui appunto togliere spazi a Jackson ed Andrews, essere reduce da un anno sottotono, due senza stimoli e playoff, vicino ai 30 anni e con l’obbligatorietà di fargli spazio salariale almeno per i due futuri campionati.
Perciò fra gli altri Beckam in offense, Darby, Clowney e tristemente Patrick Queen nella nuova difesa di Orr, subentrato all’iconico McDonald, e soprattutto metà del roster in linea offensiva sono andati perduti, investendo soldi e fiducia in Madubuike, Oweh, Broderick Washington e i sophomore Simpson e Robinson, confermando il leggendario Roquan Smith e il vecchio tackle Pierce.
Risultato?: i Ravens sono un crack inarrestabile per chiunque, l’ex Titans ha già abbondantemente sorpassato quota 1.100 via ground distruggendo primati su primati e il front seven è tuttora feroce, nonché migliore NFL per iardaggio su corsa. Inoltre, deresponsabilizzare Jackson dal quasi univoco compito di conquistare down con le proprie gambe quando la gara è compromessa o i drive complicati, ne sta facendo un pocket passer coi fiocchi, alla faccia dei suoi storici detrattori, da tempo spariti dai radar.
Difatti, Henry per lui rappresenta quel give and go mai avuto in passato, una valvola di sfogo con cui finalmente dividere i possessi, grazie ai quali le praterie “liberate” dalle attenzioni verso il funambolo numero 22 gli stanno permettendo di lanciare l’ovale wide open e rendere felici molteplici altri commensali, oltre alla garanzia Andrews, assieme a Likely coppia di tight end seconda a nessuno.
Ci riferiamo soprattutto a Zay Flowers, altra steal dirigenziale e migliore WR fra i 4 da primo giro 2023, che dopo aver stracciato il primato di 77 ricezioni e 858 yd da rookie, si sta addirittura migliorando in una franchigia dove le 1.000 aeree non si vedono dai tempi di Marquise Brown, proprio per le sacrosante attitudini terrene. Continuando così, col profilo da Boston College terzo violino, affiancato agli affidabili Bateman ed Agholor nonché in visione futuristica la new entry Diontae Johnson, da Carolina per un quinto e sesto giro 2025/2026, Lamar può fare sfaceli, sfruttando pure i blocchi di un fullback quale Ricard. In questa nuova ed inedita “isola felice” non sorprende perciò la menzione d’onore a Tylan Wallace, inaspettato protagonista nella vittoria coi Bengals.
Il dual threat qb da Louisville nell’ultima gara contro Cincinnati è stato semplicemente perfetto al lancio, una partita anch’essa da annoverare fra le tante vinte quasi da solo, ma con modalità diverse e bypassando appunto le uscite fuori dalla tasca; stessa cosa nella precedente con Denver, nella quale ha raggiunto per la quarta volta in carriera il perfetto pass rating di 158.3, record NFL da condividere con Ben Roethlisberger!
Inoltre è nei primi 3 posti sia in QBR, td e yard totali: cifre giustificate perciò dall’avvento di Henry, terribile minaccia che gli regala maggiori possibilità di leggere le difese, fare aggiustamenti pre snap, anticipare coperture e blitz e trovarsi con un secondo di anticipo nella giusta posizione per procacciare spazi e passare l’ovale in libertà!
Il running back è invece praticamente rinato nel Maryland, per gli stessi motivi – all’inverso – accennati poc’anzi nella disamina sul suo compagno di avventura; i molteplici e poliedrici playbook che sta trovando qui stanno rappresentando linfa vitale per lui, abituato in carriera ad abitare prettamente da solo il backfield, senza aiuti da registi corridori. Il massimo di lega su portate, yard totali e td non lo avrebbe preventivato nessuno in estate, e deriva proprio dalle attenzioni recondite che il play calling predisposto per la linea rivale deve decidere se dedicare a Jackson o a se stesso: musica per le orecchie di un occhio smart come il suo, inarrivabile a leggere blocchi e buchi per poi filare con la mastodontica stazza verso la meta!
Unico nel suo genere a rompere tackle e volare profondo ma pure ad essere un closer da red zone, ha trovato la scorsa settimana il 102mo rushing touchdown di sempre, superando Faulk ed Alexander e puntando ora l’ottavo posto all time di John Riggins.
Jackson ed Henry sono perciò il one two punch numero 1 NFL, primi per PFF in off grade, paritario a 91.7 su 40 qb e 65 halfback.
La dapprima suddetta deperita O-Line inoltre, se mantiene la classe di Linderbaum al centro e Stanley sul lato cieco, sorprende in dinamicità con le guardie Mekari e Faalele, che avvalendosi perciò di due immarcabili MVP palla in mano, ha come compito quasi esclusivo di allargare loro spazi più che proteggerli da placcaggi e sack, ottenendo anche grazie al second round rookie Rosengarten e a dispetto delle preview iniziali un onorevole Top Ten nel ranking NFL, fonte PFF!
Niente di negativo dunque e percorso netto fino al termine? Assolutamente no!
Tanto per iniziare sottolineiamo che la mini crisi di Justin Tucker, intravista già l’anno trascorso, sta proseguendo anche oggi, visto che il cecchino da Texas College comincia forse a sentire il peso dei prossimi 35 anni, mancando un po’ troppo spesso i pali. Il 79% scarso di trasformazione è infatti uno dei peggiori dati di lega, e proviene da chi ha bensì risolto ad Harbaugh moltissime grane passate, nonché kicker fra i migliori all time.
Quel che però potrebbe rappresentare il tallone d’Achille futuristico e l’ennesimo stop verso la gloria è la difesa su passaggio, vera e propria spada di Damocle di questa tornata, peggiore NFL per yd subite a partita ed unica responsabile del 27mo posto generale. Cifre patetiche e non da contender, che rimandano alla stagione inaugurale del 1996! Una air defense fresca di vivisezione da parte di Chase e Burrow, che per fortuna ha fallito la giocata più importante nell’inconcepibile conversione da 2 punti allo scadere.
Se poi in secondaria si ferma anche Kyle Hamilton i risultati non potranno che peggiorare. Definire l’all pro una safety è semplicemente riduttivo, date le peculiarità a blitzare, placcare e marcare gli slot: un jolly che probabilmente dovrebbe invece essere arretrato a dirigere il profondo back field anziché gli short pass!
Oltre alla mancanza di attenzione negli uno contro uno agli angoli, dove i due settimi giri per l’ormai fisicamente devastato Tre’Davious White non dovrebbero risolvere il problema, le peggiori defaillance arrivano per l’appunto dalla regia sul lungo, quando a fronte di misjudging o miscomunication, le yard after catch conquistate in libertà divengono incontrollabili per i Marcus Williams, Ar’Darius Washington ed Eddie Jackson di turno, lui lontano anni luce dai fasti di Chicago e sovente “ruotato” agli altri per trovare una quadratura, finora assente!
Il cambio di guida nella sideline o le defezioni fisiche in linea di Pierce e Urban o quelle periodiche di Humphrey non possono giustificare appieno degli errori di valutazione marchiani, da correggere a tutti i costi, conditio sine qua non per competere quando il tabellone finale sarà stilato.
“Malato” di sport a stelle e strisce dagli anni 80! Folgorato dai Bills di Thurman Thomas e Jim Kelly, dal Run TMC e Kevin Johnson, dai lanci di Fernando Valenzuela e dal “fulmine finlandese”. Sfegatato Yankees, Packers, Ravens, Spurs e della tradizione canadese dell’hockey.