“Siamo costruiti per vincere”, la chiosa finale dell’head coach Dan Campbell nell’intervista rilasciata al termine di una partita fondamentale come quella di Domenica a Green Bay è un chiaro segnale di ciò a cui puntano i Detroit Lions in questo 2024, ovvero ritornare al AFC Championship, vincerlo, e poi volare fino a New Orleans per fare il loro ingresso, da protagonisti, sul palcoscenico del Caesars Superdome, dove si disputerà il Super Bowl LIX, atto finale della stagione NFL 2024.

Ad essere convinti che la Louisiana sia l’ultima tappa del loro viaggio non sono solo giocatori, staff, tifosi o semplici appassionati, ma anche i bookmakers, un metro di valutazione sempre piuttosto attendibile per quanto riguarda gli eventi sportivi, che con il passare delle settimane hanno premiato le prestazioni fornite dalla franchigia del Michigan abbassando sensibilmente la quota relativa alla probabilità che riescano a mettere le mani sull’ambitissimo Vince Lombardi Trophy, passando da +1100 di inizio stagione a +470 dell’ultima week secondo il sito FanDuel.

Aaron Glenn

Una diminuzione di quota coincisa con l’aumento del numero di vittorie inanellate dai Lions e dalla crescita delle loro prestazioni, frutto di un gioco spumeggiante, produttivo, allo stesso tempo pragmatico, a livello offensivo e di una notevole solidità raggiunta sul lato opposto della palla, in difesa, dove il buon lavoro svolto dal defensive coordinator Aaron Glenn ha permesso al team di sopperire ad un infortunio che poteva influire pesantemente sull’andamento della stagione, quello del DE Aidan Hutchinson, tra i candidati a conquistare il titolo di NFL Defensive Player of the Year, uscito di scena nel match contro i Cowboys della quinta settimana.

Senza il prodotto di Michigan, che nelle prime 5 partite di regular season aveva messo a segno 7.5 sacks contro i 6.5 totalizzati dai compagni di reparto, la pass rushing di Detroit ha faticato parecchio a mantenere alta la pressione sul backfield avversario, scivolando fino alla posizione numero 26 del ranking con 1 solo sack messo a segno nelle ultime due uscite con Titans e Packers; una riduzione sensibile della capacità di mettere in difficoltà i quarterback avversari che era stata superiore al 32 % degli snap giocati ad inzio stagione, prima di scendere di ben 5 punti percentuali ed assestarsi al 27 % nella sfida casalinga con Tennessee e nella recente trasferta in Wisconsin.

Al-Quadin Muhammad, James Houston, Isaiah Thomas, non sono riusciti a garantire quella stessa produzione che in precedenza era stata uno dei tratti distintivi della difesa allenata da Glenn, complice l’infortunio che aveva tolto di mezzo l’altro DE Marcus Davenport, ingaggiato nell’ultima offseason, ad inizio stagione e i problemi fisici che hanno costretto Zach Paschal, fondamentale nelle rotazioni, a saltare già diverse partite in questa prima parte di regular season, motivo per cui, dopo una serie di rumors che hanno iniziato a circolare nelle ultime settimane, il general manager Brad Holmes ha deciso di intervenire, rompendo gli indugi ed acquisendo via trade il veterano Za’Darius Smith dai Cleveland Browns.

Già autore di 5.5 sacks in stagione, l’ex Ravens e Vikings è probabilmente quel tassello che serviva a Detroit per ripristinare gli equilibri all’interno del reparto difensivo e sulla linea di scrimmage, dove la squadra sembra essere ormai piuttosto dominante su entrambi i lati della palla, grazie ad una costruzione molto attenta del roster in questi ultimi anni che ha permesso di accumulare talento mentre si andavano a coprire i vari need; operazioni combinate tra free agency e Draft che hanno consentito di creare il giusto mix di gioventù ed esperienza unendo validi giovani come Alim McNeill, Levi Onwuzurike, a veterani del calibro di D.J. Reader, acquisito la scorsa primavera proprio con il chiaro intento di aumentare la solidità della D-Line.

Lions Defense

Con tre giocatori fisici e dominanti in grado di alternarsi nei vari down durante lo svolgimento del match, organizzare una pressione costante per il backfield avversario sfruttando i linebacker o gli edge rusher è un gioco da ragazzi, ancor più se si hanno a disposizione atleti dotati di un buon “football iq”, per dirla all’americana, e decisamente versatili come Jack Campbell, Malcom Rodriguez e Alex Anzalone, divenuto ormai un perno indiscusso di questi Lions; e la pressione, di questi tempi, è alla base della costruzione di una qualsiasi difesa che voglia essere in qualche modo efficace contro gli attacchi moderni, che cercano, per utilizzare un gergo tecnico, di allargare il campo aumentando la distanza tra i difensori avversari, creando porzioni sempre più ampie da coprire per il singolo giocatore, con il chiaro intento di aprire gli spazi e facilitare l’esecuzione dei giochi da parte della offense.

Cosa che, soprattutto quando quest’ultima cerca di avanzare per linee verticali, la defense allenata da Glenn cerca di limitare con delle secondarie ben costruite, preparate dal loro mentore, ex Pro-Bowl cornerback che conosce molto bene il ruolo di defensive back, ad affrontare ogni situazione che si trovano a dover contrastare sul terreno di gioco, sul quale il veterano Carlton Davis III, 8 pass defended all’attivo, fa da chioccia ad un nutrito gruppo di giovani capeggiato dalle ottime safeties Kerby Joseph, 6 intercetti messi a segno finora, e Brian Branch, espulso per un helmet-to-helmet nella sfida divisionale contro Green Bay, al quale si  è unito quest’anno l’ottimo rookie Terrion Arnold, prima scelta da Alabama nel Draft 2024 con 32 tackles e 1 forced fumbles fatti registrare nelle prime 9 apparizioni tra i professionisti.

Veri e propri incubi per i quarterback avversari che rischiano di incorrere in errore ogni volta che mettono in aria un pallone, sono stati protagonisti di 10 degli 11 intercetti realizzati dai Lions finora, sfruttando soprattutto la capacità delle già citate safeties di risalire velocemente dalla deep ed avventarsi come rapaci sull’ovale, prima che quest’ultima raggiunga le mani del ricevitore; con almeno un turnover prodotto a partita i DB di Detroit rendono questa difesa davvero difficile da superare, visto che controbilanciano perfettamente la grande pressione che il front seven genera sul backfield avversario sigillando adeguatamente le vie aeree con un ottimo lavoro in fase di coverage.

In grado di ostacolare sia il passing che il running game delle offense affrontate, come dimostrano anche i 5 fumbles recuperati finora, in Michigan rispondono alla ventiduesima posizione occupata nel ranking difensivo NFL, 357,1 yards concesse a partita, con una turnover ratio decisamente a loro favore, +11, che li attesta al secondo posto della lega, con 16 palloni recuperati a fronte dei soli 5 persi in 8 partite fin qui disputate; attenti, tanto in difesa quanto in attacco, i Lions hanno fin qui eseguito alla perfezione quello che sembra essere ormai diventato il loro copione dal match di Seattle della week 4 di regular season, ovvero colpire ripetutamente a livello offensivo, acquisire un buon vantaggio sul tabellone, costringere i rivali ad inseguirli e lasciare che la defense faccia il suo lavoro.

Lions Offensive Line

Situazione che, con l’eccezione della sfida divisionale con Minnesota, nella quale i Vikings hanno cercato di rimanere il più possibile incollati nel punteggio, si è venuta a creare in ognuna delle partite disputate dopo la bye week, con risultati anche clamorosi fatti registrare in casa con Seahawks, 42-29, Titans, 52-14, e a Dallas, 47-9, contro i Cowboys che sono stati l’esatta trasposizione del dominio mostrato sul terreno di gioco da Detroit, capace di mettere alle corde le difese avversarie sfiancandole con le corse ripetute, nonchè alternate, di David Montgomery e Jahmyr Gibbs, entrambi autori di 7 rushing touchdowns.

Abili a sfruttare i blocchi di una linea offensiva, composta dal centro Frank Ragnow, dalle guardie Graham Glasgow, Kevin Zeilter, e dai tackle Taylor Decker, Penei Sewell, che occupa stabilmente il primo posto del ranking settimanale redatto da Pro Football Focus e che pare essere, a tratti, decisamente insuperabile, stanno riproponendo lo stesso menù che aveva già funzionato parecchio nella season 2023, dividendosi i tocchi in un gameplan che prevede il loro avvicendamento in ogni serie offensiva giocata; in questa maniera, con un turno, se vogliamo, di riposo che segue all’impiego sul terreno di gioco per l’intera durata del drive precedente, coach Campbell ha sempre a disposizione un runningback fresco, in grado di garantirgli un buon guadagno nelle occasioni in cui gli viene consegnata la palla.

Il RB commitee è indubbiamente una delle chiavi dell’attacco esplosivo che l’offensive coordinator Ben Johnson ha orchestrato in queste ultime due stagioni, sfruttando le qualità di Jared Goff, ormai decisamente rilanciatosi dopo le prestazioni altalenanti fornite ad inizio carriera con la divisa dei Rams; per alcuni appassionati un inaspettato gamemanager, per altri un playmaker un gradino sotto i vari Mahomes, Burrow, Allen, per altri ancora un gunslinger capace di colpire nelle zone più profonde del campo, il prodotto di California ha ampiamente dimostrato di saper gestire un attacco articolato come quello dei Lions, riuscendo inoltre a riprendersi con più facilità, rispetto al passato, e rimettersi velocemente in carreggiata dopo un errore commesso.

Jared Goff

Attualmente solo diciassettesimo in NFL con 1.840 yards lanciate, per 14 TD e 4 INT, detiene il secondo miglior passer rating della lega con 115.0, sintomo di quanto effettivamente le sue prestazioni siano buone nel complesso nonostante abbia prodotto meno yds rispetto ai suoi colleghi e, soprattutto, di quanto sia effettivamente efficace il sistema offensivo giocato da Detroit, che consente al team di capitalizzare il lavoro svolto sul campo, inanellando vittorie in serie, senza costringere il proprio quarterback a forzare la mano e prendersi dei rischi inutili; dimostrativo, in tal senso, l’inizio del match della settima settimana contro i Vikings, nel quale Goff ha lanciato 15 completi consecutivi, gestendo al meglio la pressione generata dai blitz multipli che caratterizzano la difesa di Brian Flores.

Criticato ad inizio stagione proprio perchè la sua efficienza diminuirebbe sensibilmente quando la linea offensiva non riesce a tenerlo lontano dalle attenzioni dei pass rusher avversari, il numero 16 di Detroit ha dimostrato nelle ultime settimane di essere in grado di produrre con costanza anche quando viene messo nell’occhio del mirino dai cacciatori di quarterback o quando si trova a dover lanciare in condizioni avverse, come accaduto nell’ultimo impegno in Wisconsin, dove il clima non era decisamente favorevole; nella serata uggiosa e fredda del Lambeau Field i ragazzi di coach Campbell hanno offerto un’altra prestazione di livello e lo stesso QB ha ottimizzato il lavoro svolto dai compagni, giocando in maniera chirurgica e colpendo con precisione per via aerea quando necessario, concludendo il match con 18 pass completati su 22, 145 yards e un TD pass, confezionato per il leading receiver del team Amon-Ra St. Brown, altro grande protagonista di questa prima parte di stagione.

A segno in ognuna delle ultime 6 partite, il prodotto di Southern California ha eguagliato il record di segnature consecutive di un certo Calvin Johnson, ricevitore che dalle parti di Detroit ha lasciato decisamente ottimi ricordi, e come l’illustre predecessore tende ad essere una spina nel fianco costante per le difese avversarie, soprattutto quando riesce ad infilarsi nei cuscini che si creano tra le varie zone di copertura per mettere a segno delle prese decisive e determinanti; soporifero per le speranze di rimonta dei Vikings, irritante al limite della provocazione contro i Packers, è ritornato a seminare il panico nelle secondarie dopo essersi preso una settimana di simil pausa con i Titans, quando l’improvvisa assenza del compagno di scorribande Jameson Williams, alle prese con l’ennesima squalifica, ha probabilmente concentrato ogni attenzione difensiva su di lui.

Leader di un reparto variegato, nel quale sono riusciti a ritagliarsi un buono spazio i vari Tim Patrick, Khalif Raymond, Brock Wright e il sempre ottimo Sam LaPorta, 300 yards e 2 touchdowns, sono tra i protagonisti principali di una offense che sta entusiasmando su più livelli, per qualità del gioco, produzione, imprevedibilità, concretezza e versatilità, qualità dimostrata dal bilanciamento quasi perfetto tra le due anime dell’attacco, il running game, che in 248 snap ha collezionato 1,221 yds e 14 segnature, e il passing game, che in 212 giochi ha confezionato 1,862 yards e 16 TD.

Dan Campbell

Numeri che alcuni ritenevano fossero stati favoriti da un calendario piuttosto favorevole che aveva visto i Lions giocare principalmente al coperto, nel chiuso dei dome, mai esposti alle variabili climatiche e alle intemperie che ci si può trovare a dover affrontare nelle partite disputate sui campi all’aperto, ma che domenica sono stati nuovamente certificati dalla vittoria conquistata a Green Bay, tra le mura di un Lambeau Field lambito dai primi segni di un Inverno ormai alle porte; un tappa fondamentale per la corsa verso i playoffs, che attesta ulteriormente la solidità di questa squadra, il suo reale valore e la missione che sembra ben intenzionata a portare a termine, come ha ben ricordato coach Dan Campbell al termine della sfida: “Non sono per niente stupito dal fatto che siamo venuti qui e abbiamo giocato un bel football nonostante pioggia e vento. Siamo fatti per questo. E non è vero che dipende dal fatto che giochiamo al chiuso, non è vero. Possiamo giocare ovunque. Possiamo giocare anche nella neve. Possiamo giocare sotto la pioggia, giocare nel fango, siamo fatti così. Siamo costruiti per vincere”

Le altre contender, sono avvisate.

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