Quando già nel corso dell’offseason si parlava della volontà dei Campioni in carica di inseguire il loro terzo Super Bowl consecutivo era chiaro che la squadra allenata dall’inossidabile Andy Reid sarebbe ancora stata quella da battere nella corsa forsennata verso i playoffs e la favorita a contendere il titolo dell’American Conference al team che avrebbe vinto la battaglia tra i potenziali outsider della stagione 2024, status in parte confermato da questo primo scorcio di regular season, nel quale Kansas City ha mantenuto la sua aurea di imbattilbilità conquistando 7 vittorie, consecutive, in altrettante partite disputate.

Un record che, seppur all’apparenza ha confermato la solidità dell’organizzazione presieduta da Clark Hunt, ha finora mascherato alcune difficoltà mostrate sul terreno di gioco, principalmente in attacco, dove, con grandissima sorpresa, Patrick Mahomes sta offrendo le peggiori prestazioni da quando ha conquistato lo starting spot nel 2018, diventando uno dei volti, se non il volto principale, della lega; una crisi, se così la possiamo chiamare, che è incominciata dopo il primo match con i rivali divisionali Broncos nella passata stagione, nella quale, complice un reparto WR non all’altezza, il numero 15 ha iniziato ad inanellare una serie di prestazioni incostanti durante le partite, alternando le solite giocate da fuoriclasse ad errori piuttosto evitabili.

Certamente, quando si analizza un giocatore del calibro del prodotto di Texas Tech non si va mai per il sottile e, anzi, ci si attende sempre che tiri fuori dal classico cilindro la canonica giocata, ma quello che ha stupito nelle sue performaces offerte nel corso dei match di regular season disputati negl’ultimi 12 mesi è la netta impressione che giochi al di sotto delle sue reali potenzialità, quasi come se, citando una metafora tanto cara agl’appassionati degli sport motoristici, giocasse “con il freno a mano tirato”, desideroso di non mettere in mostra tutto il suo talento e tenersi qualche asso nella manica in vista della probabile partecipazione ai successivi playoffs.

Una strategia che spesso viene sposata dai coaching staff per non fornire ulteriore materiale di studio agli avversari che si andranno ad affrontare nel corso della postseason, ma che nel caso di Mahomes sembra quasi essersi trasformata in una limitazione per il suo estro e il suo talento, limitando quelle giocate che tanto hanno ammaliato i fans della NFL nelle ultime stagioni, facendo innamorare perdutamente del suo gioco anche i più tenaci supporter avversari; una sorta di tappo, di blocco, che se si fa un po’ di attenzione quando le riprese televisive si restringono sul suo volto, lo si intravede anche nei suoi occhi, e nei gesti, divenuti anche forse meno fluidi rispetto al passato, soprattutto una volta che gli viene chiesto di inventarsi qualcosa in seguito ad un gioco rotto.

Sia chiaro, non si può parlare né di involuzione, né di mancato impegno, semplicemente è un dato di fatto che i numeri non siano quelli di una volta, vuoi perchè le difese gli hanno ormai preso le misure, o vuoi perchè il cast di supporto continua ad avere grosse lacune, ma in ogni caso per la prima volta nell’arco della sua carriera professionistica Patrick si trova a fare i conti con un QB rating piuttosto basso per i suoi standard, 84.9, una media di yards lanciate a partita nettamente inferiore alla sua media più bassa registrata da quando ha messo piede in NFL, 235,8 yds per game contro le 261,4 del 2023, e un rapporto TD pass/intercetti che per la prima volta nel corso della sua storia da Pro vede in vantaggio, 9 a 8, i secondi.

A queste statistiche va poi aggiunto che rispetto al passato Mahomes tende ad uscire in scramble dalla tasca molto più spesso per sfuggire alla pressione degli avversari, con un tasso di scrambling che è andato via via aumentando con il passare delle stagioni, assestandosi sui livelli della passata season, 7,5 %, ma in netta crescita rispetto al triennio precedente, quando aveva mantenuto una media del 6,5 %; insomma, per riuscire a mantenere vivo l’attacco dei Chiefs, il numero 15 è costretto a mettere in moto le proprie gambe in proporzione maggiore rispetto agli snap offensivi giocati, dato che ci indica la presenza di alcune insidie nel reparto allenato dall’ex coach dei Bears Matt Nagy.

In primis ha sicuramente inciso in questa tendenza la mancanza di un runningback capace di attirare le attenzioni delle difese fino all’esplosione di Isaiah Pacheco, giocatore che, se sano, è in grado sicuramente di aggiungere un po’ di pepe alla offense e fornire qualche alternativa al gioco pass-heavy che ha caratterizzato gli ultimi 6 anni di gestione Reid, compensando la mancanza di ricevitori affidabili oltre all’intramontabile Travis Kelce; l’infortunio del prodotto di Rutgers ha causato certamente dei problemi, parzialmente risolti con il ritorno di Kareem Hunt, runner che era stato rilasciato nel 2018 dopo l’uscita di un video nel quale spingeva e prendeva a calci una donna, che si è rilanciato a Cleveland prima di tornare in Missouri quest’anno e diventare il principale protagonista nel backfield di Kansas City.

Le sue corse potenti e le sue mani affidabili hanno permesso ai Chiefs di gestire leggermente meglio la spinta offensiva e controllare un minimo il cronometro, ma non hanno risolto del tutto le difficoltà offensive che sono emerse già lo scorso anno e si sono rifatte nuovamente vive in questo inizio di stagione, causate, in parte, anche da una linea offensiva che nonostante gl’investimenti effettuati per mantenere una certa solidità confermando Joe Thuney, Creed Humphrey e Trey Smith, continua a presentare molte lacune sugli esterni, dove non si sono particolarmente distinti Jawaan Taylor e Kingsley Suamataia; il primo è attualmente il peggiore RT della NFL con 26 penalità accumulate dall’inizio della season 2023, il rookie invece è stato sostituito nelle ultime settimane dal veterano Wanya Morris dopo alcune prestazioni decisamente poco convincenti.

Terza e ultima, almeno per ora, insidia riscontrata all’interno dell’attacco di KC in queste prime 7 partite, un corpo ricevitori decisamente poco performante, un problema ormai annoso da quando Tyreek Hill è volato in Florida che non ha trovato soluzioni nonostante le ripetute mosse effettuate dal general manager Brett Veach, che ha provato tanto con il Draft quanto con la free agency o le trade a porvi rimedio, senza però trovare la soluzione definitiva; Mecole Hardman e Skyy Moore non sono stati in grado di mantenere le promesse, Marquez Valdes-Scantling non ha saputo replicare le buone cose fatte intravedere a Green Bay e anche JuJu Smith-Schuster, ritornato quest’anno a roster dopo l’infortunio di Hollywood Brown, non ha ritrovato quella continuità che ha garantito nei primi anni di carriera con la divisa degli Steelers.

Anche Rashee Rice e Xavier Worthy, gli ultimi due grandi investimenti effettuati dalla franchigia nei recenti Draft non hanno finora reso come sperato, con il talento da Southern Methodist University che è stato per mesi a rischio di sospensione prima di uscire di scena per un infortunio al legamento collaterale del ginocchio che ha costretto Andy Reid a tornare nuovamente sul mercato per acquisire via trade DeAndre Hopkins; reduce da alcune stagioni in chiaroscuro e da una parentesi piuttosto deludente con i Titans, l’ex Texans cercherà di rilanciarsi più a nord, provando a diventare quell’alternativa a Kelce che l’intero staff di Kansas City, nonché lo stesso Mahomes, ricercano da anni.

Il suo contributo, per la verità, lo si è già visto in almeno due azioni chiave del match di domenica contro i Raiders e, come si suol dire, “se il buongiorno si vede dal mattino” le premesse sono sicuramente buone; ovvio, con pochi allenamenti effettuati con la nuova squadra non si poteva pensare che il veterano da Clemson si tramutasse subito in un fattore decisivo alla prima apparizione con la nuova maglia, ma è indubbio che dovrebbe essere in grado di aggiungere quel pizzico di imprevidibilità ad una passing offense che, da tempo immemore, sembra concentrata tutta nelle mani e nelle giocate del pluricitato Kelce. Un compito che, salvo infortuni, sarebbe probabilmente spettato a Brown, altro ex di Arizona che sembrava avere tutte le carte in regola per tornare a fare impazzire le difese avversarie una volta innescato dalle sbracciate di Mahomes.

Con lui sano, Rice meno distratto dalle proprie grane legali e almeno uno dei giovani, Worthy piuttosto che l’altra matricola Jared Wiley più coinvolti nell’attacco aereo, è molto probabile che si parlerebbe di altro nel momento in cui si andrebbe ad analizzare questo inizio di stagione dei Chiefs ed altrettanto probabilmente ci si potrebbe concentrare con maggiore attenzione su ciò che sta funzionando e sembra aver regalato una marcia in più rispetto al passato, con una squadra che finalmente pare aver raggiunto una solidità difensiva davvero invidiabile, con pochi exploit da parte dei singoli ma un lavoro di concerto dell’intero reparto che sta mettendo in costante difficoltà gli attacchi fin qui affrontati.

Se la passing defense andrà rivalutata dopo l’infortunio subito da uno dei due cornerback titolari Jaylen Watson, ciò che ha offerto finora grandissime garanzie nel gruppo allenato dal DC Steve Spagnuolo è la difesa sulle corse, attualmente seconda in NFL per yards concesse, 576 yards per una media di 82.3 a partita, dopo aver costretto tutti i RB affrontati a registrare la peggior prestazione stagionale, partendo da Derrick Henry, che ha conquistato appena 46 yds in 13 portate nel kickoff weekend, fino ad arrivare ad Alexander Mattison, limitato a sole 15 yards nella trasferta di domenica a Las Vegas.

Significativi per comprendere appieno l’abilità nel fermare le run, i down giocati dalla difesa dei Chiefs dopo l’intercetto subito da Mahomes con i Raiders, nei quali hanno concesso un minimo guadagno solo sul 1st&goal prima di ricacciare all’indietro l’attacco avversario, con una perdita totale di 4 yds in seguito ad un ottimo lavoro di squadra che ha chiuso in una morsa il runningback prima di inchiodarlo al terreno con i linebacker Nick Bolton, Drue Tranquill e il DE George Karlaftis; quest’ultimo è poi stato uno dei protagonisti principali nell’azione decisiva, con i il QB Gardner Minshew che ha fallito il tentativo di conversione dopo essere stato rallentato dal lineman e placcato dal defensive tackle Tershawn Wharton.

Un lavoro, come già anticipato, di gruppo, riconosciuto da diversi giocatori difensivi di Kansas City nelle interviste rilasciate ai media in queste prime settimane di regular season, merito dell’ottima preparazione svolta durante gli allenamenti dallo staff che circonda il coordinator Spagnuolo, abile a lavorare tanto sul campo, quanto in sala video, dove sfrutta le riprese delle squadre avversarie per preparare al meglio i “suoi ragazzi”, fornendogli tutte le chiavi di lettura necessarie a comprendere le intenzioni della offense prima e dopo lo snap della palla; significativa, in tal senso, una dichiarazione del DT Mike Pennell in merito alle giocate consecutive che hanno tenuto i Raiders al di fuori dell’endzone “Molti ragazzi in difesa sono drogati di film, quindi sappiamo più o meno tutti cosa sta per succedere. Coach Spagnuolo ci tiene preparati su questo, e in quel momento, lo eravamo“.

Lettura delle situazioni, reattività, capacità di reagire rapidamente sulle corse o coprire adeguatamente il campo in fase di copertura stanno rendendo la difesa dei Chiefs una delle più difficili da affrontare sul terreno di gioco, fattore confermato anche a livello statistico con il secondo posto attualmente occupato nel ranking difensivo della NFL al netto delle 2,065 yards complessive subite finora, unica squadra con i Tennessee Titans al di sotto delle 300 yds di media a partita concesse agli avversari con 295,0 yards; il solo dato in controtendenza, un po’ a sorpresa visto che KC è quinta nella lega con 34 knockdowns all’attivo, sono i 15 sacks messi a segno fino a questo che momento, che relegano il team in venticinquesima posizione, nei bassifondi di questa specifica classifica.

Consci di questo problema e consapevoli dei problemi fisici che stanno ritardando i rientri di due elementi esperti come Mike Danna e Charles Omenihu, in Missouri si sono messi all’opera per finalizzare un’altra trade volta ad assicurarsi le prestazioni di Josh Uche, valido pass rusher che ha tutte le carte in regola per rendere ancora più solida questa difesa, fornendo a coach Andy Reid un ulteriore tassello per veleggiare spedito verso i playoffs e puntare ancora una volta al Vince Lombardi Trophy.

Con l’innesto dell’ex Patriots, infatti, Kansas City va a coprire l’unico potenziale punto debole, sempre che di punto debole si possa parlare visto che si tratta comunque della seconda miglior difesa della NFL, mostrato sul lato difensivo della palla in questo inizio di stagione, un altro segnale che i Chiefs, in questo 2024, non vogliono lasciare davvero nulla al caso, per cercare di raggiungere realmente un obiettivo che potrebbe consegnarli per sempre alla Storia; quella scritta sempre, e rigorosamente, con la S maiuscola.

3 thoughts on “Chiefs, un record che maschera insidie e difficoltà

  1. Oddio mo parlare di un mahomes quasi intristito perché deve trattenersi in regular season mi sembra un bel viaggio

  2. Secondo me Mahomes ha semplicemente perso un po’ di fiducia, e di conseguenza anche di “brillantezza”, a causa delle sciagure combinate dal reparto ricettivo nell’ultimo anno, ad esempio Toney tanto per fare un nome. Non credo che giocare sottotono sia una tattica, se lo fosse sarebbe veramente rischioso perché non è detto che poi uno possa tornare sui soliti livelli stratosferici semplicemente volendolo. Sta di fatto che con questa difesa, se l’attacco tornasse a girare non ce ne sarebbe davvero per nessuno.

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