Unica squadra imbattuta della NFC, i Vikings ritornano dalla trasferta londinese con un record, 5-0, che dalle parti di Minneapolis non si registrava dal 2016, con Mike Zimmer sulla sideline e Sam Bradford a dirigere le operazioni nell’huddle; prima ancora, nel “lontano” 2003, con Mike Tice al timone, i purple & gold partirono arrembanti infilando 5 vittorie in stagione, trascinati dalla spettacolare coppia formata da Daunte Culpepper e Randy Moss, con il quarterback impegnato a fare a gara con un certo Peyton Manning per yards e TD pass lanciati, ma dopo il bye si adagiarono sui fatidici allori mancando la qualificazione ai playoffs.

Una costante nella storia della franchigia del Minnesota, protagonista, soprattutto a partire dagli anni 2000, di stagioni costellate di alti e bassi, con partenze sprint tramutatesi in stagioni fallimentari e, viceversa, inizi claudicanti trasformatisi in finali di regular season entusiasmanti, con il biglietto per la postseason staccato in extremis, magari addirittura nei secondi finali dell’ultimo match stagionale; proprio per questi motivi, ormai il tifoso Vikings è restio a godersi appieno i momenti positivi vissuti dalla squadra, perché sa benissimo che da un momento all’altro le correnti possono cambiare, e i venti di tempesta abbattersi sul drakkar nel quale viaggiano spediti giocatori e coaching staff, allontanandolo sempre più dalla costa.

Kevin O’Connell e Brian Flores

Certo, nonostante il timore di assistere all’ennesima season altalenante del team di Minneapolis, di motivi per vivere con positività questo primo scorcio di stagione ce ne sono parecchi, a partire dal gioco espresso sul terreno di gioco, ricco di spunti su entrambi i lati della palla, con l’head coach Kevin O’Connell e il defensive coordinator Brian Flores che si sono confermati tra i migliori allenatori della lega installando sistemi offensivi e difensivi efficaci, nonché capaci di far divertire parecchio giocatori, tifosi e semplici appassionati.

Partendo dall’attacco è sempre più visibile l’impronta dell’ex OC dei Los Angeles Rams, che grazie al suo approccio moderno, soprattutto nella gestione del rapporto con gli atleti, è riuscito a creare un playbook che si adatta perfettamente al personale a disposizione, riuscendo anche a sopperire alla mancanza di un uomo chiave come il tight end T.J. Hockenson, in attesa di rientrare dopo l’infortunio subito sul finire della passata stagione; Josh Oliver e Johnny Mundt hanno sostituito degnamente l’ex Lions, al pari del ricevitore Jalen Nailor quando è stato promosso a WR2 in assenza di Jordan Addison.

Adattarsi, questa è la parola chiave al centro del suo concetto di gioco, lavorando settimanalmente per consentire ai suoi giocatori di farsi trovare preparati dinnanzi a qualsiasi situazione si troveranno ad affrontare in campo, durante la partita, il che non significa avere un approccio passivo durante il match, lasciandosi trasportare dagli eventi, ma, al contrario, possedere una conoscenza così profonda del playbook e dei mezzi a loro disposizione da trovare sempre la soluzione più adeguata per colpire la difesa avversaria, costringendola a reagire piuttosto che ad imporre il proprio ritmo.

“Se la difesa ha una regola che la porta a reagire e coprire in una determinata maniera alla formazione che si trova di fronte, noi cambieremo formazione e allineamenti, obbligandola ad uscire da questa regola”, questa è una delle frasi che O’Connell pronuncia più spesso, installando continuamente nuovi giochi o variando semplicemente quelli già esistenti per adattarli all’avversario, in modo da cercare di trarre il massimo profitto da ogni azione; varianti nelle quali coinvolge direttamente i suoi giocatori, chiedendo feedback su ogni modifica effettuata ed ascoltandone i pareri prima di arrivare a stilare il gameplan definitivo in vista del prossimo impegno.

Un metodo di lavoro che indubbiamente, almeno finora, sta dando i suoi frutti, e abbinato alle capacità di un valido quarterback coach come Josh McCown, ha consentito ai Vikings di rilanciare un talento come Sam Darnold, protagonista di un inizio di stagione piuttosto convincente nonostante il calo prestazionale fatto registrare nel match di domenica scorsa contro i Jets; tra i migliori del ruolo in queste prime cinque settimane, ha sfruttato un playbook che il coaching staff ha ridisegnato per renderlo più affine alle sue caratteristiche, per guidare l’esplosivo attacco di Minnesota ad altrettante vittorie consecutive, distribuendo la palla tra i vari target a sua disposizione, lanciando per 1,111 yards, 11 TD pass e 4 intercetti.

Sam Darnold e Aaron Jones

Protetto da una linea offensiva che ha confermato di possedere una certa solidità soprattutto all’esterno, dove continuano ad offrire prestazioni di alto livello Christian Darrisaw e Brian O’Neil, quando non è riuscito a muovere la palla per vie aeree si è affidato all’esperienza e alla versatilità di Aaron Jones, altro veterano sbarcato a Minneapolis durante l’ultima free agency; l’ex Packers ha dimostrato quanto nel football moderno sia comunque fondamentale poter contare su un runningback capace di conquistare terreno ad ogni tocco, per distogliere le attenzioni difensive dal QB e mantenere il cosiddetto “controllo sul cronometro”; dall’inconcludente Alexander Mattison a lui, il salto è stato indubbiamente enorme, tant’è che la sua probabile assenza nelle prossime settimane potrebbe rivelarsi difficile da gestire per i Vikings, soprattutto dopo che Ty Chandler ha faticato, non poco, a bucare la difesa Jets in terra d’Albione.

Un aiuto, proprio come già accaduto nel match londinese, potrà certamente arrivare dalla difesa, anche quest’anno uno dei punti di forza indiscussi di Minnesota, splendidamente allenata, e preparata, dal già citato Flores, che con il suo “controlled chaos” ha creato un sistema che si sta rivelando un vero e proprio incubo per gli attacchi avversari, messi costantemente in difficoltà da un reparto che cambia, senza soluzione di continuità, personale, schemi ed allineamenti.

Trascinata lo scorso anno dal sorprendente Josh Metellus, lanciato in orbita da una versatilità che gli consente di ricoprire più ruoli nel reparto difensivo, in questa stagione sta trovando ulteriore linfa dalle prestazioni fornite da tre nuovi arrivati, gli EDGE RUSHER Jonathan Greenard, Andrew Van Ginkel, e il linebacker Blake Cashman, tra i migliori della lega in questo primo scorcio di regular season; loro e l’undersized Ivan Pace Jr., degnamente sostituito da Kamu Grugier-Hill, hanno dimostrato di saper sfruttare adeguatamente il lavoro di Harrison Phillips, Jonathan Bullard e Patrick Jones sulla linea, arrivando spesso a creare scompiglio nel backfield avversario.

Aggressività, pressione, schieramenti 3-4 e 4-3 che cambiano forma continuamente, passando attraverso i vari pacchetti OVER, UNDER, NICKEL, DIME, fino ad arrivare ad un 4-2-5 con l’aggiunta della terza safety nella deep per mandare ancora più in confusione gli attacchi affrontati, costringendo il QB a mantenere alta la guardia nelle letture pre snap per chiamare tempestivamente le variazioni di allineamento e individuare la presenza di eventuali blitzer.

La Difesa dei Minnesota Vikings

Proprio i blitz sono l’altra chiave del sistema difensivo utilizzato dai Vikings, arma che Flores utilizza in ogni situazione, spesso abbinandola alla pressione dei defensive lineman, in altre occasioni mandando a caccia del quarterback avversario più giocatori che partono da posizioni diverse di campo; posizioni che poi vengono adeguatamente coperte dai compagni di squadra non impiegati nell’azione, ma che svolgono altresì un ruolo decisivo come nel caso del già citato Van Ginkel a Londra, quando ha finalizzato lo zone blitz centrale di Metellus e la pass rushing di Pat Jones, posizionandosi proprio nel punto in cui Aaron Rodgers ha lanciato la palla per l’intercetto risultato poi decisivo per la conquista della vittoria finale.

Tutto il lavoro svolto in quello che una volta veniva comunemente riconosciuto come “box seven” con i blitz veri e fasulli, gli allineamenti che mostrano una determinata reazione da parte della difesa ma che poi, appena dopo lo snap, si traducono in altro, hanno uno scopo ben preciso, ovvero proteggere le secondarie, prese costantemente di mira dagli attacchi nel football moderno e principale punto debole di Minnesota nella passata stagione, tanto che, oltre a Shaq Griffin, per rinforzarle ulteriormente è stato ingaggiato veterano Stephon Gilmore a ridosso della regular season.

Un arrivo, quest’ultimo, che aggiunto esperienza in un gruppo dove l’emergente Cam Bynum fa da contraltare al futuro hall of famer Harrison Smith, entrato nel ristrettissimo club dei difensori capaci di registrare 30 intercetti e 20.0 sacks in carriera grazie al sack messo a segno domenica nonostante una stagione non proprio eccezionale, almeno stando a quanto riportano i grades di Pro Football Focus, ormai considerato una sorta di Bibbia dagli amanti del Football, che gli ha assegnato, finora, il peggior voto dell’intera defense.

Nei primi posti della classifica, guardando ad entrambi i reparti, è interessante notare come tra i migliori figurano diversi giocatori firmati durante l’ultima free agency, dallo stesso Van Ginkel ad Aaron Jones, passando per Cashman, Griffin, Greenard, Darnold, attestazione ulteriore del buon lavoro svolto in offseason dal GM Kwesi Adofo-Mensah, che oltre ad aver portato a Minneapolis elementi funzionali al progetto, ha impreziosito la sua campagna di “reclutamento” regalando a Minnesota un kicker finalmente affidabile, Will Reichard, che potrebbe risultare decisivo nei momenti clou della stagione, ponendo fine a quel trend negativo iniziato con il famigerato field goal sbagliato dall’infallibile Gary Anderson nel 1998.

Quello stesso ’98 che riporta la football season dei Vikings nel solito gioco di corsi e ricorsi storici, se si confrontano i numeri fatti registrare finora dalla franchigia guidata dai fratelli Wilf con la season dominata con un 15-1 nell’allora NFC Central e terminata con la sconfitta, 30 a 27, nel NFC Championship contro gli Atlanta Falcons, si scopre che erano davvero molto simili a quelli attuali.

Stesso record, 5-0, stesso numero di vittorie con 20 o più punti di divario, 2, stessa precisione nei calci, 100 % di field goal e extra point realizzati, e statistiche quasi identiche totalizzate nelle prime cinque partite disputate dai WR di punta, con Justin Jefferson attualmente fermo a 450 yards e un giovanissimo Randy Moss, fresco di selezione al first round del Draft, che si era già impegnato a far impazzire le secondarie della NFL totalizzando 463 yds nei primi 300 minuti di carriera professionistica; addirittura, ripercorrendo lo storyline di una stagione nella quale il trentacinquenne Randall Cunningham mostrò gli ultimi sprazzi del suo straordinario talento, ci si imbatte in un’altra coincidenza, quella relativa alla bye week, anche 26 anni fa fissata alla sesta settimana di regular season.

Che sia la volta buona per sciogliere i ghiacci e riscaldare nuovamente i cuori spezzati che popolano lo U.S. Bank Stadium?
I sogni, a volte, non sono poi così distanti dalla realtà, basta adattarli.

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