L’attesa per un nuovo kickoff è tradizionalmente molto lunga, stremante, ma giovedì notte si è fatta largo una sensazione strana, come se il tempo non fosse realmente mai passato e l’offseason non avesse, di fatto, avuto luogo. Perché? Perché i campioni sono sempre loro, e l’hanno dimostrato ancora. Alla gioia di rivedere le superstar del football al rientro in campo e conoscere le matricole più importanti che per la prima volta solcavano ufficialmente un rettangolo professionistico, osservare la nuova regola del kickoff, si è infatti mischiata la consapevolezza che, seguendo le prime indicazioni fornite dall’opener tra Chiefs e Ravens, potremmo assistere a un campionato non troppo aperto. Patrick Mahomes e l’armata rossa di Andy Reid non solo portano con loro tutta l’intenzione di divenire la prima squadra nell’era del Super Bowl a confezionare il famigerato three-peat, hanno pure convinto di possedere tutti i mezzi necessari per riuscire nell’impresa.

E questo, non può che fa paura a tutte le concorrenti.

Per chi sperava nel possibile antagonismo dei Ravens, carichi dopo la netta sconfitta dello scorso AFC Championship che aveva di fatto interrotto bruscamente il percorso di una compagine apparentemente destinata al titolo, si è infatti dovuto ricredere tutto sommato presto, visto che il solo touchdown di distanza nel punteggio finale potrebbe trarre in inganno se letto con superficialità, quando la differenza di valori riscontrata a gennaio è invece la medesima di quella registrata giovedì. Chiaro, i Chiefs hanno commesso errori di esecuzione e nel primo tempo sono stati nuovamente plagiati dai drop dei ricevitori, ma alla prima di campionato si tende pur sempre ad ammorbidire il peso delle responsabilità, perché in fondo, trattasi pur sempre della prima prova su strada di un meccanismo assai complesso, e assolutamente non ancora oliato alla perfezione. Tuttavia, alla fine, il riccioletto con la fascia rossa che tiene più o meno in ordine quella cascata di capelli e la dad bod svelata dalla NFL Films, è pur sempre uno dei migliori quarterback mai apparsi sul pianeta Terra, Andy Reid è il consueto mago della creatività offensiva Reid (diamo il benvenuto alla counter con il tight end in movimento dalla posizione di slot receiver, auguri a tutti), e Kansas City possiede un management di prima qualità, capace di sostituire i pezzi pregiati con altri altrettanto efficaci e di agire correttamente nella valutazione dei giovani presi al Draft.

Si salvi chi può.

Quanto è rimasto dalle ceneri di una gara non certo vicina come, appunto, il 27-20 finale indicherebbe, indica una sostanziale assenza di differenze rispetto ai livelli visti nella gara che aveva deciso l’accesso all’ultimo Super Bowl, nella quale i Ravens avevano perlomeno abdicato a causa dei loro stessi sanguinosi errori. Giovedì, i Chiefs sono semplicemente stati superiori. Le considerazioni però non cambiano, c’è una spanna e forse più nella valutazione complessiva che la prima osservazione stagionale delle due rivali Afc ha mostrato, per quanto la questione si si risolta per letterali millimetri. Staremmo parlando di un’altra partita se il pollicione di Isaiah Likely non avesse impercettibilmente toccato la linea di fondo annullando il touchdown del possibile pareggio? Forse sì per quanto riguarda l’esito, ma non certo per le problematiche tecniche che Baltimore ha esposto con una preoccupante costanza per i quattro quarti di gara. Se la soluzione a tutto è vedere Lamar Jackson compiere atti da pura divinità del football per tutta la stagione e pretendere che arrivi lucido ai playoff, spiace, ma non siamo sulla strada giusta.

Nonostante una prova all-around da inestimabile campione, costruita su una produzione di quasi 400 yard di total offense, ai Ravens serve molto più di un recordman che si appresta a ridurre in polvere le statistiche di Cam Newton e Michael Vick, che presto si consegnerà ai libri di storia diventando il più prolifico quarterback di sempre nel correre il pallone. Questo perché per tutto il primo tempo l’attacco si è dovuto accontentare di lancetti che hanno viaggiato per due o tre yard andando a sperare di poter sfruttare l’agilità post-ricezione di Zay Flowers o la capacità di uscire dal backfield di Justice Hill, ma raramente si è visto un big play in profondità, se non per evidenti distrazioni della difesa dei Chiefs. Un sistema offensivo che non può funzionare accontentandosi di sperare nella ricezione corta abbinandola all’esplosività, pena la mono-dimensionalità, a maggior ragione se la combo Jackson-Henry non fornisce i risultati sperati – almeno per ora – nella famigerata read option che sulla carta doveva rendere Baltimore poco difendibile, e che non può certo appoggiarsi per altre sedici partite sulle spalle di un letterale mago della corsa, perché trovare spazi non sarà sempre così facile, e le gambe – vista la cronistoria degli infortuni di Lamar – potrebbero non reggere fino alla fine. Pertanto, servono aggiustamenti urgenti dal punto di vista del basamento, una linea offensiva perlopiù nuova e in parte inesperta – Roger Rosengarten è stato mangiato vivo da Chris Jones – che deve trovare modo di compattarsi e bloccare molto meglio di così, e dare a Jackson il tempo necessario per rendersi pericoloso anche per vie aeree, fattore che se inserito nel quadro può senz’altro dare il là allo sblocco delle intere potenzialità di questo reparto.

Il problema è che i Chiefs sono già da rincorrere e le loro aspirazioni sono invece chiare, come i laser in corsa che Mahomes si permette di lanciare sui terzi down, manco fosse il Darth Vader del football: roba che sfugge alla logica dei principi fisici delle angolazioni. Sul reparto ricevitori si è lavorato molto bene e i risultati sono visibili, vedasi la crescita di Rashee Rice, che ha già appuntato quasi 15 yard per ricezione alla prima uscita, e il sorprendente esordio di Xavier Worthy, arma tuttofare basata sulla velocità da saetta, che con una segnatura su corsa e un’altra su ricezione ha ricordato moltissimo le movenze di Tyreek Hill, nonché affermato che i Chiefs, bene o male, hanno sempre ragione, anche quando non rinnovano i loro giocatori più forti. O almeno così è finché continuano a vincere effettuando tutte le metamorfosi possibili, un pò alla Belichick dei bei tempi. Certo, qualche sistemata alla difesa è d’obbligo per evitare di rivedere mete come quella di Likely – quella buona – il quale ha sbeffeggiato i tentativi di placcaggio di una buona parte di retrovie che parevano in confusione ben oltre il dovuto, ma la buona notizia è che non sono mancate le giocate di livello nelle secondarie – ottimo il lavoro di Trent McDuffie – e che Steve Spagnuolo, coordinatore da Hall Of Fame qualora ve ne fosse uno, continua a incidere con determinazione sul piano partita, incastrando tra le ganasce tutte le superstar che pensano di potersi mettere sulla strada di Kansas City, come stanno a ricordare i 15.3 punti di media concessi negli scorsi playoff.

Sarà una bella stagione? Sì, non può non esserlo, in fondo si gioca pur sempre a football, lo si aspetta tanto ed è il miglior premio che ci possa essere tornando al lavoro dopo le vacanze. Però, da un certo punto di vista, potrebbe rivelarsi non così competitiva come si poteva pensare. Non c’è un ricambio generazionale, un gap da colmare che lascia aperta l’incertezza. C’è solo da correre dietro a Patrick Mahomes e sperare che diventi improvvisamente inefficiente, con percentuali di possibilità infinitesimali che ciò possa accadere. Quindi, se l’opener ha dato un’indicazione, questa è chiara: i Kansas City Chiefs hanno aperto ufficialmente la caccia al terzo titolo consecutivo, sono assolutamente affamati di vittoria, motivati dalla possibilità di entrare negli annali del gioco, e dannatamente carichi di talento e inventiva. Rischia di essere una nuova era-Brady, che per la varietà e l’entusiasmo non ci voleva, ma che consentirà di poter dire di aver testimoniato dal vivo una grande epoca di palla ovale giocata. Rischia di essere l’ennesima rincorsa a vuoto dei Lamar Jackson, dei Josh Allen, e di tutti quelli che ci arrivano sempre vicini, ma anche quando lo sono, si rendono conto di non esserlo poi così tanto.

La strada verso il titolo ha ufficialmente preso il via. Il problema, semmai, è che chi doveva essere detronizzato, è in pole position.

4 thoughts on “Chiefs-Ravens, come se il tempo non fosse mai passato

  1. Spero non accada un nuovo ciclo targato chiefs. La mia speranza è negli eagles nella speranza che superino il suicidio dello scorso anno

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