L’argomento principale del periodo immediatamente precedente alla partenza della free agency Nfl, da oggi ufficialmente attiva, riguarda senz’altro la vivace situazione del mercato dei quarterback, con numerose tessere cadute consequenzialmente in un luogo o nell’altro a seconda delle mosse più importanti, che hanno inevitabilmente dettato i destini di quelle minori. Oggi il panorama è quasi completo, con Russell Wilson accasatosi a Pittsburgh per un anno che verrà sostanzialmente stipendiato da Denver; Tampa Bay ha confermato Baker Mayfield ringraziandolo per aver reso meno indolore del previsto il dopo-Brady; i Patriots hanno spedito Mac Jones a Jacksonville dichiarando implicitamente la loro intenzione di scegliere uno dei migliori prospetti del prossimo lotto di registi, al pari di Chicago e Washington, nel primo caso con forti ramificazioni legate alla sorte di Justin Fields, per il quale il numero di opzioni da valutare si è assai ristretto anche in virtù delle decisioni esecutive appena concretizzate dai Falcons, tra le poche realtà rimaste, fino a qualche giorno fa, a dover sistemare la sempre spinosa situazione quarterback.

Arthur Blank, il proprietario di Atlanta, ha 81 anni e poco tempo per veder vincere la sua franchigia, che proviene da una stagione – la terza consecutiva chiusa con sette vittorie e dieci sconfitte, nonché la sesta in fila senza postseason – dove la possibile positività è stata bruscamente ostacolata proprio dalle concrete lacune nella specifica posizione, conducendo al licenziamento di Arthur Smith, del quale restano più che altro impresse nella memoria le espressioni facciali dinanzi all’ennesimo intercetto di Desmond Ridder, oppure dinanzi un nuovo incompleto lanciato da Taylor Heinecke su un terzo down determinante. Permettersi di schierare una regia di alto livello equivale a estrarre il portafogli, e sborsare il dovuto: ed ecco che, eseguite le opportune valutazioni, Kirk Cousins diviene il nuovo condottiero di una situazione ricca di potenziale, catapultando in avanti le quotazioni di una franchigia la cui proprietà ha esaurito la pazienza tracciando una netta linea sulla sabbia.

Quattro anni di accordo, 180 milioni di verdoni complessivi, un centone garantito. Mossa che porta con sé indubbi rischi, dato che l’esimio Capitano Kirk è reduce da una riabilitazione dalla rottura del tendine d’Achille – primo infortunio grave patito in carriera, per carità, ma tra poco le primavere saranno in ogni caso 36 – con uno stipendio il quale riempirà cospicuamente la maggior parte dello spazio salariale disponibile per l’anno in corso, frenando di sicuro altre firme importanti per riempire gli altri vuoti a roster, tra i quali figurano le secondarie, gli edge rusher, e il reperimento di un ricevitore secondario affidabile. Al di là dei fattori appena elencati, rimane indiscutibile il fatto che solo così Atlanta possa divenire la miglior versione offensiva di sé dai tempi in cui Matt Ryan – il quarterback più vincente dell’almanacco georgiano – vide terminare il suo ciclo con la trade che lo condusse a Indianapolis.

Da allora i Falcons non sono più risultati competitivi pur giocando in una division – la Nfc South – rivelatasi  mediocre durante lo scorso campionato, tanto che chiunque – eccetto i poveri Panthers – se la sarebbe potuta aggiudicare sfruttando i continui passi falsi degli altri, ivi comprendendo l’allungo decisivo, ma pasticciato, effettuato dai Buccaneers in coincidenza del rush finale. Al pari di tante altre realtà, il ritorno al top dopo l’apice di quel dannato Super Bowl che per sempre caratterizzerà l’era-Ryan, è stato negato dall’assenza di stabilità tra i successori eletti, con la formazione a barcamenarsi tra un’improbabile resurrezione della carriera di Marcus Mariota, durato la bellezza di 13 partite prima di terminare dritto in panchina per conclamata inefficienza, e la conseguente promozione di Ridder, terzo giro del 2022, evidentemente affezionato al numero 12, pari alla quantità di touchdown, intercetti e fumble registrati nel corso del più recente torneo. Cifre poco accettabili per pensare di poter ambire a qualcosa che non fosse una Wild Card presa di straforo, traguardo per il quale i Falcons sembravano, a un certo punto del cammino, pure destinati, ma pur sempre schiavizzati da quella gestione così complessa, nella quale il backup Heinecke, cui Smith si è rivolto esclusivamente per disperazione, era stato capace di compilare solamente un 54.4% di completi, con 5 mete e 4 intercetti.

Cousins, pur con tutte le domande del caso sul bollettino medico, sull’età, e su una partecipazione storica non così frequente alla postseason, rappresenta un inequivocabile progresso, se non altro statistico. Nei sei anni trascorsi nel Minnesota, si è classificato quarto per yard lanciate, realizzando il maggior numero di touchdown dietro a Mahomes e Wilson. La percentuale di completi è stata inferiore solamente a quella di Brees e Burrow, mantenendo peraltro il quinto miglior rapporto tra mete e intercetti, su un campione di quasi quaranta quarterback che hanno tentato almeno 1.000 passaggi da il 2018 e il 2023. Nella medesima misura di tempo, Kirk ha prodotto un record di 50 vittorie e 37 sconfitte, giungendo alla qualificazione per i playoff in sole due occasioni, con un bilancio di 1-2. Tuttavia, i 28.6 touchdown lanciati su media annua in uniforme porpora, i 20 successi conquistati da partente negli ultimi due anni, e l’evidente sposalizio riguardante la filosofia offensiva che praticherà – il nuovo offensive coordinator Zac Robinson proviene dalla scuola McVay, proprio come Kevin O’Connell, l’attuale head coach dei Vikings – risultano essere di certo gli aspetti che più hanno fatto gola ai Falcons in fase di discussione dell’offerta da proporre, la quale andrà a rendere Cousins un giocatore da oltre 400 milioni incassati in carriera, qualora dovesse disputare tutto il prossimo quadriennio in Georgia.

Viene dunque da immaginare un maggior equilibrio tra passaggi e corse, dato che i Rams del 2023, in tale settore, hanno mantenuto una proporzione quasi paritetica (583 contro 477 tentativi, rispettivamente), un rapporto assolutamente percorribile pensando al fatto che Atlanta schiera il gioiellino Bijan Robinson e il backup Tyler Allgeier, e che il talento del primo potrà essere finalmente utilizzato secondo le reali potenzialità, evitando di dimenticarlo per lunghi tratti di gara come invece accadeva durante la gestione di Smith. Il pensiero si collega direttamente alla statistica, nel senso che Cousins è un regista assolutamente efficiente in fase di playaction, azione che i Vikings hanno chiamato in media ogni cinque passaggi, e nella quale ha ottenuto il 70% abbondante di completi con 5 mete e nessun turnover, ponendo le basi per la replica di un simile successo con la casacca griffata ATL. L’operazione prevede pure l’innesco di tutte le armi di ristrutturazione offensiva che i Falcons hanno accumulato attraverso scelte alte al draft: oltre a Robinson, pure le reali velleità del wide receiver Drake London sono rimaste parzialmente inespresse, per non parlare di Kyle Pitts, straordinaria combinazione fisica ibrida tra tight end e ricevitore, il quale mai ha avuto l’opportunità – se non nel 2021, ultima stagione di Ryan in loco – di catturare palloni scagliati da quarterback di un certo livello. Kirk è un condottiero di qualità, un direttore d’orchestra longevo – dal 2015 all’infortunio dello scorso anno ha giocato 136 delle possibili 138 partite che ha disputato da quando è stabilmente divenuto titolare a Washington – esperto, accurato, il quale conta di poter riprendere da dov’è stato interrotto nel 2023, ovvero fissando una percentuale dell’11%  in termini di lanci fuori bersaglio, nonché del 1,5% nel rapporto tra tentativi e intercetti subìti, e del 5,2% di sack per ciascun dropback (dati assunti da Nfl Next Gen Stats).

Sistemato il notevole vuoto nella posizione essenziale del gioco, non resta che circondare Kirk di altro talento, tenendo in considerazione tanto il salary cap (tagliando Heinecke salterebbero però fuori quasi 7 milioni), quanto la virata nella programmazione in sede di draft, dove Atlanta ha residenza presso l’ottava posizione assoluta. Tenuto conto degli skill player già presenti nel reparto, e di una linea offensiva tra le più solide della lega i cui elementi principali (i tackle Jake Matthews e Kaleb McGary, nonché la guardia destra Chris Lindstrom sono sotto contratto per almeno altre due stagioni) il general manager Terry Fontenot si è tolto il pensiero di dover tentare una scalata per accaparrarsi una delle prime tre scelte e selezionare uno tra Williams, Maye e Daniels, oppure di giocarsi la sorte e restare più sotto, dove avrebbe avuto poco senso prendere un quarterback il cui valore sarebbe stato gonfiato dall’eccessiva richiesta. Al di là delle necessità difensive, c’è infatti da considerare che il quadro offensivo non può dirsi completo senza un secondo wide receiver titolare, ruolo per il quale la franchigia è attualmente scoperta, dal momento che Hollins, Jefferson e Miller sono tutti free agent, il neo-acquisito Darnell Mooney viene da un biennio di regressione a Chicago, e il tasso di talento non è certo paragonabile a quello di alcuni giovani collegiali possibilmente disponibili quando Fontenot dovrà chiamare il prescelto.

Per giungere a Malik Nabers (improbabile) o Rome Odunze (fattibile), i Falcons dovranno attendere le sorti delle concorrenti precedenti: dando per fatto l’approdo di Marvin Harrison Jr. in Arizona, e il sicuro interesse per Nabers di Chargers e Giants (soprattutto dei secondi, i primi dovrebbero agire sulla linea offensiva), e non ultima l’incognita Tennessee alla settima, in Georgia farebbe tanto comodo poter schierare uno tra i due giovani appena citati, precisi nell’esecuzione delle tracce, atletici, e dotati di tratti potenzialmente dominanti, utili per svilupparsi in ricevitori primari qualora London faticasse ancora a esprimersi quale giocatore da 1.000 yard stagionali. L’alternativa, come Nabers, viene da Louisiana State e si chiama Brian Thomas Jr., in possesso di un’intrigante combinazione tra statura e velocità sul profondo, una caratteristica che potrebbe ben abbinarsi a una mentalità tattica così privilegiante la playaction, con possibilità, vista la presenza di Robinson nel backfield, di creare danni incalcolabili per le difese. Tuttavia, la presenza di un capo allenatore di mentalità difensiva come Raheem Morris, potrebbe spostare l’ago della bilancia sull’altra lampante esigenza di squadra, la pass rush, aprendo discorsi coinvolgenti Dallas Turner, prospetto da Alabama candidato a essere il primo difensore scelto, oppure Jared Verse, feroce defensive end da Florida State, il quale potrebbe essere disponibile anche nell’eventualità Fontenot decidesse di accumulare altre munizioni scendendo di qualche posizione.

Qualsiasi via sceglieranno d’intraprendere, gli Atlanta Falcons hanno sistemato il problema più urgente del loro roster: in fondo, la bontà qualitativa dimostrata nello scorso campionato è stata evidentemente sprecata dall’inettitudine dimostrata dai quarterback scesi in campo, vera differenza tra una stagione deludente e la vittoria della division. Non c’era altra soluzione che inchiostrare adeguatamente il libretto degli assegni, ed eseguire una mossa grintosa. Ora, tocca al Capitano Kirk ripagare la fiducia.

 

 

4 thoughts on “I Falcons hanno il loro nuovo condottiero: ecco il Capitano Kirk

  1. Come tifoso Falcons, la questione la conosco benissimo e credo sia stata risolta nel miglior modo possibile, in base a quanto era disponibile.
    Cousins era oggettivamente la miglior combinazione sul mercato fra qualità del giocatore ed adattabilità al sistema di attacco che proporrà ZR. Lo stesso non poteva dirsi di Wilson, giocatore che, anche per motivi di statura, si adatta poco ad essere un pocket passer, e ancora meno di Fields, lanciatore poco preciso (anche se il clima a Chicago di certo non lo aiuta). IL dubbio poteva essere con Baker Mayfield, ma visto che lui non si è mosso da TB, il dubbio è morto subito.
    Al draft, partendo dalla 8, c’erano 0 possibilità di prendere uno dei top tre, a meno di non dare via mezzo futuro della squadra, operazione che ATL non poteva permettersi.
    Si è scelto così di andare sul sicuro, con un ottimo professionista, che conosce il sistema, i coach, la lega e che costringerà le difese a fare quello che è mancato l’anno appena concluso: preoccuparsi del gioco aereo, permettendo alla squadra di sfruttare meglio l’ottimo gioco di corse di cui dispone.
    Non sappiamo come stia di salute fino in fondo, ma le recenti immagini di lui che balla in TV lasciano ben sperare. Comunque, alla peggio gli è richiesto di stare in piedi e sfruttare il rilascio molto rapido di cui dispone, non di scappare qui e lì.
    Il contratto è strutturato per essere un due anni effettivi (il garantito è quasi tutto lì), poi si vedrà, ma tagliarlo al terzo anno non sarà un grosso problema.
    Con questa mossa ATL diventa la strafavorita per la vittoria nella division e potrà permettersi con la scelta 8 di sistemare quella pass rush che tanto manca. Più probabile che un altro WR arrivi al secondo/terzo giro considerando quanti ottimi prospetti ci sono questo anno.

  2. Concordo, Cousins era l’unica scelta ragionevole per i Falcons, che hanno fatto bene a “piazzarsi” così per almeno un biennio dopo un anno davvero orribile nel ruolo di QB. La Nfc South non è al momento la casa di squadre corazzate (Tampa è in crescita, i Saints di Carr non direi, Carolina sta ripartendo dallo zero dell’anno scorso) e quindi ci sono comunque tutti gli ingredienti per cercare di vincere la division. Se al buon Kirk si chiede di stare piantato nella tasca e lanciare, può fare ancora cose decenti, a patto che la salute sia ancora dalla sua parte. Non è un condottiero, non è un brillante e nemmeno un freddo, però può reggere decentemente la barca per un biennio. Insomma un onesto average QB ormai a questo punto della sua carriera, che però ha strappato ancora un bel contrattone perchè la penuria di QB affidabili in NFL resta alta….

    • Concordo col tuo commento, pure sul fatto che non sia un cuor di leone nei momenti decisivi, tranne che su “onesto average QB”. Prima dell’infortunio stava giocando forse il miglior football della sua vita e, dati alla mano, negli ultimi due campionati è stato fra i migliori 5 della lega per yards e touchdown. Non sono dati da average, non è Derek Carr. Però è da questi dati che si spiega il contrattone…

      • Sarà che la mia squadra del cuore (Dolphins) ha un QB che in base alle statistiche sembrerebbe un fenomeno, ma che invece non lo è proprio, comunque io tra Carr e Cousins…al momento non vedo grandi differenze. Ripeto, a mio parere per i Falcons è un acquisto che ha ampiamente senso e che stabilizza la posizione di QB dai tempi della cessione di Matt Ryan, però al di là delle statistiche e tralasciando il recupero dall’infortunio (tendine d’Achille, non proprio uno scherzo…), Cousins ai Vikings nei momenti determinanti è sempre mancato e molte uscite dai playoffs sono riconducibili a lui. Intanto però può portarvi ai playoffs, questo sì…

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