Quanto è bella e imprevedibile la NFL, con i suoi equilibri sempre in movimento. Lo status delle 32 squadre, infatti, non è mai una condizione fissa ma un continuo flusso fatto di vittorie e sconfitte, fallimenti e rivoluzioni, ricostruzioni e conferme che, eccetto qualche illustre eccezione, coinvolgono ciclicamente tutte le franchigie.
Dunque, il fallimento è raramente una circostanza perenne per una squadra, spesso è proprio il suo trampolino di lancio, il punto da cui la sua parabola inizia, il primo tassello di un possibile documentario su NFL network su come sia arrivato quel tanto sperato anello.

I New York Jets sono emblematici da questo punto di vista, vengono da un’ennesima stagione deludente, in cui non hanno rispettato le aspettative, in cui non sono mai stati minimamente vicini a raggiungere i playoff. Eppure, le dichiarazioni del GM Joe Douglas di fine stagione “non siamo così lontani come sembra”, non sono completamente prive di fondamento logico. Occorre tener presente che, secondo i calcoli della dirigenza newyorkese, la squadra ha già internamente la risposta a tutti i problemi riscontrati in stagione, ma andiamo con ordine.

La stagione si è chiusa con un record di 7 vittorie e 10 sconfitte, risultando terza all’interno dell’ostica AFC East. Nonostante ciò, la linea scelta è quella della continuità, viste le conferme delle tre figure più discusse e oggetto di critiche: ovvero l’head coach Robert Saleh, il GM Joe Douglas e l’offensive coordinator Nathaniel Hackett. A mio avviso, dietro questa scelta, e anche dietro le dichiarazioni ottimistiche già citate di Douglas, vi è la convinzione che la stagione passata sia stata solo un incidente di percorso, condizionata completamente da un episodio grave come l’infortunio di Aaron Rodgers in Week 1 e quindi non il frutto di strategie o piani sbagliati, ma solo di circostanze avverse a cui era impossibile rimediare a stagione in corso. A conferma di ciò, vi sono i numeri che ci dicono che tutti i problemi dei Jets si concentrano nella metà campo offensiva, dunque, l’infortunio di Rodgers sembra esserne la giustificazione e il suo ritorno l’anno prossimo la possibile soluzione.

Osservando i dati registrati la scorsa stagione relativi ai drive offensivi dei biancoverdi, l’attacco gestito da Hackett sulla side line e guidato in campo dal quarterback Zach Wilson risulta essere penultimo nella lega per durata media dei drive, sempre penultimo per giocate medie e addirittura ultimo per yards mediamente ottenute. A rincarare la dose, aggravando maggiormente le responsabilità di Wilson rispetto ai risultati ottenuti dai Jets la scorsa stagione, vi sono i numeri relativi al gioco di lancio: l’attacco newyorkese è stato terzultimo per passing yards totali, ultimo per passing TD e penultimo per yards guadagnate su tentativo di lancio. In generale, la squadra di coach Saleh è stata la seconda peggiore per yards complessivamente ottenute.

Paradossalmente, questa serie di numeri così negativi, che hanno evidentemente affossato la passata stagione di questo team, sono proprio la chiave dell’ottimismo di Douglas, basato sull’idea che Wilson sia inequivocabilmente l’imputato numero uno per tali risvolti e che quindi il ritorno di Rodgers, che comporterebbe avere un futuro Hall Of Famer alla guida del reparto offensivo al posto di un giovane QB allo sbando, sia la chiave che possa permettere a questo gruppo di riaffacciarsi al football che conta. L’ex BYU al terzo anno della lega, risultato in primis inadatto da titolare e poi anche da rincalzo, è stato gentilmente accompagnato verso la porta d’uscita, sentendosi libero di cercarsi tramite una trade una nuova casa. Il backup di Rodgers, vista la situazione appena vissuta e la qualità che New York evidentemente ha, sarà sicuramente qualcuno con esperienza maggiore del suo predecessore.

Non sono così certo che, inserendo Rodgers, questa squadra sia automaticamente una contender, sono curioso però di vedere in che modo si muoverà in off season, quali pedine verranno aggiunte e in che modo Saleh gestirà da head coach una squadra che avrà quantomeno aspirazioni da post season. Infatti, in caso di mancato raggiungimento dei playoff, sicuramente l’ex difensive coordinator dei 49ers pagherà personalmente il prezzo di questa eventuale disfatta. D’altro canto però, non riesco a resistere all’idea di vedere all’opera l’ex Packers con due giocatori del calibro di Bryce Hall e Garrett Wilson, che sono comunque riusciti a mettersi in mostra in un attacco così disfunzionale e, a meno di eventuali sorprese, saranno nella prossima stagione mattatori delle difese avversarie.

Fino ad ora non abbiamo ancora citato la difesa, unica vera nota positiva della scorsa stagione, autentica certezza e quindi reale motivo dell’ottimismo verso il futuro, visto che anche solo una minima evoluzione offensiva risulterebbe comunque abbinata a tale grandezza difensiva, che quantomeno renderebbe questa franchigia papabile partecipante al football di gennaio. La sensazione è che basti abbinare a questo reparto un minimo apporto offensivo, che quest’anno come ho già detto è mancato; per il resto, potrebbe veramente bastare la difesa da sola, anche se queste ultime in generale non vincono i campionati da sole. Il reparto guidato da Jeff Ulbrich è risultato particolarmente efficace contro il gioco di lanci avversari, classificandosi secondo per minor numero di yards concesse in questa categoria, e complessivamente quarto per minor numero di completi accordati ai ricevitori avversari.

Nonostante questo stile di gioco particolarmente conservativo, (i numeri sopra citati sono anche frutto del numero costante di giocatori usati in copertura, visto che i Jets sono la squadra che ha portato il minor numero di blitz) la squadra che gioca in New Jersey è comunque riuscita ad essere efficace anche in fase di pressione sul QB avversario, mettendo a segno 48 sacks e 160 pressures. Alla luce di ciò, è chiaro come basti effettivamente poco per rendere questa squadra competitiva e forse, osservando i numeri difensivi, questa squadra non è effettivamente poi così lontana dall’esserlo. Inoltre, il margine di crescita del reparto è ancora alto, vista la giovane età di alcuni playmaker, ad esempio il cornerback Sauce Gardner (già tra i migliori della lega) o i due pass rusher Jermaine Johnson II e Will McDonald, mentre altri sono proprio nella fase clou della loro carriera, su tutti i due fratelli Williams che fanno invidia e paura al resto della lega; infine altri ancora sono in fase di maturazione come il cornerback Michal Carter.

Se esiste qualche dubbio rispetto al reparto offensivo, non avendo visto abbastanza Rodgers all’opera in questo sistema e non fidandomi troppo della offensive line o del supporting cast a sua disposizione (eccetto le due stelline già citate), sulla difesa non ho dubbi! Sono anni che i reparti difensivi di coach Saleh eccellono all’interno della lega, grazie al loro stile conservativo ma efficace e soprattutto alla capacità di tenere autonomamente in piedi le partite.
New York avrà a disposizione la 10° scelta assoluta al draft e, probabilmente, durante la free agency cercherà di mettere sotto contratto un ricevitore o un offensive lineman, oltre a cercare un accordo con Bryce Huff, free agent dopo un’ottima annata con 10 sacks a referto.

Mi stupirei, cap room permettendo, a non vedere la squadra newyorkese fare trade da qui alla deadline e non puntare al tutto per tutto. Purtroppo per noi appassionati di football, i giorni del QB con il numero 12 non sono infiniti e avendolo ancora a disposizione per poco è difficile immaginare da un punto di vista manageriale di non fare di tutto per metterlo in condizione di vincere, soprattutto se le ambizioni sono tante e la fame ancora di più, visto che l’anello manca dal successo di Joe Namath.

 

 

 

2 thoughts on “New York Jets, non così lontani come sembra?

  1. Finalmente qualcuno che parla di Rodgers per ciò che è, uno dei più grandi qb di sempre, senza preconcetti dettati da idee politiche woke, bravo!

  2. Io sono ancora molto curioso di vedere Rodgers ai Jets e spero sia l’anno buono.
    L’ultimo suo anno ai Packers è stato un disastro, un po’ per un suo calo inevitabilmente legato all’età, e soprattutto per tutto il clamore suscitato dalle sue esternazioni e dalla sua trattativa con la dirigenza, che devono avere reso tossico l’ambiente a Green Bay. Ai Jets può dare molto in termini di leadership sicuramente, ma anche in termini di gioco. Bisogna vedere anche lui come si troverà dopo due anni terribili, uno giocato male a Green Bay e l’ultimo in ospedale!!!

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