Era il loro anno. O almeno lo è stato… finché non ha smesso di esserlo.
Oltre che a un’analisi della sconfitta, i Baltimore Ravens e i Detroit Lions si sono guadagnati una bella offseason piena di rimpianti, rimorsi e malinconia.
Le due sconfitte sono arrivate in modalità completamente diverse, ma ciò nonostante non è difficile individuare il denominatore in comune, ossia la consapevolezza di aver buttato via un’occasione incredibile – si spera non irripetibile.

L’inesperienza è invece stata il filo rosso della nostra penultima domenica di football americano. Baltimore e Detroit si sono dimostrate emotivamente impreparate alla “partita della vita”.
Seguiamo l’ordine cronologico e partiamo da Baltimore.

Qui tutti hanno esagerato. L’hype è una delle pieghe endemiche di questa generazione e la partita di domenica ha finito per essere soffocata dall’hype: l’evento più importante nella storia del football a Baltimora – memoria corta. Leggende ovunque, Phelps che consegna il pallone, concerto a metà partita di T-Pain, Suggs che entra in campo dal tunnel durante un timeout televisivo. Per i Chiefs, invece, era semplicemente domenica.

L’esaltazione e l’esuberanza dei Ravens ci ha messo poco a trasformarsi in nervosismo e frustrazione. La difesa ha picchiato duro tutta la partita finendo spesso per rischiare penalità che sono poi arrivate a grappoli. L’attacco affrontava ogni down come fosse una Hail Mary, sembrava avesse l’obbligo di portarsi a casa un touchdown da ogni snap. Alcuni membri del coaching staff, invece, non ci hanno capito proprio niente.

La difesa, per un quarto, non ci ha capito niente. Kelce e Mahomes hanno dilaniato la caratteristica difesa a zona di Mike Macdonald tenendo in movimento le catene senza la benché minima difficoltà. Poi, però, hanno concluso concedendo a un attacco guidato da Mahomes la miseria di tre punti in quaranta minuti. Non si può chiedere di più a un reparto difensivo contro questo quarterback, diciassette punti sono davvero pochi contro questo ragazzo a questo punto dell’anno.
Per tutta la seconda metà di partita hanno testardamente restituito il possesso all’attacco continuando a regalargli opportunità di vincerla, non solo di riaprirla.

Perché sì, alla fine stiamo parlando di una squadra che ha trascorso gran parte della contesa sotto o di sette o di dieci punti. Jackson, compagni e Monken hanno fatto il possibile per convincerci che si trovassero sotto di trenta.
Il miglior gioco di corse della lega inspiegabilmente tolto dall’equazione contro una run defense tutt’altro che irresistibile. Non so nemmeno io cosa dire, sono passate diverse ore ma non riesco ancora a immaginare una valida motivazione dietro una scelta così drastica e stupida. Non ho mai visto una squadra abbandonare completamente il gioco di corse per dieci punti da recuperare con decine su decine di minuti a disposizione. Edwards e Hill hanno accumulato sei portate. In due. In tutta la partita.

Per lunghe porzioni di partita l’attacco è stato inesistente. Più precisamente, dal touchdown di Flowers al termine del terzo parziale: non avrebbero dovuto trovarsi ancora in partita, invece lo erano. La difesa, stoicamente, ha preso le misure a Mahomes fino a neutralizzarlo. Certo, immagino che un po’ di sano fiato sul collo avrebbe probabilmente risvegliato il reparto offensivo dei Chiefs, ma tant’è. La difesa il suo l’ha fatto, eccome se l’ha fatto.
Dopo due quarti di niente ecco la scintilla, una ricezione enorme di Zay Flowers che, però, è seguita da un evento premonitore: la penalità per taunting.

Baltimore era troppo emotiva. Troppo emotiva con troppi pochi motivi per esserlo. Per Kansas City quella di domenica era l’ennesima partita di gennaio, per i Ravens il singolo momento più importante degli ultimi dieci anni.
Erano tutti troppo tesi e carichi. Testosterone ed esaltazione hanno giocato un bruttissimo scherzo a Baltimore. Troppe penalità: ma ti sembra il caso di donare 95 yard di penalità ai Chiefs? Troppo indisciplinati in un momento in cui ogni iarda valeva doppio e, se sei adulto, fai il possibile per non regalarne agli avversari.
Non so che dire a proposito del fumble. Sneed si è guadagnato l’immortalità sportiva semplicemente essendo lucido e consapevole – oltre che fenomenale, ma questo è un altro discorso.
Esattamente ciò che non sono stati né Flowers né i Ravens.

Senza quel fumble Baltimore si sarebbe portata sotto di tre punti con tutto l’ultimo quarto da giocare. Immagino che l’attacco dei Chiefs avrebbe ricominciato a muovere le catene e, non secondario, a segnare. So per certo che Jackson non avrebbe lanciato quell’intercetto dato che sotto di tre non sarebbe mai incappato in una simile forzatura.
Ma questo è un grande problema. Jackson, l’uomo franchigia, non ha saputo fare quello che dovrebbe competere a un vero leader, ossia invitare tutti a fare un bel respiro profondo e calmarsi. Jackson questo panico generale l’ha solo che amplificato. La partita l’hanno persa per limiti mentali, non sicuramente tecnici. Non hanno perso “perché Jackson non sa lanciare”.

Avrebbe dovuto calmare i compagni e ricondurli con la forza alla razionalità. Ha fatto l’esatto contrario, ossia ha strafatto. Il cuore non manca e non deve mancare, ma partite del genere le vinci col cervello. Kansas City, totalmente a suo agio in un Championship Game, non ha fatto nulla per mettersi nella posizione di perderla. Baltimore ha fatto tutto quello che ha potuto per posporre le ferie di Mahomes e famiglia.

Resto comunque ottimista e, incredibilmente, soddisfatto. I progressi fatti da questa squadra mi incoraggiano, anche se per forza di cose l’anno prossimo il roster sarà parecchio diverso. Hanno malmenato grandi squadre tutto l’anno per poi, una volta resisi conto di essere una grande squadra, malmenarsi da soli. Hanno rinnegato tutto quello che li ha resi grandi finendo schiacciati da una pressione creata da loro stessi, andando nel panico senza motivo.
Le grandi squadre non si macchiano di simili crimini. Evidentemente Baltimore non è ancora una grande squadra.

Che occasione sprecata, però. L’anno prossimo torna Burrow. Per quanto ci è dato sapere a settembre potrebbero essere ancora più forti di quanto lo siano stati durante l’autunno, ma è lo scetticismo è legittimo. I free agent sono tanti, lo spazio salariale è poco.

La miglior difesa del campionato potrebbe perdere gente come Patrick Queen, Justin Madubuike, Jadaveon Clowney, Kyle Van Noy, Ronald Darby e Geno Stone. L’attacco, invece, Kevin Zeitler, OBJ, J.K. Dobbins, Gus Edwards e Nelson Agholor.
Soprattutto, c’è una possibilità concreta che a Mike Macdonald venga premiato con una panchina tutta sua.
Insomma, la miglior squadra del campionato potrebbe presentarsi ai nastri di partenza snaturata.

Quella che avevano fra le mani era un’occasione d’oro e l’hanno sprecata. La speranza è che una sconfitta del genere li aiuti a maturare al fine di evitare simili figuracce in futuro, anche se come ben sapete un Championship Game non è mai scontato – Chiefs a parte.
Fa male ed è giusto che faccia male. Scoprirsi inadatti proprio sul più bello deve essere doloroso.
Domenica non ha vinto la squadra più forte, ha vinto la squadra più vincente.

Tutti ci aspettavamo un salto di qualità da parte dei Detroit Lions, nessuno però poteva prevederne uno così massivo. Il sogno di Detroit si è fermato a trenta minuti dal Super Bowl. Per metà partita hanno strapazzato i San Francisco 49ers massacrandoli sulla linea di scrimmage. Poi, proprio sul più bello, sono tornati a essere i soliti, poveri Lions.
Che peccato.

A differenza di Baltimore, loro la partita l’hanno pure approcciata nel modo giusto. Non si sono fatti intimorire dall’ampiezza del palcoscenico e sono scesi in campo stupendamente Lions: fisici e senza fronzoli, non hanno rinunciato a correre finendo così per apparecchiare la tavola a Goff che, sfruttando la play action, muoveva le catene con estrema facilità. Tutto stava filando liscissimo, era un piacere vederli usare la difesa dei 49ers come sparring partner in attesa che suonasse la campana e potessero finalmente celebrare il primo Super Bowl nella loro storia.
Non stavano prendendo rischi inutili e San Francisco era assolutamente nel pallone.

Chapeau ai ‘Niners che, a differenza di una squadra che inizia con “Balti” e finisce con “more”, non hanno perso la testa restando aggrappati alla consapevolezza del proprio valore: troppo forti per essere così sciatti, e infatti.
Poi immagino che Bobby Layne, dall’aldilà, abbia inviato loro qualche fulmine à la Zeus. La ricezione di Aiyuk e il fumble di Gibbs possono essere visti come inappellabili sentenze della dea bendata. Sono stati indubbiamente sfortunati.
Sì, sono consapevole di cosa vogliate leggere.

I quarti down.
In generale, l’ho ripetuto ad nauseam, non sono né per un approccio conservatore né per un approccio aggressivo/analitico – metto lo slash perché queste due parole oramai sono intercambiabili fra di loro. Io mi limiterei a seguire il flow, che è un po’ quello che fa Campbell, solo che il suo flow è sempre il più drammatico. Che Dan Campbell sia aggressivo è risaputo. Che la sua aggressività talvolta gli si ritorca contro lo è ancora di più.
Contro i Packers, per esempio, buttarono una partita importantissima perseverando con l’aggressività su quarto down.

Qua però è diverso. Durante il primo quarto down tutto è stato eseguito alla perfezione, peccato che Reynolds si sia dimenticato come si faccia a ricevere. Qua Campbell è stato tradito dalla componente umana, non dalla propria decisione. Che poi, parliamoci chiaro, per Badgley un piazzato fra le 45 e le 50 yard è tutto fuorché scontato, quindi vadano a quel paese le percentuali di successo generali.
È avvilente che un allenatore non possa fidarsi del proprio kicker, ma immagino di essere stato abituato troppo bene da Justin Tucker. Badgley, per l’appunto, non è Tucker. Non era affatto scontato la mettesse da 45 yard.

Filosoficamente, però, mi sarei affidato al kicker. In caso di realizzazione Detroit avrebbe ripristinato il +17, vantaggio impreziosito dagli otto minuti sprecati per tornare al punto di partenza. Avrebbero mandato un messaggio devastante ai 49ers rischiando di gettarli nel baratro del panico e costringerli a emulare i Ravens.
Sul secondo, invece, non avevo dubbi tentassero la conversione perché questa è l’identità dei Lions. Campbell, in questo caso, è stato consistente con quanto fatto vedere in questi tre anni: se è riuscito a trascinarli dalle catacombe a trenta minuti dal Super Bowl lo devono anche alla sua sfacciata aggressività. Per questa ragione, almeno qua, non ho nulla da rimproverargli.

La speranza è che tutto questo dolore catalizzi una crescita imprescindibile per arrivare fino in fondo. Sia Baltimore che Detroit avevano il talento necessario per arrivare fino al Super Bowl. Non da meno, i contesti strizzavano l’occhio a entrambe le squadre. Il livello medio in NFC prima o poi si alzerà. Non è scontato che Eagles e Cowboys continuino a essere i peggiori nemici di sé stessi. Vikings e Packers con ogni probabilità saranno pericolosi a settembre.
Sono giovanissimi, non ha senso parlare di ora o mai più, ma non esiste una lega in cui ogni lasciata sia più persa.

Un paio di azzardi che non hanno pagato e quattro disgraziati minuti di blackout generale non possono togliere l’ottimismo alla fanbase più bistrattata della lega. Come già detto, oltre che forte questa squadra è davvero giovane.
La loro priorità deve essere quella di mantenere intatta la linea d’attacco e di rinnovare il prima possibile Jared Goff, quarterback che ha dimostrato di poter essere la soluzione per questa squadra. Molto probabilmente non è fra i migliori cinque della lega, ma sa far girare ad altissimi livelli questo attacco.

La difesa ha bisogno di lavoro, soprattutto in secondaria, ma non credo di sbagliare a definirli arrivati. Possono davvero competere e, proprio come nel caso dei Ravens, la speranza è che un po’ di esperienza sia tutto quello di cui avranno bisogno per vincere partite del genere e completare il salto di qualità definitivo.

Entrambe le squadre non si trovano a fine ciclo, l’esatto contrario. Hanno tempo e modo per rifarsi ed eventualmente portare a termine quanto iniziato… ciò nonostante è un peccato.
È un peccato che Baltimore abbia umiliato squadre forti tutto l’anno per poi crollare sul più bello, così come è un peccato che Detroit sia tornata a essere Detroit quando l’impossibile si era convinto a trasformarsi in realtà.

I playoff sono scanditi dai cliché, ma una domenica come questa ci ha ribadito quanto a questo punto dell’anno l’esperienza risulti più determinante del talento.
Uffa.

28 thoughts on “NFL: lo stato di salute delle perdenti al Championship Weekend del 2023

  1. Campbell COY. San Francisco era la squadra del destino, non è lui che ha lasciato cadere meZZa doZZina di palloni comodi.

    E poi c’è Lamaro col cappello da asino.
    Capita di toppare una partita, per di più in casa (a Dallas è un’epopea). Dubbi sul coaching dell’attacco senz’altro ma insomma, nell’huddle c’è sempre Lamaro…

    • Mattia, almeno un articolo di commiato….
      Almeno un articolo per sapere dove leggerti diversamente, o se non ti avremmo letto più….
      Peccato! In bocca al lupo per tutto.

      • Amico mio, non ho avuto la possibilità di salutarvi come avreste meritato, ma se scrivete matiofubol su Google vi accorgerete che sono ancora vivo.
        Vi voglio bene.

  2. Resto sempre dell’idea che Baltimore sia la squadra più forte dell’intera NFL di questa stagione. Però ha incontrato i Chiefs, formazione dalla mentalità vincente, nel momento della stagione in cui questi hanno ritrovato la loro forma migliore. Peccato. I Lions invece possono solo rimpiangere il fatto di essersi imbattuti su dei Niners che hanno dimostrato un incredibile carattere ed hanno beneficiato di più di un pizzico di fortuna (almeno una volta ci è andata bene) fattori che non so se potranno bastarci contro questi Chiefs, anche se visto quanto occorsoci negli ultimi anni, con la fortuna siamo ancora un po’ in credito.

  3. Grazie per essere uno dei pochi che ha riconosciuto che le giocate del 4o down fanno ormai parte dell’identità di questi Lions e che senza quelle giocate a un passo dal superbowl non ci arrivavano nemmeno.

  4. tutt’e due belle partite di football. guardando la prima ho avuto la sensazione che baltimore avesse troppa fretta nonostante i chiefs nel secondo tempo siano stati inesistenti. nell’ultimo quarto la difesa di KC ha accusato la stanchezza e si vedeva. trovo che in pass defense siano stati ottimi a coprire tutto e non lasciare spazio ai ricevitori. Come hai detto tu Mattia si vedeva che Lamar era il primo a mettere pressione e agitazione alla squadra, mentre invece avrebbe dovuto fare il contrario!
    tranquillità che aveva invece KC e si è visto. l’unico “agitato” era kelce ma mi sono fatto l’idea che era fatto apposta per far innervosire gli avversari (se è cosi’ chapeau)
    statistica interessante: nelle ultime 6 partite di playoff disputate Mahomes ha subito solo 5 sack.

  5. A differenza dei 49ers che hanno anche beneficiato dei crolli di Eagles e Cowboys i Chiefs hanno affrontato e battuto le teste di serie 1, 2 ( entrambe in trasferta) e 2bis.
    Che gli devi dire…

    • BTW il DE Charles Omenihu (KC) out per il SB. E i tanti tifosi piangina dei Niners hanno il coraggio di lamentarsi dalla Week #1. Senza parole.

      • Grazie per i piangina, mi pare che il passato, anche recente, non sia una ns invenzione. La ns piangineria è soprattutto scaramanzia, tra l’altro abbondantemente dichiarata. Inoltre ho chiaramente affermato, nel commento alle partite di domenica, che per una volta la dea bendata si è ricordata di noi (mancato intercetto e due infortunati, pare lievi, soltanto).
        Comunque vincerà KC don’t worry, anche di larga misura. Così potremo lamentarci a ragione, mentre voi festeggerete 👍🏼

  6. In quanto a rimpianti direi più per Detroit che aveva la partita in mano, per i ravens perdere di un possesso con i chiefs di Mahomes è qualcosa che ci può stare. E se la squadra è questa non vedo perché debba essere un occasione irripetibile. Guardare chi avevano di fronte per credere.

  7. Fuorigiri completamente i Ravens, che si sono dimenticati che affontavano una squadra con due anelli recenti e abituata all’ hype.E stupidamente troppo aggressivi i Lions con un braccino tipico da perennial losers che hanno causato due grassi drop fatali. Spiace ma i particolari fanno la differenza. Vanno le due squadre migliori del campionato al Superbowl.

  8. This is football, baby! O lo sport in generale…
    Ritengo anche io che i Ravens siano sstatila franchigia più forte di questa stagione, purtroppo le partite da dentro o fuori sono una cosa diversa. Anche i Lions sono incappati nella stessa questione. In gare così non si perde e non si vince fino alla fine. La gestione della gara deve essere diversa. Ammirare Goff e compagni fare a fette la ns difesa ad ogni down per due quarti era scioccante. Poi hanno peccato di presunzione. Ok l’aggressività di Campbell, ma in una gara secca ci deve anche essere strategia e razionalità, altrimenti vai nel pallone. Così è successo anche a Baltimore.
    Credo, comunque, che la prossima stagione consacrerà la crescita di Texans, Packers e Lions. Ho qualche dubbio, come Mattia, sui Ravens

  9. Che spreco soprattutto per Baltimore. Ma l’incontro con Kansas ha mostrato la differenza tra una squadra forte ed una squadra con mentalità vincente. Il rimpianto maggiore è vedere come ha giocato Jackson; sembrava un Dak qualunque.
    I Lions invece se la sono giocata come nel loro stile. Anche rischiando sui quarti down. Con qualche drop in meno e un pò più di malizia da parte dell HC potevano farcela.
    Ma potrebbe esser l’inizio di una bella storia

  10. Sono d’accordo un po’ su tutto, tranne su qualcosa nel finale. L’esperienza è utile, ma bisogna saperla mettere a frutto. Ci sono anche squadre, vedi per fare un esempio i Bills dei 4 SB persi, che facendo esperienza continuano a perdere anzi, perdono sempre peggio, evidentemente schiacciati da attese che si mescolano ai rimpianti.

    C’è gente come Sinner, per esempio, che non aveva certo grande esperienza di finali Slam. Ha iniziato maluccio, ma vedevi come cercava risposte nel suo staff, come cercava di provare diverse soluzioni, senza per questo andare fuori giri. Ed alla fine ha avuto ragione di un avversario ben più esperto seppur ancora giovane. Insomma, secondo me l’esperienza è una componente, ma non coincide esattamente con la mentalità vincente. L’esperienza ti può aiutare a non commettere più certi errori, ecco. Ma al contempo, se perdi le occasioni i rimpianti possono inacidire l’esperienza. Specie se le occasioni le perdi male, rimanendo con la domanda se facendo diversamente come era nel tuo potere, l’esito avrebbe potuto essere un altro.

    Ovviamente non è certo un augurio, ci mancherebbe. E’ un discorso generale.

    • Sinner ha infatti dimostrato l’enorme switch mentale (unito alla componente atletica) che ha avuto in questi anni, tanto che ora è uno dei migliori al mondo.
      Un atleta veramente quadrato che sta raccogliendo giustamente i frutti del duro lavoro.

      • Vuoi forse dire che Lamaro è un laZZarone? Eheheh…

        ScherZo: non si possono paragonare sport individuali e di squadra.

        By the way: l’altra sera Kyle Hamilton ha fatto sembrare Ed Reed una mammoletta (prestaZione terrificante in senso letterale). Dalla parte opposta Karlaftis pareva il Clay Matthews del SB Packer: furia greca.

        • Certo nick sono 2 sport non paragonabili.
          Certo lamar un po lazzarone è stato… ma avrà tempo per rifarsi … spero.
          Cmq per il SB daje frisco

  11. Bell’articolo mattia è evidente che i ravens siano stati i lo stessi avversari.
    Vedere i Chiefs (ed i Patriots in passato) vincere partite a volte nella maniera più semplice possibile ti fa capire come siano un gradino piu in alto rispetto a tutte le altre squadre.
    Spero che la fine di questo ciclo non ci riporti nell’anonimato della AFC.

  12. Gran bell’analisi. A questo punto però c’è da contestare a uno staff mostruoso come quello dei Lions attuali (abbiamo avuto Marinelli e Matty P … ) un errore a monte. Quarto quarto, SF va in vantaggio 27 – 24 col Field Goal. Detroit riparte dalle 25 e in due minuti scarsi copre 40 yards. 1 e 10 sulle 35, ossia sei a 10 yards dalla confort zone del tuo kicker (sotto le 43 per Badgley). Devi prendere 10 yards circa in 3 downs. Non apri con un trick play (che poi Jamo la potesse ricevere è altra questione) che ti brucia un down. Arrivi 1 e 10 sulle 24 e poi ti inventi una giocata creativa. Altrimenti ti complichi la vita gratuitamente. Com’è avvenuto. Comunque per molte cose la squadra più forte che abbia visto in 40 anni. Penei Sewell per la seconda partita consecutiva ha un PFF rating sopra i 90, e questo dice tutto

    • 6 anni di contratto, tanto di lavoro ce n’è! 💙💚 Una chicca, sostituendo il 72enne Pete Carroll con il 36enne Macdonald, i Seahawks passano dall’allenatore più anziano della NFL al più giovane. Macdonald ha 16 mesi meno di Jerod Mayo, ingaggiato dai New England Patriots all’inizio di questo mese per Bill Belichick.

      • Soddisfatto anche io, ora se si sostituisce anche Geno si è a metà dell’ opera

  13. Dopo le sconfitte degli ultimi anni ai playoff e la pausa lunga, mi sarei aspettato che i Ravens arrivassero a quest’appuntamento con un piano di gioco piú sofisticato, in grado di sorprendere avversari di questo livello.
    Invece hanno continuato a ripetere dall’inizio gli stessi schemi, mi sembra prima di tutto una sconfitta di Monken e Harbaugh.

    • Infatti è stato un pianto l attacco…
      Mi chiedo inoltre cosa abbiamo preso a fare Cook.. mah

  14. Importanza degli episodi. Se Mahomes provasse un lancio flottante cadendo in avanti e Kelce provasse a prenderlo in tuffo altre 100 volte, in 99 casi il duetto fallirebbe. Se Zay Flowers non avesse avuto in corpo tanta adrenalina da commettere l’idiozia della season con il taunting su Sneed dopo una connessione spettacolare da Lamar ( non sa lanciare???) probabilmente KC avrebbe avuto un quarto quarto difficilissimo. Idem per il tentativo di scavalcare allungandosi come Elastigirl per esporsi al pugnetto di Sneed ( tanta roba, niente da dire). I Lions hanno avuto un blackout, letteralmente. Certo che non optare per il field goal in quella situazione…incoscienza allo stato brado. Nell’azzardo il banco (SF) vince sempre. Non sono così tranquillo per il futuro dei Ravens, questa potrebbe essere la mazzata tipo Atlanta dopo il Superbowl del 2017.

  15. Mattia a me manchi e sono trascorsi solo una decina di giorni dal tuo ultimo Post ! Almeno una previsione analitica del tuo favorito al SB ??

  16. Un po’ beffardo questo MVP a Lamar Jackson dopo l’ennesimo stop ai playoff.
    Spero che al prossimo draft i Ravens prendano un buon RB ai primi giri.

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