1) Baltimore Ravens (13-4) (=) Prova del tutto ininfluente contro gli Steelers, insignificante per via del fatto di aver già matematicamente conquistato la vetta della AFC una settimana fa, nonché della giornata di riposo meritatamente regalata alle superstar del roster. I Ravens sono la squadra da battere nella loro Conference e su questo c’è assai poco di cui disquisire: il vero test arriverà a breve, una volta che Baltimore conoscerà la sua prima avversaria di questi playoff, territorio nel quale la franchigia ha ancora tutto da dimostrare. Come ribadito spesso tra queste righe, il vantaggio è rappresentato dal poter schierare Lamar Jackson in salute e di possedere un’ottima proporzione nella resa dei reparti, con il quarto miglior attacco per punti segnati in media (28,4), e soprattutto la miglior difesa (16,5), statistiche che lasciano ai Ravens il potere di decidere il loro destino nella possibilità di arrivare fino in fondo. Devono giocare come hanno sempre fatto, e a gennaio si sa, è un’altra storia.
2) San Francisco 49ers (12-5) (=) Riposo anche per i pilastri offensivi della miglior squadra NFC, uscita sconfitta di un punto dalla contesa con i Rams in una gara che non avrebbe spostato l’equilibrio di alcuna delle due squadre. La capacità reattiva è stata senza dubbio positiva dopo la lezione rimediata contro i Ravens, e San Francisco ha dimostrato di poter essere una macchina perfetta con una ragguardevole costanza, restando anche lontana da quegli infortuni che hanno senz’altro impedito di mettere altro oro in bacheca negli anni scorsi. Al di là della crisi di tre sconfitte consecutive, oramai lontana nel tempo, i Niners hanno dimostrato capacità di ripresa e fermezza nel credere in loro stessi, costruendo un dominio assoluto contro le rivali di Conference, come avvalorato dal 84-29 di parziale con cui hanno battuto Dallas e Philadelphia in combinata. Il titolo della NFC passa dal Levi’s Stadium.
3) Buffalo Bills (11-6) (+1) La metamorfosi dei Bills a stagione in corso ha letteralmente salvato la stagione del team di Orchard Park. C’è tanta, tantissima differenza tra la compagine ferma a quota 5-5 in chiaro pericolo di restare fuori dalla postseason, e quella capace di terminare il campionato con cinque obbligate vittorie consecutive, magari non tutte bellissime e senz’altro non esenti da errori, ma in grado di evidenziare comunque una capacità gestionale della partita da squadra di altissimo livello. I Bills non si danno mai per vinti, posseggono una difesa capace di pressare e contenere, in attacco sono propensi all’errore ma sono del tutto in grado di riprendersi, come accaduto anche domenica nella vittoria contro i Dolphins, che ha rocambolescamente regalato a Buffalo la corona della AFC East. In uno scenario del tutto inaspettato, Josh Allen e compagni giocheranno una partita di playoff in casa, contro gli Steelers, partendo da chiari favoriti, contando sul fatto che lo schema offensivo è tornato a dare al quarterback tutta la libertà di cui necessitava. E Allen, se lasciato libero di agire, può fare danni incalcolabili alle difese.
4) Dallas Cowboys (12-5) (+1) Giocano per due quarti archiviando molto facilmente la pratica Commanders, vincendo la Division grazie al definitivo tracollo dei concorrenti Eagles. L’ottima notizia è che Dallas giocherà in casa fino all’eventuale NFC Championship, fattore che se rapportato alle statistiche ottenute tra le mura amiche, dove i Cowboys sono una specie di entità invincibile, non può che alzare le quotazioni e le prospettive per una stagione che si spera non si concluda in maniera deludente come tante altre in passato. In Texas si segnano 37 punti di media con un plus di 172 punti tra segnati e subiti, cifre di assoluta rilevanza, che andranno confermate in un primo turno che vedrà opporsi una Green Bay molto cresciuta nel corso dell’anno, maturata, ma inesperta in postseason. Un incrocio poetico per coach McCarthy e il suo passato, con l’opportunità di far ritornare grande una squadra che non lo è da tanto.
5) Detroit Lions (12-5) (+1) Si conclude una regular season storica, che pareggia il miglior record della storia della squadra, con la dodicesima vittoria a ricordare tanto quel 1991, dove Barry Sanders portò i Lions alla finale di Conference prima di cadere in decenni di disgrazie sportive assortite. Tuttavia, Detroit esce dall’affermazione contro Minnesota con qualche sospetto difensivo, perché la tendenza emersa nelle ultime settimane, ovvero quella di concedere rimonte attraverso preoccupanti mancanze nelle coperture contro il gioco aereo, mette dinanzi allo specchio una squadra che, da quel punto di vista, potrebbe rivelarsi labile, e i Rams – clienti del primo turno – non sono esattamente gli ospiti più simpatici da intrattenere sotto questo punto di vista. La politica di Dan Campbell, deciso a schierare la squadra al completo, si è rivelata controproducente per Sam LaPorta, che è in forte dubbio per la sfida che vedrà il ritorno di Matthew Stafford a Detroit.
6) Cleveland Browns (11-6) (+1) Storia magnifica, la loro, certamente non intaccata da una sconfitta rimediata in un a gara del tutto inutile contro i Bengals, con Joe Flacco a riposo. Riflettendo su quanto ottenuto dai Browns c’è da stupirsi e non poco, perché normalmente in NFL non si vince cambiando cinque quarterback in un anno, e non si vince perdendo per infortunio i due maggiori talenti offensivi del roster, Deshaun Watson e Nick Chubb. In quanto avevano messo una croce sopra a Cleveland a inizio campionato? In quanti hanno sorriso dinanzi alla decisione di far alzare Flacco dal divano di casa? Eppure Joe ha letteralmente trasformato questo attacco facendo produrre Amari Cooper e David Njoku come nemmeno Watson era riuscito a fare, e la difesa di Jim Schwartz, con quel mostro di Myles Garrett, è nettamente di caratura degna dei playoff. La sfida di Wild Card contro Houston sarà tra le più godibili del fine settimana.
7) Kansas City Chiefs (11-6) (+1) Nessun patema d’animo nonostante la decisione di lasciare a sedere Mahomes e Kelce, il terzo posto della AFC era già al sicuro e contro i Chargers non c’erano problemi nel rischiare di perdere una partita non decisiva. I Chiefs l’hanno vinta ugualmente, e si preparano ora ad affrontare una posizione per loro poco usuale partendo dalla Wild Card, nella quale giocheranno in casa contro una Miami in discesa libera e distrutta dagli infortuni difensivi, con la possibilità di cogliere i vecchi ritmi del mese di gennaio. A patto, chiaro, che vi sia un miglior rapporto tra produzione offensiva e punti segnati, con una decisa limata ai tanti turnover commessi di recente, con un deciso passo avanti da eseguirsi soprattutto a carico del reparto ricevitori.
8) Miami Dolphins (11-6) (-5) Hanno chiuso male una regular season dove hanno divertito tutti, e non poco, ma dov’è mancata l’effettiva sostanza. L’accumulo di sconfitte nel finale di campionato è stato determinante nel perdere anzitutto il primato della AFC, e quindi la possibilità di giocare almeno una gara in casa, con la conseguenza di una difficilissima trasferta a Kansas City, dove le temperature si preannunciano proibitive. Molti fattori giocano contro Miami, su tutti la semi-cronica incapacità di battere squadre da playoff (1-5 in stagione), ma molta attenzione dev’essere spostata su una difesa che ha letteralmente perso i suoi pezzi migliori nelle ultime settimane, provocando gravi lacune nella pass rush. Senza Bradley Chubb e Andrew Van Ginkel la questione Mahomes si fa molto complessa, e fermare i Chiefs, in casa loro, con tutta l’esperienza che posseggono in postseason, suona più come un miracolo che altro.
9) Houston Texans (10-7) (+2) I Texans hanno assistito alla domenica NFL dalla comodità delle loro abitazioni, perché sabato avevano già puntellato i dettagli dell’impresa dell’anno, quella di riuscire a vincere la Division dopo anni di letterali sciagure sportive. In trasferta, in una partita sostanzialmente già a eliminazione diretta, contro una concorrente a cui dovevano strappare il posto, i ragazzi di coach Ryans si sono presentati con un touchdown di 75 yard alla prima azione, con Stroud a trovare uno strepitoso Nico Collins (195 yard in giornata) per la segnatura che ha messo le cose in chiaro fin da principio. Houston l’ha sudata, i Colts hanno tentato di rimontare in ogni modo e ci sono andati vicino, ma può vantare un quarterback con istinti fuori dall’ordinario, che per tutta la serata ha punito la confusione difensiva a suon di punti e passaggi completati (20/26) senza sentire il peso della partita addosso. Così, C.J. Stroud esordirà nei playoff nell’anno da rookie. Letteralmente incredibile.
10) Los Angeles Rams (10-7) (=) I Rams entrano nei playoff nel miglior momento di forma possibile, a seguito di una stucchevole svolta stagionale. Massimo credito a Sean McVay, al management, al coaching staff, a giocatori che pur non essendo stati scelti al primo round hanno reso ben oltre le aspettative, con Kyren Williams essenziale nella sua dinamicità offensiva e Puka Nacua arrivato dal nulla, ma essenziale nel sostituire Cooper Kupp a inizio campionato, diventando addirittura il miglior ricevitore di squadra grazie alle 1.486 yard che rompono il record di Lega per un rookie, precedentemente detenuto da Bill Groman, e 105 ricezioni che superano il Jaylen Waddle del 2021. Tanti meriti anche a una difesa con pochi nomi altisonanti ma tantissima solidità, dove non solo gli Aaron Donald hanno inciso, creando i presupposti per una rimonta partita da un bilancio di 3-6. Il prossimo stop è a Detroit per la Wild Card, un incrocio caro e importante per Matthew Stafford.
11) Philadelphia Eagles (11-6) (-2) Stiamo parlando di un’altra era geologica rispetto al tempo in cui gli Eagles erano a 10-1 e avevano già ipotecato la loro presenza al Super Bowl? Evidentemente sì, perché sembrano due campionati diversi. La squadra di Nick Sirianni è stata tra le peggiori sorprese dell’ultimo mese e mezzo, concluso a quota 1-5 in una disastrosa caduta che non trova fine, riuscendo persino a perdere lo scettro divisionale grazie alla sconfitta rimediata contro i Giants, ennesimo episodio che per le potenzialità in dote a Philadelphia, ha dell’inspiegabile. Gli Eagles giocheranno a Tampa la prima di playoff, con un dito malconcio per Hurts e un ginocchio ballerino per A.J. Brown, non esattamente le migliori notizie che si potessero ricevere.
12) Green Bay Packers (9-8) (+4) Altra storia magnifica, e sottovalutata, per come Matt LaFleur ha saputo completare una cavalcata insperata con una squadra attrezzata di un attacco giovanissimo, inesperto, infortunato, e una difesa a dir poco lacunosa. Jordan Love è stato uno dei migliori quarterback della seconda parte di campionato, dal momento della sconfitta contro gli Steelers in poi il quarterback ha infatti collezionato 18 passaggi da touchdown contro un solo intercetto. L’impatto dei nuovi ricevitori è stato tellurico, hanno raccolto 27 dei 32 passaggi vincenti di Love, 31 dei quali sono stati trasformati in punti da giocatori al primo o al secondo anno di esperienza. Love chiude con statistiche migliori rispetto al Rodgers dell’anno scorso, un bilancio migliore, e il biglietto per i playoff. Magari terminerà già a Dallas, ma sarà stata un’annata dove i Packers hanno ricostruito mentre accumulavano vittorie, un affare colossale.
13) Pittsburgh Steelers (10-7) (+1) Vincono una gara inutile per i Ravens ma essenziale per giungere a dei playoff insperati, grazie all’ennesimo passo falso dei Jaguars, coronando un finale di stagione inatteso, con un improbabile protagonista come Mason Rudolph. La riserva ha prodotto giocate eccellenti, mosso l’attacco, fornito una dimensione in più che ha giovato anche al ritrovato gioco di corse, nel quale Najee Harris ha finalmente trovato un pò di respiro grazie anche alla maggior fisicità della linea. Partono da sfavoriti contro Buffalo, ma intanto sono arrivati ai playoff con mezzi assolutamente limitati, fornendo ennesimo credito a quel dannato genio della motivazione che Mike Tomlin è sempre stato.
14) Tampa Bay Buccaneers (9-8) (+1) Vincono la terribile NFC South dopo il tentativo di auto-sabotaggio della settimana scorsa, e faticano da morire contro Carolina, riuscendo a siglare solamente tre field goal. La difesa non concede punti ma non era certo un’impresa planetaria limitare i Panthers di quest’anno, di conseguenza Tampa entra nei playoff con troppi sospetti addosso, i quali potranno essere fugati contro una Philadelphia in striscia più che negativa, tentando di piazzare una delle sorprese dell’anno. Nulla toglie onore a una stagione davvero ammirevole per Baker Mayfield, che in questa Lega ha dimostrato di poterci giocare sul serio, anche dopo tutte le traversie e le bocciature degli anni scorsi: merito soprattutto suo se i Bucs si sono laureati per la terza volta consecutiva campioni divisionali, impresa tutt’altro che scontata.
15) Indianapolis Colts (9-8) (-2) Arrivano corti nello scontro decisivo per i playoff, evidenziando la solita confusione in difesa – in particolare nelle secondarie – perdendo il treno nel peggior momento possibile, nonostante l’ottimo lavoro svolto da Shane Steichen nel raggiungere la quota di nove vittorie in condizioni di precarietà offensiva. Il campionato può dirsi soddisfacente se non altro perché la franchigia è tornata a essere competitiva, resta la delusione per l’esclusione dell’ultimo minuto, quando bastava vincere per qualificarsi alla postseason, una scena già vista due anni fa, seppure in una situazione tecnica completamente diversa. Pesa tantissimo il drop di Tyler Goodson, scelto come bersaglio per il gioco che avrebbe deciso la gara, nonostante il medesimo avesse ricevuto solamente sei passaggi in stagione.
16) New Orleans Saints (9-8) (+2) Chiudono con un record vincente ma non giungono all’obiettivo pre-stagionale, i playoff, considerato il traguardo minimo in relazione alla portata dell’investimento effettuato su Derek Carr. Segnano a valanga contro i Falcons – compresa la vera porcheria di fine partita in victory formation – e viene da chiedersi dove fossero tutti questi punti nel corso dell’anno, nel senso che se i Saints avessero meglio capitalizzato una produzione offensiva nemmeno vicina alle potenzialità su carta, avrebbero certamente intascato quella vittoria o due in più in grado di prolungare il loro percorso a gennaio. Servono rimedi in entrambi i settori, e il Draft sarà determinante per riuscire nell’intento.
17) Jacksonville Jaguars (9-8) (-3) Perfezionano un disastro memorabile, concludendo l’anno a quota 1-5 dopo che avevano sostanzialmente blindato la AFC South a doppia mandata. Mancano di mostrare l’atteggiamento giusto andando immediatamente sotto per 21-10 contro i più deboli – ma più determinati – Titans, tentano la rimonta senza riuscire a segnare negli ultimi quattro drive consecutivi, con Trevor Lawrence a mancare di parecchio il bersaglio in un quarto down essenziale. I maggiori quesiti partono dai progressi registrati dal quarterback, autore di 14 intercetti stagionali, numero cresciuto esponenzialmente nella seconda parte dell’anno, per quanto sia stato lodevole nello stoicismo, giocando in condizioni fisiche non accettabili da tutti.
18) Seattle Seahawks (9-8) (-1) Vittoria di consolazione contro i Cardinals, che non toglie il sapore di amaro in bocca per una franchigia che aveva in mente i playoff, e avrebbe avuto le potenzialità per giocarli. Si riparte da una difesa da rifondare nella parte mediana della trincea, date le quasi 139 yard a partita concesse su corsa, penultimo dato NFL, una delusione se considerato l’apporto di nuovo talento inserito in offseason e l’adattamento a nuovi concetti difensivi, con diversa discipline da applicare ai gap e un crescente numero di uomini da dedicare alla chiusura dei varchi, fattore che ha lasciato scoperte le secondarie in troppe occasioni. L’attacco ha dimostrato di poter essere a tratti esplosivo ma dovrà migliorare l’esecuzione nei giochi di corsa, meno produttivi del previsto, con ulteriori migliorie da apportare al fronte a cinque. Seattle chiude con il minor numero di azioni offensive di Lega, frutto del fatto che gli avversari hanno corso a piacimento in mezzo alla difesa, tenendo spesso Geno Smith fuori dal campo.
19) Cincinnati Bengals (9-8) (=) Vittoria per il morale, che regala un bilancio positivo a una franchigia che ha sfiorato i playoff senza Joe Burrow, a testimonianza della capacità di coach Zac Taylor di non far perdere rotta e motivazioni a tutto il roster. Resta l’incognita del recupero dall’ennesimo infortunio di Cool Joe, ma guai a sottovalutarlo, e soprattutto l’imminente free agency di Tee Higgins, elemento essenziale per un attacco potenzialmente esplosivo. Andrà migliorata pure la linea offensiva, che resta un tallone d’Achille importante, ma il cappello va comunque abbassato per una squadra di carattere, che non si è mai data per spacciata.
20) Las Vegas Raiders (8-9) (+2) I Raiders hanno vissuto una chiara trasformazione nel positivo passaggio da Josh McDaniels ad Antonio Pierce, rendendo di conseguenza. Ancora tutti i pezzi non sono al loro posto, se non altro si è vista in campo una difesa a tratti dominante, con una pass rush importante, capace di sovrastare con fisicità e capacità atletiche gli avversari. C’è molto, invece, da ricostruire in attacco nonostante l’affermazione conclusiva contro i Broncos, dal momento che serve un quarterback di talento (O’Connell serviva per traghettare il reparto in fondo al campionato e riconoscere l’errore-Garoppolo) e qualche nuova arma offensiva, dal momento che Davante Adams potrebbe essere ceduto via trade.
21) Denver Broncos (8-9) (-1) Campionato bizzarro quello di Denver, che perde in chiusura contro i Raiders in un’atmosfera complessa e surreale. Dapprima appiedati dalla fallimentare partenza di campionato, quindi entusiasmanti nel recupero di posizioni su posizioni fino a toccare i playoff da vicino, infine protagonisti della dubbiosa gestione del contratto di Russell Wilson, i Broncos hanno una offseason importante davanti, per cercare di interrompere il digiuno di postseason che da troppo perdura. Determinante sarà la comprensione dei piani di espansione di Sean Payton, il quale ha già chiarito che non è Wilson il quarterback facente parte del suo progetto, e capire il destino del general manager George Paton, attraverso il quale si è concretizzata una trade fallimentare che ha privato Denver di preziose risorse.
22) Minnesota Vikings (7-10) (-1) Perdono contro Detroit con onore, tentando di rimontare dinanzi alle fantastiche evoluzioni di Justin Jefferson, autore di una stagione da 1.000 yard con sole otto presenze in campo, numeri degni di una superstar assoluta. Il campionato era iniziato con aspettative chiaramente diverse, ma i Vikings hanno navigato acque tormentate nel miglior modo possibile, privi di un quarterback competente, ma classificandosi come quarti in NFL per numero di giocate esplosive. Tutto passa dalla decisione o meno di rinnovare Kirk Cousins, che in questo attacco fa tutta la differenza del mondo ma viene da un brutto infortunio, e di capire il destino di Brian Flores, nuovamente candidato alla posizione di head coach dopo aver fatto rendere positivamente una difesa che ha perso tanti pezzi, ma la cui schematica ha esaltato parecchi dei nuovi – e sconosciuti – protagonisti.
23) Chicago Bears (7-10) (=) Considerazioni sparse per i Bears, sopraffatti dalla superiorità dei Packers nell’ultima di campionato, ora attesi a scelte determinanti per il futuro. Il primo quesito riguarda il futuro di Justin Fields, quarterback elettrizzante ma che non ha, al contempo, mostrato particolari progressi nell’interpretazione del gioco aereo, pertanto si dovrà decidere se dargli ancora una chance, scambiarlo per qualche scelta bassa, oppure selezionare il quarterback del futuro con la prima assoluta (o scendere e accumulare altre cartucce per il Draft). Scenario interessante, e prospettive di squadra in rialzo, grazie a una difesa affidabilmente cresciuta nel corso della stagione.
24) Tennessee Titans (6-11) (+1) Chiudono facendo lo sgambetto ai Jaguars, mal sopportati rivali divisionali, ma poi lo sgambetto lo riceve Mike Vrabel, licenziato nonostante stagioni consecutive ai playoff e una finale di Conference giocata. Parte dunque un nuovo ciclo dei Titans, con decisioni esecutive da prendersi su Derrick Henry, con tutta probabilità giunto alla fine di questi fantastici otto anni nel Tennessee, e lo sviluppo di Will Levis, in attesa di capire se il futuro riparta da lui.
25) New York Jets (7-10) (+1) Chiusa un’annata del tutto deludente, al di là del grave infortunio a Rodgers, di sicuro ci si divertirà maggiormente a seguire le loro vicende di offseason che non a guardarli effettivamente giocare quest’anno, nel tentativo di apportare quelle modifiche essenziali per migliorare le aspettative. Aaron tornerà quello di prima? Arriverà Davante Adams? I Jets faranno all-in per provare ad arrivare al titolo? Buon divertimento.
26) Atlanta Falcons (7-10) (-2) Si conclude nel peggiore dei modi un’annata deludente, che chiude l’esperienza triennale di coach Arthur Smith con il terzo bilancio consecutivo fermo a sette vittorie. La pazienza di Arthur Blank, il proprietario, aveva evidentemente un limite, e l’allenatore paga con il licenziamento una sconfitta indegna contro i Saints, l’ennesima assenza dalla postseason, e l’incapacità di fornire al roster un quarterback degno di avviare le numerose e potenti armi offensive dei Falcons, peraltro anche discreti in difesa. Il compito andrà a qualcun altro, ma è chiaro che la chiave di svolta parta anzitutto da una regia molto più competente di quella fornita da Ridder e Heinecke, i quali non sono quarterback titolari in una Lega così votata all’attacco.
27) New York Giants (6-11) (=) Vincono contro gli Eagles mostrando voglia di lottare anche senza giocare per qualcosa, un segno importante per la permanenza di Brian Daboll, sul quale la proprietà sembra non aver perso fiducia. Finale caratterizzato dalle polemiche proprio tra Daboll e Wink Martindale, coordinatore difensivo che lascerà la posizione, prospettando un corposo cambio del coaching staff di settore. Tyrod Taylor ha fatto funzionare l’attacco al di sopra delle aspettative, urgono decisioni sul futuro di Daniel Jones e di Saquon Barkley, e la difesa necessita di maggior talento in trincea.
28) Los Angeles Chargers (5-12) (=) Si dà finalmente il via alla lunga pausa primaverile-estiva, nella quale parte a razzo la ricerca del nuovo allenatore e del nuovo general manager. Sarà un periodo impegnatissimo e delicato per il brutto anatroccolo di Los Angeles, impegnato a svecchiare il roster, a ridiscutere o liberarsi di contratti pesanti, effettuare interventi più o meno ovunque ed evitare soprattutto di sprecare il grande talento di Justin Herbert. Probabile arrivi un coach di maggior propensione offensiva, al contrario di ciò che è stato Brandon Staley, a meno che non si tenti il colpaccio con Bill Belichick.
29) Arizona Cardinals (4-13) (+1) Chiudono sconfitti di un punto contro Seattle, portando a termine un campionato meno disastroso del previsto. La difesa è da rifare, chiaro, ma se non altro l’attacco ha tenuto in partita i Cardinals più del dovuto – vincendone anche qualcuna – grazie al recupero di Kyler Murray e alle prodezze di James Conner, ai quali, potendo contare su ben tre selezioni nelle prime trentacinque del prossimo Draft, potranno sommare ulteriore talento. Hanno l’occasione di riempire il roster di giovani che fanno la differenza, e far ripartire un nuovo corso.
30) New England Patriots (4-13) (-2) Simbolica sconfitta nella neve di Foxboro, l’ambientazione tipica e vincente, rappresentativa di tutta l’era condotta da Bill Belichick, probabilmente chiusa definitivamente dalla gara di domenica nell’ennesima dimostrazione di inettitudine offensiva. Il post-Brady ha rivelato tutte le lacune di un roster costruito male, con scelte al Draft quasi mai efficienti, segno che il potere dato a Belichick in qualità di ultimo fattore decisionale per la valutazione dei giocatori è stato probabilmente eccessivo. Ambedue le parti necessitano di aria fresca, New England ha bisogno di nuovi uomini e nuove idee, e Belichick di cercare altrove il record di vittorie ogni epoca per un head coach.
31) Washington Commanders (4-13) (=) Salutato Ron Rivera, il cui licenziamento era solamente implicito e in attesa di compimento definitivo con la chiusura delle ostilità, è ora di pensare al futuro e alle prime decisioni vere della nuova proprietà. I Commanders avranno di che sbizzarrirsi nella decisione riguardante la pick numero due assoluta, con necessità impellenti per la linea offensiva e un numero di prospetti di ottimo talento nel ruolo di quarterback.
32) Carolina Panthers (2-15) (=) E’ finita, grazie al cielo. Annata durissima per tutti, in primis per Bryce Young, che ha comunque giocato tutte le partite da titolare nonostante i dubbi sulla sua struttura fisica, completando un anno determinante per il processo di apprendimento delle dinamiche NFL. Le cose possono solamente migliorare, ma serve una forte iniezione di talento offensivo in tutte le posizioni, quarterback escluso. Preoccupa un proprietario impaziente, brusco e poco lungimirante, e si sa che la bontà di una franchigia parte sempre dall’alto. Staremo a vedere.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Ranking ormai consolidato con un SB che pare annunciato a meno di invasioni aliene.
Azz Carrol licenziato…
…da Head Coach
Notiziona!!! Sarà una offseason interessante anche per il walzer dei HC
Mah io lo ricordero per sempre come quello che ha tenuto beastmode in panchina e dato un , insperato, superbowl ai patriots.
Per i seahawks per me metcalf deve andare in altra squadra se vuole vincere qualcosa… alla stregua di deviante adams
Miami fuori sicuro. Tanto showtime sterile baccano per nulla….
Belichick via dai Patriots come previsto. Ora scatta il totosquadra
Gli eagles arrivano male ai playoff, ma se fanno gli eagles non saranno i bucs a fermarli almeno in questo primo turno
Solo per segnalare un minimo refuso. Al 5. È Matt Stafford che torna a Detroit, Goff ormai c’è da 3 anni…
Grazie mille!
Dave , parlando dei Lions ti riferivi al ritorno a Stafford a Detroit (e non did Goff che e’ Gia’ li)!
Corretto, grazie mille!