Buon Natale a tutti e a tutte: ora che ci siamo tolti dai piedi le formalità possiamo partire con il riassunto di quello che è stato uno dei weekend di football più lunghi di cui io abbia memoria – e che, giustamente, deve ancora finire.

Immagino che il roboante successo degli Steelers sui Bengals possa essere archiviato come un vero e proprio miracolo di Natale dato che, per la prima volta dopo 56 partite, Pittsburgh è riuscita a concludere un incontro segnando più di 30 punti: 34 a 11 il punteggio finale di una contesa mai veramente contesa.
Che quella di sabato fosse una serata diversa dal solito lo si era capito pressoché subito, poiché il secondo snap offensivo dei padroni di casa si è concluso con un esaltante touchdown da 86 yard di George Pickens che, dopo aver ricevuto un veloce slant, ha messo l’intera difesa dei Bengals nello specchietto retrovisore terminando la propria corsa in end zone.

Dopo trenta minuti i giochi erano già chiusi, Pittsburgh s’è diretta negli spogliatoi sopra 24 a 0 grazie al dominio congiunto di tutti e tre i reparti. Mentre l’attacco concludeva sistematicamente i drive in end zone, la difesa induceva il povero Browning all’errore, tant’è che il finora sensazionale quarterback ha concluso lanciando tre intercetti.
Nel momento in cui Cincinnati sembrava essere tornata in partita grazie al pickensiano touchdown da 80 yard di Tee Higgins, Pickens ha tirato fuori dal cilindro la seconda magia di giornata replicando quanto fatto un paio d’ore prima con un altrettanto impressionante touchdown da 66 yard.
Vittoria fondamentale per Pittsburgh che non solo dà nuova linfa vitale alle speranze playoff, ma ha pure dimostrato a sé stessa di saper essere esplosiva come le squadre contro cui vorrebbe competere a gennaio.

Ha sorpreso – e non poco – pure la soffertissima vittoria dei Bills sui Chargers: una settimana dopo averne imbarcati 63 dai Raiders ed essersi liberati di Brandon Staley, Los Angeles ha saputo spingere al limite la squadra più calda della lega. Per scolpire su pietra il 24 a 22 che li avvicina ulteriormente ai playoff, i Bills sono stati costretti a sudare le proverbiali sette camicie: atipicamente sciatti, i ragazzi di McDermott hanno commesso tre sanguinosi turnover che hanno fruttato a Los Angeles 13 dei 22 punti totali. Purtroppo per loro, però, calciare cinque piazzati raramente condurrà alla vittoria contro una squadra del genere.
Sotto di una lunghezza dopo l’ennesimo calcio di Dicker – arrivato in seguito a un orribile fumble di un James Cook irriconoscibile -, Allen si è caricato l’intera squadra sulle spalle mettendo insieme un pregevole drive da 13 giocate che ha messo Bass nella posizione di calciare il field goal della vittoria da 29 yard a una trentina scarsa di secondi dal fischio finale.

Almeno questa volta, la partita della settimana non ha deluso: grazie a un piazzato di Sanders a tempo scaduto Miami si è regalata la matematica qualificazione ai playoff battendo 22 a 20 i Dallas Cowboys.
Dopo essersi portata avanti grazie al solito touchdown di CeeDee Lamb, Dallas è scomparsa progressivamente dal campo permettendo a Miami non solo di riprenderla, ma pure di costruirsi un buon vantaggio grazie a un touchdown di Mostert e tre piazzati di Jason Sanders. Entrambe le squadre probabilmente staranno ancora rimpiangendo un paio di viaggi in red zone sprecati, in quanto il primo drive della partita di Dallas è terminato con un orribile fumble di Prescott che, sulla goal line, ha pasticciato l’handoff al fullback Luepke, mentre Miami si è vista chiudere la porta in faccia sempre sulla goal line da un turnover on downs.
Da segnalare anche un atipico drop di Hill che se avesse ricevuto quel pallone quasi sicuramente avrebbe messo a segno un touchdown da più di 90 yard.

Sotto 16 a 7 e con l’attacco apparentemente in panne, Dallas è stata trascinata fuori dal baratro da Prescott che completando un passaggio da 45 yard a Tolbert li ha catapultati sulle porte della red zone dove, però, Miami ha abbassato la saracinesca costringendoli ad accontentarsi dei tre punti a cui, tra l’altro, hanno risposto immediatamente grazie al quarto piazzato di Sanders: 19 a 10 per Miami.
Un altro piazzato di Aubrey li ha riportati sotto solamente di un possesso, ma senza uno stop difensivo quel piazzato si sarebbe svuotato di ogni significato. Dal nulla ecco la difesa sfornare il primo three n’ out della giornata. Sotto solamente di sei, Prescott si è caricato la squadra sulle spalle assemblando un fantastico drive da 17 giocate concluso dal touchdown del sorpasso di Brandin Cooks.

20 a 19 per i Cowboys, tre minuti e mezzo da giocare e possesso ai Dolphins: non la posizione più felice in cui trovarsi, ma sono anche questi i momenti che ti aiutano a capire di che pasta sia fatto il tuo quarterback.
Aiutato da un sanguinoso face mask, Tua ha cominciato a muovere le catene senza particolari difficoltà portandoli immediatamente in zona field goal, dove un paio di conversioni su terzo down hanno permesso all’orologio di continuare a correre per poi essere fermato a un paio di secondi dal triplice zero: da 29 yard Jason Sanders non ha avuto alcuna difficoltà a realizzare il quinto, decisivo, piazzato della sua giornata, quello della vittoria.

Per la prima volta dal 1993 – anno in cui chi vi scrive non era ancora nei pensieri dei suoi genitori – Detroit può identificarsi come vincitrice di division: non è stato affatto semplice, ma il 30 a 24 con cui sono sopravvissuti ai rattoppati Minnesota Vikings – hanno perso sia Hockenson che Addison per infortunio – è valso loro il titolo a cui molti di noi li hanno ripetutamente accostati durante l’estate. Non è mai facile rispettare i pronostici quando ci si presenta ai nastri di partenza come assoluti favoriti.

Pur tenendo in mano il pallino del gioco per quasi tutta la partita – più di 38 minuti di possesso -, Detroit non è riuscita a sfruttare a dovere i continui turnover di Mullens che ha concluso la propria giornata lanciando ben quattro intercetti.
Un paio di touchdown messi a segno consecutivamente da St. Brown e Gibbs hanno regalato a Goff e compagni nove punti di vantaggio che, però, non sono valsi loro la tranquillità dato che un piazzato e uno stop difensivo hanno fornito a Mullens la mai banale opportunità di vincerla con un game winning drive: per un attimo siamo stati spinti a credere che Minnesota potesse farcela dato che Justin Jefferson ha completato una delle ricezioni più folli – per 28 yard di guadagno – che possiate immaginare su 3&27.
Sulle 30 di Detroit e un minuto ancora a disposizione, per l’ennesima volta, a Mullens si è chiusa la vena: il quarterback dei Vikings ha infatti chiuso i conti lanciando un evitabile intercetto in profondità, quello che è valso a Detroit la vittoria e il titolo divisionale.

Perché con i Seahawks di mezzo nulla può mai essere facile? O, perlomeno, tranquillo?
Per la seconda settimana di fila Seattle si è portata a casa una fondamentale vittoria in extremis grazie a uno stupendo game winning drive – questa volta firmato da Geno Smith: con più patemi d’animo del previsto i Seahawks sono sopravvissuti all’orgoglio dei Titans scampandola 20 a 17.

Per tre quarti l’attacco di Seattle è riuscito a combinare ben poco mettendo a referto la miseria di sei punti, fortuna vuole che dall’altra parte ci fosse una squadra che è riuscita a realizzarne solamente dieci.
Dopo aver finalmente sfondato il muro immaginario della end zone grazie a un touchdown di Metcalf, una meta di Derrick Henry li ha costretti a emulare quanto fatto lunedì notte contro Philadelphia: con freddezza Smith ha fatto quello che doveva fare percorrendo metodicamente il campo fino a portarsi a un paio di yard dalla end zone. Dopo un paio di corse infruttuose di Charbonnet Smith si è messo sulle spalle il mantello da supereroe connettendo con il tight end di riserva Parkinson per il touchdown del 20 a 17 finale.
Il drive della disperazione di Tennessee si è concluso in modo piuttosto rocambolesco con una serie di giocate sciatte che hanno aiutato l’orologio a completare la propria disperata corsa verso gli zeri.

Che dire di questi Cleveland Browns? Il punteggio finale non restituisce minimamente il dominio perpetrato sui poveri Houston Texans ancora privi di C.J. Stroud: un paio di touchdown in garbage time hanno reso più palatabile il 36 a 22 con cui Cleveland si è avvicinata ulteriormente ai playoff.
L’indiscusso hombre del partido è stato Amari Cooper che con 11 ricezioni per 265 yard e un paio di touchdown ha messo insieme non solo la miglior prestazione della sua carriera, ma pure la migliore di tutti i tempi per un ricevitore con la maglia Marrone.
Quella di ieri è stata la quintessenziale partita di Joe Flacco, un’alternanza nevrotica fra big play e forzatissimi errori che, fortunatamente, non hanno avuto modo di presentare il conto al termine della contesa visto che le suddette big play avevano permesso a Cleveland di crearsi un vantaggio sufficientemente largo da sopravvivere ai capricci di un quarterback che si sta rendendo protagonista di una delle cavalcate più improbabili di cui io abbia memoria.

Ritengo appropriato l’utilizzo dell’aggettivo “nevrotico” pure per raccontarvi del 30 a 28 con cui i New York Jets hanno (ri)vinto una partita già vinta contro i Washington Commanders: tendenzialmente, trovarsi sopra 27 a 7 contro la squadra di Rivera basta e avanza per garantirsi una vittoria tranquilla, ma dopo che l’impalpabile Howell è stato fatto accomodare in panchina Washington ha risalito progressivamente la china grazie alla razionalità di Jacoby Brissett.
Il veteranissimo quarterback dei Commanders ha messo insieme tre scoring drive consecutivi – tutti conclusi con un touchdown – che hanno regalato un improbabile vantaggio a Washington che, però, lo ha potuto assaporare solamente per un paio di minuti visto che un impressionante piazzato da 54 yard di Zuerlein ha tolto le castagne dal fuoco regalando a New York l’ultimo, decisivo vantaggio.
Prestazione mostruosa di Breece Hall che ha accumulato 191 yard dallo scrimmage – 95 di corsa e 96 su ricezione – e un paio di touchdown.

Ha seguito un copione simile pure la sorprendentemente sofferta vittoria dei Green Bay Packers sui Carolina Panthers: dopo essersi portata sul 30 a 16 a una decina di minuti dal termine e aver dilapidato il rassicurante vantaggio in un paio di minuti, Green Bay è stata salvata da un field goal a tempo pressoché scaduto che ha fissato il punteggio sul 33 a 30 finale.
Green Bay non ha affatto sfigurato in attacco giocando in modo bilanciato ed efficace grazie al miglior Aaron Jones dell’anno: molto semplicemente Love e compagni sono stati traditi – per l’ennesima volta – da un reparto difensivo che ha permesso a Young di mettere insieme la propria miglior prestazione fra i professionisti – 312 yard e un paio di touchdown senza commettere alcun turnover.
Questa volta è andata bene, ma prenderne 30 da un reparto offensivo perennemente inadeguato come quello dei Carolina Panthers deve spingere il front office a prendere delle decisioni che, per quanto dolorose, appaiono essere sacrosante: non si può rendere settimanalmente il quarterback avversario il giocatore offensivo della settimana.

Vittoria tutto sommato tranquilla quella dei Falcons sui Colts: dopo una settimana di fuoco Atlanta si è regalata un sereno Natale giustiziando 29 a 10 degli atipicamente insipidi Colts – che hanno sofferto palesemente l’assenza di Michael Pittman.
Senza strafare, Heinicke ha giocato una partita intelligente e accorta nella quale si è “limitato” a prendersi cura del pallone coadiuvato da un gioco di corse nuovamente efficace che con 177 yard continuava a regalare a Koo ghiotte occasioni per incrementare il vantaggio: il cecchino di Atlanta ha convertito tutti e cinque i piazzati tentati. Sebbene solitamente una notizia del genere non sia da celebrare, contro i Colts di ieri accontentarsi dei tre punti è bastato a garantirsi una vittoria tanto meritata quanto tranquilla.

Continua la favola dei Tampa Bay Buccaneers di Baker Mayfield che confermano il primo posto in NFC South con un perentorio 30 a 12 su dei Jaguars sempre più in crisi.
Risulta difficile appellarsi con il sostantivo “contesa” a quanto andato in scena a Tampa Bay: i Buccaneers hanno dominato su tutte e tre le fasi del gioco per sessanta minuti, volando su un 30 a 0 che ha permesso loro di togliere il piede dall’acceleratore per l’ultimo quarto e mezzo.
Mentre Lawrence e il reparto offensivo dei Jaguars continuavano ad accumulare turnover – ben quattro – Mayfield e compagni confezionavano scoring drive: se togliamo dall’equazione l’inginocchiamento che ha preceduto la pausa lunga, i Bucs hanno inanellato sei scoring drive consecutivi, tre touchdown e tre piazzati.
Sugli scudi pure ieri Mayfield che con 283 yard e due touchdown si è guadagnato qualche altro milioncino con il contratto che quasi sicuramente firmerà durante l’offseason.

Vittoria a suo modo tranquilla pure quella dei Bears sui Cardinals, 27 a 16 il punteggio finale.
Justin Fields sta vivendo questo finale di stagione come una vera e propria audizione per confermare il proprio posto all’interno del progetto tecnico di Chicago che, con la primissima scelta al draft sempre più vicina, potrebbe verosimilmente selezionare un quarterback al prossimo draft: in meno di venti minuti Chicago è volata sul 21 a 0, vantaggio più che rassicurante contro questi Arizona Cardinals.
Chicago ha dominato la linea di scrimmage accumulando 250 rushing yard che le hanno permesso di amministrare agevolmente il vantaggio.

Sconfitta catastrofica quella incassata dai Denver Broncos nel Sunday Night Football: una pletora di errori ha permesso a New England di portarsi a casa un insperato 26 a 23 che inguaia enormemente Denver, ora ai margini della lotta playoff.
Dentro la loro sconfitta troviamo di tutto, turnover on downs a pochi passi dalla end zone, piazzati sbagliati, un orribile fumble su kickoff che ha regalato un comodo touchdown a New England, insomma, tutto quello non può permettersi di fare a questo punto della stagione una squadra che vuole giocare del football importante a gennaio.
A regalare la vittoria a New England ci ha pensato un improbabile piazzato da 56 yard del rookie Ryland. Buona prestazione pure questa notte quella di Zappe che, pur senza strafare, si è dimostrato infinitamente più affidabile dello sciagurato Jones.

9 thoughts on “Il riassunto del sedicesimo weekend del 2023 NFL

  1. A differenza della ridicola NBA – un patetico circo fino alla fine di aprile – colla NFL annoiarsi non solo è vietato, ma risulta praticamente impossibile. Occhio ai Browns perché in AFC non c’è più un padrone.
    Tifosi Dallas abbonati al maalox, non esattamente uno scoop.
    Peccato per la 17esima partita, buona solo per la cassa e i record.

  2. Eh beh, a saperlo prima che bastava metterlo in panca al fantasy per trasformare Pickens nel mini-me di Randy Moss…Chissà poi se il risultato del Sunday Night inguaia davvero più Denver che New England…

  3. Ma devo dire che un po’ di sofferenza dei Bills me l aspettavo, dopo due partite di alta classifica, quella della disperazione contro KC e l atmosfera casalinga con Dallas, tante energie psicofisiche se ne vanno.
    Vai quindi fuori ad affrontare una squadra alla deriva che ha appena cambiato coach. Ci sta patire più del previsto, basta portarla a casa.

  4. Buon Natale 😃 !

    Buffalo squadra squilibrata come poche: battiamo Kansas City, asfaltiamo Miami, annichiliamo Dallas; poi perdiamo con New England, perdiamo coi N. Y. Jets e momenti perdiamo anche coi L. A. Chargers. L’unica cosa che mi consola è che, se riuscissimo a qualificarci ai playoff, lì troveremmo solo squadre forti 🤣 .

    Buon per noi che le nostre avversarie stanno facendo come i lemming. Adesso si apre uno spiraglio per una possibile wild card in caso di sconfitta con Miami all’ultima, ma non sono ancora convinto che dieci vittorie bastino:

    – Cleveland c’è già.
    – Jacksonville, se ci arriva, è vincitrice di division e non “rompe le scatole” in chiave wild card.
    – Tra Indianapolis e Houston ce la può fare solo una, perché l’ultima settimana si scontrano tra di loro.
    – Resta l’incognita riguardante Pittsburgh e Cincinnati, che però hanno di fronte due partite davvero difficili: non sarà facile, per loro, vincerle entrambe.

    Piccola curiosità: da quando hanno riformato la struttura del campionato, nel 2002, le uniche due squadre a non aver mai vinto la propria division erano Detroit e Cleveland. Detroit, finalmente, ce l’ha fatta. Per Cleveland è difficile, ma se stanotte Baltimore perdesse a San Francisco si riaprirebbero i giochi anche per la Afc North.

  5. Se qualcuno è in dubbio sulla quantità della sfiga portata da Swifter T. ad una squadra di futbol… questa stagione lo farà ricredere.

    Il tenente Flaccowitz, nel frattempo, tra un intercetto e l’altro continua a lanciare missili che nemmeno MahomesToHill…

  6. R I S P E T T O per i baltimore Ravens, e per lamar jackson… che hanno fatto vedere i sorci verdi ai vincitori del superbowl.. godo come un riccio

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