Quella di cui si sta rendendo protagonista Baker Mayfield non è una rivincita, ma una conferma. A Tampa Bay Mayfield sta confermando quanto ci aveva insegnato a Cleveland, ossia che nel contesto giusto possa tranquillamente essere un quarterback titolare in NFL.
No, con Mayfield a dirigere l’attacco non ci vinci il Super Bowl, ma in NFL non ci sono 32 quarterback con cui poter vincere il Super Bowl, ce ne sarà mezza dozzina nella migliore delle ipotesi. Rompere il salvadanaio per il Derek Carr di turno ci dimostra efficacemente quanto le squadre bramino normalità e stabilità under center: facciamo i seri per un secondo, non ti rivolgi a Derek Carr con la speranza di vincere un Super Bowl.

Quella contro i Packers è stata probabilmente la miglior prestazione della sua carriera, un capolavoro d’efficienza ed esplosività che ha permesso a Tampa Bay di convertire sistematicamente terzi down e, soprattutto, mettere a segno tanti touchdown. Non ve lo voglio spacciare come franchise quarterback attorno a cui costruire una squadra da titolo, ma per quanto fattoci vedere quest’anno è indiscutibile che sia perlomeno uno dei migliori venti quarterback in circolazione.
In quanto tale merita un posto in NFL per l’anno prossimo e, forse, qualcosina di più.

I Buccaneers possono farcela ad arrivare ai playoff: l’ottima notizia è che non siano obbligati a vincere la division per riuscire nell’impresa. Tre delle sette squadre attualmente qualificate sono appaiate sul 7-7. Realisticamente, con nove vittorie sei dentro.
Tampa Bay non è equipaggiata per intimorire i vari 49ers, Eagles e Cowboys, ma è spesso in grado di uscire vincente dalle scazzottate fra la classe media della NFC. Da questa parte della NFL questo basta e avanza per potersi qualificare ai playoff.
Un giro in postseason obbligherebbe Tampa Bay a rinnovargli il contratto, anche se penso siano consapevoli che con lui al comando delle operazioni non possano in alcun piano del reale considerarsi contender.

Sto mettendo le mani troppo avanti. Mayfield deve godersi il successo che sta avendo, anche se la prestazione contro i Packers è l’eccezione, non sicuramente la regola. Nelle due partite precedenti a quella di domenica non era nemmeno stato in grado di completare la metà dei lanci tentati
L’esplosione con cui ha dilaniato i Packers ha dato a noi esterni un motivo per celebrarlo – specifico perché credo che in Florida lo celebrino a dovere ogni giorno: questi qua hanno lanciato al cielo una preghiera per il post-Brady e, tutto sommato, hanno ricevuto molto più di quanto potessero immaginare confermando il rendimento dello scorso anno.
Il Geno Smith del 2023?

I Buffalo Bills fanno sul serio paura perché sono tornati a essere i Buffalo Bills, anche se sono così irriconoscibili che devo continuamente controllare che si tratti davvero dei Buffalo Bills.
Nonostante la miriade d’infortuni la difesa ha ripreso a girare a livelli altissimi. Difesa e meteo hanno inceppato i meccanismi dell’attacco più fluido e automatico degli ultimi due mesi, mentre dall’altra parte James Cook componeva una delle prestazioni più dominanti da parte di un running back di cui io abbia memoria. Josh Allen, in tutto questo, ha interpretato a modo suo il ruolo di game manager non rifiutandosi mai di coinvolgere le proprie gambe per chiudere i down.
Ma la partita non l’ha vinta James Cook.

L’esito della contesa è stato determinato dall’insostenibile fisicità con cui entrambe le linee hanno dominato un’altra linea, quella di scrimmage. L’O-line ha demolito il front seven dei Cowboys aprendo gallerie a Cook che, puntuale ed esplosivo, le ha sempre imboccate senza esitazione. Quella difensiva, invece, ha sopraffatto quella solitamente stoica dei Cowboys.
Per vostra informazione, Dallas può vantare sia una delle migliori linee d’attacco che una delle migliori difensive della lega.
Buffalo fa sul serio paura, è la classica squadra che nessuno vorrà incontrare ai playoff, il settimo seed fasullo che, in un anno normale, s’affaccerebbe alla postseason minimo come vincitrice di division.
Potrebbero essere costretti alla perfezione per centrare l’obiettivo, ma dopo quanto visto domenica la perfezione, almeno quest’anno, non è mai apparsa più alla loro portata.

La NFL è più bella quando Joe Flacco è titolare.
Contro i Bears l’ex quarterback dei Ravens per tre quarti è stato atroce: impreciso, scriteriato con il pallone e assolutamente inutile, Flacco aveva rievocato la leggendaria difesa dei Bears dell’85. Fortunatamente per lui, il suo eccellente reparto difensivo si è aggrappato ai capelli collettivi degli avversari impedendo loro di scappare, finendo poi per vanificare tre quarti di insopportabile futilità offensiva.

Poi, in quanto Joe Flacco, quando chiunque aveva perso la speranza si è illuminato d’immenso completando 11 lanci dei 13 tentati per 212 yard e un touchdown: lanci da 57, 51, 31 e 34 yard. Lanci che compensano a quarantacinque minuti di avvilente inettitudine.
Tutto questo, quasi dimenticavo, solo nell’ultimo quarto.

Cleveland, nonostante tutto, può arrivarci davvero ai playoff. Il rischio che il gemello cattivo di Flacco prevalga per tutti e quattro i quarti è ovviamente alto, con lui non si può mai essere sicuri di nulla, ma lasciatemi definire questi Browns irresistibili.
Con Flacco in cabina di regia tutte le loro partite sono esilaranti. Mentre la difesa continua imperterrita a fare legna l’attacco si accende a intermittenza alternando three n’ out a touchdown tassativamente da più di 30 yard: prima ci gettano nell’apatia, poi ci risvegliano con i fuochi d’artificio.
Il calendario recita Texans, Jets e Bengals, impegni complicati ma tutto sommato abbordabili. Devono crederci.

Su Staley e Telesco non ho molto da dire, principalmente perché di Staley ho parlato già abbastanza – troppo – negli ultimi mesi.
Mi piace pensare all’ammutinamento, ai giocatori che hanno preso in mano la situazione per porre fine il prima possibile all’agonia. Mancanza di professionismo? Probabile, ma la loro stagione era finita da un pezzo: non c’era nemmeno in campo Herbert, il quarterback più sprecato dell’ultimo lustro.
La situazione ora è tutt’altro che ideale. Herbert, al quinto anno, dovrà relazionarsi con un coaching staff nuovo nel minor tempo possibile mentre un front office che salirà su un treno in corsa sarà chiamato a rattoppare in tempo record il roster di una squadra che, come già detto, sta sprecando un grandissimo quarterback.

A proposito di sprechi, che spreco la stagione degli Steelers.
Vi ho spesso parlato di loro come di una potenziale truffa, ma per un motivo o per l’altro continuavano a vincere partite: sul 7-4 con in programma Cardinals e Patriots in casa e Colts a Indianapolis, attenderseli a nove vittorie appariva più che lecito.
Vuoi per l’infortunio di Pickett, vuoi per la realtà che ha ripreso il comando delle operazioni, Pittsburgh si è sciolta. Ora sono 7-7, domenica arrivano in Pennsylvania i lanciatissimi Bengals di Browning e concluderanno la stagione con le trasferte di Seattle e Baltimore: una squadra che non riesce a battere né Cardinals né Patriots in casa come si affaccia a impegni del genere?
Si sono fatti scappare dalle mani un campionato che aveva inaspettatamente preso una piega più che favorevole.
Vi dico solo che hanno già annunciato Mason Rudolph titolare per domenica.

Non so più cosa dire del prodigioso rookie Sam LaPorta.
Se mi denunciate per conflitto d’interessi avete ragione, LaPorta è uno dei motivi principali per cui sono arrivato in finale al fantasy football, quindi qua non c’è solo ammirazione atletica ma pure autentico affetto.
Mancano tre partite alla conclusione della stagione e finora ha ricevuto nove touchdown, tre in meno dei dodici di Mike Ditka, record all-time per un rookie. A proposito di record, per riscrivere quello relativo al numero di yard gliene servirebbero poco più di 300, mentre quello delle ricezioni è assolutamente alla sua portata, gliene basterebbero altre undici.

Ma l’eccezionalità di LaPorta trascende i numeri, in quanto ciò che lo rende un giocatore di football totale è la predisposizione naturale a giocare ogni snap fino al fischio. Non lo vedrete mai bighellonare per il campo, LaPorta è sempre con le mani in pasta – leggasi “addosso a qualcuno” – a bloccare per Gibbs, Montgomery e, a volte, pure Goff. Tutto ciò dovendo correre una trentina abbondante di tracce a partita.
È estremamente raro che un tight end richieda così poco tempo per diventare un pilastro del proprio reparto offensivo, ma è chiaro che Sam LaPorta non sia un tight end qualunque.
Qui potremmo trovarci davanti a un fenomeno generazionale.

Spero con tutto me stesso che i New York Jets facciano i seri nella vita e si rifiutino di far scendere in campo Aaron Rodgers: in virtù dei risultati di domenica New York è ufficialmente eliminata dalla corsa playoff.
Non hanno letteralmente più nulla per cui giocare, anzi, un finale di stagione perdente migliorerebbe la loro posizione al draft facilitando, intuitivamente, il lavoro a Rodgers nel 2023: al momento sceglierebbero sesti.

Le dimensioni dell’ego di Rodgers sono note a chiunque, rientrare così velocemente da un infortunio del genere gli garantirebbe il premio Oscar alla carriera in quanto essere umano stupefacente, ma i Jets in quanto franchigia non hanno una singola ragione per assecondare il suo ego e mandarlo allo sbaraglio dietro una linea d’attacco perennemente in apprensione: perché esporlo all’inutile rischio di un nuovo infortunio?

49ers e Ravens, zitte zitte, continuano ad accumulare vittorie e ora, sull’11-3, si preparano a dar vita a quello che finalmente dovrebbe essere un Monday Night Football per cui valga la pena farsi la notte in bianco.
Le modalità con cui sono arrivate le vittorie non potrebbero essere più diverse. Da una parte San Francisco ha triturato i Cardinals al punto di non doversi nemmeno preoccupare di quel cruccio chiamato difesa ché in ogni caso avrebbero segnato più punti loro. Baltimore, invece, ha vinto poco a poco una partita estremamente nevrotica contro dei Jaguars che, in realtà, sono arrivati molto più vicini alla vittoria di quanto possa suggerire il punteggio finale.

La settimana prossima sotto l’albero troveremo una potenziale partita dell’anno di cui potremmo tornare a parlare fra qualche mese in caso di rivincita ai playoff: ma come Mattia, non giocano nella stessa conference. Lo so.
Lo scontro a distanza fra Jackson e Purdy potrebbe pure rivelarsi decisivo per determinare l’MVP – Purdy al momento è ampiamente favorito -, ma non solo, gli spunti narrativi saranno così numerosi che potrei essere costretto a scrivere una guida esclusivamente per questo testa a testa.
Sto ovviamente scherzando, forse.

Concludo rinnovando i miei più sinceri complimenti al genio che risponde al nome di Arthur Smith che, in quanto genio, ha deciso di rinunciare al proprio miglior giocatore a seguito di un fumble: Kyren Williams, che di fumble ne ha fatti due, come punizione ha ricevuto solamente mezzo drive in panchina. McVay evidentemente è al corrente del valore dei propri giocatori, Smith no.
Un allenatore capace di fare il proprio lavoro non agisce per principio, ma per necessità: hai bisogno del tuo miglior giocatore? Lo tieni coinvolto e, se proprio vuoi impartirgli una lezione, gli fai la ramanzina di un’ora qualche giorno dopo durante gli allenamenti.
Il trattamento di Smith nei confronti di Robinson non smetterà mai di perplimermi.

13 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 15 del 2023

  1. Eh Sì! Ci aspetta la partita dell’anno e se tanto mi da tanto, l’Harbaugh Bowl sappiamo già come finì…. i trascorsi contro i Ravens non mi faranno passare un natale tranquillo. Spero solo che non diventi la sfida a chi subisce meno infortuni….
    Poi, come ho scritto poco fa nel tuo articolo precedente, lascio volentieri i titoli MVP ad altri pur di vederci sollevare l’unico che conta

    • Cosa dici, pazzo (anche con riferimento al commento dell’altro post, da leggersi con una voce grave e profonda come quelle voci fuori campo in certi peplum anni 50😜)

  2. Hai ragione Mattia, questo LaPorta è davvero forte e riuscire a fare quello che sta facendo lui da TE rookie è veramente incredibile. Per quanto riguarda l’MVP però fammi dire una cosa, quest’anno dovrebbe vincerlo a mani basse CMC e lo dice uno che ha sbuffato quando i 49ers hanno fatto la trade per prenderlo….. ma non conoscevo (mea culpa!) questo giocatore incredibile che definire RB è decisamente riduttivo, questo qui fa tutto e lo fa bene e che con una costanza di rendimento da paura. Purtroppo anche quest’anno invece lo vincerà un QB, sai la novità, e questo premio perderà sempre più significato a mio parere. Tu cosa ne pensi?

    • Essendo un premio per soli QB non ti faccio nemmeno perdere tempo a leggere considerazioni su Tyreek/CMC MVP. Diciamo che capisco la prevalenza dei quarterback, resta il ruolo più importante nel football, tuttavia è lecito chiedersi come girerebbe l’attacco dei ‘Niners senza CMC. Se la mettessimo sul piano di vista linguistico e ci concentrassimo su “valuable” credo che il favorito dovrebbe essere Lamar, sta tirando fuori il massimo da ogni snap – contro i Jaguars ha concluso con numeri tutto sommato modesti, ma un QB normale avrebbe incassato minimo dieci sack.
      Lo vincerà Purdy, salvo disastri, e va bene così, conosciamo bene il mondo in cui viviamo.

      • Oddio dire che quest’anno è da MVP Lamar solo perchè col suo atletismo riesce a sfuggire ai sack è un po troppo da tifoso, ha lanciato meno yard e Td di un qualunque Howell che ha la linea offensiva di burro dei Commanders ..tanto per citare uno dei 10 e più QB che hanno più di lui Yard TD percentuali di passaggio e Rating quest’anno.

        • Mi fa piacere sapere che sia gli analisti ipersuperultracompetenti americani che Las Vegas tifino per lui dato che è dato ovunque come secondo – se non primo – dietro Purdy, ma se dobbiamo assegnare l’MVP esclusivamente per i numeri ignorando il contesto – come per esempio che i Ravens segnino tantissimi touchdown su corsa perché una volta dentro le cinque corrono – sì, Lamar non lo merita :)

    • Guido baratta al SB purtroppo perso dai panthers coi broncos disse che statisticamente l MVP stagionale non vince il trofeo… fate voi

      • HAha Bagatta/baratta… lo ricordo sempre volentieri.
        Però la stat lascia il tempo che trova: tutte le squadre possono avere un fenomeno a roster, ma solo alcune squadre possono vincere il SB. Inoltre un grande giocatore in una squadra di brocchi, può anche risaltare meglio. E’ un po’ come il capocannoniere nel calcio, una volta lo fece pure Protti nella stagione che retrocesse:)

  3. Grazie Mattia per non avere infierito sui miei Falcons, tanto ci riescono da soli a farsi male… anche per coerenza, sia chiaro, che questo anno le due volte che abbiamo incontrato una squadra con solo una vinta subito gli abbiamo aumentato del 100% il rendimento.
    Per quanto che potesse girare male era chiaro da giorni, con tutta la linea offensiva titolare infortunata. Poi tre hanno recuperato e, seppur acciaccati, hanno giocato, ma l’assenza di Lindstrom e McGary ha affossato il gioco di corsa sul lato preferito.
    Poi c’era anche la pioggia, no scusa così sembro troppo Mazzarri, la pioggia c’era pure per Carolina.
    A questo punto aspettiamo solo il licenziamento di AS, che ormai esce dallo stadio tra gli insulti (e gli va ancora bene).
    Su Mayfield ti dico che ho sempre pensato fosse stato un errore in estate prendere Heinicke invece che lui. Gli è almeno due spanne superiore e ha accettato una cifra inferiore ai 9, roba che ATL poteva permettersi senza problemi. Ma non pensavo lui sarebbe stato così performante.
    Continua, poi, la mia tradizione da gatto nero, appeno scrivo bene del paisà Tommy DeVito subito lo fanno a pezzi (ho letto di qualcosa come sette sack, mamma mia, roba da lasciarci un paio di anni di carriera).
    Ora per coerenza scriverò due cose anche sull’altro paisà, LaPorta… no, non ce la faccio, che mancano solo tre gare, lasciamogli finire la stagione tutto intero.

  4. Il fantasy è una brutta storia. A 16 costruisco la squadra più forte che abbia mai allestito, subisco una valanga di pts durante l’anno, ma riesco cmq a qualificarmi al divisional con un turno di anticipo. Ecco che nel turno di cui non me ne frega una beneamata mazza mi si rompono uno dietro l’altro Jacobs, K.Allen, N.Collins, Olave che si aggiungono a Pacheco rotto la settimana prima. Risultato: eliminazione al divisional arrivando a 90 pts scarsi con 1 pt dal K, 2,5 pts di K.Hunt, Allen che non arriva a lanciare manco 100 yards e un bel 0 di M.Brown uscito dal campo dopo pochi snap. Il mio avversario arriva a 100. Mi sarebbe bastato anche solo 1 dei miei infortunati per riuscire a sfangarla….

  5. In questa lega non si vince senza qb. O ti ritrovi per caso un Purdy (che però continuo ancora a volerlo vedere in un team senza Mc, Ayuk, Samuel, Kittle e quella bestia di T.Williams) o devi fare parecchio schifo per scegliere molto alto. Atlanta invece è una di quelle squadre incastrate nella terra di mezzo, troppo scarsa, soprattutto nella posizione di qb, per poter competere, troppo poco scarsa e in una divisional troppo ridicola per non racimolare 7 vittorie durante l’anno. È una risacca fa cui è difficile riemergere

    • Il discorso Purdy, vale per qualsiasi QB. Senza Gronkowski e Edelman, Brady sarebbe stato Brady?
      Senza Kelce e Hill, Mahomes avrebbe due anelli? (Già senza Hill farà fatica a far strada nei playoff).
      Tua, prima di Hill e Monstert, non era accreditato ad arrivare fino in fondo. Penso che potrei continuare per molte pagine…..
      Poi ci sono anche altri fattori, tra cui la sfiga-gli infortuni-la difesa-la O line-l’offensive coordinator-etc…..
      E’ il Football, baby! ;-)

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