Ma sì, già che ci siamo buttiamoci avanti un po’ e smaltiamo le tre partite che hanno animato il nostro sabato.

La prima è stata indubbiamente la più spettacolare, combattuta e nevrotica: partiamo dal 27 a 24 con cui i Cincinnati Bengals hanno giustiziato i Minnesota Vikings ai tempi supplementari.
I primi drive ci hanno regalato ottimo football, entrambe le squadre hanno mosso le catene con disinvoltura e raccolto punti: l’unica differenza la intercettiamo nell’esito, poiché Cincinnati è stata costretta ad accontentarsi di un piazzato mentre Minnesota si è portata a casa l’intera posta in palio grazie a un touchdown del pimpante Ty Chandler.

Da lì in avanti qualcosa si è inceppato nei Bengals che, nel resto della prima metà, hanno generato solamente 32 yard di total offense mentre Minnesota, sciupona ma metodica, continuava a marciare su e giù per il campo per poi tirarsi la proverbiale zappa sui piedi con sciagurati intercetti in red zone. Il secondo, in particolare, ci ha fornito una sintetica ma eloquente spiegazione del perché Nick Mullens non sia mai riuscito ad affermarsi come quarterback titolare in NFL.
La prima metà, quindi, si è conclusa su un 7 a 3 che stava decisamente stretto ai Vikings che con un filo di lucidità in più avrebbero perlomeno potuto dirigersi verso gli spogliatoi sul 13 a 3.

Pronti-via e Minnesota riprende da dove si era fermata, ossia da un’incoraggiante efficienza offensiva che permette loro di muovere le catene con brillantezza e di valicare la metà campo dove, su 3&8, Mullens sopravvive al blitz avversario quel tanto che basta per indirizzare una piccola preghiera nelle vicinanze di Addison che strappa al suolo il pallone e si avvia indisturbato verso la end zone per il touchdown del 14 a 3: chapeau al rookie che ha letteralmente ricevuto l’ovale a un paio di centimetri dal manto erboso.
Cincinnati, intontita dal colpo, è subito dopo incappata nel primo vero errore di giornata quando Browning si è fatto ingannare dalla difesa a zona avversaria sparacchiando un intercetto che l’attacco avversario ha poi tramutato in altri tre punti: 17 a 3 Vikings, i Bengals sono ufficialmente nei guai.

Con venti minuti rimasti da giocare e un attacco che non era ancora entrato in partita avevamo ottime ragioni per pronosticare una vittoria tranquilla dei Vikings, ma non avevamo fatto i conti con il cuore di Jake Browning che, dal nulla, ha cominciato a completare passaggi con l’efficienza di Joe Montana: sette completi consecutivi hanno regalato ai Bengals il primo touchdown di giornata, firmato da un ispiratissimo Higgins.
Il football è uno sport unico nel suo genere anche per questa ragione: a volte basta una semplice giocata per cambiare completamente l’inerzia – e quindi la storia di una partita. Come per magia dopo il touchdown la difesa dei padroni di casa ha ritrovato l’intensità necessaria per costringere Mullens e soci al provvidenziale three n’ out: Cincinnati è più che in partita.

Altro drive pressoché ineccepibile di Browning che, dopo aver convertito un 3&21, perde Chase per infortunio: pazienza, l’importante è concludere il drive con il touchdown del pareggio che arriva grazie a Mixon che, su quarto down, guadagna la iarda che li separava dalla parità.
Minnesota, frastornata dalla sfuriata avversaria, ricomincia ad attaccare a testa bassa venendo però graziata da un fuorigioco di Hendrickson che è andato ad annullare una stupenda pick six di Pratt che aveva letto alla perfezione uno screen pass indirizzato a Justin Jefferson: pericolo scampato, meglio mettere la palla in mano a Chandler che, senza alcuna difficoltà, li ha portati sulla goal line dove Mullens ha pescato Addison per il secondo touchdown della giornata, quello del 24 a 17 Vikings.

Cincinnati, però, a quel punto era troppo on fire per non pareggiarla: guardate che meraviglia il touchdown del 24 pari firmato dal miglior Tee Higgins dell’anno.

Supplementari, quindi.
La moneta sorride ai Bengals che vincono la coin toss e, considerando che i loro ultimi tre drive si sono conclusi con tre touchdown il finale sembra essere già scritto, ma proprio sul più bello Browning e compagni si inceppano e incappano in un sanguinoso three n’ out: a Minnesota per vincerla ora basta un semplice piazzato.
Mullens cerca e trova Hockenson con insistenza, ottima idea visto che il tight end li trascina oltre la metà campo, ma ecco la tragedia: O’Connell, davanti a un 3&1, invece di mettere la palla in mano a quello che fino a quel momento era stato il miglior giocatore in campo, Ty Chandler, opta per due disastrosi Brotherly Shove consecutivi che si concludono con un turnover on downs.

Vedi, cara NFL, il Brotherly Shove non è da proibire in quanto giocata “automatica” poiché non lo è affatto: che senso ha penalizzare la brillantezza di Kelce e Hurts?
In ogni caso, palla nuovamente ai Bengals nei pressi della metà campo, pure questo drive sembra destinato a concludersi con un nulla di fatto poiché su 3&9 Browning sta per essere inghiottito dal pass rush di Minnesota… ma dal nulla pesca Boyd sulla sideline che rompendo un paio di tackle li catapulta nella red zone avversaria.
Un paio di corse aggiustano il pallone a McPherson che dalla sua mattonella prediletta mette il piazzato della vittoria, quello che tiene più che in vita le improbabili speranze di playoff dei Bengals.
Sconfitta atroce per i Vikings i cui sonni saranno funestati dai rimpianti delle tante occasioni buttate.

E con il fischio finale di Vikings-Bengals è terminato il football competitivo, in quanto i seguenti testa a testa che completavano la giornata si sono rivelati essere monologhi.
Eppure gli Steelers erano partiti così bene… dopo essersi portati sopra 13 a 0, Pittsburgh è completamente uscita dalla partita permettendo a Indianapolis di inanellare 30 punti consecutivi che hanno consegnato alla storia il 30 a 13 con cui i Colts si sono sbarazzati degli Steelers sempre più in crisi.
Un field goal sbagliato da Matt Gay e un punt bloccato e recuperato letteralmente sulla goal line avevano permesso ai ragazzi di Tomlin di scappare sul 13 a 0 grazie a un touchdown su corsa di Trubisky e uno di Diontae Johnson: se teniamo presente quanta pressione stesse portando il pass rush a Minshew, immaginarsi una rimonta del genere dei Colts era assolutamente impossibile.

Da lì in avanti c’è stata solo una squadra in campo, quella con la divisa blu. Dopo aver accorciato le distanze con un touchdown su ricezione di Zack Moss – infortunatosi al termine della giocata – Indy ha addirittura avuto il lusso di commettere un turnover on downs sulla goal line senza pagarne le conseguenze visto che, dopo aver commesso un orribile drop in end zone, il ricevitore Montgomery si è fatto perdonare firmando il touchdown del sorpasso.
Indianapolis ha incrementato il vantaggio dopo che il primo snap della ripresa di Pittsburgh è coinciso con un sanguinoso fumble di Harris che Minshew – trasformato in Brett Favre dalla difesa avversaria – ha immediatamente tramutato in touchdown pescando Alie-Cox per una meta da 18 yard.

L’attacco degli Steelers, a questo punto definitivamente uscito dalla partita, non sapeva più muovere le catene e la difesa, perennemente in campo, ha progressivamente perso brillantezza continuando a concedere scoring drive a Indy che, un piazzato alla volta, incrementava il proprio vantaggio.
Emblematico, in tal senso, è il drive concluso con un piazzato che ha fissato il punteggio sul 27 a 13 Colts: 13 corse consecutive hanno dato vita a un mostruoso drive da 15 giocate durato quasi nove minuti. È alquanto umiliante concedere tre conversioni su terzo down facendosi correre in faccia da avversari che a quel punto non avevano provato nemmeno a far mistero delle proprie intenzioni.
Un intercetto di Trubisky – poi spedito in panchina per Rudolph – e un piazzato di Gay hanno fissato il punteggio sul 30 a 13 finale: questi Steelers non c’entrano assolutamente nulla con i playoff.

No contest a Detroit, dove i Lions sono finalmente tornati a essere i Lions a scapito dei poveri Denver Broncos che, per una notte, sono tornati a essere i Denver Broncos che abbiamo conosciuto fra settembre 2022 e ottobre 2023: il 42 a 17 finale dei Lions ci restituisce il totale dominio di una partita di fatto durata solamente un quarto.
Dopo aver dato continuità per quindici minuti alle insicurezze delle ultime settimane, Detroit si è resa protagonista di una sfuriata da 21 punti a cui Denver non ha saputo rispondere in alcun modo: i touchdown sono stati firmati dal mio eroe Sam LaPorta, Jahmyr Gibbs e Amon-Ra St. Brown.

Nella ripresa Denver ha provato a rifarsi sotto con un timido touchdown di Lil’Jordan Humphrey vanificato immediatamente dalla seconda meta di Sam LaPorta: da lì al fischio finale Denver ha mosso ancora il punteggio senza mai intimorire seriamente i padroni di casa, mai sotto i due possessi di vantaggio.
A rendere roboante il punteggio finale ci hanno pensato un paio di mete firmate da Gibbs e dall’ispiratissimo LaPorta che ha fatto gioire milioni di fantasy owner sparsi per il mondo con una tanto improbabile quanto apprezzabile tripletta resa possibile dal miglior Goff di stagione che ne ha lanciati ben cinque.
Questa era proprio la partita di cui Detroit aveva bisogno per lasciarsi alle spalle un periodo assai complicato.

One thought on “Il riassunto del sabato di Week 15 del 2023 NFL

  1. Situazione complicatissima in Afc: sto facendo mille calcoli e mi sto immaginando mille scenari, ma regna il caos.

    Importante vittoria per Cincinnati, che però ha tie-breaker sfavorevoli sia nella divisione sia nella conference (con Buffalo e Indianapolis ha vinto lo scontro diretto, ma in caso di parità tra più squadre non è detto che lo scontro diretto sia preso in considerazione). Quindi deve vincere una partita in più delle avversarie.

    Quella di Denver è una mezza sconfitta: è arrivata contro una squadra Nfc e quindi non compromette il record di conference. Restano tre partite non proibitive (New England, L. A. Chargers, Las Vegas) e vincendole tutte e tre avrebbe ottime possibilità di qualificarsi ai playoff.

    Indianapolis è messa bene: può permettersi di perdere la prossima ad Atlanta; le basta vincere le ultime due in casa, con Las Vegas e Houston.

    Pittsburgh sembra quella messa peggio, ma adesso ha la scontro diretto in casa con Cincinnati: vincendo, tornerebbe in piena corsa e forse estrometterebbe Cincinnati, cui potrebbe non bastare un 10-7 per qualificarsi ai playoff.

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