1) San Francisco 49ers (10-3) (=) Esiste quest’anno una squadra più forte dei 49ers quando gli stessi sono in piena salute fisica? Risposta nuda, cruda, diretta: no. Sono tornati a essere la macchina perfettamente oliata che erano a inizio stagione, dominante, ricca di talento, molto ben organizzata. Tutto fa pensare che siano la compagine da battere per il Vince Lombardi Trophy, a meno che non sopraggiungano – come spesso è accaduto negli ultimi anni – nuovi infortuni o qualcuno s’inventi qualche stratagemma per riuscire a limitarli, cosa francamente impensabile per un attacco che viaggia a ritmi vertiginosi con Brock Purdy autore del massimo in carriera con 368 yard, un Deebo Samuel strepitoso, e McCaffrey in grado di aprire in due la partita contro Seattle già alla prima azione. Aggiungiamo al ricco carico di talento Aiyuk e Kittle, e otteniamo una giornata con 505 yard di total offense, con la sensazione che San Francisco mai potesse perdere nonostante qualche errore commesso contro l’opportunistica difesa di Seattle. Settima gara consecutiva di Purdy con il 70% di completi: il record è di otto, e appartiene a un certo Joe Montana.
2) Dallas Cowboys (10-3) (+2) Finora hanno vissuto l’attesa a quel varco che devono passare a tutti i costi per smentire gli scettici, e la netta vittoria contro gli Eagles produce molteplici effetti benefici per una squadra che sembra pronta per una profonda corsa nei playoff. Lo stato di forma è nettamente diverso da quello dei rivali divisionali, agganciati in vetta alla NFC East, rispetto ai quali Dallas ha tuttavia un calendario di chiusura ben più difficoltoso. Ottime le notizie che giungono da un Dak Prescott assolutamente maturato a livello decisionale, il quale sta offrendo performance degne di un MVP con 28 mete e soli 6 intercetti, grazie anche alla collaborazione di un CeeDee Lamb a segno per la quinta uscita consecutiva. I Cowboys ottimizzano i difetti degli Eagles provocando tre turnover e neutralizzando il gioco di corse, e si sa, Philadelphia non è della stessa pasta quand’è mono-dimensionale. Favoriti, assieme ai Niners, per la finale della NFC.
3) Baltimore Ravens (10-3) (=) Riprendono il comando assoluto della AFC, grazie alla concomitante sconfitta di Miami nel Monday Night, trovando in Tylan Wallace il più improbabile dei protagonisti, il quale sistema positivamente una sofferta affermazione contro dei Rams mai domi. La differenza continua a essere rappresentata dalla maggior efficienza del gioco aereo dei Ravens, con ottimi contributi di Isaiah Likely, il quale sta giocando benissimo al posto di Mark Andrews, e Zay Flowers, ancora a segno in una seconda parte di stagione tutta in crescendo. La difesa parte male ma si aggiusta strada facendo, limitando Los Angeles a 11 punti nei tre quarti conclusivi, tuttavia l’aspetto più importante è che Baltimore si ritrova a dicembre con un Lamar Jackson lontano dagli infortuni degli ultimi due anni, e questo potrebbe fare tuttas la differenza del mondo.
4) Philadelphia Eagles (10-3) (-2) Hanno scelto il peggior momento dell’anno per raccogliere due sconfitte consecutive molto più che pesanti, in particolare perché giunte con notevoli differenziali nel punteggio e contro le due migliori squadre della NFC, settore dove gli Eagles hanno campeggiato per la maggior parte dell’anno. La mini-crisi è preoccupante, l’attacco prosegue nel commettere troppi turnover e non trova soluzioni adeguate per imporre il gioco di corse, spesso abbandonato per rincorrere un punteggio scappato via troppo presto per una squadra di questo calibro. Da due anni Philadelphia non perdeva due gare consecutive, dato ancor più preoccupante se abbinato al fatto che il reparto offensivo è rimasto completamente a secco, dal momento che i tredici punti sono pervenuti dal kicker e da un ritorno di fumble del rookie Jalen Carter. E’ il momento più delicato del percorso degli Eagles, che dovranno reagire alle avversità da veri campioni.
5) Miami Dolphins (9-4) (+1) Sconfitta contro i Titans che giunge nel peggior momento possibile, con Miami in testa alla AFC e ora protagonista di una situazione che aggiunge parecchia pressione ai ragazzi di Mike McDaniel. Un passo falso che brucia per come si è generato, con i Dolphins avanti di due segnature a tre minuti dal termine in una partita offensivamente limitata dal parziale contributo dell’infortunato Tyreek Hill, con la difesa a cedere nei due drive più importanti del quarto periodo senza riuscire ad ammazzare il cronometro a risultato sostanzialmente acquisito contro un’avversaria di basso rango. Il modo di giocare offensivo ha dimostrato la quasi completa dipendenza dal funambolico wide receiver, tenuto sotto le 100 yard per la prima volta nelle ultime cinque gare, un punto di preoccupazione evidente per un reparto che non propone grossi calibri al di là della sua chiara superstar.
6) Kansas City Chiefs (8-5) (-1) Secondo stop consecutivo e allarme rosso per i detentori del titolo NFL, che perseverano nelle loro difficoltà offensive creando una narrativa completamente differente rispetto agli altri anni. La frustrazione monta, è evidente dalle polemiche contro gli arbitri nella chiamata che ha deciso la partita, ma a Kansas City non ci si può certo permettere di lamentarsi e basta, è necessaria una lucida analisi sul fatto che sia la difesa a tirare fuori la compagine dalle secche in più circostanze e più di questo al reparto non si può chiedere, nonché sulle lampanti lacune che il reparto ricevitori presenta, a eccezione di un Rashee Rice esponenzialmente cresciuto in questa esperienza di matricola. Uno dei tanti problemi è rappresentato dal fatto che senza Pacheco il gioco di corse è vicino all’inesistente, e le difese comprendono fin troppo bene come pressare Mahomes rompendogli il ritmo, aspetto senz’altro più importante delle lamentele per una chiamata evidente, la cui responsabilità disciplinare è solo ed esclusivamente a carico di Kadarius Toney, che rovina l’ennesimo capolavoro schematico di Andy Reid.
7) Buffalo Bills (7-6) (+4) Vincono la gara più importante di questo loro anno in salita, inferiore rispetto alle previsioni, ma restando assolutamente in vita per l’ultimo posto nei playoff. I Bills riescono nell’impresa di tenere Mahomes sotto le 300 yard e sfruttano l’impossibilità degli avversari di stabilire un gioco di corse credibile, Josh Allen gioca un’altra partita di grande sostanza pur lanciando un (evitabile) intercetto per la nona uscita consecutiva, raggiungendo quota 35 in termini di mete lanciate e segnate su corsa, una sommatoria degna dei più grandi performer di questa epoca. Prova corale coraggiosa e puntuale, conscia di chi sa che non può più sbagliare per il resto del campionato, data la situazione a dir poco ingarbugliata della griglia AFC, che costringe Buffalo a sperare nella caduta definitiva degli Steelers, di un passo falso dei Colts, liberando uno dei due seed ancora raggiungibili affrontando la serrata concorrenza di Broncos e Texans. In pratica, i playoff sono già cominciati.
8) Detroit Lions (9-4) (-1) Strano da decifrare il comportamento dei Lions, che di primo acchito parrebbero una compagine già sazia del risultato storico sinora acquisito, condito dalle troppe sicurezze date dal significativo distacco dai Vikings. Messi sotto dai Bears proprio come nel primo incrocio tra le due concorrenti della NFC North, i ragazzi di Campbell non hanno però saputo confezionare un’altra entusiasmante rimonta fermandosi a quota 13 punti, subendone 15 nel giro di 7 minuti nella fase di partita che ha definitivamente ampliato le distanze. Ha ragione l’head coach, il quale ha dichiarato che Detroit non può permettersi nessun errore in quanto lo si paga poi con un eccessivo scrutinio da parte dei media, d’altro canto i sospetti crescono, per la veloce trasformazione che i Lions hanno portato a termine, partendo dall’essere possibilmente accreditati per fare strada nei playoff a compagine che nelle ultime tre settimane non ha impensierito nessuno, pensando forse di aver già assolto ai doveri di regular season.
9) Cleveland Browns (8-5) (+3) Con una difesa da playoff, le uniche preoccupazioni per Cleveland riguardavano un gioco aereo moribondo, lasciato nelle mani di ragazzi inesperti che avevano posto un freno alle ambizioni di poter rappresentare un ostacolo molto fastidioso da incontrare nei playoff. Giù il cappello alla dirigenza, che ha trovato in Joe Flacco un elemento di vivacità per le soluzioni sul gioco profondo pur nella sua storica scarsa mobilità, e massimo rispetto per un professionista che si è fatto trovare pronto dinanzi a una chiamata insperata, ma che gli consente di tornare a recitare un ruolo di protagonista nei destini della AFC. Il trentottenne è determinante nell’importante affermazione contro i Jaguars, mettendo a segno tre passaggi vincenti per 311 yard, cifra che Dorian-Thompson e Walker usavano scrivere nell’arco di due gare, peraltro innescando armi lasciate da parte come David Njoku, che con il cambio di timone sta trovando nuova linfa vitale.
10) Jacksonville Jaguars (8-5) (-2) Porzione di campionato difficilissima per i Jaguars, che devono mantenere la concentrazione fino alla fine con una situazione infortunistica pericolosa per gli esiti offensivi. Trevor Lawrence effettua un recupero da record presentandosi in campo a soli sei giorni dalla distorsione alla caviglia, l’inizio di partita contro i Browns è in netta salita e nonostante il tentativo finale di rimonta Jacksonville accumula troppo svantaggio, principalmente a causa dei tre intercetti rimediati dal quarterback. Certo, ci sono pure altrettanti passaggi da touchdown, ma l’attacco paga l’assenza di Christian Kirk con la conseguente ridistribuzione delle egemonie nei bersagli, incoraggia il fatto che Evan Engram sia letteralmente rinato dopo l’approdo a Jacksonville anche se la strada si fa ardua, in particolare con una discesa difensiva che ha vissuto un passivo di 900 yard e 65 punti nelle ultime due uscite.
11) Houston Texans (7-6) (-2) La sorpresa dell’anno vede le sue sorti drasticamente modificate dagli infortuni, con l’attacco letteralmente decimato dalle assenze. A Dell e Schultz si aggiunge la pesantissima tegola di Nico Collins, appena diventato l’opzione primaria, e rimane da valutare il trauma cranico riportato da Stroud nella disgraziata gara contro i Jets, che hanno completamente dominato da ambo i lati del campo. L’attacco rimane bloccato a 54 yard nette su passaggio togliendo dal computo i quattro sack subiti, in un pomeriggio da dimenticare che vede Noah Brown completamente a secco, solamente otto primi down e 1/12 in conversione di terzi tentativi, statistiche disastrose per il momento in cui pervengono, con i Texans invischiati nella nube di squadre AFC a quota 7-6.
12) Indianapolis Colts (7-6) (-2) Sconfitta contro i Bengals molto pericolosa in chiave playoff, perché pone fine alla striscia vincente di Indy avvicinando troppe contendenti all’ultimo posto disponibile per la postseason. Gara decisa nel secondo tempo, quando la parità viene rotta dall’inefficacia offensiva che vede i Colts immobili ed erronei nei primi quattro possessi, con un turnover, due punt, e un quarto down fallito. L’inerzia varia definitivamente dopo che Zach Moss entra in endzone vedendosi negare la gioia da una penalità di Quenton Nelson, e dopo poche azioni arriva il turnover conseguente a una pass rush feroce, che i Colts non riescono a tenere, prima di capitolare dinanzi al sorprendente Jake Browning.
13) Cincinnati Bengals (7-6) (+3) In un campionato dalle mille sorprese e possibilità, i Bengals sono la squadra meno attesa di tutto il lotto AFC fermo a quota 7-6, perché nulla faceva presagire che Jake Browning avrebbe così magistralmente preso le redini dell’attacco facendo le veci di Burrow. La riserva completa 18 dei 24 passaggi tentati con due mete e un intercetto colpendo le mani di ben nove ricevitori, incoraggiante segno di indipendenza dalle prestazioni di Ja’Marr Chase, esplode il rookie Chase Brown con 80 determinanti yard su ricezione e una meta, nonostante le poche possibilità di spazio dietro a Joe Mixon. La difesa lascia a secco i Colts per tutta la ripresa, portando a termine tre sack e un importante intercetto che fa svoltare la gara in positivo. Clamorosamente in piena corsa per la postseason, con pieno merito per Zac Taylor nell’aver adeguatamente motivato la squadra quando la nave pareva essere colata a picco.
14) Denver Broncos (7-6) (+5) Ritornano in carreggiata dopo lo stop di Houston, e lo fanno nella miglior maniera possibile annientando ciò che resta dei Chargers, soffocandoli sotto una pressione difensiva insostenibile provocando turnover e lasciando a zero la casella dei terzi down convertiti. Il 24-7 finale è esemplificativo del dominio difensivo esercitato, grazie alla pass rush e alle giocate di un Alex Singleton monumentale, al resto pensa Courtland Sutton, che rivitalizza un attacco spento ricevendo una meta con una sola mano, trattenuto dal difensore in marcatura, fornendo una sana dose di spettacolo allo stantio reparto guidato da Russell Wilson. In settimana Sean Payton aveva citato i Lions dello scorso anno quale esempio da prendere per finire il campionato positivamente, e i suoi ragazzi l’hanno preso alla lettera. Il lato più clamoroso della faccenda è rappresentato dal fatto che la stessa compagine di quel passivo di 70 punti contro Miami è ora a una sola partita di distacco dai Chiefs, un quadro che neanche il più audace degli scommettitori sarebbe stato in grado di dipengere.
15) Green Bay Packers (6-7) (-1) Giornata da dimenticare in fretta per il cornerback Keisean Nixon, determinante nello stop contro i Giants con un punt maltrattato e la concessione della ricezione decisiva, che permette a New York il field goal della vittoria dopo un completo di 32 yard nell’ultimo minuto di gara. Tante le responsabilità da dispensare per la fine del filotto di tre successi, nonostante Jordan Love avesse comunque trovato un modo per restituire il vantaggio ai Packers nel minuto e mezzo conclusivo, il giovane quarterback non è esente da colpe per decisioni che hanno testimoniato una regressione rispetto alle tre settimane precedenti, con lanci intercettati perché fuori misura, e scelte errate in option. La difesa torna a concedere tantissimo su corsa, elargendo oltre 200 yard, facendo correre DeVito a piacimento senza incidere a livello di pass rush contro una delle squadre più labili di Lega nel concedere sack. Prima sconfitta di sempre a dicembre per Matt LaFleur.
16) Los Angeles Rams (6-7) (-1) Qualora esistessero le vittorie morali i Rams sarebbero campioni assoluti, vista l’eroica resistenza opposta ai Ravens in una contesa dov’erano partiti nettamente sfavoriti anche a causa delle assenze in attacco. La fiera prestazione di Stafford e compagni non basta ad avere ragione di Baltimore nonostante un eccitante batti e ribatti durato per tutto il secondo tempo, fino all’epilogo al supplementare dove Los Angeles non ha saputo sfruttare l’opportunità fornita dalla difesa. Capitolano su un punt return che spezza il cuore, nonché le deboli speranze di rincorrere il seed numero 7 della NFC, a causa di una sconfitta che complica la situazione di una squadra senz’altro molto più valida di qualsiasi appartenente alla NFC South.
17) Minnesota Vikings (7-6) (+1) Vincono l’Horror Bowl contro i Raiders in un’esibizione nella quale il rischio di giocare il primo overtime di sempre senza segnature da ambo le parti stava pericolosamente diventando tangibile. L’esito premia una difesa mastodontica, che sta applicando a meraviglia il mantra del coordinatore Brian Flores coprendo il campo in maniera verticale, limitando le possibilità di subire troppi punti, potendo disporre del personale adatto per mettere il tutto in atto. I Vikings stanno letteralmente sopravvivendo grazie alla miglior difesa NFL dal mese di novembre a oggi, frutto di allineamenti creativi che ben intuiscono le intenzioni degli avversari, bilanciando un attacco in netta difficoltà che ha esaurito le miracolose prestazioni di Josh Dobbs, il quale ha lasciato spazio a un Nick Mullens più concreto, capace di accendere T.J. Hockenson al momento giusto e sopravvenire al disgraziato infortunio di Justin Jefferson, posizionando Greg Joseph per l’unica e fondamentale segnatura della partita.
18) Pittsburgh Steelers (7-6) (-5) Pittsburgh avrà anche riscritto la storia licenziando un allenatore prima della fine dell’anno, ma di certo l’allontanamento di Matt Canada non ha risolto le enormi problematiche offensive, che dopo i lampi provvisori sono riemerse in maniera preoccupante. Tanto da riuscire a perdere contro i Patriots, impresa assai complicata per chiunque di questi tempi, potendo fruire di un gioco di corse assente e del solito Mitch Trubisky, autore di decisioni discutibili sia sull’intercetto registrato nella prima parte di gara sia sul quarto e due che lo ha visto cercare un marcatissimo Johnson in profondità negli ultimi due minuti, quasi a voler pescare un improbabile jolly. Dobbiamo allora pensare che le 421 yard rimediate contro i Bengals nell’immediato post-Canada fossero un breve bagliore emotivo, dato che nel giro di quindi giorni gli Steelers hanno perso contro due delle peggiori squadre dell’anno e si sono divorati terreno utile per meglio posizionarsi in postseason, finendo ora nella complicata rete di compagini in cerca dei seed 6 e 7.
19) Seattle Seahawks (6-7) (-2) Nulla possono contro la potenza espressa da San Francisco, seppure restino in gara a lungo finendo per affossarsi con i turnover, azione sconsigliata quando si è chiamati a sfoggiare una prestazione dove l’avversario presuppone un margine d’errore pari a zero. Resta solo tanta frustrazione, alimentata dal fatto che le due rivali non si piacciono, con D.K. Metcalf a perdere le staffe dopo il secondo intercetto di Drew Lock, in campo al posto dell’infortunato Geno Smith, nonché dal fatto che Seattle perde per la prima volta quattro gare consecutive da quando Pete Carroll vigila la sideline. I destini degli ‘Hawks sono assai complicati in ottica di un compimento positivo, dato che la striscia di insuccessi dovrà essere fermata contro Philadelphia, impresa tutt’altro che semplice, in particolare per la necessità degli Eagles di tenere il passo delle migliori.
20) Tampa Bay Buccaneers (6-7) (+3) L’incredibile altalena che sta avendo luogo nella NFC South procede nelle sue costanti variazioni di protagonismo, dando credito a quegli stessi Buccaneers che avevamo quasi dato per spacciati tra queste stesse pagine. Con la stagione intera in palio, Baker Mayfield sfodera il suo miglior drive dell’anno nel più classico dei clutch time, sparando la meta decisiva nelle mani di Cade Otton con trenta secondi da disputare, confezionando la terza meta di giornata. La gara non ha visto i Buccaneers esentarsi da errori e inefficacia, come dimostrano le 144 yard raccolte da Baker a ostilità concluse, determinante una difesa che ha creato due turnover nel primo tempo limitando le possibilità di fuga dei Falcons, confezionando una prova che regala a Tampa il primo posto a pari merito di una Division nettamente inferiore alle altre.
21) Atlanta Falcons (6-7) (-1) Sanno fin troppo bene come complicarsi la vita da soli, e perdono con preoccupante puntualità l’occasione di staccare le concorrenti divisionali andando a perdere proprio contro una di esse. Desmond Ridder accumula statistiche di tutto rispetto sfiorando le 400 yard, complice la straordinaria giornata vissuta da Drake London, manca tuttavia la sostanza, e quella capacità di evitare di procurarsi ferite auto-inflitte che ha contraddistinto tutta l’annata dei Falcons, comprensiva dell’inusuale imprecisione di Younghoe Koo, autore di due field goal mancati. Il passo falso contro Tampa rischia di compromettere una stagione già complessa di suo, per quanto la prossima settimana offra una generosa possibilità di redenzione grazie alla possibilità di affrontare i Panthers.
22) New Orleans Saints (6-7) (-1) Gara non straordinaria ma senz’altro apprezzabile da parte di Derek Carr, rientrato in tempo da un trauma cranico e da una frattura alle costole per condurre i Saints a una parità a tre per la testa della NFC South. Il quarterback parte male e i Saints devono affidarsi alle giocate di special team per rompere il ghiaccio, poi la partita è in netta discesa grazie anche alla poca resistenza degli avversari, con la difesa a pressare Bryce Young lasciandolo in piena frustrazione, concedendo solamente 137 yard con il 30% di completi e atterrandolo in quattro occasioni. Nonostante il confronto vincente, permangono i dubbi sull’efficienza offensiva di una compagine che fatica a trovare la quadra, e che non sembra attrezzata per ben figurare nei playoff, nell’ipotesi in cui vincesse il suo raggruppamento.
23) Los Angeles Chargers (5-8) (-1) Tracollo reso ancora più pesante dall’infortunio di Justin Herbert, che dovrà operarsi al dito fratturato e verrà messo in naftalina per il resto di una stagione persa. I Chargers non sono mai stati in gara contro la spietata difesa dei Broncos, in attacco non funziona praticamente nulla se non qualche sporadica giocata spettacolare, ma la sostanza vede un prossimo futuro ricco di cambiamenti, a partire dalla traballante panchina di coach Staley fino alla probabile decisione di non rinnovare Austin Ekeler, limitato dagli infortuni e lontano dalla produttività del passato.
24) Tennessee Titans (5-8) (+1) Battono Miami a sorpresa grazie alla volontà di non arrendersi, con il punteggio a sfavore per 27-13 con meno di tre minuti da giocare nel Monday Night. Buonissima prova per un Will Levis chiamato al riscatto dopo le opache prove dell’ultimo mese, ottima la difesa che forza un 3 & out nel momento decisivo regalando un altro possesso all’attacco, bestiale Harold Landry III con tre determinanti sack, determinante infine la capacità di superare i propri errori, che parevano aver condannato i Titans all’ennesima sconfitta su fuoco amico, in particolare nel disastroso settore special team, che già ha plagiato troppo la franchigia in più di qualche circostanza.
25) Chicago Bears (5-8) (+1) Vogliono chiudere in bellezza, dato che ormai sono sicuri di avere la prima assoluta in ogni caso grazie a Carolina, la stessa che in quello scambio incluse un DJ Moore autore di due fondamentali mete nella vittoria a sorpresa contro i Lions, un affare che in questo momento ha dunque una doppia valenza. La difesa è cresciuta esponenzialmente in questa fase di campionato, Montez Sweat si è ambientato alla grande rendendosi autore di uno dei quattro sack messi a segno su Goff, oltre ai due intercetti che hanno profondamente segnato la storia della gara, alla pari del quarto down alla mano impietosamente fermato dalla linea difensiva. Justin Fields non sarà il miglior passer della NFL ma di certo pochi sanno improvvisare su corsa come lui rendendosi così pericolosi in ogni momento, il problema è che come spesso accaduto i Bears si troveranno con una scelta alta, talento a disposizione nel ruolo, e dovranno decidere quale strada percorrere. Le indicazioni dicono che l’investimento-Fields non sia ancora giunto al termine, e Matt Eberflus ha lodevolmente innalzato le proprie chance di restare anche l’anno prossimo, dato che i progressi sono visibili agli occhi di tutti.
26) New York Giants (5-8) (+1) Da quando gli sono state affidate le chiavi dell’attacco, Tommy DeVito ha condotto i Giants a un parziale di 3-1, inizialmente senza essere spettacolare, quindi facendo emergere le sue qualità un pochino alla volta. La gara contro i Packers ha infatti posto in bella mostra interessanti movenze atletiche, capacità di lanciare in corsa, letture positive delle situazioni di gioco, attitudine vincente pur senza mettere in piedi statistiche impressionanti. Il quarterback approfitta delle mancanze della difesa dei Packers infilandola con 71 yard tra scramble e giochi in option, confezionando una prestazione molto ordinata con 17 completi su 21 per 158 yard e un meraviglioso passaggio da touchdown, di quelli di puro tocco. Il reparto difensivo contribuisce recuperando due palloni, mentre gli special team approfittano di possessi scivolosi per aggiungerne un terzo, con la conseguenza che i Big Blue posseggono carte in regola per finire forte.
27) Las Vegas Raiders (5-8) (-3) Stagione oramai completamente andata a sud, penalizzata dalla solita inefficienza offensiva che si traduce in un’esibizione completamente a vuoto deprimendo gli sforzi erculei di una difesa che avrebbe meritato molto più di questo. Vanificata l’ottima prova di Maxx Crosby, un vero terrore per la linea offensiva dei Vikings, così come vengono gettati all’aria i contributi di Robert Spillane e Tyree Wilson a causa di un reparto offensivo che perde tre palloni, nulla comprende degli allineamenti avversari e fa montare il livello di frustrazione di Davante Adams, che ha vissuto un anno da incubo ed è probabilmente prossimo a una trade che gli faccia cambiare aria, oltre che restaurare il reparto ripartendo da zero. Cinque three & out, un intercetto, fumble nelle ultime 20 yard, sono gli ingredienti di un pomeriggio offensivo davvero allucinante.
28) New York Jets (5-8) (=) Demoliscono i Texans con un Zach Wilson conscio di non aver più nulla da perdere, e che sfodera una delle migliori prestazioni di carriera. 18/21 per 209 yard e due mete, queste sono le statistiche del solo secondo tempo per un quarterback con le spalle al muro, criticato, detestato, più volte – a ragione – indicato come capro espiatorio delle penose performance offensive dei Jets. I 30 punti giunti contro Houston sono il massimo stagionale, per una vittoria che pone fine al ciclo negativo di cinque insuccessi consecutivi grazie a una fluidità offensiva mai vista quest’anno, soprattutto in quegli ultimi 88 possessi che New York aveva giocato prima di domenica, segnando solamente in quattro circostanze. Rimane una stagione deludente, perlomeno c’è un pò d’aria fresca da respirare.
29) Arizona Cardinals (3-10) (=) Pomeriggio di riposo interessante solo per la sconfitta di Houston, la cui prima scelta appartiene ai Cardinals, che si sono quindi goduti una discesa di posizione molto favorevole. La squadra di Jonathan Gannon sta rispondendo bene a seguito del rientro di Kyler Murray, per quanto i vuoti a roster siano parecchio significativi.
30) Washington Commanders (4-9) (=) Settimana di riposo ininfluente, dato che la stagione dei Commanders deve solo esprimere la loro volontà di chiudere con dignità un’annata disastrosa, arrendevole, che vedrà un importante repulisti in ottica 2024. E’ presto per stabilire con certezza se Sam Howell sia il quarterback del futuro per quanto i segni siano incoraggianti, la maggior curiosità è capire come l’organizzazione si muoverà in sede di Draft, ora che la posizione è migliorata parecchio rispetto a un mese fa, e la posizione in regia vede talento in abbondanza.
31) New England Patriots (3-10) (=) Vincono verrebbe da dire miracolosamente, perché non vi riuscivano dalla settima settimana di campionato, e lo fanno grazie a un Bailey Zappe in formato super. L’affermazione molto sorprendente contro gli Steelers vede il backup di Mac Jones lanciare tre mete confezionando un rating di 115.5, Zeke Elliott torna a dare notizie di sé contribuendo in fase di corsa e ricezione, mentre la difesa lascia facilmente gli avversari a 3/14 nei terzi down, grazie anche alla presenza di Mitch Trubisky nella lineup.
32) Carolina Panthers (1-11) (=) Nuova settimana, stessa tematica, la difesa tiene, il gioco di corse funziona, Bryce Young singhiozza partendo molto male e i Panthers perdono l’ennesima partita dove rimangono vicini nel punteggio prima di crollare nel quarto periodo. Stagione imbarazzante, sia per come è stata giocata, sia per com’è stata gestita dalla proprietà.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.