Ho pensato a Vince Papale in Invincible.
Vedendo Tylan Wallace fermare il tempo per rompere tackle, evitare parti di corpo di avversari, seguire blocchi e mantenere l’equilibrio per non finire fuori campo ho pensato a Vince Papale. Le azioni non hanno molto in comune all’infuori del contesto del punt, ciò che le lega indissolubilmente è la teatralità del tutto: il punt return con cui Tylan Wallace ha regalato ai Ravens una soffertissima – e preziosissima – vittoria contro i più che rognosi Los Angeles Rams sembrava essere uscito da un film.

Tylan Wallace quel punt nemmeno avrebbe dovuto riceverlo. Si trovava in campo solamente come sostituto dell’infortunato Devin Duvernay, il punt returner titolare. Quello di Tylan Wallace è un nome estivo, non un nome invernale. Lo conosci – per quello che puoi conoscerlo – in quanto tifoso in astinenza che, nei mesi caldi dell’anno, tenta di soddisfare la propria fame di football leggendo inutili report dai training camp.
Scelto al quarto round nel 2021, Wallace in carriera ha ricevuto solamente sei palloni. Sempre sei in più dei punt, visto che quello di domenica è il primo su cui ha messo le mani da quando è un professionista.

Anno dopo anno, ad agosto, lo leggi lottare per un posto a roster. Finora ce l’ha sempre fatta, anche se l’impatto in campo è stato trascurabile: sei ricezioni, sei. Non diventerà un All-Pro grazie a un punt return, molto probabilmente l’exploit di domenica non gli allungherà l’avventura in NFL e non lo arricchirà di chissà quanto, ma gli ha regalato un momento che vale letteralmente una carriera.
Guardate il modo in cui è entrato in end zone.

Avete mai visto una capriola volante più scoordinata? Questo è un gesto – non molto – atletico improvvisato, qualcosa che gli è venuto in mente proprio all’ultimo, quando si è reso conto che oddio, la stava per vincere sul serio lui una partita dicembrina di regular season. Non era premeditata perché, diciamocelo, pure lui sapeva benissimo che quel touchdown non sarebbe mai arrivato… fino a quando non gli si è materializzato davanti. Penso che nemmeno lui si sarebbe potuto immaginare qualcosa del genere – e gli atleti sono notoriamente sicuri di sé.
Tylan Wallace, goditi questo momento. E se sarà l’ultimo poco male, almeno ne hai avuto uno: quanti altri esseri umani possono dire altrettanto?

Era offside. Kadarius Toney non era allineato correttamente, la penalità è sacrosanta. Buffalo ha meritato di vincere la partita, c’è poco da dire, a Kansas City non è stato rubato nulla. Toney non era allineato correttamente, gli arbitri hanno fischiato una penalità applicando il regolamento alla lettera: pace se nel frattempo ci è stata regalata una delle giocate più geniali ed epiche di tutti i tempi, questo è football americano, non wrestling.
Capisco perfettamente la frustrazione di Mahomes – esploso a bordo campo dopo il turnover on downs che li ha condannati all’ennesima sconfitta -, ma non è colpa degli arbitri.

La colpa, come spesso è successo quest’anno, è da attribuire ai ricevitori. Toney contro Detroit al season opener. MVS contro gli Eagles. Tanti, tantissimi drop nei momenti peggiori, quasi sempre nelle partite punto a punto. È emblematico che ci si ricordi di uno specifico drop a tre mesi di distanza dal delitto.
Arrivando fino in fondo, l’anno scorso sono riusciti a ingannarci facendo passare per irrilevante la perdita di Tyreek Hill: hanno vinto senza di lui, che bisogno c’è di Hill? Quest’anno abbiamo trovato la risposta.

Kelce inizia a essere avanti con gli anni e non può sostenere da solo il peso di un intero reparto offensivo. La speranza, immagino, è che McKinnon e compagni ricomincino a fare razzie nella flat in modo da compensare alle mancanze dei ricevitori.
Rashee Rice – e forse Valdes-Scantling – a parte nessun ricevitore dei Chiefs dovrebbe essere titolare in NFL. Hill manca più che mai: avete presente cosa stia combinando a Miami?
Finché c’è Mahomes c’è speranza, ma attenzione che quest’anno pure Mahomes sembra essere troppo solo per farcela. C’è il serio rischio che per la prima volta in carriera il numero 15 dei Chiefs giocherà partite di playoff fuori da Arrowhead, o Geha Field che sia. Dolphins e Ravens cominciano a essere distanti e non manca così tanto alla fine.
Non è un anno come un altro per i Chiefs.

Io davanti alla NFC South alzo le mani. Non ho idea di chi vinca, non ho spiegazioni intelligenti al motivo per cui tutto ciò che la riguardi mi schifi profondamente, ma immagino che per il gusto dell’orrido io non riesca a guardare altrove.
Questa division è tutto ciò di cui parlerei se costretto a conversare di football americano. La amo.
Non ho idea di chi vinca, ripeto. Quando sembra che i Saints stiano cominciando a macinare gioco ecco riemergere i Falcons. Quando i Falcons hanno l’opportunità di dare uno strappo potenzialmente decisivo, ecco i Buccaneers. I Buccaneers? Ma non erano morti, sepolti e decomposti?

Tutte le squadre sono così inequivocabilmente difettose che proiettarle regine di division suona stupido. Pensate ai Saints: avete mai visto una squadra vincere così nettamente in modo altrettanto scialbo?
Hanno segnato 28 punti guadagnando la miseria di 207 yard, quasi cento in meno delle 303 dei Panthers che di punti ne hanno segnati solamente 6.
Viviamo in un mondo di quarterback e la mediocrità under center che percorre trasversalmente la division si riflette nei record negativi e, in generale, in una pessima qualità di gioco.

Proprio il contrario della AFC North, la division in cui tutte le squadre sono condannate a vincere.
Con due catastrofiche sconfitte consecutive contro Cardinals e Patriots gli Steelers sono scivolati su un 7-6 che varrebbe loro il primato in NFC South. Pure dei Bengals orfani di Burrow sono 7-6 guarderebbero tutti dall’alto in quella division. I Browns, martoriati da acciacchi ai quarterback per tutto il corso della stagione, sono 8-5 con un Joe Flacco che tanti credevano fosse già in pensione.
Sarà un bagno di sangue da qui alla fine. Pittsburgh tornerà per forza a vincere – anche se ha gettato alle ortiche ottime occasioni -, Cincinnati ci ha dimostrato di esserci ancora e Cleveland, con Flacco, potrebbe raggiungere una stabilità funzionale che li dovrebbe portare ai playoff senza particolari patemi.

Non c’è problema, sono pronto a restarci male ancora. Parlo dei Cowboys. Sì, siamo arrivati a quel punto dell’anno in cui questo è per forza l’anno dei Cowboys. Eh ma anche l’anno scorso lo era, quello prima idem. Non so cosa dirvi, se non altro so cosa mi attende al varco.
Questi Cowboys sono diversi. Lo so, pure questa è una frase che rispolvero ogni inverno come quel cappotto comprato mille anni fa che tirate fuori controvoglia dall’armadio solo quando si va sotto lo zero. Tuttavia questa volta ci credo.
Questo non è il solito Dak Prescott. La difesa è più arcigna che mai. Brandon Aubrey è un fenomeno – e ve lo dice uno che prega quotidianamente che ogni kicker fallisca per elevare ulteriormente Justin Tucker sopra la massa.
Hanno tutto quello che serve.

Come non mi ero spaventato per i 49ers, non mi preoccuperò eccessivamente nemmeno per gli Eagles, anche se effettivamente quella di Dallas è stata una vera e propria batosta. La seconda in sette giorni.
Philadelphia non è mai entrata in partita. L’attacco è stato sopraffatto dalla ferocia della difesa di Dallas che ha di fatto neutralizzato Jalen Hurts, mentre la difesa non ha trovato risposte alla marcia guidata dal generale Prescott.

I Cowboys hanno tenuto il possesso per più di 36 minuti, un dato inconcepibile per una squadra con un front seven del genere come quello di Philadelphia.
Penalità, turnover, trincee permeabili, gioco di corse completamente scomparso e partenze al rallenty. Hanno parecchie cose su cui lavorare.
Restano comunque una squadra sul 10-3, rilassiamoci.

So che vi state aspettando un elogio a Vikings contro Raiders, ma non ce la faccio. Di solito sbrodolo sul trash, mi emoziono, recito la parte del millennial che si fa piacere ciò che chiunque aborra giusto per essere diverso, giusto per vivere appieno il meme.
Jets contro Giants era stata atroce, Patriots contro Chargers peggio, ma in un certo senso ce lo potevamo aspettare. Jets, Giants e Patriots schierano tre dei peggiori attacchi che possiate immaginare. Vikings e Raiders, seppur con i loro problemi, sono squadre più o meno funzionali, squadre sì condannate a schierare backup ma da cui hai comunque buoni motivi per aspettarti qualcosina in più di tre punti complessivi.
Non ho nemmeno voglia di scherzare, quella andata in scena a Las Vegas è stata semplicemente una partitaccia.

I Detroit Lions devono darsi una svegliata, non sono più la stessa squadra della prima metà di stagione. Il gioco di corse, eccezion fatta per qualche guizzo di Gibbs qua e là, non è più il punto di forza ma uno stanco obbligo: corrono perché devono, per tenere sulle spine gli avversari con la play action. Non è un qualcosa di empirico, i numeri restano buoni, ma ho come l’impressione che il gioco di corse abbia perso d’efficacia nelle ultime settimane.

Goff ha ricominciato a fare errori e, soprattutto, la difesa a imbarcare punti. Nelle ultime partite hanno sempre subito almeno 26 punti: tre di queste partite erano contro Bears e Saints, non sicuramente i migliori attacchi di questo mondo.
Esattamente come nel caso degli Eagles il record resta ottimo, tuttavia i Lions visti da novembre in avanti non sembrano destinati a un gennaio chissà quanto soddisfacente.

Prima di chiudere due pensieri veloci.
Brandon Staley di che foto sconcia dei proprietari deve essere in possesso? Cosa stanno facendo? Usando droghe sintetiche? Praticando zoofilia? Ha documenti top secret sulla strage di Ustica? Perché diavolo è ancora l’allenatore dei Chargers?
Sono contento per Zach Wilson, veramente. Una vittoria non cancella quasi tre anni di purissima incompetenza, tuttavia trenta punti in trenta minuti costituiscono un qualcosa a cui i tifosi dei Jets non sono assolutamente abituati. La loro stagione resta un tragico disastro, anche se come nel caso di Tylan Wallace qua l’unica cosa sensata da fare è celebrare il momento.
Perché credo che il diritto di goderne sia inviolabile anche per un sempre più probabile bust al draft.

8 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 14 del 2023

  1. Sono contento per Bills e Cincy. Mi piacciono quelle persone e quei team che non vivono nei rimpianti o nella paura di sbagliare e perdere, preferendo invece dare il meglio che possono nel presente senza guardarsi troppo indietro o attorno.
    Chiefs: non è un anno come gli altri. E meno male, dovranno anche loro prima o poi avere una stagione bruttina in cui non comincino i playoff da favoriti (e in bye).
    San Francisco: ringrazio per le belle parole su Dallas, che mi danno l’occasione per rimanere cupamente pessimista.
    Bello il finale tra Packers e Giants.

  2. Partita irripetibile per i Titans o Dolphins tutto bollicine e niente sostanza? Comunque entrambi i MNF hanno ribaltato le previsioni della vigilia.

  3. Di sicuro i due MNF di ieri non andranno nella classifica di quelli inguardabili da stilare a fine campionato.
    Miami è riuscita a perdere una partita che i Titans hanno cercato in tutti i modi di regalare: + 14 a 4 minuti dalla fine (99% di vittoria per Next Gen Stats) dopo pick 6 da INT ai 5 metri, pick 6 da pasticcio su punt return , fumble in red zone. Mancavano solo le renne e gli elfi, visti invece a casa Ravens e Chiefs

  4. Ieri sera abbiamo avuto la dimostrazione che quando si è sotto di 14 punti a pochi minuti dalla fine, e si segna un touchdown, è meglio tentare la conversione da 2 punti anziché quella da 1 punto. Vero che la conversione da 2 punti ha una percentuale di realizzazione sotto il 50%, ma se ti va male puoi sempre ritentarla al secondo touchdown e pareggiare la partita: difficile sbagliarne due di seguito. Cioè, le probabilità di fare un 8+7 sono maggiori di quelle di fare un 6+6.

    Qualche giorno fa dicevo di tifare per Miami, sperando di trovarla all’ultima giornata già certa del primo posto nella Afc, ma è anche vero che con questa loro sconfitta si riapre il discorso per la division: basterebbe recuperare una vittoria nelle prossime tre partite, per poi giocarsi tutto nello scontro diretto della Befana. E Miami sembra anche avere un trittico più arduo rispetto a Buffalo: detto che sia i Bills sia i Dolphins devono affrontare Dallas, Miami ha anche una gran brutta trasferta a Baltimore. Però sono discorsi che lasciano il tempo che trovano: secondo logica, Buffalo avrebbe dovuto perdere a Kansas City e Miami avrebbe dovuto maramaldeggiare su Tennessee, ma il football e la logica sono due poli opposti 😁 .

      • Ah no, c’erano solo i tuoi soci: però è apparso tre volte il tuo faccione! Bella puntata, comunque.

  5. Quella dei Falcons si chiama coerenza: ogni volta che rimettono in pari il record, poi perdono.
    È successo anche stavolta, nonostante una partita dominata, almeno per le statistiche, ma in cui tra safety (la seconda consecutiva, e credo sia un record), un intercetto lanciato con TD loro (e fanno 8 punti regalati), 2 calci sbagliati e un ave Maria spettacolare, però corto, alla fine ti ritrovi a mani vuote.
    Ma ho fiducia che non sia finita qui. Dubito che TB e NO abbiano la forza di vincerle tutte fino alla conclusione della stagione e quindi la corsa è aperta.
    Ringrazio però London, perché appena mi azzardo ad esprimere il mio non troppo lusinghiero pensiero su di lui, il giovane mi ridicolizza con una gara da 10 ricezioni e 175 yard, alcune talmente belle da essere buone per un poster.
    Che fare, proverò a parlare male anche di Ridder. Avessi lo stesso risultato…
    PS
    Ma questo DeVito fa sul serio? Gioca, vince, e si candida a continuare pure quando sarà tornato Daniel Jones?
    Io non gli davo troppo credito, un po’ la fortuna del principiante, invece ormai siamo a tre gare vinte. Toccherà che comincio a cambiare opinione?

  6. Ma l’avete visto DeAndre Hopkins? Proprio quello che manca ai Chiefs.

    E ‘sto Levis sembra un ragaZZo sveglio: i Titani hanno futuro.

    Non si capisce come a New York siano letteralmente incapaci di draftare un QB decente (Manning risale al 2004 ormai). Però DeVito è il loro Christmas gift arrivato in anticipo.

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