Come avrete avuto modo di notare negli anni, il primo riassunto dell’articolo tendo a dedicarlo alla partita più combattuta e spettacolare della settimana, motivo per cui oggi non posso che iniziare dallo snervante 37 a 31 con cui i Baltimore Ravens sono sopravvissuti ai Los Angeles Rams dopo un tempo supplementare.

Lo stato di forma dei Rams è sotto gli occhi di tutti, tuttavia trovarli sopra 20 a 17 al termine della prima metà di gioco non era affatto scontato. Los Angeles, infatti, non ha avuto particolari problemi a muovere le catene contro una delle migliori difese della lega, tant’è che quattro dei loro primi cinque drive sono valsi loro punti: vi segnalo un touchdown di Kupp, uno del rookie tight end Allen e un paio di piazzati di Havrisik.
Baltimore, invece, ha sacrificato la metodicità a scapito dell’esplosività, basti pensare che i due touchdown messi a segno siano arrivati a termine di due big play: come altre definireste un touchdown da 54 yard – di Likely – e uno da 46 del redivivo Odell Beckham Jr.?

All’inizio della seconda metà di gioco un piazzato di Tucker ha impattato il punteggio sul 20 pari, anche se la parità sarebbe durata ben poco: nei pressi della propria end zone, il centro Linderbaum ha mandato in orbita uno snap a cui Lamar Jackson non era assolutamente pronto. Risultato finale? Safety, due punti per i Rams.
Dopo aver spedito a bordocampo ancora una volta a bocca asciutta l’attacco dei Rams, Jackson e compagni hanno messo insieme un ottimo drive concluso, però, con un altro piazzato di Justin Tucker, quello del controsorpasso Ravens: 23 a 22 per i padroni di casa.

Due fulminei three n’ out ci hanno permesso di prendere il fiato e prepararci mentalmente alla follia che ci stava aspettando dietro l’angolo – ma che non potevamo assolutamente preventivare. Con un paio di big play Los Angeles si è portata rabbiosamente in red zone dove Stafford ha connesso con uno degli ex di giornata, Demarcus Robinson, per il touchdown del nuovo vantaggio Rams: la conversione da due punti, però, non ha portato a nulla, 28 a 23 Rams.
Con poco meno di cinque minuti rimasti, le opzioni erano piuttosto limitate per Jackson e i Ravens: o touchdown o probabile – quasi certa – sconfitta.

A testa bassa ma con razionalità, Jackson e i Ravens hanno ricominciato a muovere le catene facendo affidamento principalmente al rookie Zay Flowers che, con un paio di ricezioni consecutive, li ha portati oltre la metà campo. Gli esperti Beckham e Agholor gli hanno dato manforte trascinando il reparto offensivo in red zone dove, però, Lamar ha subito un tanto sanguinoso quanto controverso sack che li ha messi davanti a un piuttosto proibitivo 3&17 sulle 21 avversarie: nessun problema, Jackson cerca e trova Flowers in profondità, touchdown Ravens.
La successiva conversione da due punti, firmata ovviamente da Flowers, ha regalato a Baltimore il prezioso margine di un piazzato: 31 a 28 Ravens.

Come spesso succede con i Ravens in campo, quando c’è da abbassare la saracinesca negli ultimi istanti di una partita punto a punto la difesa esce inspiegabilmente dai giochi. Un paio di errori di un irriconoscibile Marlon Humphrey hanno permesso a Los Angeles di catapultarsi pressoché immediatamente alle porte della red zone, ma un moto d’orgoglio dei padroni di casa li ha costretti ad accontentarsi dei tre punti sinonimo di tempi supplementari.
La moneta sorride a Baltimore che, sciaguratamente, incappa in un three n’ out… risultato emulato da Los Angeles pochi istanti dopo.

Los Angeles, quindi, è costretta a restituire il pallone a Baltimore con un punt che sarà ricevuto da Tylan Wallace, in campo come sostituto del punt returner titolare Duvernay. Un ritorno da una decina di yard renderebbe necessari solamente un paio di primi down per mettere Tucker nella posizione di vincerla, ma Wallace decide di strafare e dopo un paio di finte trova un corridoio sulla sideline sinistra: la sua corsa si arresta solamente in end zone, touchdown Ravens. Game, set e match.
Con questa vittoria Baltimore si porta sul 10-3, record che al momento vale loro il primo posto in solitaria in AFC.

Ora ci spostiamo in Ohio, dove l’ex – ho faticato a non mettere la maiuscola – franchise quarterback dei Ravens Joe Flacco si è regalato la prima soddisfazione in maglia Browns prendendo lo scalpo dei Jacksonville Jaguars: 31 a 27 il risultato finale.
Quella andata in scena a Cleveland è stata una partita strana, i padroni di casa hanno condotto per tutta la gara portandosi spesso sopra di due possessi, cosa che non ha mai demoralizzato Lawrence e compagni che nonostante i continui turnover – quattro – sono sempre riusciti a restare aggrappati alla contesa – principalmente grazie a turnover assai generosi dei Browns che regalavano loro ottime posizioni di campo.

Il touchdown del 28 a 14 di David Bell sembrava averla chiusa, ma nel momento di massima difficoltà, appellandosi principalmente all’orgoglio, Jacksonville ha trovato la continuità offensiva necessaria per sostenere scoring drive.
Un touchdown di Parker Washington e dell’indemoniato Evan Engram – due touchdown per lui – hanno reso il finale interessante, ma purtroppo per loro nel frattempo Cleveland ha aggiunto altri tre punti al proprio bottino, tre punti che svuotato di significato la sfuriata finale di Jacksonville.
Prestazione esaltante di Joe Flacco che, malgrado la sua tipica discontinuità, ha saputo trovare un paio di big play che hanno di fatto spaccato in due la partita lanciando tre touchdown: ve ne segnalo due di un David Njoku assatanato.

Restiamo in AFC North, dove i Bengals di Jake Browning hanno dimostrato di fare sul serio piallando degli sciatti Indianapolis Colts con un netto 34 a 14.
Per prima cosa permettetemi di inchinarmi al cospetto di Zac Taylor che sta tenendo ultra-competitiva una squadra compromessa dall’assenza del proprio franchise quarterback: Browning è consistentemente messo nella posizione di avere successo, i gameplan confezionati dal coaching staff di Cincinnati gli stanno permettendo di risultare esplosivo minimizzando i rischi.
Quella dei Bengals è stata una prestazione da squadra vera, l’attacco ha mosso le catene con efficienza mentre la difesa concedeva pochissimo a dei Colts assolutamente incapaci di trovare successo via terra e quindi costretti ad affidarsi esclusivamente a Gardner Minshew: credo che il risultato finale possa suggerirvi come sia andata.

Vittoria fondamentale quella dei Tampa Bay Buccaneers sugli Atlanta Falcons: al termine di una partita a suo modo irresistibile, Mayfield e compagni si sono portati a casa un 29 a 25 che regala loro la prima posizione in division – anche se troviamo tre squadra appaiate sul 6-7.
Atlanta, pur avendo guadagnato quasi 150 yard in più degli avversari, ha lasciato per strada decisamente troppi punti – due piazzati falliti da Koo -, anche se a definire questa partita ci hanno pensato un paio di giocate difensive dei Buccaneers che con un intercetto in piena red zone e un safety si sono regalati punti facili in una giornata in cui l’attacco faticava a produrre yard.

Ciò nonostante, per vincerla hanno avuto bisogno di un esaltante game winning drive arrivato in risposta al touchdown su corsa di Ridder che aveva regalato un vantaggio apparentemente decisivo ai Falcons.
Con poco più di tre minuti rimasti a disposizione Mayfield ha cominciato a muovere le catene con inedita efficienza connettendo con Cade Otton per il touchdown del sorpasso.
Il drive della disperazione dei Falcons si è concluso a tre yard dalla vittoria, in quanto la preghiera a mezza bocca di Ridder ha trovato le mani di London… fuori dalla end zone.
Attenzione a questa NFC South che nella mestizia si sta comunque dimostrando perlomeno interessante.

Ho decisamente meno da dirvi sull’altro scontro di questa division, i Saints hanno liquidato la pratica Panthers con un più che tranquillo 28 a 6.
Vincere con un margine superiore a 20 punti pur avendo generato la miseria di 208 yard di total offense ci dice più cose sui Panthers che sui Saints: New Orleans si è “semplicemente” limitata a sfruttare i regali offerti da Carolina rivelandosi atipicamente cinica, soprattutto in red zone. Prestazione difficile da commentare quella del povero Bryce Young che ha completato solamente 13 dei 36 passaggi tentati: vincere così è impossibile.
Con questa vittoria, come già detto, New Orleans si porta sul 6-7 insieme a Tampa Bay e Atlanta.

La sorpresa di giornata arriva da New York, dove degli irriconoscibili Jets hanno umiliato i Texans con un roboante 30 a 6 che ci ha messo davanti a un’inedita versione di C.J. Stroud, quella di essere umano.
Privato pressoché subito di Nico Collins per infortunio, Stroud ha faticato tutto il pomeriggio a completare passaggi continuando a schiantarsi contro il muro eretto dai Jets. Dopo aver concluso la prima metà sullo zero-a-zero, Wilson e compagni si sono resi protagonisti di un’atipica sfuriata da trenta punti in trenta minuti, mentre dall’altra parte Houston veniva costretta a rinunciare a C.J. Stroud per infortunio.
Sono umanamente contento per Zach Wilson, aveva disperatamente bisogno di una partita del genere che, seppur non cambierà l’esito della loro stagione, gli regala un briciolo di autostima.

A proposito di sorprese, che dire dell’improbabile 28 a 13 con cui i Bears hanno giustiziato degli irriconoscibili Lions?
Pure ieri Detroit è apparsa confusa, imprecisa e sconclusionata, basti pensare al compromettente 1 su 5 su quarto down. Per carità, l’aggressività ha catalizzato la loro rinascita, ma ho come l’impressione che Dan Campbell non abbia alcuna intenzione di imparare la lezione impartitagli nelle ultime settimane: questo è football reale Dan, non Madden. Interpellare kicker e punter, a volte, è accettabile – anche se la sconfitta non è arrivata esclusivamente per questa ragione.

I Lions hanno commesso tre sanguinosi turnover mentre Chicago, dall’altra parte, muoveva le catene senza eccessivi patemi d’animo grazie a un buonissimo Justin Fields che li ha puniti sia con il braccio destro che con le proprie gambe. Fields appare finalmente a suo agio e, anche se mai perfetto, sta costruendo un rapporto importante con D.J. Moore che ieri ha concluso con due touchdown, uno su corsa e uno su ricezione.
Detroit avrà molto su cui riflettere questa settimana.

A certe partite non ci si crede. Quanto successo fra Vikings e Raiders ha dell’incredibile, soprattutto considerando il periodo storico in cui viviamo. Ieri, domenica 10 dicembre 2023, una partita di football americano è terminata con il punteggio di 3 a 0: sì, è successo davvero. Minnesota per aver ragione di Las Vegas ha avuto bisogno solamente di un piazzato arrivato a termine di un drive condotto da Mullens, non dal nostro amato Dobbs.
Non saprei che altro dirvi se non che abbiamo assistito a 17 punt.

Partita ben diversa quella andata in scena a Kansas City: Buffalo ha vinto la prima “finale” con un provvidenziale 20 a 17 che costa ai Chiefs la seconda sconfitta consecutiva, anche se probabilmente parleremo di questa partita per altri motivi.
Dopo essersi trovata sotto 14 a 0 all’inizio del secondo quarto, la difesa di Spagnuolo ha contenuto brillantemente l’attacco di Josh Allen permettendo così a Mahomes e compagni di colmare parzialmente l’importante gap con un touchdown di McKinnon e uno di Rice.
Dopo che Butker ha impattato il punteggio sul 17 pari, Buffalo si è dovuta accontentare solamente di tre punti che avranno fatto sudare freddo i tifosi, in quanto restituire il pallone a Mahomes con meno di due minuti rimasti da giocare riesuma ricordi che per essere metabolizzati necessitano dell’aiuto di un professionista.

Sotto di tre punti, Mahomes trascina immediatamente i suoi nei pressi della metà campo dove ci viene regalata la giocata dell’anno. Mahomes cerca e trova Kelce in profondità che dopo aver guadagnato una ventina di yard nota Toney completamente libero alla propria sinistra. Consapevole e lucido, Kelce non ci pensa due volte e lancia il pallone a Toney che ha la strada spianata per la end zone, touchdown Chiefs… annullato da una penalità di Toney non allineato correttamente: offside.
Il “tutto da rifare” si trasforma in un “niente di fatto”, la difesa dei Bills costringe Mahomes al turnover on downs e a una sfuriata a bordocampo che, però, non cambia il risultato finale.
Sugli scudi un grandissimo James Cook che con più di 140 yard dallo scrimmage e un touchdown ci ha ribadito quanto folle fosse Dorsey a relegarlo a un ruolo marginale.

Prosegue l’ottimo momento di forma dei 49ers che si impongono sui Seattle Seahawks con un 28 a 16 arrivato a termine di una partita decisamente più combattuta di quella di un paio di settimane fa.
Un infortunio di Smith ha costretto Carroll ad affidare l’attacco a Drew Lock che, in realtà, non ha decisamente sfigurato per tre quarti. All’inizio dell’ultimo quarto Seattle era sotto solamente di cinque punti, tuttavia San Francisco si è dimostrata troppo esplosiva per la difesa dei Seahawks e il touchdown da 44 yard di Kittle ha chiuso definitivamente i giochi. I tentativi di rimonta di Seattle si sono conclusi con un nulla di fatto, nello specifico due intercetti di Lock che hanno condannato Seattle alla quarta sconfitta consecutiva.
Ennesima prestazione da incorniciare per Samuel che toccando il pallone otto volte ha raccolto 150 yard e due touchdown, uno su ricezione e uno su corsa.

Poco da dire sul netto successo dei Broncos in casa dei Chargers, il 24 a 7 finale è arrivato a termine dell’ennesima prestazione incommentabile dei ragazzi di Staley che sono stati privati di Justin Herbert per infortunio.
Denver ha controllato la contesa senza alcuna difficoltà, basti pensare che il reparto offensivo dei Chargers abbia concluso la giornata con un putrido 1 su 18 su terzo e quarto down: è impossibile pensare di restare in partita quando ci si dimostra sistematicamente incapaci di muovere le catene.
Pur senza strafare Wilson e compagni sono andati a crearsi un vantaggio irrecuperabile per una squadra già inefficiente costretta a schierare il quarterback di riserva.

Successo netto, successo fondamentale quello dei Dallas Cowboys sui Philadelphia Eagles. Li attendavamo, ci eravamo promessi di sospendere il giudizio su di loro finché non avrebbero giocato contro una diretta avversaria: direi che il 33 a 14 con cui hanno umiliato Philadelphia ci obblighi, finalmente, a prenderli sul serio. Questi Dallas Cowboys fanno paura.

Dak Prescott ha corroborato la propria candidatura all’MVP con una partita precisa e senza fronzoli da 271 yard e due touchdown, anche se a fare la voce grossa ci ha pensato un reparto difensivo che non ha concesso assolutamente nulla a Hurts e compagni: l’unico touchdown degli Eagles è da attribuire alla difesa che con Jalen Carter riportato in end zone un strip sack causato da Fletcher Cox. Dallas ha tenuto saldamente in mano le redini del gioco – più di 36 minuti di possesso – togliendo dall’equazione il solitamente potente attacco degli Eagles che, una volta in campo, incappava puntualmente nel turnover.
Prestazione monstre del kicker Aubrey che ha convertito tutti e quattro i piazzati tentati, fra cui uno da 59 e uno da 60 yard.

14 thoughts on “Il riassunto della quattordicesima domenica del 2023 NFL

  1. La chiamata sulla giocata meravigliosa che avrebbe portato i Chefs alla vittoria a me sembra sostanzialmente corretta, anche se dolorosissima, ma sui social i gruppi che seguo sono letteralmente esplosi a causa di questo, non ho ben chiaro se sia stato giusto o meno chiamarla, qualcuno mi puo’ dare qualche delucidazione in merito please?

    • Non vorrei apparire di parte, ma secondo me è una chiamata giusta. Tra l’altro, il fazzoletto giallo è volato subito: non è che poi l’arbitro potesse dire “Ah, no, ritiro il fazzoletto, perché non voglio cancellare una giocata meravigliosa” 😉 !

      • In effetti a me sembrava una chiamata corretta, è anche vero che è piuttosto raro che venga fatta, circolano foto di altri offside dei Bills durante la stessa gara che non sono stati considerati. In ogni caso mi spiace perché, L a parte, avrebbe fatto recuperare un po’ di fiducia a Mahomes che ne avrebbe bisogno, visto che quest’anno si è trovato alle prese con alcuni ricevitori privi delle mani. Pazienza, ora siamo ufficialmente underdog e questo potrebbe non essere un male😉

  2. Tutto pronto per il trionfo dei 49ers.

    Pur non avendo visto la partito ho percepito le bestemmie di Mahomes da migliaia di kilometri di distanza. Gli ex campioni sbagliano decisamente troppo.

    Flacco è sempre il solito: in squadre con difese dominanti può far vincere contro chiunque per poi perdere contro i Panthers con 4 intercetti lanciati. E’ Cleveland quella che deve far paura: i Cowboys troveranno il modo di suicidarsi strada facendo.

    • Anche io credo che i Cowboys non arriveranno fino al superbowl nonostante ogni benedetto anno sembra sia il loro…….Non darei per morti gli eagles ..anche i 49 hanno avuto passi falsi
      Un bel remake di Ravens – 49 ers non sarebbe male

    • No @Nickthequick, le tavole già apparecchiate mi fanno un’enorme paura, sovente si siedono soggetti non invitati…….
      Credo, invece, che: il risveglio di Dallas, l’apparente appannamento dei Eagles e Chiefs, la conferma di Baltimore come squadra molto rocciosa, l’imprevedibilità di Miami e Cleveland e la voglia di crederci dei Bills, possano essere ingredienti pregiati per una appassionante postseason. Ma attenzione ai Bengals da una parte e ai Rams dall’altra, perchè abbiamo già visto che se sono sani possono essere letali……

  3. Sono contento che Drew Lock abbia giocato tutto sommato bene nonostante i due intercetti. Il primo TD pass per Metcalf mi è sembrato di pregevolissima fattura. Rimane un backup QB ma come tale, secondo me, ha qualità per garantirsi margini di miglioramento e consolidare la sua presenza nella lega. Il che non è comunque poco! Che ne pensi Mattia?

  4. Il mio sogno di vedere una partita Nfl terminare 0-0 o 2-0 è svanito a due minuti dalla fine. Comunque un 3-0 è la cosa che più vi si avvicina: porterò questa partita per sempre nel mio cuore 😍 !

    Philadelphia, sino a otto giorni fa, era stata quasi perfetta: dieci vittorie e un unico scivolone per una disattenzione finale in una gara che sembrava già vinta. A oggi, è quinta nella Nfc e dovrebbe fare tutti i playoff in trasferta, con un possibile divisional a San Francisco.

    Quanto ai Bills, vincere a Kansas City nella giornata in cui Pittsburgh perde con New England, Houston perde coi N. Y. Jets e Indianapolis perde con Cincinnati, è oro che cola. Però undicesimi eravamo e undicesimi rimaniamo: la strada da percorrere resta lunga e impervia (secondo Espn, abbiamo il 37.5% di probabilità di andare ai playoff). Mi sembra comunque che la squadra abbia ritrovato la fiducia che un mese fa aveva perduto e un pizzico di ottimismo adesso è doveroso.

  5. Parto dagli anticipi:
    Ho “odiato” i Pats di Brady-Belichick come si può odiare la più grande dinastia di sempre quando non è la squadra per cui tifi: saperli fuori dai playoff ai primi di dicembre un poco mi rallegra.
    Avere forse intralciato un po’ il loro progetto di tanking è l’unica cosa salvabile dell’indegna partita degli Steelers di giovedì.
    Citando Max Allegri: il Draft NFL “l’ha inventato il diavolo”, perché solo il demonio può, in una classe in cui i QB disponibili sono Mahomes e Watson (e che straborda di talento in quasi tutte le altre posizioni), convincerti a fare trade up per assicurarti Trubisky e darti una prima stagione in cui illuderti che possa essere un franchise QB. Osceno pure come backup.
    Chapeau a Stefanski: pensavo impazzisse a combinare Watson e Chubb e il destino glieli ha tolti entrambi, nella division in partenza più tosta e con il miglior difensore mezzo rotto. Se a gennaio Garrett recupera e Flacco ha la luna dritta chissà dove possono arrivare questi.
    Avessero detto a settembre che a dicembre avremmo visto sia Bills che Bengals ritrovare speranze di playoffs grazie alle contemporanee sconfitte di Texans, Colts e Steelers, ma che oltre a questi devono superare pure i Broncos, beh…
    Liberate Davante Adams, per l’amor del cielo (no Aronne, non portarlo ai Jets).
    Dall’altro lato mi sa che i Lions hanno iniziato a pensare alla postseason un po’ presto (seed 3 sono e rimarranno), occhio che riattaccare la spina quando serve se non sei abituato non è per niente facile (e alla wild card può darsi che ti ritrovi i Packers o i Rams, clienti potenzialmente scomodi assai).
    Come possano essere seed 6 ancora comunque questi Vikings è qualcosa di incredibile.
    Come faranno a non votare McCaffrey MVP rimarrà per me qualcosa di incomprensibile.
    Cowboys @ Niners sarà una gran bella finale di conference, mi sa.

    • Ah, se nemmeno con Herbert rotto e nessuna speranza di postseason Staley perde il posto io non so cosa ci sia a Los Angeles nell’aria (fateli tornare a San Diego, per favore: erano gli stessi di ora, ma almeno il nome suonava molto meglio).

  6. Cosa dire… bellissima vittoria dei Ravens su degli ottimi Rams. Prova di forza della difesa di Cleveland, capace di vincere le partite da sola. Importanti le vittorie di Bengals e Bills. Prova di forza dei Cowboys che, a questo punto, diventano la rivale più temibile per i miei 49ers per il primo posto in NFC (e non importa se li abbiamo già battuti). La banda Wilson (e non sto parlando dei Beach Boys) si dimostra al solito imprevedibile battendo i Texans ai quali auguro che gli infortuni a Collins e Stroud non siano gravi. Per finire, i Vikings. Vittoria più risicata di quella dell’Inter contro l’Udinese. E non dico altro.

  7. Non capisco il motivo per il quale la partita probabilmente più importante della giornata sia trattata per ultima con lo stesso spazio di Bears – Lions

    • Mah! Semplicemente credo che Mattia dedichi al primo riassunto, come all’ultimo, qualche riga in più, e non sia una questione di importanza…..
      Se poi il primo riassunto riguarda i suoi Ravens, ah beh in quel caso sarà sicuro che a “qualche” si debba aggiungere “decina”….
      😄😄😄😄😉

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