1166 miglia e 17 ore e 49 minuti di macchina, la distanza tra l’Ohio Stadium a Columbus e l’NGR Stadium di Houston, ovvero la vecchia e la nuova casa del rookie CJ Stroud, quarterback al primo anno e protagonista della rinascita della franchigia texana.
Lo scorso fine settimana, che tra l’altro era un weekend fondamentale anche per il college football, il protagonista nella vittoria contro Denver in casa non poteva che essere il rookie QB, come del resto accade da inizio anno. Non a caso, Stroud è leader della lega in passing yards e il suo nome inizia a essere accostato, anche se in parte in modo provocatorio, al titolo di MVP.
La partita di domenica scorsa, giocata nel primo pomeriggio americano e vinta appunto dai padroni di casa 22-17 contro i Denver Broncos, che erano reduci da una striscia di 5 vittorie consecutive, è stata una vera e propria battaglia, illuminata dagli ultimi due minuti giocati nella red zone di Houston e conclusi dall’intercetto della safety Ward.
Il merito difensivo dei Texans è stato quelli di mettere in difficoltà Wilson tramite la pressione veloce, utilizzando sicuramente il pass rusher Will Anderson Jr che, nonostante sia “solo” a 5 sack al suo primo anno nella lega, è comunque tra i giocatori che porta il numero più alto di pressioni, ma ricorrendo talvolta anche all’uso del blitz; in particolare, mi è piaciuta l’efficacia con cui è stato usato il nickel King II, utilizzato soprattutto contro il gioco di corse di Denver.
I numeri difensivi non sono sicuramente ancora degni degli standard di DeMeco Ryans ai 49ers, principalmente per le troppe yards concesse sul gioco di passaggi. Non a caso, i Broncos nel game plan disegnato da coach Payton hanno sfidato ripetutamente la secondaria di casa, riuscendo a rientrare in partita proprio grazie a due big play lanciati nel secondo tempo da Wilson su Sutton e Jeudy, producendo 14 punti e riavvicinandosi a Houston che invece nel primo tempo era stata maggiormente in controllo.
Offensivamente i Texani, dopo l’ulteriore ottima partita del proprio QB, non sono riusciti a capitalizzare la mole di gioco prodotta, avendo avuto per più tempo l’ovale in mano e producendo più yards degli avversari, ma di fatto concretizzando ciò in soli due touchdown, complice anche l’apporto non particolarmente efficiente del gioco di corsa.
Nessuno dei due running back, infatti, è riuscito ad incidere realmente sulla partita: Pierce chiude con 41 yards su 15 portate mentre Singletary con 36 yards su 8 portate, a differenza del ricevitore Collins che, sfruttando appieno gli spazi della difesa ospite e il braccio di Stroud, chiude con 191 yards e 1 TD.
Al di là della produzione numerica, che, come già detto, posiziona Stroud come passing leader della NFL, ciò che colpisce di lui è la sua capacità di lettura e gestione della pressione, nonché la dote di mantenere la calma nella tasca e soprattutto la potenza del suo braccio. Chiaramente a tutto ciò vanno aggiunte le sue capacità atletiche e la mobilità che mostra ogni volta che va in bootleg.
L’ex Ohio State si sta decisamente mettendo in mostra, a mio avviso, inoltre, il supporting cast a sua disposizione non è tra i migliori della lega, per cui, in un certo senso, i risultati raggiunti hanno anche un peso specifico maggiore, vista la giovane età di questo giocatore di conseguenza il potenziale ancora da sviluppare nonché il margine di miglioramento della squadra intorno a lui.
Il post Deshaun Watson per i Texans è stato complesso da gestire: nelle ultime due annate, infatti, la franchigia texana è arrivata in primis quartultima e poi addirittura penultima, perdendo praticamente la prima scelta assoluta durante l’ultima giornata di regular season.
In questa off season dunque è scattata la rebuilding vera e propria, prima con l’ingaggio di DeMeco Ryans come head coach, poi con quelli di CJ Stroud scelto tramite le seconda pick al draft e Will Anderson Jr scelto tramite la terza pick ottenuta tramite una trade.
Entrambi da subito si sono rivelati degli investimenti azzeccati, essendo parte integrante della rinascita di questa squadra.
A mio avviso, la riflessione più importante da fare legata a questa risurrezione è su quanto sia in salute il sistema NFL, che, tramite uno strumento redistributivo come il Draft, permette alla penultima squadra dell’anno precedente di giocarsi l’accesso ai playoff l’anno successivo.
Alla guida della AFC south vi sono i Jaguars, che, dopo aver sconfitto proprio la squadra del Texas due settimane fa, hanno perso contro Cincinnati lo scorso fine settimana e adesso devono anche fare i conti con una serie di problemi fisici, inclusi quelli del proprio QB titolare.
A seguire Jacksonville in classifica, vi sono con una vittoria in meno i texani e i Colts, entrambe le squadre con un record di 7-5 e ambedue reduci da una vittoria lo scorso fine settimana. Nonostante su carta la squadra della Florida sia la più forte, non vi è
alcuna certezza né gerarchia, poiché le 3 squadre si trovano separate solamente da una vittoria; questo elemento rende la divisione la più equilibrata della lega.
Tutto ciò implica che Houston può tranquillamente giocarsi l’accesso ai playoff e attualmente, nonostante qualche limite del roster, ha comunque le carte in regola per farlo, soprattutto nel caso in cui Stroud continui a giocare nella maniera in cui lo sta facendo.
La sintesi perfetta del momento è che a Houston c’è vita, il che è una grandissima novità rispetto ad un anno fa, quando il sunto perfetto dello stato della squadra sarebbe stato uno scontatissimo: Houston, abbiamo più di un problema!
Studente universitario, appassionato di football americano e, più in generale, degli sport a stelle e strisce.
Tifoso delle franchigie di Chicago dopo aver vissuto qualche mese nella Windy City, qualora ve lo stiate domandando, tra Cubs e White Sox tifo per i Southsiders.
Da qualche anno ho lasciato la Boxe con la speranza di diventare il nuovo Michael Jordan o, nel peggiore dei casi, il nuovo Walter Payton.