1) San Francisco 49ers (9-3) (+3) La roboante vittoria al Lincoln Financial Field, oltre che ridimensionare gli Eagles, mantiene un ruolino di marcia impressionante per la squadra di Kyle Shanahan, ovvero quella che si ritrova nel miglior stato di forma di questo periodo di campionato. Da quando hanno goduto del turno di riposo, i 49ers hanno vinto quattro partite consecutive macinando avversari sotto un differenziale di 134-49 nel computo tra punti segnati e concessi, nuovi segni del possibile dominio che la squadra aveva mostrato a settembre. La differenza, a giudicare dai fatti, risiede proprio nella salute del roster, dal momento che le tre sconfitte consecutive che avevano abbassato le quotazioni dei californiani sono occorse con Trent WIlliams e Deebo Samuel (un incubo per Philadelphia con tre mete) fuori per infortunio, mentre ora, in piene forze, i Niners sono tornati ad essere una sorta di corazzata.
2) Philadelphia Eagles (10-2) (-1) Terminato l’elisir della rimonta magica gli Eagles si devono accontentare delle briciole, assecondando un’asfaltata casalinga destinata a fare rumore a lungo, se non altro perché questa nuova rivalità con i 49ers voleva dimostrare che gli stessi, a pieni ranghi, potevano vincere il Championship NFC dello scorso gennaio. Phila gioca un altro primo tempo ondivago, con l’attacco a racimolare appena 20 yard nelle ultime tre serie della prima frazione, mentre la difesa vede letteralmente scoprirsi il nervo più delicato, il contrasto verso quel gioco aereo che esplorando continuamente gli squilibri di marcatura è sfociato in un passivo di ben 42 punti e grandi giocate a ripetizione, un problema che questa volta l’attacco non è riuscito a mascherare. La terza difesa NFL per yard concesse dopo la ricezione è rumorosamente crollata sotto i colpi di un indemoniato Samuel, che ha ingurgitato ingenti porzioni di campo andando a segno a ripetizione.
3) Baltimore Ravens (9-3) (=) Affare di quelli grossi, visto che la settimana di riposo ha momentaneamente tolto la concorrenza dei Chiefs dalla prima piazza assoluta della AFC. Lamar Jackson, un reparto offensivo straordinariamente produttivo, una difesa pressante e pungente sono le migliori peculiarità di una squadra che ora gestisce il destino in parte con le sue stesse mani, dall’alto di una posizione di vantaggio senz’altro meritata per quanto sinora dimostrato, che sembra di maggior valore rispetto ai pari merito Dolphins, che dalla loro hanno tuttavia un calendario genericamente più facile. Sarà un mese conclusivo decisivo per Baltimore, la cui missione primaria è agguantare il vantaggio del campo per i playoff e un prezioso bye per il primo turno.
4) Dallas Cowboys (9-3) (+1) Vincono una gara da squadra matura, dove i Seahawks oppongono una maggiore resistenza rispetto alle previsioni trovandosi addirittura in vantaggio nel quarto periodo. Esperienza di quelle necessarie e preziose per Dallas, nuova a una circostanza simile su quel terreno casalingo dove aveva vinto quattro partite consecutive con uno scarto di almeno 20 punti, ma dove raggiunge in ogni caso la quattordicesima affermazione consecutiva contando sulla solita prestazione possente da parte di un attacco multidimensionale ed esteticamente brillante, diretto in maniera ancora una volta eccellente da Dak Prescott. Traballa un pochino la difesa, DaRon Bland, nonostante l’ottavo intercetto stagionale, perde nettamente il confronto con D.K. Metcalf e il reparto in genere patisce troppo le giocate di Geno Smith, che nel mese precedente aveva giocato in maniera tutt’altro che eccelsa. I Cowboys si riprendono il vantaggio nel quarto periodo, quanto conta di più, e ora si preparano a un eccitante scontro diretto con gli Eagles che potrebbe regalare le soddisfazioni che più contano.
5) Kansas City Chiefs (8-4) (-3) La maggior sottrazione tra un’edizione e l’altra dei Chiefs è riscontrabile nella mancanza di efficacia del gioco aereo profondo, aspetto dove i ricevitori a disposizione di Patrick Mahomes stanno a dir poco faticando nell’incidere positivamente, mancando un numero di giocate che continua ad aumentare con il trascorrere delle settimane. Non è la prima volta, infatti, che l’attacco giunge in stallo nel quarto periodo, con Mahomes fermo a cinque completi in quindici tentativi a causa dell’ennesimo assortimento di errori da parte dei ricevitori, con Marquez Valdez-Scantling ancora una volta inefficace nel completare un gioco a lunga gittata e Richie James scivolato a terra durante l’esecuzione della traccia, oltre all’ottimo lavoro di prevenzione svolto dalla difesa dei Packers. Poco può fare Kelce, ignorato dal playbook per tutto il quarto decisivo, nonché una difesa menomata dagli infortuni dei linebacker e continuamente battuta negli schemi in blitz, aspetti da aggiustare in tutta fretta prima di rischiare di inciampare nuovamente su ostacoli indesiderati.
6) Miami Dolphins (9-3) (=) Festeggiano il primo posto assoluto in AFC, in coabitazione con i Ravens, pasteggiando sui resti dei Commanders, ai quali affibbiano senza fatica 45 punti tenendo Tua Tagovailoa a riposo nel periodo finale. I Dolphins devono pur sempre fuggire i sospetti, nel senso che la nona vittoria stagionale giunge ancora una volta contro una squadra nettamente inferiore, non dando idee definitive sulle reali possibilità di contender di una compagine in ogni caso esplosiva. Miami è la terza franchigia nell’era del Super Bowl a registrare 25 passaggi da touchdown e 22 mete su corsa dopo dodici gare, ponendosi sullo stesso piano dei Denver Broncos del 1998, i quali vinsero poi il titolo. Mentre Tyreek Hill è talmente incontenibile da poter realisticamente pensare di divenire il primo giocatore di ogni epoca a superare le 2.000 yard stagionali su ricezione, va posta la massima concentrazione su una rimanenza di calendario che non vede grossissime problematiche per continuare a vincere, aspetto essenziale per tenersi stretto quel seed numero uno che potrebbe determinare esiti molto interessanti.
7) Detroit Lions (9-3) (=) Offensivamente i Lions sono competitivi e degni della top dieci di qualsiasi ranking di Lega, a maggior ragione avendo trovato enorme soddisfazione dalle selezioni di Sam LaPorta, massimo in carriera con 140 yard, e Jahmyr Gibbs, decisioni entrambe criticate il giorno del Draft per la mancanza di attenzione verso il miglioramento della difesa. Tale reparto è infatti al centro delle preoccupazioni per una squadra che si ritrova fulmineamente a condurre nel punteggio – come dimostra la prestazione contro i Saints – per poi farsi rimontare e dover tenere più duro del previsto per portarsi a casa un’altra importante vittoria, che dà a Detroit il miglior bilancio degli ultimi sessantuno anni. I ragazzi di Campbell subiscono mete in quasi il 70% delle occasioni in cui gli avversari giungono nelle ultime venti yard, le statistiche generali sono colate a picco dopo i 38 punti subiti dai Ravens nella sconfitta più netta della stagione, e il vero salto di qualità di una compagine comunque sorprendente risiede proprio nella possibilità o meno di limare le 313 yard e 23.5 punti di media concessi in questa campagna.
8) Jacksonville Jaguars (8-4) (=) Passo falso assai indesiderato contro i Bengals, con una sconfitta giunta in overtime con l’aggravante della possibile perdita di Trevor Lawrence per un periodo di tempo significativo, dato lo sfortunato infortunio alla caviglia che il quarterback ha patito dovendo poi farsi aiutare per uscire dal campo, peraltro dopo aver già dovuto rinunciare a Christian Kirk. In un confronto che ha visto vari cambi nella leadership del punteggio e un field goal potenzialmente decisivo mancato da Brandon McManus, sorprendono negativamente le 491 yard con 34 punti a corredo a favore di un’avversaria che aveva faticato non poco in assenza di Joe Burrow, mettendo ora in discussione il futuro divisionale a breve termine. In queste ore verrà determinata la durata dell’assenza di Lawrence e ci si preparerà al subentro di C.J. Beathard, con prospettive leggermente differenti da quelle che vedevano i Jaguars saldamente al comando della AFC South, posizione ora messa in pericolo dalla rincorsa effettuata da Houston e Indianapolis.
9) Houston Texans (7-5) (+4) Mettono fine alla striscia positiva dei Broncos dimostrato sufficiente maturità agonistica nel reggere il confronto con un’avversaria di maggior valore rispetto alla partenza di campionato, collezionando turnover e sopperendo alle gravi assenze offensive. Qualora servisse una dimostrazione della profondità del roster dei Texans, la stessa è stata puntualmente servita domenica, quando Nico Collins è salito in cattedra assorbendo molti dei bersagli normalmente destinati a Tank Dell, purtroppo perso per il resto della stagione su uno schema di bloccaggio peraltro evitabile per un giocatore di quella stazza minuta, e l’assenza di Dalton Schultz non si è fatta sentire troppo grazie alle 64 yard raccolte da Brevin Jordan. Una stagione possibilmente caratterizzata dai dolori in fase di crescita a causa dell’inesperienza si sta dimostrando un’annata da playoff, ponendo le basi per la proclamazione di DeMeco Ryans quale allenatore dell’anno.
10) Indianapolis Colts (7-5) (+5) Squadra che potrebbe beneficiare dell’infortunio a Trevor Lawrence nel momento topico della corsa ai playoff, per i quali un anno fa i Colts non erano neanche lontanamente attrezzati. Evidente il progresso tecnico apportato da Shane Steichen, grazie a un attacco adattabile alle situazioni che continua a fornire ottimi risultati – quarta vittoria consecutiva – nonostante l’improvvisa assenza di Jonathan Taylor e la possibilità di reperire protagonisti sempre diversi tra i ricevitori, fattore che determina lo scontro divisonale con i Titans sofferto fino all’overtime. Incoraggiante la prestazione di Alec Pierce, che colleziona la prima partita da oltre 100 yard di carriera, bene Gardner Minshew che dimentica alcuni errori rilevanti per mettere assieme la serie di giochi decisiva, benissimo gli special team che bloccano due punt e una difesa che impedisce a Tennessee di entrare in meta nel supplementare. L’affermazione è determinante per tenere Houston a debita distanza nonostante la parità di bilancio, dato che Indy detiene il momentaneo vantaggio nel tie-breaker per l’ultimo posto nella Wild Card.
11) Buffalo Bills (6-6) (-2) Pausa essenziale per i Bills, che godono di qualche coincidenza favorevole nei risultati della domenica dal momento che nessuna delle dirette concorrenti per i playoff – a parte i Bengals – pare essere scappata con il bottino. Il problema è rappresentato dal fatto che i Bills non hanno fatto abbastanza per poter gestire con tranquillità quest’ultimo mese di tragitto, dovendo più che altro contare sulle sconfitte altrui trovandosi nel contempo costretti a vincere da qui al termine per evitare di non riuscire più a colmare le distanze.
12) Cleveland Browns (7-5) (-2) Giocano alla pari con i Rams per tre quarti di partita, prima di crollare rovinosamente nell’ultimo e determinante periodo registrando un’importante seconda scnfitta consecutiva, che rende più difficoltosa la gestione di un posto all’interno del quadro playoff della AFC. Se non altro i Browns paiono aver trovato un ponte adatto in Joe Flacco, che ha evidentemente regalato nuova vivacità ed esperienza a un reparto precedentemente costretto a rifugiarsi su giovani coraggiosi, ma troppo acerbi. A Los Angeles la differenza si è vista tutta, in particolare per le numerose possibilità in più date a un playbook che può ora rivolgersi a un braccio possente e verticale, per quanto pesi comunque l’intercetto rimediato nel quarto periodo, vincolante per gli esiti di gara. Da mettere a punto una difesa eccessivamente aggressiva, che ha patito parecchio le motion dei Rams.
13) Pittsburgh Steelers (7-5) (-1) Un’orribile giornata in ufficio. Ecco riassunta dalle seccate parole di Mike Tomlin la disgraziata giornata degli Steelers, perdenti contro Arizona in un upset che complica senz’altro la vita nella città dell’acciaio. Un attacco orfano di Kenny Pickett a gara in corso a causa di un infortunio alla caviglia che richiederà un intervento chirurgico rende le prospettive assai meno rosee vista l’ingarbugliata concorrenza per i playoff AFC, soprattutto vista l’incapacità di segnare una meta contro una delle peggiori squadre NFL se non nel più classico dei tempi-spazzatura. La parola va alla difesa, che dovrà sensibilmente alzare la guardia per bilanciare delle prestazioni offensive tornate a muoversi nella sabbia dopo l’exploit di una settimana fa, il problema è che gli infortuni di Watt, Fitzpatrick e Roberts rischiano di condizionare negativamente le prossime prestazioni del reparto.
14) Green Bay Packers (6-6) (+4) Squadra che ha messo in atto un’evoluzione impressionante, dopo una partenza a quota 2-5 che aveva fatto intendere una stagione di completa transizione che pare oggi essere stata completamente accantonata. Il motivo di tante gioie è il medesimo che aveva preoccupato a inizio anno, vale a dire Jordan Love, capace di misurarsi molto più che adeguatamente al cospetto di Mahomes non solo a livello statistico, ma pure di leadership. Il giovane quarterback dei Packers sta trovando enormi dividendi – come tutti i più recenti pari ruolo passati da Green Bay – dal tempo passato a bordo campo raccogliendo esperienza nelle situazioni di gioco, mettendo a frutto un parziale che lo vede a quota undici mete e due intercetti nelle ultime cinque uscite, coincise con la pressione dell’acceleratore alla rincorsa di quella offseason apparentemente utopistica. La difesa ha risposto molto bene all’assalto dei Chiefs, altra ottima notizia, e Matt LaFleur prosegue il suo dicembre illibato sulla panchina dei Packers, 16-0 in tale mese da quando li allena lui.
15) Los Angeles Rams (6-6) (+8) Altra improbabile ma realistica rincorsa ai playoff dopo che avevano perso la considerazione favorevole degli addetti ai lavori, bravissimi i Rams a trovare risorse per rimettere in piedi l’attacco e pazienti nell’attendere il ritorno degli infortunati senza perdere l’obiettivo principale, credendoci fino in fondo. L’attacco è tornato a funzionare a pieno regime dopo il rientro di Stafford, il design del medesimo è ottimale nel creare confusione alle difese grazie ai numerosi movimenti pre-snap che costringono a tirare a indovinare il giocatore a cui verrà consegnato il pallone, e reparto ben bilanciato dalle corse di Kyren Williams e le ricezioni di Puka Nacua, vera sorpresa di questa stagione gialloblu. Tornando indietro anche solo di venti giorni era impensabile trovare Los Angeles lì, appena fuori dalla finestra della NFC, ma con un calendario fattibile e l’improvvisa caduta di Seattle gli astri paiono essersi allineati favorevolmente.
16) Cincinnati Bengals (6-6) (=) Lottano nell’incertezza di Jacksonville trovando un’affermazione che ricarica il morale di speranza, grazie a un Jake Browning in formato eccellenza capace di sopperire alle mancanze del gioco di corse completando ben 32 dei 37 passaggi completati mettendo a referto anche la prima meta su corsa della carriera professionistica. La gara contro i Jaguars è stata ricca di cambi di punteggio, colpi di scena e giocate-trucco troppo avventate, alla fine la spuntano al supplementare grazie soprattutto alla professionalità di un quarterback che corrisponde perfettamente all’identikit del backup ideale, capace quindi di produrre giocate e non solo di condurre senza provocare danni, fornendo quel qualcosa di tangibilmente maggiore in assenza del più talentuoso titolare. Ja’Marr Chase ringrazia, con una ricezione vincente di 76 yard, dopo settimane di malnutrizione sofferta per mancanza di sufficienti ricezioni. Non si sa quanto possano competere per la postseason, ma sono lì attaccati a un filo pure loro, e resistono.
17) Seattle Seahawks (6-6) (-5) Sconfitta immeritata contro i Cowboys per quello che l’attacco ha mostrato scoprendo i lati deboli di una delle difese più forti della NFL, adottando un piano di gioco che andasse a colpire il più possibile Bland – accettando i relativi rischi – e avendo un successo inaspettato. Geno Smith ha vissuto un giovedì sera eccellente, centrando Metcalf a ripetizione con giocate elettrizzanti, che hanno portato Seattle a condurre nel punteggio a quarto periodo inoltrato in trasferta. Purtroppo la difesa è stata nuovamente perforabile dal gioco aereo commettendo qualche penalità – seppur molto criticata a livello di performance arbitrale – di troppo, motivo per cui gli ‘Hawks non sono riusciti a portare a termine un’impresa che avrebbe consentito loro di respirare in attesa del rush finale. Il quale rischia di essere proibitivo, vista la resurrezione dei Rams e il conseguente sorpasso nella griglia complessiva della NFC, vista la peggior prestazione di Seattle nella Conference..
18) Minnesota Vikings (6-6) (-2) Mini-vacanza opportuna per una compagine in piena lotta per i playoff e in possesso del proprio destino, anche se la concorrenza di questi tempi è molto più che agguerrita. C’è molto da mettere a punto dopo la brutta prestazione di Josh Dobbs contro Chicago, ma tutto è pronto per il rientro in pista di Justin Jefferson, un’iniezione di talento necessaria per un reparto che si è arrangiato benissimo con il materiale che aveva.
19) Denver Broncos (6-6) (-5) Prima battuta d’arresto dell’ultimo mese abbondante, che ferma momentaneamente le velleità playoff di una squadra partita in netta difficoltà. La problematica principale di Denver è l’inefficienza nelle ultime dieci yard, posizione dalla quale hanno un’efficienza di trasformazione in meta del 52%, il loro peggior dato degli ultimi ventitré anni. I numeri sono peggiorati ancora, soprattutto in virtù dell’azione decisiva in cui la formazione offensiva dei Broncos ha mostrato evidenti segni di confusione costringendo Russell Wilson a lanciare in endzone secondo istinto, trovando però l’intercetto di Jimmie Ward in una gara di importanza capitale per le economie del quadro complessivo della AFC, con Houston in piena corsia di sorpasso proprio grazie a questo scontro diretto.
20) Atlanta Falcons (6-6) (-1) Mantengono saldamente la testa della NFC South grazie alla contemporanea sconfitta dei Saints, ma proseguono nella loro marcia poco convincente in qualità di squadra mediocre, soprattutto a livello offensivo aereo. Serve infatti un fumble forzato per avere ragione dei Jets, con soli 13 punti a referto e una fatica immonda nel muovere il pallone anche in fase di corsa. L’unica meta di giornata giunge su campo corto a seguito di uno dei tre turnover dei Jets, Desmond Ridder prosegue nel suo percorso di poca incisività con una performance appena sufficiente, e i Falcons continuano a vincere non più di due gare di fila arrangiandosi come possono, non il miglior metodo per fare strada nel mese di gennaio, per il quale potrebbero qualificarsi senza particolare merito.
21) New Orleans Saints (5-7) (-3) Non sopportano l’urto della bruciante partenza dei Lions, vanno sotto per 21-0 prima di ritrovare un minimo di compattezza offensiva, perdendo Derek Carr per infortunio. La notizia positiva è che non tutto è perduto, dal momento che ancora molti scontri della NFC South devono aver luogo e può conseguentemente accadere di tutto, e non è dispiaciuta la reazione di squadra alle avversità iniziali, dal momento che New Orleans è riuscita a giungere ad una segnatura di distanza in un paio di occasioni senza tuttavia far fruttare il lungo lavoro di recupero. Un peccato, perché la connessione tra Carr e Olave funziona a meraviglia, dando la sensazione che il reparto offensivo – visti i risultati – sia destinato a rimanere un qualcosa di non completamente compiuto: limitare i palloni persi sarebbe già un buon inizio, ma il tempo per reperire i giusti rimedi comincia a scorrere più velocemente di prima.
22) Los Angeles Chargers (5-7) (-1) Affermazione assai poco caratteristica per un attacco abituato a mettere ben altri numeri sul tabellone, contro i Patriots ne bastano sei perché l’inettitudine offensiva dei Patriots è tale da non impensierire nessuno. Al di là del punteggio tennistico della gara di domenica i Chargers chiuderanno con tutta probabilità un’annata deludente, ennesima sensazione di spreco per un talento come Justin Herbert, per quanto si siano imposti in un terreno difficile in condizioni meteo proibitive, grazie a una difesa che ha atterrato Zappe in cinque occasioni – Khalil Mack sale a quota 15 sack – e a un Keenan Allen in dubbio fino a poche ore dal via, ma decisivo.
23) Tampa Bay Buccaneers (5-7) (-3) Vittoria sin troppo sofferta contro Carolina, appena tre punti il differenziale, a testimonianza della reale qualità di una franchigia che ha faticato enormemente nel tornare ad affermarsi dopo un novembre inconcludente. Giù il cappello per Mike Evans, che non ha abbandonato la nave corsara in cerca di nuova gloria – potrebbe farlo, tuttavia a fine anno – e ha ottenuto la decima stagione consecutiva con almeno 1.000 yard su ricezione, numeri sui quali il comitato di elezione della Hall Of Fame dovrà tenere assolutamente conto. Domenica Evans ha rappresentato l’80% della produzione offensiva di Tampa, a conferma del suo status di pilastro della squadra.
24) Las Vegas Raiders (5-7) (-2) I Raiders ci credono ancora, torneranno in campo domenica dopo un turno di riposo fronteggiando i pericolosi Vikings cercando quello che sembra essere sempre più un miracolo, visti i buoni risultati ottenuti dalle dirette concorrenti della AFC. L’unica ricetta che pare funzionare è l’applicazione di una pass rush potente in abbinamento a un gioco di corse efficiente e produttivo, modo univoco per veder salire le quotazioni di Antonio Pierce in attesa delle pressanti decisioni da effettuarsi in offseason.
25) Tennessee Titans (4-8) (-1) Battaglia persa all’overtime contro Indianapolis, soprattutto a causa degli special team e della mediocre prestazione di Will Levis, il quale dopo l’illusorio esordio ha lanciato solamente tre passaggi da touchdown nelle gare successive, risultando negli ultimi posti NFL per efficienza e percentuale di completi. In compenso i Titans possiedono un ottimo gioco di corse, che non ha mancato di essere produttivo anche dopo l’uscita dal campo di Derrick Henry grazie a Tyjae Spears, tuttavia la linea patisce troppo la pass rush e le secondarie sono andate deteriorandosi strada facendo.
26) Chicago Bears (4-8) (-1) Torneranno in campo contro Detroit sfoggiando un rivitalizzato Justin Fields, senz’altro produttivo da quando è rientrato dall’infortunio alla mano, anche se il numero di vittorie non è drasticamente variato, e questo è essenzialmente il problema principale dei Bears. Il quarterback proveniente da Ohio State dovrà utilizzare l’ultimo mese di regular season per evitare che in primavera il Draft porti in città il suo successore.
27) New York Giants (4-8) (-1) Pausa, e trend positivo non facilissimo da mantenere, dato che lunedì notte i Giants dovranno esibirsi a Green Bay contro una delle squadre più in forma del momento. Fondamentale il mantenimento del buon attuale livello difensivo, in quella che sarà un’estesa audizione per capire che cosa si abbia tra le mani in attacco, dove Brian Daboll ha legato il mantenimento del proprio lavoro alle prestazioni di DeVito.
28) New York Jets (4-8) (-1) Continuano a sprofondare negli stessi inferi che hanno frequentato fin troppo spesso a causa dell’incapacità di trovare un quarterback degno di tale nome. O meglio, l’avevano trovato in linea di massima, ma poi sappiamo tutti com’è andata. Tim Boyle dura un tempo e il giorno successivo alla partita viene lasciato andare, troppa la frustrazione accumulata verso prestazioni scadenti, con destini ora in mano a Trevor Siemian, ora incaricato di sollevare un attacco mal concepito e disegnato, a conferma della precaria posizione di Paul Hackett quale coordinatore quasi certamente licenziato a fine anno.
29) Arizona Cardinals (3-10) (+1) Lezione impartita agli Steelers a casa loro, con l’ex di turno James Conner a giocare una gara ultra-motivata nello stadio che ha testimoniato la sua carriera collegiale e la prima parte di quella professionistica. Sotto la pioggia battente i Cardinals vincono la seconda partita dal momento del rientro di Kyler Murray, che dalla decima settimana di gioco ha lanciato per 864 yard e corso per 106, rivitalizzando un attacco moribondo.
30) Washington Commanders (4-9) (-2) Restano da raccogliere i cocci dell’ennesima delusione, condita dallo 0-4 dell’ultimo mese e del 90-25 di parziale raccolto nelle ultime due uscite contro Cowboys e Dolphins, a dimostrazione del fatto che i Commanders sono lontani anni-luce da qualsiasi forma di competitività. Ultima frazione di gare accompagnata semplicemente dall’atteso remake nello staff e nel front office che Josh Harris opererà senza alcuna ombra di dubbio, nella speranza che si ricominci per l’ultima volta per un cospicuo periodo di tempo.
31) New England Patriots (2-10) (=) I Patriots riescono in un’impresa titanica, quella di perdere tre partite consecutive pur concedendo dieci o meno punti in ciascuna, egugaliando i Chicago Cardinals del 1938. New England paga offensivamente tutte le scelte sbagliate in fase di Draft, che costituiscono oggi un roster privo di un qualsiasi playmaker.
32) Carolina Panthers (1-11) (=) Disorientati nel nulla, i Panthers stanno perdendo anche la cosa più importante, la speranza. Il parziale dei sack subiti da Bryce Young giunge a quota 47 dopo la sconfitta con i Buccaneers, l’autostima del giovane scende, e l’attacco non ha un’arma rilevante che non sia Adam Thielen, l’elemento meno futuribile di tutto il reparto offensivo.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
TJ Watt non ha nessun infortunio, era rientrato già a partita in corso e nella press post partita si è lamentato più contro la NFL e decisioni arbitrali senza parlare di limitazioni fisiche. Tomlin ha ribadito quest’ ultimo concetto dicendo che non avrà problemi ad allenarsi nella settimana. Notizie di tre giorni fa.