1) Philadelphia Eagles (10-1) (=) Trovano costantemente il modo di vincere, nonostante la perseveranza nel commettere errori evitabili nei primi due quarti. Come si possa portare a casa una gara con un Jalen Hurts da 4/11 per 33 yard nel primo tempo, sbagli macroscopici come il fumble nello scambio tra il quarterback e Gainwell, e un passivo di 24-14 all’ingresso del quarto periodo, lo sanno solamente a Philadelphia. Oppure la risposta è molto più semplice, questa è una squadra formata da campioni atletici e mentali, una compagine da titolo che sa affrontare anche bui pomeriggi piovosi davanti al pubblico amico, accendendo all’improvviso la miccia per giocare un football meraviglioso da osservare. Poi ci sono gli episodi, Jake Elliott che mette il field goal di 59 yard per l’overtime con vento e pioggia a disturbare visuale ed esecuzione dell’ammirevole gesto, Swift più coinvolto nel secondo tempo, e il sontuoso Hurts a mandare tutti a casa con una corsa di 12 yard, degno coronamento di una giornata terminata con cinque mete totali. Quando sono sotto all’intervallo, in questa stagione, finiscono per vincere sempre.
2) Kansas City Chiefs (8-3) (=) Fanno di tutto per trovarsi inaspettatamente in svantaggio contro i Raiders, ma sanno come far virare la gara nel secondo tempo estraendo la stoffa di qualità più pregiata. Ancora una volta protagonisti di un inizio incerto, con solo sette giochi nei primi due drive, i Chiefs mettono gradualmente le mani sugli esiti del confronto, mettendo a punto la fruttuosità del loro reparto offensivo e aggiustando una difesa troppo penalizzata dalla frequenza dei blitz, sui quali Las Vegas aveva pasteggiato in apertura. Kansas City ha mostrato progressi nel limitare le penalità e nella tecnica di placcaggio in campo aperto, problemi emersi nelle scorse settimane, e l’ottima prestazione di Rashee Rice potrebbe aver stabilito una connessione sicura ed efficace per Mahomes, i cui lanci sono stati troppo spesso fatti cadere a terra dagli altri.
3) Baltimore Ravens (9-3) (=) Confronto delicato e difficoltoso con i Chargers, ma concluso con la quinta vittoria consecutiva da una squadra in possesso di una difesa superlativa. Prosegue l’ascesa di Mike Macdonald, coordinatore cui piace molto il blitz creativo e creare confusione al quarterback pressando con il back seven, continuando a creare turnover o stop determinanti affinché l’attacco possa entrare in ritmo senza subire danni. La svolta della partita è tutta di Jadeveon Clowney, che provoca la palla persa decisiva nel quarto periodo, tra i protagonisti meno visibili di una difesa che non ha un maestro statistico del sack ma tanti piccoli contribuenti, ognuno dei quali svolge il suo compito con precisione. In attacco risplende Zay Flowers, spettacolare nelle movenze e divertente nelle celebrazioni, a segno in due occasioni.
4) San Francisco 49ers (8-3) (+1) Si resta basiti riflettendo un momento sulla striscia di tre sconfitte consecutive che pareva aver posto enormi dubbi sulla reale efficacia dei 49ers. Forse serviva un roster più in salute, che potesse dare a San Francisco ciò che viene puntualmente tolto dagli infortuni a una squadra che meriterebbe il titolo da anni, e la trade effettuata l’anno passato per ottenere Christian McCaffrey potrebbe essere la chiave di volta corretta. Il running back ha letteralmente distrutto i Seahawks nel primo tempo con 114 yard e due mete, per poi lasciare maggior spazio alle giocate di un rinvigorito Deebo Samuel e del sempre presente George Kittle. Brock Purdy continua a essere una gioia per gli occhi, i suoi lanci sono tutti da gustare per come attraversano sistematicamente le braccia dei difensori appoggiandosi dolcemente sul ricevitore di turno.
5) Dallas Cowboys (8-3) (+2) Ennesima prova di un motore offensivo che romba a pieni giri, nonostante le avversarie delle ultime settimane non siano state esattamente d’èlite. Passeggiano tranquillamente contro Washington in un confronto neanche mai iniziato, per quanto i Commanders abbiano tutto sommato attaccato bene per numero di yard ottenute senza tuttavia riuscire a infierire in area di meta. Dallas segna ben 25 punti nel solo quarto periodo infierendo il colpo di grazia con un DaRon Bland da record, autore di un clamoroso quinto intercetto riportato in meta che gli regala il record ogni epoca in materia. Per il resto ci pensa Dak Prescott a far felici molti compagni, aggiungendo altri quattro passaggi vincenti a un mese di novembre statisticamente sensazionale, dove il quarterback pare aver trovato la continuità necessaria per fare di Dallas una seria contender.
6) Miami Dolphins (8-3) (=) Nessun problema nell’adeguarsi al freddo di New York, in particolare se dall’altra parte della recinzione ci sono i Jets e i loro consueti disastri. Il confronto regge per i primi due quarti ma l’attacco di casa è troppo debole per poter impensierire i Dolphins, maggiormente preoccupati per gli intercetti registrati da Tua Tagovailoa in serie di giochi consecutive, statistica che potrebbe rivestire maggiore rilevanza quando i giochi si faranno più duri. Miami vince infatti l’ennesima gara contro una squadra di basso rango, e non avrà un granché da dimostrare in un resto di calendario che non prevede avversari di livello playoff.
7) Detroit Lions (8-3) (-2) L’aspetto più interessante da comprendere riguarda la possibile fine del livello di propulsione dei Lions, che paiono aver toccato un picco destinato a scendere. Erano stati eroici nella rimonta contro i Bears, portando un entusiasmo che ha probabilmente messo in secondo piano il fatto che la difesa sta concedendo 31 punti a partita nelle ultime tre uscite, sono invece stati messi sotto subito dall’aggressività sul profondo praticata dai Packers già dalla prima azione e si sono affannati troppo nel rincorrere: Penalizzati da un pick six di Goff nel primo quarto, i Lions sono stati affossati anche dalle decisioni stavolta molto discutibili da parte di Campbell, che ha forzato la mano nei quarti down e tentato un’improbabile finta di punt. L’aspetto più curioso sarà il capire la reazione di una squadra molto giovane, priva di esperienza, non abituata a gonfiarsi per poi cadere in questo modo. Il coach giusto ce l’hanno, quello è sicuro, ma la difesa deve salire di livello.
8) Jacksonville Jaguars (8-3) (=) L’attacco sembra rinnovato, piace il playbook più ricco di soluzioni sul profondo, una modifica intelligente pensando al fatto che Trevor Lawrence era uno dei quarterback con il guinzaglio più corto di tutta la Lega. Si è intravista qualche giocata entusiasmante, a gittata più lunga della consuetudine, un’attitudine riflessa sulle 364 yard lanciate dall’ex-Clemson saldando un’intesa sempre più sicura con Calvin Ridley, una scommessa che i Jaguars sembrano aver vinto sempre più. Ottimo l’atteggiamento in una gara sorprendentemente delicata contro i Texans, alla fine per spuntarla serve un calcio avversario mancato di un nulla, delineando un’affermazione fondamentale nello scontro diretto per la vittoria della AFC South.
9) Buffalo Bills (6-6) (+1) Si misurano alla pari contro gli Eagles, mostrando attributi e carattere che sembravano essere stati dimenticati e relegati all’edizione dello scorso anno. Giocano benissimo infilando Philadelphia con un attacco più variopinto, più coinvolgente in fase di ricezione dei running back, sembrano mettere le mani sulla gara ma poi devono subire la tremenda rimonta dei padroni di casa. Non basta una delle migliori partite di carriera di un Josh Allen tanto incontenibile quanto stoico per come non si tira mai indietro dal contatto fisico, adornata da 420 yard e quattro mete complessive, il destino dei Bills sembra avvolto da un cattivo presagio confezionando l’ennesima beffa al supplementare. Non ci sarà stato il Super Bowl in palio, per carità, ma l’accesso ai playoff diventa ogni settimana più difficoltoso.
10) Cleveland Browns (7-4) (-1) Cadono sotto l’inerzia degli infortuni e una pioggia di palloni persi anche a causa di chiamate sin troppo fantasiose, rimane il problema della produttività offensiva da abbinare a una difesa iper-aggressiva, ma anch’essa malconcia. Perdono Dorian Thompson-Robinson, che lancia il primo passaggio vincente di carriera prima di arrendersi a un colpo alla testa, subentra P.J. Walker, inefficace e terrorizzato da una difesa che lo atterra in più occasioni. Già orfani di Denzel Ward, i Browns si devono ora preoccupare anche del problema alla spalla per Myles Garrett, nonché di preparare Joe Flacco all’esordio, per quanto la mossa non sembra variare drasticamente in positivo le future quotazioni di Cleveland.
11) Pittsburgh Steelers (7-4) (+3) Sarà una coincidenza, ma senza Matt Canada gli Steelers confezionano la prima gara offensiva oltre le 400 yard delle ultime…58 uscite. L’attacco è parso più aggressivo, Kenny Pickett più in agio e più libero di muovere il pallone in direzioni differenti, trovando a ripetizione Pat Freiermuth, il quale con 120 yard registra il suo massimo in carriera. Nonostante questo mancano ancora punti al tabellone, nel senso che la produzione non parrebbe corrispondere alla fatica con cui Pittsburgh si è imposta sui Bengals di soli sei punti, nonostante l’incapacità semi-cronica di muovere le catene con costanza. Le novità sono confortanti ma gli Steelers rimangono una squadra bisognosa di maggior talento nel reparto ricevitori.
12) Seattle Seahawks (6-5) (-1) Non riescono ad avere ragione dei 49ers, il gap di talento negli ultimi due anni è semplicemente troppo, rendendo inefficace una rivalità molto accesa. Seattle perde la quarta partita consecutiva contro i californiani, compresi i playoff dello scorso campionato, ancora con largo scarto nel punteggio. Prova incolore per tutto l’attacco, con Geno Smith inefficace e D.K. Metcalf tenuto in catene, autore di sole 32 yard, ma la differenza più evidente è data dalle battaglie in trincea, che i Seahawks perdono sistematicamente da ambedue i fronti, concedendo tanta pressione in attacco e non riuscendo minimamente a incidere in difesa, giungendo una sola volta a mettere le mani su Brock Purdy.
13) Houston Texans (6-5) (-1) Si arrendono solamente a un field goal sbattuto sul palo orizzontale allo scadere, interrompono la serie positiva pur mostrando maturità nel confronto diretto contro i Jaguars. C.J. Stroud gioca un’altra gara esclamativa, priva di errori grossolani, segnando due mete su passaggio e risultando il miglior corridore di giornata, forse l’unico aspetto mancato a Houston vista la buonissima produzione dei running back durante la fase vincente delle scorse settimane. La difesa ha serrato i ranghi nel secondo tempo, ma alla fine Jacksonville riesce a farla franca scappando un pò più distante in vetta alla Division.
14) Denver Broncos (6-5) (+2) Prosegue il filotto vincente, i Broncos stanno portando avanti un parziale di 5-0 nella loro inarrestabile presa di coscienza di non essere il team di inzio stagione. Continuano a non convincere in attacco, dove sono efficienti soprattutto grazie alle corse ma poco spettacolari, per quanto Wilson alzi il volume della radio nei momenti decisivi della partita; la difesa, dopo aver subito l’onta dei 70 punti dai Dolphins, ha letteralmente cambiato faccia lasciando più spazio ai giovani, indovinando in pieno la scommessa, recuperando 15 palloni nelle ultime quattro gare, uno dei principali motivi per cui Denver sta vincendo così consistentemente. Concedere solo 16 punti a partita – statistica media delle ultime quattro – nella NFL di oggi è un’impresa a dir poco ardua, nonché un promemoria del fatto che un ottimo reparto difensivo può colmare spesso e volentieri le lacune esistenti dall’altra parte della barricata.
15) Indianapolis Colts (6-5) (+3) L’aspetto migliore dei Colts risiede in un attacco capace di trovare un diverso protagonista per ogni occasione. Fondamentale un gioco di corse che accumula 155 yard contro la forte difesa dei Buccaneers, che avevano concesso solamente quattro touchdown a terra in tutta la stagione. Pervengono invece segnature per Taylor, Moss, e anche Minshew, confermando la possibilità di coesistenza per un backfield che ha sempre dovuto improvvisare a causa delle assenze, oltre che trovare in Michael Pittman un produttore occasionale ma fondamentale per il gioco in profondità. Terza vittoria di fila e bilancio in positivo per la prima volta in stagione, segno di un buonissimo lavoro eseguito da Shane Steichen nel mantenere il controllo della situazione adattandosi a disponibilità di giocatori sempre diverse.
16) Cincinnati Bengals (5-6) (-3) Lottano ma devono soccombere all’improvvisa produttività offensiva degli Steelers, per quanto questi non riescano a capitalizzare a dovere l’improvvisa esplosione di yard. Pagano la totale cancellazione del gioco di corse da uno scenario precario, dove psicologicamente le speranze si sono abbattute sull’infortunio di Burrow, sostituito degnamente da un Jake Browning statisticamente discreto, ma improduttivo di serie di giochi fruttifere. Il 20% nei terzi down e la concessione del massimo stagionale a Pickett con 278 yard non sono numeri in grado di smuovere la situazione, che appare in evidente discesa da qui alla fine della scampagnata.
17) Minnesota Vikings (6-6) (-2) Niente eroismi, solo una brutta uscita offensiva contro una delle peggiori squadre NFL, i Bears, rischiando persino di vincerla nonostante i quattro intercetti commessi da Josh Dobbs. I Vikings restano improduttivi per tutto il Monday Night, con la sola felicità dell’unica meta di giornata siglata da T.J. Hockenson, mettendo assieme solamente 4 yard di media per snap prima di farsi infilare da Justin Fields per il completo che dà la possibilità del calcio decisivo, perdendosi D.J. Moore per strada nell’azione più importante del confronto interno alla NFC North.
18) New Orleans Saints (5-6) (-1) Nessuna risoluzione all’orizzonte per i numerosi problemi offensivi che stanno attanagliando le sorti dei Saints, che mettono assieme un’altra prestazione superiore alle 400 yard senza riuscire a entrare in endzone, accontentandosi di cinque field goal di Blake Grupe. Tale limite è stato sin troppo un fattore limitante, visto lo scontro con i Falcons per la supremazia della mediocre NFC South, e ora, nonostante il record a pari merito rispetto ai rivali, New Orleans deve infatti accontentarsi del secondo posto al momento. Prestazione buia di Derek Carr, con 304 yard tutto sommato inutili e un pick six dannoso, male la difesa, che non riesce a contenere il gioco di corse dei Falcons. Chris Olave si aggiunge alla lunga lista di ricevitori infortunati, un vero peccato per come aveva giocato il primo tempo.
19) Green Bay Packers (5-6) (+7) Ottimo giovedì di festa, nel giorno del tacchino i Packers sventrano i Lions alla prima azione e conducono la partita senza più guardarsi indietro. Qualche settimana fa parlavamo della necessità di affinare la connessione tra Jordan Love e Christian Watson, e la cosa non è stata di lunga attesa. Gara offensiva spettacolare, ricca di soluzioni e medio-lunga gittata e incoraggiante dal punto di vista della sicurezza dimostrata dal quarterback contro una rivale quest’anno più attrezzata rispetto ai Packers, grazie a un livello di gioco molto pulito, efficace, concluso con tre passaggi vincenti e nessun turnover. Grazie ai progressi offensivi e alla strepitosa prestazione di Rashan Gary, tre sack, Green Bay può tornare sorprendentemente nel giro playoff.
20) Atlanta Falcons (5-6) (+4) Trovano il modo di vincere una partita lontana dallo spettacolare agguantando la vetta divisionale, nonostante abbiano giocato molto male per tutto l’ultimo mese. Interrompono una serie di tre sconfitte consecutive ai danni dei rivali Saints con un successo strappato con i denti, poco affascinante, ma utilissimo ai fini della classifica. Dominano producendo 228 yard con il gioco di corse, la difesa tiene lasciando New Orleans fuori dalla endzone, decisivi Bijan Robinson con la meta del quarto periodo e Jessie Bates, autore di un intercetto riportato dall’altra parte del campo e della forzatura di un fumble su Taysom Hill. Resta allucinante, in ogni caso, che una di queste squadre debba fare i playoff in una posizione più alta di altre compagini più meritevoli, è ora che la NFL faccia qualcosa per evitare tutto questo.
21) Tampa Bay Buccaneers (4-7) (-2) Ennesimo passo falso di una serie troppo lunga, che pone sostanzialmente fine alle speranze dei Buccaneers di giocare i playoff. La gara sfugge di mano presto, per quanto Baker Mayfield abbia ammirabilmente lottato serrando i denti dopo l’infortunio alla caviglia del primo quarto, ma Tampa riesce solamente ad accorciare le distanze rincorrendo i Colts per tutto il giorno, per poi capitolare definitivamente su un quarto down giocato molto creativamente dagli avversari. Ci sarebbe stata ancora vita, ma Mayfield perde il fumble decisivo decretando la sesta sconfitta nelle ultime sette partite.
22) Los Angeles Chargers (4-7) (-2) Confronto dettato dai quattro palloni persi dall’attacco, un differenziale abissale nei confronti di un avversario come i Ravens, che queste cose non le perdona assolutamente. Eppure i Chargers hanno giocato alla pari di una squadra più forte per lunghi tratti della gara, la difesa ha limitato Lamar Jackson nel terzo periodo e pure in una porzione del quarto, ma Los Angeles sta soffrendo troppo i vuoti contributivi tra i ricevitori e i defensive back, le due lacune principali del roster. Se non altro c’è il solito Keenan Allen, che con quattordici ricezioni aiuta Justin Herbert a tenere su un palco dal quale il gioco di corse è letteralmente sparito.
23) Las Vegas Raiders (5-7) (-1) Confronto più che rispettabile contro i Chiefs, molto più combattuto di quanto non dica il risultato finale, frutto del parziale di 31-3 subìto dai Raiders nella seconda parte di gara, dopo essere stati avanti per 14-0. Eroico Maxx Crosby, determinato al punto di giocare la maggior parte degli snap nonostante il ricovero avuto in settimana, Las Vegas segna poco nonostante le ottime prestazioni di Jacobs e Meyers, ma ciò che sembra veramente cambiato è l’attitudine generale dello spogliatoio, che risponde molto meglio sotto il regime momentaneo di Antonio Pierce.
24) Los Angeles Rams (5-6) (+1) Si torna a sorridere a Los Angeles, dove giunge la seconda vittoria consecutiva seppure si giochi contro i resti di ciò che erano i Cardinals. L’affermazione è determinante per continuare a sperare in una rincorsa alla postseason che nella parte centrale del cammino pareva ormai occlusa, si è sentito – e forte – il ritorno di Kyren Williams, che ha risposto per tutti i suoi colleghi alla domanda se un running back possa ancora essere determinante nel football, e l’attacco ha giocato a pieno regime anche senza l’infortunato Kupp, la quale stagione è davvero sfortunata. I Rams avranno a breve dei test ben più tosti, ma non perdono la speranza di riprendere un percorso positivo che possa tornare a far respirare l’aria della postseason a una franchigia che sta ricostruendo senza patire disastri, come tante altre.
25) Tennessee Titans (4-7) (+2) Tornano a vincere dopo un po’ di tempo, in quella che si rivela essere un’audizione per capire le qualità di Will Levis, il quale accende e spegne ma si dimostra concreto, seppure contro una contendente mediocre come Carolina. Derrick Henry si sobbarca il peso dell’attacco senza problemi, muovendosi al diciassettesimo posto assoluto per touchdown segnati su corsa, la difesa contribuisce con quattro sack e la striscia di tre sconfitte consecutive per il momento è un ricordo.
26) Chicago Bears (4-8) (+2) Vincono esclusivamente grazie alla difesa, che recupera quattro intercetti e rimedia ai numerosi errori offensivi. Una vittoria brutta, ma pur sempre un’iniezione di morale positivo, c’è da lavorare moltissimo sugli alti e basso che Justin Fields mantiene all’interno della stessa partita, dove i Bears hanno sfidato i Vikings a chi sbagliava di più. I due fumble persi nel quarto periodo sono il simbolo del non funzionamento dei Bears, che si salvano grazie al completo che DJ Moore trasforma nel posizionamento ideale per il calcio della vittoria.
27) New York Giants (4-8) (+2) Tanto per estrarre una statistica curiosa, i Giants hanno finalmente vissuto una giornata con un ricevitore sopra le 100 yards, con Jim Hyatt a fregiarsi dell’impresa. Due vittorie in altrettanti tentativi con Tommy DeVito titolare sarebbero un affare per chiunque, grossa parte del merito va a una difesa che non ha mai mollato per tutto l’anno, quando l’avversario è stato abbordabile. Con i Patriots lasciati a 136 yard su passaggio e soli 7 punti al passivo, New York respira dopo le polemiche emerse tra Brian Daboll e Wink Martindale.
28) New York Jets (4-7) (-7) Anche per quest’anno non possiamo risparmiare un bel same ol’ Jets, dato che la franchigia è talmente abituata a collezionare brutte figure da aver perso il conto. Ridicolo, senza mezzi termini, il touchdown su ritorno di intercetto concesso a Miami dopo un tentativo di Hail Mary allo scadere del primo tempo, azione-simbolo del disastro offensivo che i Jets sono stati per tutto l’anno. L’attacco coordinato da Paul Hackett è orribile, Tim Boyle non è certo la soluzione al dramma.quarterback, e l’unico motivo di interesse per seguire la squadra è il capire se Aaron Rodgers riuscirà a mettere piede in campo almeno una volta, in un rientro che avrebbe del miracoloso.
29) Washington Commanders (4-8) (-5) Compagine che ha chiaramente mollato da quando ha lasciato andare i suoi migliori elementi di pass rush, nemmeno ci mettono l’orgoglio questi Commanders nella sentita rivalità contro Dallas, finendo per offrire una delle peggiori prestazioni dell’anno davanti al palcoscenico nazionale. Jack Del Rio paga per tutti il 45-10 con cui Washington rimedia l’ennesima uscita deprimente degli ultimi anni, il destino di Rivera appare segnato e Josh Harris è atteso alle sue prime grandi decisioni da quando è diventato proprietario della franchigia.
30) Arizona Cardinals (2-10) (=) La gara dei Cardinals termina dopo il touchdown messo a segno nel primo drive, dopo il quale i Rams prendono il sopravvento su una squadra completamente demotivata e inefficace. Kyler Murray accumula la maggior parte delle statistiche finali nel quarto periodo, quando la difesa si è già fatta affettare da Kyren Williams e il punteggio è bello che andato, in un’altra dimostrazione di non competitività.
31) New England Patriots (2-9) (=) L’azione più simbolica dell’annata vissuta da Bill Belichick è il facile field goal mancato allo scadere dal rookie Chad Ryland, che alimenta le polemiche per la gestione patrimoniale al risparmio che all’epoca aveva fatto rinunciare a Nick Folk. Per carità, una vittoria in più non avrebbe fatto tutta sta differenza, i Patriots hanno un grosso problema nel ruolo di quarterback dopo l’ennesima sostituzione in corsa di Mac Jones, e Zappe non è certo la soluzione ricercata, tanto che, con la prossima scelta alta che attende New England, si potrebbero cercare altre strade.
32) Carolina Panthers (1-10) (=) Finisce qui l’esperimento con Frank Reich in panchina, la già poca pazienza di David Tepper ha raggiunto il limite e l’head coach paga con il licenziamento il mancato sviluppo di una squadra che non segna più di 15 punti dal mese di ottobre. Non una bella notizia per Bryce Young, che dovrà cambiare allenatore anche l’anno prossimo, giungendo a tre avvicendamenti ancora prima di iniziare il secondo campionato di carriera.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
oramai i valori si stanno delineando, e quelli sono.
ai piani alti vedo notevoli analogie tra Afc e Nfc.
ad esempio gli Eagles sono i Chiefs della Nfc e viceversa per personalità e capacità di gestire e portare a casa le partite.
Così come i Ravens possono essere paragonati ai 49ers dall’altra parte per efficacia nelle corse e soluzioni fantasiose dietro e avanti ( oltre che per innata sfortuna negli infortuni che ha contraddistinto le ultime annate)
Poi abbiamo Dolphins e Cowboys che stravincono con le squadre medio piccole e perdono con le grandi.
Infine anche Lions e Jaguars oltre ad avere due mascotte feline sono squadre giovani, ben allenate e in rampa di lancio.
Le cose cambiano scorrendo la power ranking in quanto emerge in maniera evidente come nella Nfc manchi completamente la classe media, quelle squadre che col sudore della fronte portano a casa la pagnotta , tipo Steelers, Browns, Texans. Diciamo la verità per quello che stiamo vedendo la Nfc dovrebbe portare a PO non più di 4 squadre. Quindi vedremo dei primi turni poco combattuti da quella parte, mentre in AFC saranno partite , credo, molto combattute.
Beh! Direi che la classe media della NFC potrebbero essere Green Bay, Seattle e, almeno sino alla presenza di Cousins, i Vikings.
Comunque sì, bello il parallelismo e le analogie tra le due Conference.
Il discorso PO è sempre difficile perchè, come diceva qualcuno, quando il gioco si fa duro……