1) Philadelphia Eagles (8-1) (=) Settimana fondamentale di riposo, in particolare per il ginocchio sinistro di Jalen Hurts, che già da parecchio gioca stringendo i denti senza far diminuire la qualità delle sue prestazioni o alterare in maniera significativa la sua mobilità. Ottimo momento per godersi una pausa, dato che nel fine settimana tornano in campo contro i Chiefs e dovranno in seguito affrontare la parte più difficoltosa del calendario, visti gli incroci pericolosi con Bills, Niners, Cowboys e Seattle.

2) Kansas City Chiefs (7-2) (=) Giornata di stop anche per Kansas City, che solidifica il suo posto in cima alla AFC pur non giocando grazie alla rocambolesca sconfitta dei Ravens contro Cleveland. La squadra di Andy Reid non ha dato segni di cedimento nella continuità dei risultati ritrovandosi esattamente allo stesso punto di un anno fa, 7-2, nonostante siano variate le modalità per arrivare al successo. I Chiefs stanno vincendo consistentemente senza i soliti numeri fantascientifici, la differenza è costituita da una difesa assai migliorata, riparando a un vecchio tallone d’Achille che in ogni caso non aveva certo impedito di portare la corsa fino al titolo. Godereccio il prossimo rematch del Super Bowl contro Philadelphia.

3) Baltimore Ravens (7-3) (=) Tentare di comprendere i Ravens è alle volte un esercizio assai acrobatico, date le sorprendenti sconfitte che la squadra riesce ad ottenere grazie a ferite di guerra auto-inflitte. A volte dominanti tanto da pensare che vinceranno il Super Bowl a mani basse, altre volte incomprensibili per come sprecano un vantaggio di 14 punti come quello di domenica contro i Browns, dove il quarto periodo è stato fatale e l’epilogo addirittura peggiore. Nulla di disonorevole nel perdere con un calcio allo scadere, per carità, ma Baltimore ha disputato un ottimo primo tempo senza dare ad esso continuità nel prosieguo del match, ritrovandosi ora a una vittoria di distacco da Kansas City per la garanzia di giocare in casa tutti i playoff. Due gli intercetti nel pomeriggio di Lamar Jackson, preoccupano assai gli infortuni di Ronnie Stanley e Marlon Humphrey.

4) Detroit Lions (7-2) (+3) Il football si costruisce principalmente in trincea, e la linea offensiva dei Lions è una tra le più solide che si possano trovare in circolazione. Squadra di carattere, che Dan Campbell ha plasmato trasmettendo grinta e assenza nel senso di arrendevolezza, nonostante le evidenti difficoltà difensive patite contro i Chargers, che hanno segnato a volontà. La differenza è fatta da un attacco che tiene Jared Goff lontano dalla pass rush senza concedere sack, e da un uno-due letale in quel backfield dove David Montgomery – bentornato – e Jahmyr Gibbs hanno letteralmente banchettato confezionando un big play dietro l’altro, correndo per 200 yard e 3 mete in combinata. La difesa sui passaggi è da rivedere per via dei 4 touchdown concessi a Justin Herbert, alla fine decide il piede di Riley Patterson dopo un drive di 53 yard con la gara in bilico, altro importante segno di maturazione che Goff ha mostrato nonostante la situazione di pressione.

5) San Francisco 49ers (6-3) (+1) I Niners hanno cucinato a puntino la ricetta che serviva per cancellare la crisi contornata dalle tre inopportune sconfitte consecutive che hanno in parte ridimensionato le aspettative degli addetti ai lavori, fornendo una testimonianza del loro possibile dominio in una gara molto importante. Sotto Kyle Shanahan la squadra è abituata a giocare dei mesi di novembre e dicembre con una costanza incredibile, e dopo aver riposato sono senza dubbio ripartiti con il piede giusto, tanto da ricordare la schiacciasassi di inizio campionato. Contro i Jaguars ha funzionato davvero tutto, Brock Purdy è tornato a giocare a livelli consoni, con precisione e meno avventatezza nelle decisioni, l’attacco ha riaccolto Deebo Samuel ritrovando un elemento dinamico ed essenziale (e lui ha subito ritrovato il fiuto per il touchdown), e la difesa ha ridicolizzato Trevor Lawrence con una pass rush impressionante, provocando turnover e limitando gli avversari a 221 yard di total offense e 3 miseri punticini. L’unico rammarico? Shanahan tenta in tutti i modi di far segnare McCaffrey sul 34-3 per il record NFL di gare consecutive con una meta a referto, ma ogni tentativo viene arginato. Peccato, l’avrebbe meritato. In compenso i 49ers sembrano aver ri-acquisito la loro identità potenzialmente dominante.

6) Miami Dolphins (6-3) (-1) Settimana di raccolta di forze fresche dopo la trasferta tedesca, e buone prospettive di calendario per una squadra che vince costantemente contro le avversarie meno blasonate. I prossimi cinque impegni di Miami avranno luogo contro opponenti dal bilancio perdente, il che costituisce una ghiotta opportunità per cementificare una posizione importante nella griglia playoff della AFC, prima di affrontare una conclusione di regular season che fornirà migliori informazioni sulla reale consistenza della squadra, dato che giungeranno scontri con Dallas, Baltimore e Buffalo. Con il rientro di Da’Von Achane tornerà un ulteriore elemento di elettricità per l’attacco.

7) Dallas Cowboys (6-3) (+2) Prestazione prevedibilmente dominante contro i Giants, a conferma del fatto che Dallas è una compagine in grado di partire forte e imporre i suoi ritmi sin da subito, a patto di riuscire chiaramente a mantenerli nel corso della gara: comprendendo lo smantellamento di New York, i Cowboys hanno infatti segnato 107 punti contro i 22 degli avversari sommando tutte le gare disputate in casa quest’anno. Per il resto ordinaria amministrazione con straordinaria prestazione di Dak Prescott, firmatario di cinque mete tra passaggi e corsa personale, corroborando una connessione di altissima qualità con Cee Dee Lamb e un redivivo Brandin Cooks, costruendo una prestazione offensiva che giunge oltre le 600 yard contro le sole 172 dei rivali divisionali. I Cowboys sono uno spettacolo visivo per chiunque, resta da capire se la consistenza possa rimanere tale da qui ai playoff addentrati.

8) Jacksonville Jaguars (6-3) (-4) Boccone molto più che amaro contro i 49ers, soprattutto perché non c’è stata partita, o qualche segno particolare di reazione da parte dei ragazzi di Doug Pederson. Sarà la classica partita nata storta e incontrovertibilmente terminata allo stesso modo? Sarà una scomoda scopertura della verità sulla vera identità dei Jaguars in uno statement game? Se non altro giungono dei sospetti, vista la disastrosa giornata della difesa e l’incapacità dell’attacco di reagire o di sostenere da solo il peso della franchigia, di certo Trevor Lawrence ha giocato in maniera poco incoraggiante contro un reparto difensivo d’élite e senza gli exploit di Travis Etienne le cose si fanno senz’altro decine di volte più difficoltose, resta il fatto che Jacksonville ospitava una rivale in netta difficoltà e aveva necessità di dimostrare di non essere sopravvalutata, fallendo pesantemente il colpo.

9) Cleveland Browns (6-3) (+1) Avevamo già apprezzato la mentalità guerriera dei Browns, mai domi dinanzi alle numerose difficoltà che hanno dovuto affrontare in questa prima metà stagionale, comprensiva di un alto numero di infortuni che non hanno tuttavia modificato le sorti del campionato. La vittoria contro Baltimore vale oro colato perché pone i Browns a una sola mezza vittoria dal pareggio in vetta della AFC North, ottenendo il tutto a spese proprio della diretta rivale con una rimonta poco spettacolare, ma assolutamente solida. Parrebbe questo l’identikit essenziale di una compagine costruita sulla solidità e sull’intercambiabilità dei suoi elementi, altrimenti non si giustificherebbe il recupero del punteggio dal meno 14, e il rientro mentale dopo un inizio disastroso per Deshaun Watson, che dopo un primo quarto in netta difficoltà (6/20 con pick six a contorno) ha preso in mano le redini offensive di Cleveland pur senza giocate particolarmente clamorose. Squadra tosta, grintosa, psicologicamente solida, che getta le premesse per un finale particolarmente divertente da seguire nelle economie della Division, anche se per Watson la stagione finisce qui.

10) Seattle Seahawks (6-3) (+2) Eccellente modalità di risposta alla sconfitta più bruciante dell’era Carroll, l’attacco gira molto bene e la squadra in generale fornisce una prova incoraggiante nel tutt’altro che facile scontro con Washington, dove serve un calcio allo scadere per imporsi. L’affermazione dei Seahawks ridà loro fiato dopo il pericolo di perdere terreno nell’equilibrato quadro playoff della NFC, grazie anche a una prestazione molto positiva di Geno Smith che si riprende dopo un trittico di gare non esattamente entusiasmanti lanciando per 369 yard e due mete. Difesa beffata da due giocate molto simili dei Commanders con il quarterback in movimento corrisposte ad altrettanti guadagni troppo generosi, ma arcigna nell’aumentare l’efficienza della pass rush nel momento topico dello scontro. Boye Mafe è ormai una certezza, per lui arriva il settimo sack stagionale.

11) Cincinnati Bengals (5-4) (-3) Brusca interruzione del filone positivo messo in piedi da Joe Burrow e compagnia, e ora le spalle sono di nuovo addosso al muro con tutta la pressione del globo a schiantarsi addosso ai Bengals. La gara contro Houston è caratterizzata da un’uscita difensiva tra le peggiori delle ultime edizioni, Cincinnati va sotto presto per 20-7 e recupera parzialmente lo svantaggio, ma quando tutto sembra andare per il verso corretto Burrow lancia due determinanti intercetti nei primi due possessi del quarto periodo. La settimana è ora cortissima e giovedì notte arrivano nientemeno che i Ravens, in uno scontro che assapora nuovamente di ultima spiaggia per non staccarsi troppo dal resto della Division.

12) Houston Texans (5-4) (+6) Nessuno sta entusiasmando le folle NFL in questo momento come Marcus Stroud, e Houston dà la sensazione di aver scelto un talento unico in grado di reggere le sorti di una franchigia tornata a vedere la luce del sole texano. Quanti esperti avrebbero potuto pronosticare un bilancio in attivo dopo nove partite per una squadra disastrata in tutti i settori? Invece i Texans presentano delle credenziali inaspettate, frutto di un coach come DeMeco Ryans determinato a far voltare pagina grazie a disciplina e determinazione, riuscito ad ottenere questo tipo di risultati nonostante sia all’esordio nella massima posizione di allenatore professionista. Stroud è calmo nelle situazioni di caos totale, convince i compagni di poter sempre recuperare qualsiasi situazione, e i drive vincenti che hanno suggellato le rimonte contro Buccaneers e Bengals lo dimostrano. Ne beneficiano i ricevitori dei Texans, con Tank Dell e Noah Brown a registrare nuovi numeri impressionanti per un reparto che produce 544 yard, comprensive delle 150 di Devin Singletary, ottima firma di free agency.

13) Pittsburgh Steelers (6-3) (+1) Sono brutti da vedere, ma vincono con costanza, mostrando la bontà del lavoro di Mike Tomlin nel condurre un team dotato di una quantità di talento nettamente inferiore rispetto alle edizioni targate Big Ben. Gli Steelers arraffano tutto quello che riescono, la difesa regge nonostante perda i pezzi di settimana in settimana (l’infortunio di Kwon Alexander mina profondamente il reparto linebacker), l’attacco corre a profusione grazie alle 183 yard accumulate da Jaylen Warren e Najee Harris, contro-bilanciando una prova tutto sommato incolore di Kenny Pickett, fermo a 126 yard senza gloria né particolari dolori. Grazie alla consistenza di Pittsburgh, che tiene fermamente fede alla nomea cittadina, la AFC North è ultra-competitiva.

14) Buffalo Bills (5-5) (-3) E’ il caso di chiedersi se la NFL abbia definitivamente perso per strada una delle sue contendenti più probabili per il Super Bowl, dato che i Bills si sono già giocati male parecchie delle carte distribuite sul tavolo di questo campionato. La gara contro Denver è viziata da troppi turnover, la vera piaga a cui sono riconducibili le scarse fortune di Buffalo, i quali conseguono in una presenza troppo estesa in campo da parte di una difesa stanca, che non può trascorrere 37 minuti a tentare di arginare gli avversari dopo un fumble o uno dei malcapitati intercetti di un quarterback che poi accende il motore in un nanosecondo. Non aiuta l’aria respirata nello spogliatoio, con il bollente Diggs da tenere sempre a bada con i media, problemi interni indesiderati, e ora pure il licenziamento dell’offensive coordinator Ken Dorsey, mossa che sottolinea lo stato di poca grazie che i Bills stanno vivendo mentre il treno per i playoff rischia pericolosamente di allontanarsi.

15) Minnesota Vikings (6-4) (=) Tre differenti quarterback titolari in altrettante gare. Kirk Cousins fuori per la stagione. Justin Jefferson assente da un mese. Cinque vittorie in fila dopo una partenza demoralizzante. Fino a dove possono spingersi questi Vikings? Difficile dirlo, ma intanto entusiasmano e sono sulla bocca di tutti, grazie alla bellissima storia del journeyman Josh Dobbs che allestisce un’altra prestazione consecutiva con almeno un touchdown su passaggio e uno su corsa giocando una gara vicina alla perfezione, centrando a ripetizione le mani del tight end T. J. Hockenson. Sì, perché c’è anche da dire che i Vikings hanno vinto senza i sopra menzionati titolari, ma anche senza un running back particolarmente efficace e privi dell’altro ricevitore titolare, K.J. Osborn, confezionando l’ennesima partita da eroi.

16) New Orleans Saints (5-5) (-3) Gara partita male, subito sotto contro i Saints e Carr costretto a lasciare in campo dopo un infortunio alla spalla e un colpo alla testa, dando il via libera a Jameis Winston. L’ex-Florida State cerca di accorciare le distanze e ci riesce, ma la difesa nulla può contro Dobbs e Hockenson, e tracima nonostante le grandi assenze nelle file dell’attacco avversario. Nonostante il record in pareggio i Saints rimangono in vetta alla scarsa NFC South, ma devono dimostrare di poter vincere anche con avversari dal bilancio positivo, altrimenti nulla toglierà l’idea che New Orleans sia messa bene soprattutto grazie alla facilità del suo calendario.

17) Indianapolis Colts (5-5) (-1) Prima vittoria internazionale di sempre per i Colts, che giocano una gara difensiva superlativa bilanciando un attacco che per la prima volta in stagione non arriva almeno a 20 punti segnati. Indy registra cinque sack nel solo primo tempo, e con la gara in perenne equilibrio intercetta ambedue i quarterback dei Patriots nei drive del potenziale sorpasso, l’unico touchdown di giornata è per Jonathan Taylor, ben contenuto dalla difesa rivale. Bye provvidenziale in arrivo per preparare il rush finale, dovendo forzatamente migliorare l’1-4 che i Colts hanno raccolto tra le mura amiche, un bilancio che va poco d’accordo con le ambizioni di rincorsa a un posticino nei playoff.

18) Tampa Bay Buccaneers (4-5) (+2) Nuovo festival aereo per Baker Mayfield, che approfitta in ogni modo dei vuoti nelle retrovie dei Titans per creare un vantaggio di 17-3 nel terzo periodo, chiudendo presto i conti di un match in realtà mai cominciato. Giganteggia il solito Mike Evans, altra prestazione positiva per Rachaad White, e difesa pressante, con quattro sack, un intercetto, e nessun touchdown concesso dopo la figuraccia rimediata a Houston.

19) Los Angeles Chargers (4-5) (=) Non basta il Justin Herbert dei tempi migliori, che seziona la difesa dei Lions lanciando quattro passaggi vincenti collaborando appieno con lo strepitoso Keenan Allen, autore di 175 yard e due mete. I Chargers segnano in ciascuno dei cinque possessi conclusivi e mettono Detroit alle corde, ma la difesa concede 533 yard e numerose giocate ad alto voltaggio ai running back avversari, rendendo vana un’uscita offensiva esplosa con 38 punti a referto. Perdere con un calcio allo scadere non rende meno amaro il fatto di essere tornati nella colonnina sbagliata nel bilancio tra vittorie e sconfitte.

20) New York Jets (4-5) (-3) Ennesima uscita positiva in difesa, reparto nel quale i Jets hanno fortemente limitato Las Vegas nel primo tempo prima di soccombere alla sola meta concessa in giornata. I newyorkesi sono fallimentari nel produrre punti in redzone, sempre a patto che ci arrivino vicino, stavolta non è stata una questione di palloni persi ma di penalità accumulate a discapito di posizioni di terreno favorevoli, che hanno costretto all’utilizzo frequente della gamba di Greg Zuerelein. Nonostante le solite statistiche poco spettacolari Zach Wilson ha mostrato una maggior cura dell’ovale, si è mosso bene in scramble e imparato a disfarsi della palla prima che arrivi il sack. Resta il problema degli intercetti nei drive decisivi, e la sconfitta con i Raiders nasce proprio da lì.

21) Denver Broncos (4-5) (+3) Vittoria di stretta misura, ma di altissima qualità contro una delle maggiori accreditate al Super Bowl in pre-stagione. La difesa ha serrato i ranghi e fornito prestazioni di alta qualità, l’attacco non è ancora settato a dovere ma Russell Wilson sta giocando molto bene nei drive decisivi, e questo è ciò che conta per risollevare le sorti di un campionato partito molto male. Molti gli errori da aggiustare, turnover di troppo nel quarto periodo, due punti addizionali sbagliati, un field goal della vittoria mandato a lato da distanza non proibitiva, poi annullato da una penalità dei Bills, ma i segnali sono senz’altro incoraggianti dato che pareva un’annata persa nel nulla, che Sean Payton e la difesa di Vance Joseph stanno cercando di raddrizzare sperando di poter recuperare terreno.

22) Las Vegas Raiders (5-5) (+4) I Raiders hanno ritrovato spensieratezza e voglia di divertirsi in campo, ricetta ideale per eliminare l’ambiente tossico precedentemente creato da McDaniels. Seconda vittoria consecutiva nella gestione di Antonio Pierce, certamente giunta non senza patemi o fiato in sospeso fino all’ultimo, quand’è servito l’intercetto dello spesso decisivo Robert Spillane a chiudere definitivamente la questione Jets a poco più di un minuto dal termine. L’attacco è tornato alla sua natura originaria, Josh Jacobs è l’ago della bilancia di tutto il reparto, se lui produce Las Vegas difficilmente perde, l’unico problema è trovare il modo di segnare più mete, dato che i Raiders sono sopravvissuti con il touchdown di Michael Mayer, sempre più coinvolto, e i field goal dell’affidabile Daniel Carlson. La difesa punge, ed è un’ottima notizia.

23) Washington Commanders (4-6) (-2) Il bilancio è passivo, ma le sembianze dei Commanders appaiono molto differenti dalla squadra impacciata di inizio campionato, particolarmente dal punto di vista offensivo. Qui risiedono le maggiori novità viste contro Seattle, con chiamate più vivaci e giochi ad alta gittata opportunamente realizzati, che Eric Bienemy avrà sicuramente disegnato ricordando il playbook dei Chiefs. Sam Howell cresce molto bene e sta infilando completi molto importanti anche nei momenti più caldi, conducendo infatti Washington a impattare la gara a 52 secondi dalla fine. Il field goal allo scadere dei Seahawks manda a casa tutti con l’amaro in bocca, ma se non altro la squadra è più competitiva e molte cose appaiono cambiate. Non le sconfitte, ad ogni modo, e qui si deciderà la sorte di Ron Rivera.

24) Atlanta Falcons (4-6) (-2) Nuova sconfitta assai poco digeribile per i Falcons, in netta crisi riguardo alla posizione di quarterback. Taylor Heinicke ha sfruttato male la sua seconda occasione di giocare prima di arrendersi a un leggero infortunio al quadricipite, Desmond Ridder ha segnato il touchdown della possibile vittoria, ma i due registi hanno registrato solamente 70 yard in combinata tenendo una media di 4.5 yard per completo. Atlanta perde nuovamente una gara a stretto punteggio dopo aver condotto in parte, la difesa concede moltissimo a Kyler Murray, che non giocava da quasi un anno, e giunge la sesta sconfitta delle ultime otto esibizioni, quanto basta per mettere in pericolo la panchina di Arthur Smith, al di là dell’utilizzo finalmente più consono di Bijan Robinson.

25) Los Angeles Rams (3-6) (-2) Turno di riposo essenziale per il recupero di Matthew Stafford, che dovrebbe essere in campo nuovamente contro Seattle, aumentando le possibilità produttive di un attacco colato a picco in sua assenza. Vicino alla piena salute anche Kyren Williams, per il quale bisognerà probabilmente pazientare una settimana in più, ma le possibilità playoff dei Rams sembrano già andate, soprattutto a causa dell’1-3 casalingo.

26) Tennessee Titans (3-6) (-1) Sconfitta pesante contro Tampa Bay, la quale festeggia a piacimento contro le secondarie orfane di Kevin Byard, mentre l’attacco diretto da Will Levis non è nemmeno vicino a quello di due settimane fa, quando il rookie dispensava missili ad alta precisione. I Titans sono andati pesantemente sotto in trincea ritrovandosi divorati dalla pass rush, il gioco di corse è stato ridotto a 42 yard totali (sì, Derrick Henry giocava…) e l’efficienza nelle ultime 20 yard semplicemente non c’è, dato che Tennessee non è riuscita a segnare mete nonostante un paio di posizioni molto favorevoli.

27) Green Bay Packers (3-6) (=) I Packers non riescono sempre a bilanciare i guadagni di yard con i punti effettivamente iscritti al tabellone, fa notizia la mancanza di connessione tra Jordan Love e Christian Watson, che sarebbe dovuta essere il pilastro di un reparto offensivo ancora poco efficiente nelle ultime 20 yard e troppo propenso a errori in momenti cruciali. La difesa si è fatta tagliare a fette dai running back degli Steelers, per carità, ma la gara è restata in bilico a lungo e Love non ha capitalizzato sulle opportunità ricevute, lanciando il sesto intercetto stagionale nel quarto periodo, con l’opportunità di pareggiare o vincere la partita. Il processo di maturazione del successore di Aaron Rodgers appre ancora molto lungo.

28) Chicago Bears (3-7) (+1) E’ tutto sommato un affare essere 2-2 vista l’inesperienza di Tyson Bagent, partente per la quarta occasione consecutiva, e i Bears vincono una gara importantissima per le economie del prossimo Draft, dato che posseggono la prima scelta degli stessi Panthers che hanno battuto giovedì scorso in una gara ristretta nel punteggio. D’Onta Foreman unico giocatore a segno, per il resto un primo tempo passato a rincorrere uno svantaggio minimo ma distintivo dell’incapacità di concludere qualcosa più di qualche field goal.

29) Arizona Cardinals (2-8) (+3) I Cardinals prendono una boccata d’aria fresca grazie al ritorno di Kyler Murray, che undici mesi dopo l’infortunio al crociato torna in campo e riesce a muovere bene l’attacco. Il quarterback effettua le giocate che servono a entrare in endzone per il sorpasso definitivo ai danni dei Falcons, mostrando una ritrovata mobilità e ottenendo una seconda vittoria che se non altro allieta il morale.

30) New England Patriots (2-8) (=) Gara tedesca contro i Colts macchiata dai gravi errori dei due quarterback, con Mac Jones responsabile del decimo intercetto stagionale, peggior statistica di Lega, peraltro lanciato ancora una volta nel quarto periodo in situazione di punteggio ravvicinato. A nulla serve l’ingresso in campo di Bailey Zappe nell’ultimo drive con il punteggio fisso sul 10-6, perché arriva un altro turnover regalando l’ennesima uscita amara alla squadra di Bill Belichick, che non partiva così male dai lontanissimi tempi di Cleveland.

31) New York Giants (2-8) (-2) Brian Daboll sta lentamente perdendo la mano sullo spogliatoio, la squadra è evidentemente frustrata dopo l’accumulo di sconfitte e l’inversione negativa di rotta rispetto al 2022, e più di qualcuno comincia a dare segni di instabilità durante la partita e con piccoli sfoghi verso i media. Sconfitta netta contro Dallas, con Tommy DeVito nuovamente insignito del ruolo di quarterback titolare, ma neanche stavolta arriva a toccare le 100 yard su passaggio.

32) Carolina Panthers (1-8) (-1) La deprimente prestazione contro i Bears non depone a favore di Frank Reich, il quale dovrà utilizzare ogni piccola risorsa a disposizione per salvaguardare il suo futuro sulla sideline dei Panthers. Il roster ha chiari vuoti di talento, soprattutto nel reparto offensivo, dove mancano armi affidabili, al di là del veterano Adam Thielen, favorevoli allo sviluppo di Bryce Young, che ha giocato una delle peggiori uscite della breve carriera contro una delle peggiori squadre NFL. Solo 10 i primi down ottenuti, e 3/15 in conversione di terzo down, cifre che unite a un backfield inesistente e una produttività ferma a 3.7 yard per snap non preannunciano miglioramenti determinanti nel prossimo futuro.

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