1) Philadelphia Eagles (8-1) (=) Confronto tosto contro Dallas, dove a tratti si sono fatti dominare difensivamente, ma nel momento decisivo fermano gli avversari divisionali a qualche centimetro dall’area di meta. Recuperano il lieve svantaggio dell’intervallo confezionando due drive vincenti in un amen, Hurts è ancora assai produttivo lanciando due passaggi vincenti e correndo per la terza meta complessiva di giornata, fondamentale il placcaggio di Reed Blakenship che tiene Luke Schoonmaker fuori dalla endzone su un quarto tentativo, la difesa concede 192 yard a Cee Dee Lamb ma argina i ricevitori dei Cowboys nei momenti salienti del quarto periodo. Gli Eagles puntano in alto, vogliono ricreare la cavalcata che li ha condotti al Super Bowl e cambiarne gli esiti: la strada è senz’altro quella giusta.

2) Kansas City Chiefs (7-2) (=) Importante affermazione in terra tedesca contro i Dolphins, per meriti soprattutto difensivi. Il 21-14 finale non rende esattamente l’idea della differenza tra le due avversarie, i Chiefs si impongono presto sugli esiti della gara anche senza la connessione tra Mahomes e Kelce, con quest’ultimo tenuto al guinzaglio per tutto il pomeriggio europeo. Protagonista di giornata il trio McDuffie/Edwards/Cook, i quali realizzano rispettivamente il placcaggio che toglie l’ovale dalle mani di Tyreek Hill, il recupero del pallone con conseguente passaggio all’indietro per il compagno, e il touchdown del 21-0 allo scadere del primo tempo, rendendo il resto della partita una pratica gestionale non troppo difficile, soprattutto grazie a una difesa ancora migliore di quella che ha vinto il titolo nello scorso campionato.

3) Baltimore Ravens (7-2) (+1) Ascesa irrefrenabile, e nuova asfaltata ai danni di un avversario molto considerevole. Qualche settimana dopo aver disintegrato i Lions, Baltimore riserva un simile trattamento pure ai malcapitati Seahawks, annichiliti dalle 515 yard prodotte da un attacco che macina senza sosta ottenendo la quarta miglior prestazione di franchigia grazie alle 298 yard percorse a terra, con l’aggiunta di una difesa che limita gli opponenti a sole 151 yard di total offense e sei primi down. L’attacco mischia le carte a piacimento, oltre al solito efficiente Lamar Jackson ci sono da registrare la gara della vita del velocista Keaton Mitchell, la solidità del solito Mark Andrews nel divincolarsi dalle marcature, e la sostanza di un Gus Edwards che mette in cascina altri due touchdown. Lamar Jackson è 18-1 in carriera contro le squadre della NFC, se giungesse finalmente al Super Bowl le statistiche sarebbero senz’altro a suo favore.

4) Jacksonville Jaguars (6-2) (+1) Restano in alto nella loro domenica di riposo, con un occhio alla loro futura valutazione in vista di impegni contro 49ers, Ravens, Browns e Bengals, non certo una passeggiata. La striscia aperta di cinque affermazioni consecutive nonostante i lunghi viaggi inglesi è una forte testimonianza del livello di preparazione della squadra di Doug Pederson, che ha finalmente cambiato la cultura locale dopo anni senza senso.

5) Miami Dolphins (6-3) (-2) Squadra bella, divertente, pericolosa, produttiva, chi più ne ha più ne metta, ma incapace di vincere contro le big in quello che risulta essere un trend assodato: nelle cinque vittorie di stagione, Miami ha battuto avversarie dal record combinato di 11–27. Pesantemente sotto per tutto il primo tempo contro i Chiefs, i ragazzi di Mike McDaniel giocano una seconda frazione in rimonta e arrivano a una sola meta di distanza, ma il quarto periodo è ancora una volta fatale a Tua Tagovailoa, che manca uno smarcato Cedrick Wilson nella possibile azione del pareggio, e gestisce malissimo uno snap nel minuto finale di gara, condannando i Dolphins a rimanere momentaneamente fuori dall’èlite vera, in attesa di controprove che possano sostenere il contrario.

6) San Francisco 49ers (5-3) (=) Pausa propizia dopo lo 0-3 degli ultimi venti giorni, con tanti quesiti da risolvere, tra i quali il comprendere che cosa abbia innescato una tale differenza tra le prestazioni altalenanti di un Brock Purdy precedentemente a livello MVP e quanto abbiano inciso gli infortuni di Trent Williams e Deebo Samuel, prossimi al rientro. Molta curiosità per la difesa, che vedrà esordire Chase Young dopo la trade con Washington.

7) Detroit Lions (6-2) (+1) Raccolta di forze fresche anche per Detroit, che ha osservato gli avversari da casa e pregusta la prima vittoria divisionale degli ultimi 30 anni (!) grazie a un calendario non irresistibile. Per i Lions rimangono da affrontare quattro avversarie con bilancio positivo, e la competizione interna alla NFC North, in particolare dopo l’infortunio di Kirk Cousins, è assolutamente gestibile, a maggior ragione se rimangono da disputare entrambe le partite contro i Bears.

8) Cincinnati Bengals (5-3) (+1) Tra le squadre più calde del momento c’è quella capitanata da Joe Burrow, il quale è tornato al meglio delle sue possibilità fisiche tornando a essere un quarterback mobile ed efficiente, che sfoggia sicurezza da ogni angolo. Dopo l’arduo inizio dei Bengals non si poteva certo prevedere un 2-0 contro 49ers e Bills, mini-bilancio che si pone invece come testamento dei progressi verticali eseguiti da una franchigia che torna improvvisamente a presenziare tra le varie discussioni riguardanti le contender. Cincy segna nei due drive di apertura per la quarta volta consecutiva e tiene a distanza Buffalo, l’attacco gira molto bene anche senza statistiche rilevanti di Ja’Marr Chase e Joe Mixon, e la difesa continua a recuperare palloni importanti nelle ultime 20 yard, segno che il 4-0 dell’ultimo mese di gioco non è frutto alcuno della casualità.

9) Dallas Cowboys (5-3) (-2) Hanno dimostrato di valere parecchio mettendo in difficoltà Philadelphia in una gara molto ben gestita dal punto di vista della pressione psicologica, dato che la posta in palio non era certo irrilevante. L’assetto da combattimento con cui i Cowboys si sono presentati non è servito per coprire quei pochi centimetri che avrebbero fatto la differenza, il 28-23 finale è frutto delle occasioni mancate, un peccato dopo aver visto Dak Prescott nel miglior momento di forma stagionale e aver assistito all’ennesima prestazione dominante di Cee Dee Lamb. Tanti rimpianti, a partire dal possibile touchdown di Schoonmaker, il cui ginocchio batte letalmente a terra appena prima della endzone, per poi proseguire con la mancata conversione da due punti di Prescott, che mette un piede fuori dal campo prima di segnare. Si finisce con il sack decisivo di Josh Sweat, che fa perdere ben 11 yard a Dallas in redzone, costringendo ad un’ultima azione assai improbabile dopo aver quasi realizzato la rimonta.

10) Cleveland Browns (5-3) (+2) Non che serva poi tanto a dominare i Cardinals di questi tempi, ma un’affermazione nettissima per 27-0, primo shut-out dal 2007 a oggi, non può che giovare per un morale già alto. I Browns ritrovano DeShaun Watson e l’attacco vive di una giornata assai facilitata dalle posizioni di campo prodotte dalla difesa, la quale atterra Clayton Tune per sette volte e concede la miseria di 58 yard aeree in 48 giochi. Cleveland diventa così la quinta squadra nell’era del Super Bowl a tenere due avversarie sotto le 100 yard in due distinte prestazioni della prima metà del campionato, segno di un reparto difensivo tra i primi cinque di Lega, che deve essere coadiuvato da un attacco più efficiente, che domenica ha vissuto quasi esclusivamente sulle grandi giocate di Amari Cooper e si è visto molto limitato sulle corse.

11) Buffalo Bills (5-4) (-1) Battuta d’arresto contro un’importante rivale di Conference, Cincinnati, la quale lascia delle perplessità da ambo i lati del campo, nel senso che la difesa si è agglomerata solamente nel secondo tempo dopo aver concesso molto nelle fasi precedenti, mentre l’attacco dopo un primo drive promettente non è riuscito a essere la solita macchina ben oliata, grazie anche all’ennesimo inopportuno intercetto di Josh Allen. Incidono moltissimo gli infortuni, Terrell Bernard e Micah Hyde devono lasciare il campo lasciando ulteriormente rimaneggiata una difesa per la quale Von Miller non ha ancora registrato statistiche, ma i Bills hanno in ogni caso compilato un bilancio di 2-4 contro la AFC, non esattamente ciò che serve per contendere ad alti livelli.

12) Seattle Seahawks (5-3) (-1) Domenica completamente da dimenticare, i Seahawks subiscono la seconda peggior sconfitta dell’era Carroll per differenziale punti e falliscono ampiamente il determinante test contro i Ravens, il quale avrebbe piuttosto dovuto togliere molti dei dubbi tra gli addetti ai lavori riguardo una prima metà di calendario più agevole del dovuto. Male Geno Smith, ancora protagonista di turnover che l’anno scorso non commetteva, la qualità del suo gioco non è la stessa e il reparto ne sta risentendo, come comprovato dal disastroso 1/12 collezionato nelle conversioni di terzo down. Preoccupa la cura del pallone, dato che Smith è giunto a quota otto turnover nelle ultime quattro uscite, la linea offensiva non ha retto la pressione apportata da Baltimore e la difesa ha concesso troppe giocate a lunga gittata, beneficiario lo sconosciuto rookie mai scelto Keaton Mitchell, il quale ha infilato una delle migliori difese contro le corse con azioni di 40 e 60 yard.

13) New Orleans Saints (5-4) (+3) Prestazione convincente contro i Bears, i quali partono bene ma cadono grazie alla folta quantità di palloni recuperati dalla difesa dei Saints. Derek Carr pare essere sempre a maggior agio nel guidare l’attacco man mano che le settimane trascorrono e questa è la notizia che in Louisiana attendevano con più ansia, funzionano sempre i giochi-trucco con protagonista Taysom HIll, che lancia per una meta e ne riceve un’altra, si rivede Chirs Olave nel tabellino dei touchdown dopo un’astinenza durata sin troppo a lungo. Ottima la prestazione difensiva di due veterani, Cameron Jordan e Demario Davis, che fanno letteralmente impazzire Tyson Bagent.

14) Pittsburgh Steelers (5-3) (-1) La notizia più eclatante dell’ultimo Thursday Night è il ritorno al touchdown di Diontae Johnson dopo…655 giorni. Allora il titolare degli Steelers era ancora Big Ben e si giocavano i playoff contro i Chiefs, oggi c’è invece Kenny Pickett, a volte inefficace ma decisivo nel quarto periodo grazie alla conduzione positiva del drive più importante del secondo tempo. Parecchi ancora i problemi offensivi da risolvere, con George Pickens assolutamente invisibile e un reparto sempre troppo dormiente nei primi tre quarti di gioco, Pittsburgh non segnava in un drive di apertura da un’eternità e contro i Titans il mito è stato finalmente sfatato.

15) Minnesota Vikings (5-4) (=) Sono gli eroi di tutti, gli sfortunati che lottano con tutte le armi a disposizione, la squadra disagiata per cui fare un tifo sfrenato. Fatica, tantissima fatica contro Atlanta ma vittoria sudata e meritata, con un protagonista inatteso come Josh Dobbs, chiamato in campo a causa dell’infortunio di Jaren Hall senza minimamente conoscere il playbook offensivo, e capace di chiudere il suo esordio in porpora con 20/30, 158 yard e due mete, oltre alla personale segnatura su corsa. Una giornata da eroe per un ragazzo nato con la valigia in mano, sottolineata pure dall’eroica partita di T.J. Hockenson, 7 ricezioni per 69 yard con tutto il dolore provocato dalla costola incrinata, e difesa che tiene in scacco Bijan Robinson forzandogli pure un fumble, con Danielle Hunter e Jordan Hicks onnipresenti. Vittoria da veri underdog, con il tackle David Quessenberry titolare a poche ore dal kickoff a concedere una sola pressione in 45 snap di passaggio, e defensive tackle pressochè sconosciuti come Khyris Tonga e T. J. Smith a dare una forte mano alla parte centrale della linea in sostituzione di Dean Lowry.

16) Indianapolis Colts (4-5) (+3) Gara offensiva tutt’altro che elettrizzante contro i Panthers, il piano di gioco tiene Gardner Minshew al minimo sindacale giocando pochissimo sul profondo, facendo terminare il backup con 127 yard e un passaggio vincente. Decisivo per il risultato finale l’exploit di carriera di Kenny Moore II, che riporta due intercetti in endzone, nessun turnover per un attacco che nelle tre gare precedenti a questa ne aveva lasciati per strada ben nove.

17) New York Jets (4-4) (-3) Demoralizzante prova contro i Chargers nel Monday Night, solamente 6 punti a referto per un attacco disastroso e vanificato l’ennesimo sforzo della difesa, che tiene Los Angeles sotto le 200 yard complessive per niente. Solo 191 le yard registrate da Zach Wilson contro le peggiori secondarie della NFL, il quarterback subisce otto sack e commette due fumble, accumulando cinque drive di soli tre giochi. Un reparto difensivo da playoff non è adeguatamente sostenuto da un attacco che occupa l’ultimo posto di Lega per efficienza in redzone e percentuale nelle conversioni di terzo down, per uno schieramento che ha segnato otto mete in altrettante giornate, una miseria.

18) Houston Texans (4-4) (+5) Squadra con atteggiamento completamente diverso rispetto al passo falso contro i Panthers, i Texans vanno sotto più volte contro Tampa Bay ma la sensazionale giornata vissuta da Marcus Stroud è indice del fatto che ci si trovi dinanzi a uno dei quarterback più eccitanti del prossimo futuro della NFL. Record ogni epoca di yard lanciate per una matricola con 470, 5 touchdown lanciati, e una sensazione tangibile di leadership quando c’era da non perdere la calma nei momenti cruciali, confezionando il drive del definitivo sorpasso. Fanno festa tutti in attacco, Dalton Schultz è incontenibile con le sue 130 yard, oltre a lui segnano pure Dell, Collins e Brown, tra gli eroi del pomeriggio texano da segnalare pure Dare Ogunbowale, running back che calcia un field goal al posto dell’infortunato Fairbairn.

19) Los Angeles Chargers (4-4) (+2) Bilancio riequilibrato in parità dopo l’affermazione contro i Jets, facilmente gestiti grazie a una prova difensiva maiuscola, oltre agli ovvi demeriti newyorkesi. E’ sufficiente un Herbert da ordinaria amministrazione che se la cava abbastanza bene contro una difesa molto titolata, i losangelini partono molto bene segnando due volte nel primo quarto anche con gli special team, d’altro canto costringere i Jets a sette punt e tre turnover in tredici serie di giochi non è certo un’impresa granitica di questi tempi.

20) Tampa Bay Buccaneers (3-5) (-3) Mese difficilissimo per i Bucs, i quali perdono la quarta gara consecutiva nonostante una prova offensiva finalmente incoraggiante. La difesa si arrende all’ultima serie di giochi di Houston e concede oltre 500 yard di total offense, a nulla serve la notevole prestazione di Baker Mayfield che completa 21 dei 30 passaggi tentati per 265 yard e due mete, trovando in entrambe le occasioni il tight end Cade Otton. Rachaad White è letale dall’interno delle 20 yard e va a segno in altre due occasioni, Mike Evans riceve per 21.8 yard di media ma Tampa cade per 39-37 in uno scontro da vincere assolutamente per tenere il passo delle concorrenti nella NFC South, fallendo per l’ennesima volta nell’intento.

21) Washington Commanders (4-5) (+1) Vittoria corsara a Foxboro, come sempre soffertissima per l’incapacità cronica dei Commanders nel creare vantaggi significativi nonostante una prova complessivamente superiore a quella dei Patriots. Ottima partita per Sam Howell, che lancia con determinazione in corridoi molto ristretti godendo di una protezione migliore, frutto dei due cambi effettuati per la precedentemente disastrosa linea offensiva. I giovani di Washington crescono, Emmanuel Forbes Jr. gioca un discreto numero di snap dopo la bocciatura delle precedenti settimane, Quan Martin intercetta in endzone il passaggio della possibile vittoria di New England, oltre alla buona prestazione della rotazione di pass rusher che sostituiscono Sweat e Young, “vittime” della trade deadline.

22) Atlanta Falcons (4-5) (-2) Ennesima dimostrazione d’inettitudine offensiva, poco cambia lo switch da Ridder a Taylor Heinecke, visto che i risultati non variano. Quinta sconfitta nelle ultime sette gare dopo l’illusoria partenza a 2-0, tantissimi gli errori commessi in attacco con la solita quantità di palloni persi, qualche rara giocata elettrizzante (il touchdown di Jonnu Smith), e nessuna possibilità di fermare Josh Dobbs nel drive decisivo, nonostante la scarsa praticità del playbook del quarterback ex-Arizona.

23) Los Angeles Rams (3-6) (-5) L’assenza di Stafford pesa inequivocabilmente, i Rams sono in caduta libera e Cooper Kupp non riesce a essere un fattore determinante. Gara offensiva insufficiente, con Brett Rypien a commettere due turnover e confezionare solamente quattro primi down nella ripresa di una gara terminata con soli tre punti a referto. La difesa gioca malissimo contro le corse – 184 yard concesse ai Packers – e recupera un paio di palloni, ma il reparto offensivo, semplicemente, è perso nel nulla.

24) Denver Broncos (3-5) (=) Pausa tra le montagne rocciose in attesa di rientrare in campo contro i Bills in crisi di continuità, molto i miglioramenti effettuati dalla difesa dopo i disastri letterali di inizio anno, striscia aperta di due vittorie consecutive con quotazioni in lieve rialzo.

25) Tennessee Titans (3-5) (=) Sconfitta difficile da digerire contro gli Steelers nello scorso giovedì, se non altro perché la difesa dei Titans ha rivitalizzato un reparto offensivo precedentemente vicino al fallimentare. Tennessee concede ben 166 yard su corsa e crolla nella serie difensiva decisiva, concedendo a Pickett di salire in cattedra in una serie di giochi di 92 yard che termina con il touchdown che decide il punteggio finale. La buona notizia è che Vrabel ha trovato il quarterback del futuro, Will Levis ha giocato molto bene nonostante l’intercetto lanciato dimostrando di saper gestire una pass rush molto aggressiva e di saper selezionare bene i passaggi, meritandosi la promozione a discapito di Ryan Tannehill, che seppur in salute sarà riserva da qui a fine campionato.

26) Las Vegas Raiders (4-5) (=) Prima partita allenata da coach Antonio Pierce e reazione molto positiva dello spogliatoio, grazie a un piano partita tornato al pane e burro dei Raiders più recenti. Prestazione ordinata di Aidan O’Connell con il 64% di completi e poco più di 200 yard senza intercetti, bene che siano tornate a imporsi le corse di Josh Jacobs che colleziona 98 yard e due segnature, completate dal prezioso Jacoby Meyers. Tre i sack accumulati dal mai domo Maxx Crosby, ma il fattore più determinante pare essere la sensazione di aria pulita che si respira dopo il licenziamento di Josh McDaniels e del general manager Ziegler, che ha creato ottimismo e un nuovo punto zero per una franchigia storica ma troppo assente dai playoff.

27) Green Bay Packers (3-5) (+3) Ritorno al successo dopo tanta sofferenza, piano di gioco impostato sul controllo dell’ovale grazie a un gioco di corse molto efficace che ha finalmente rivisto protagonista Aaron Jones, difesa molto efficace nonostante i numerosi rincalzi, ognuno dei quali ha apportato il proprio contributo nel tenere i Rams lontani dall’area di meta, nonostante le assenze di Quan Walker e del recentemente scambiato Rasul Douglas.

28) New York Giants (2-7) (-1) Annata da dimenticare per i Giants, Daniel Jones è fuori per la stagione a causa della rottura del crociato anteriore e l’infortunio consegue in numerose domande per il management, su tutte se possa continuare a essere lui il futuro nel ruolo di quarterback. La situazione non è tra le migliori considerando la contemporanea assenza di Tyrod Taylor, costringendo Brian Daboll a far partire titolare il rookie Tommy DeVito, che ha giocato sprazzi di gara poco incoraggianti accumulando statistiche insignificanti, e commettendo due turnover nella gara persa di netto contro i Raiders. Solo sei i punti a referto per New York, che in difesa si arrangia come può, ma il cui attacco ha raggiunto livelli di frustrazione importanti.

29) Chicago Bears (2-7) (-1) Il secondo tempo dello scontro con i Saints diventa il festival dei turnover, e cancella un inizio promettente. Tre i palloni persi da Tyson Bagent nel quarto periodo con il punteggio ad una sola meta di stacco, statistica deleteria per il rookie, tanto da indurre ad affrettare il rientro di Justin Fields il prima possibile, se non altro per godersi qualche giocata elettrica.

30) New England Patriots (2-7) (-1) L’ultima azione della gara contro i Commanders è ben esemplificativa dello stato di New England, con fissa nella mente l’immagine di Mac Jones rannicchiato su se stesso dopo l’ennesima frustrazione di un campionato disgraziato. I Patriots, un tempo l’esempio per ogni altra franchigia NFL, sono alla deriva, giocano male in attacco, sono poco profondi nel ruolo di ricevitore, e posseggono una difesa che non riesce a fermare gli avversari a meno che gli stessi non commettano errori fatali. Pesa come un macigno il pallone alzato da Ju-Ju Smith Schuster nell’azione del possibile sorpasso, che permette l’intercetto decisivo, lasciando al futuro le sole discussioni sulla posizione di Bill Belichick, che sembra essere prossimo a lasciare Boston.

31) Carolina Panthers (1-7) (+1) Sforzi difensivi annullati dalla pessima prestazione di Bryce Young, autore di tre intercetti, due dei quali riportati in meta e pesanti nell’economia del risultato conclusivo. La notizia peggiore è che la performance di Young giunge in concomitanza della stellare esibizione di Stroud a Houston, mettendo pressione psicologica su tutta la franchigia.

32) Arizona Cardinals (1-8) (-1) Prova offensiva degna del peggior record NFL, con Clayton Tune sotto letterale assedio, fermo a 2.9 yard per lancio con due intercetti in una prestazione molto difficoltosa per la trincea offensiva, gioco di corse inesistente e solamente due ricevitori in doppia cifra per yard ricevute, il migliore, Hollywood Brown, con sole 24. La difesa fa il possibile per contenere i danni giocando bene contro le corse dei Browns, ma non può sempre sopperire alle magagne dell’attacco. Non resta che attendere Kyler Murray e il via libera dei medici, se non altro per testarne le condizioni fisiche in un’annata che non ha più niente da regalare, se non la prima scelta assoluta del prossimo Draft.

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