Posso dirlo? Lo dico: credere è forse il più grande peccato di cui possa macchiarsi un essere umano. Abbiamo bisogno di credere in qualcosa per sopravvivere, questo è fuori questione, ma credere ci rende sufficientemente vulnerabili fino a esporci al rischio di prendere grandissime cantonate: no, non sto parlando di una ragazza-della-mia-vita (per circa due giorni), ma dei New York Giants.
Mi era bastato il 2022 per convincermi che i Giants avessero definitivamente girato pagina e che, grazie a Brian Daboll, fossero tornati a essere una squadra competente con un progetto tecnico coerente sul lungo termine.
Nove partite dopo, mio malgrado, devo ritirare tutto quello che ho detto o anche solo pensato.

Per prima cosa, permettetemi di tornare sul luogo del delitto: il contratto di Daniel Jones.
Resto convinto – pure col senno di poi – che New York abbia fatto la cosa giusta in quanto, in quel momento, non esistevano alternative migliori. Fra i free agent non c’era nulla di preferibile a Jones e non potevano sicuramente aspettarsi che Will Levis precipitasse addirittura al secondo round.
Per quanto fatto vedere nel 2022, Jones meritava di essere confermato in qualità di work in progress. Un supporting cast plausibilmente migliore e un altro anno di Daboll nelle orecchie sembravano essere tutto quello che il medico aveva ordinato per portare a termine il tanto agognato salto di qualità.
A quanto pare sbagliavo.

New York nel 2022 ci ha rapito il cuore ribaltando i pronostici grazie a un football disciplinato e concreto che li ha trascinati fino al Divisional Round, destinazione che alla vigilia risultava irrealistica anche al più ottimista dei loro tifosi.
Quello che doveva essere un semplice anno zero si è trasformato in una cavalcata trionfale che ha convinto il front office a confermare un quarterback che, teoricamente, poteva solo migliorare.
Teoricamente.

La stagione di Daniel Jones è ufficialmente finita, anche se sarebbe un errore vederla così in quanto credo non sia mai iniziata. Quello che abbiamo visto dirigere l’attacco dei Giants non era Daniel Jones, ma una sua versione venuta dal passato a martoriarci gli occhi: sciatto, annacquato, nevrotico nella tasca e tremendamente inefficace, Jones è tutto d’un tratto tornato a essere il giocatore visto fra 2020 e 2021.
L’attacco, in generale, ha completamente smesso di girare fino a risultare il più inetto della lega, un reparto da poco più di 11 punti e 270 yard a partita: se la stagione finisse oggi solamente nove attacchi avrebbero concluso con una media punti più bassa – dal 1970.

Per carità, non è esclusivamente colpa sua in quanto i continui infortuni gli hanno impedito di trovare qualsivoglia ritmo, però è fuori questione che i Giants visti finora non abbiano nulla da spartire con i playoff. E pensare che stando a uno dei tanti verdetti emessi dallo scorso campionato questa era una delle otto migliori squadre della lega.
Gli infortuni, tanto per cambiare, hanno avuto un ruolo determinante.

La linea d’attacco è stata falcidiata dagli infortuni, gli skills player si sono dati il turno in infermeria e la difesa è sensibilmente regredita.
In realtà, tutta la squadra è regredita. Barkley, pure lui rallentato da infortuni, resta il cuore pulsante dell’attacco e la minor efficienza – da 4.4 yard a portata a 4.0 – è da imputare al fatto che il gameplan delle difese avversarie sia costantemente progettato esclusivamente per neutralizzare lui. Che senso ha preoccuparsi del gioco aereo se questo è inesistente?
Come altro definireste 155 passing yard a partita nel 2023?

La loro stagione è iniziata nel peggiore dei modi con l’eloquente 40 a 0 patito contro i Cowboys e dopo l’esaltante – ma al contempo preoccupante – rimonta contro i Cardinals le cose sembravano essere tornate alla nuova normalità: da lì in avanti New York non ha mai concluso una partita segnando più di 16 punti.
Jones, spaesato e nuovamente impaurito, ha ricominciato a commettere turnover e con una difesa arrendevole sia contro le corse che i passaggi il castello di carte è crollato. I Giants del 2022, quelli che andavano a vincere in rimonta contro i Ravens a Baltimore, ora appaiono come un miraggio, un’allucinazione collettiva che in quanto tale non può e non deve essere razionalizzata.
Quello che è successo appartiene a un passato che, in quanto tale, non avremo mai modo di comprendere a fondo.

Cosa possono fare a questo punto?
Probabilmente ripartire da capo, di nuovo. Il contratto di Jones, seppur oggi più che mai immeritato, non sarà una zavorra sul lungo termine poiché New York ha una out option dopo il 2024 che, se esercitata, lascerebbe sul groppone solamente 22.2 milioni di dollari in dead cap per il 2025.
Con il povero Tommy DeVito under center reputo improbabile che New York vinca chissà quante partite, motivo per cui immaginarli nella top five – se non addirittura top three – del prossimo draft non è affatto difficile: sapete dove voglio arrivare.

Selezionando un quarterback al draft potrebbero concedersi il sottovalutato lusso di lasciarlo a marinare per un anno in panchina, ad apprendere il sistema di Daboll attraverso Daniel Jones e i suoi errori, anche se in luce della storia di infortuni del numero 8 mi risulta arduo immaginarlo scendere in campo per tutte e 17 le partite del campionato.
Siete ben al corrente dell’inimitabile abilità del processo pre-draft di deformare un quadrato fino a trasformarlo in un cerchio, pronosticare la prima scelta assoluta a novembre è impossibile, ma non serve poi così tanta fantasia per accostare Caleb Williams alla Grande Mela.
New York ha tutto quello che serve – o non ha, punti di vista – per garantirsi la prima scelta assoluta.

Ora che torna Murray i Cardinals qualche partita potrebbero pure vincerla e, prima o poi, i Panthers saranno obbligati a iniziare a capirci qualcosa. Se il quarterback titolare per il resto dell’anno sarà Tommy DeVito non riesco a immaginare scenari in cui New York esca dal campo vincitrice, anche se sto digitando queste parole a poche ore di distanza dal vero e proprio miracolo firmato da Joshua Dobbs: in National Football League nessuna partita è persa prima di essere giocata.
Perfetto, articolo omologato, ci ho calato dentro pure il classico cliché democristiano.

Sto dando per scontato che Daboll e Schoen non abbiano problemi ad ammettere l’errore di valutazione e mettere alla porta Jones, presentarsi ai nastri di partenza del 2024 con lui come unica opzione under center mi sembra troppo scellerato e testardo per essere verosimile.
Avevano fra le mani sufficienti elementi per credere in lui e nel rinnovo contrattuale, è andata male: spero che tornino sui propri passi e rettifichino l’errore al draft in modo da dar veramente vita a un nuovo ciclo.

Schoen e Daboll si sono trovati fra le mani una squadra allo sbando ricolma di contrattacci e con un quarterback talentuoso ma da ricostruire prima di tutto da un punto di vista mentale e, lì per lì, sembravano pure esserci riusciti… sembravano. Hanno spremuto una stagione da favola da quella che non era assolutamente la loro creatura, e malgrado l’unica cosa più bella di vivere un sogno sia riviverlo, devono avere la consapevolezza necessaria a ripartire da capo.
Nessuno se li aspettava vincenti nel 2022, non c’è alcun problema se non lo saranno nel 2024 dopo un 2023 che ha palesato l’assoluta necessità di dare il via a qualcosa di nuovo.

Umanamente dispiace davvero tanto per Jones, non credo esista cosa peggiore nella vita che nascere poveri, lavorare fino allo sfinimento per diventare ricchi per poi tornare nuovamente poveri: la sua regressione al Jones/Paperino è dolorosa da vedere.
Il rendimento deludente unito a un ginocchio ora usurato lo rendono inadeguato, da rimpiazzare e dal momento che il front office ha strutturato il contratto in modo da tutelarsi in caso di errori di valutazione credo che non avranno problemi a tagliarlo dopo il 2024.

Prima di salutarvi mi preme mettere in chiaro che questo fallimento non sia da imputare esclusivamente al quarterback, i Giants visti finora sono a una squadra intera di distanza dalla competenza, non solamente a un quarterback. Come già detto, nessuno lungo il versante offensivo lo ha messo nella posizione di avere successo e la difesa, eccezion fatta per qualche individualità come Thibodeaux e Lawrence, necessita disperatamente di rinforzi.
Dispiace constatare che quello che poteva essere l’inizio di qualcosa altro non è stato che una magnifica allucinazione collettiva che, fra qualche anno, finiremo inevitabilmente per romanticizzare.

E soprattutto dispiace per Daniel Jones. Davvero.

3 thoughts on “Tutto da rifare (di nuovo) per i New York Giants?

  1. Quest’anno sono molto curioso di vedere le scelte al draft. X esempio se le prime 2 scelte saranno di Cardinals e Panthers cosa faranno? Drafteranno Williams pur avendo 2 prime scelte , di cui una freschissima, nel ruolo? Oppure qualche squadra con estremo bisogno di un QB, leggasi Patriots, proverà la scalata? Certo vedere Williams a NY o sotto Belichick sarebbe molto affascinante.

  2. Con la linea offensiva dei Giants di quest’anno è difficile anche pensare di costruire azioni offensive degne di tale nome. Jones ha le sue colpe, ma i Giants non lo hanno mai messo nelle condizioni per esprimersi al meglio.

  3. Chiunque strapaghi un giocatore che ha fatto 1 sola stagione buona dopo tale stagione va incontro a sicura disfatta (vedi il Flacco post-Superbowl).
    Dirigenti incapaci combinano questo e altro.

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