Finalmente il torrido caldo estivo ha lasciato spazio alle prime, forti, piogge autunnali, creando quasi la sensazione che sia veramente ottobre e non più agosto inoltrato. Personalmente però, quando vedo due tra le squadre più forti della NFC e della AFC giocare contro, più che a fine ottobre io mi sento già a inizio febbraio; in questo tipo di sfide, infatti, il sapore di Super Bowl è fortissimo e non importa che non ci sia
stato l’Half Time Show o i meravigliosi “Commercials”, per il momento l’unico spettacolo di cui ci accontentiamo è quello che ci offre il campo.
Purtroppo per gli Eagles, però, non è ancora febbraio, ma solo la week 7 della NFL, settimana in cui comunque la squadra di Nick Siriani ha offerto un incredibile prova di forza battendo i Dolphins, aumentando il proprio bottino di vittorie stagionali a 6,
rimediando alla sconfitta della settimana scorsa (la prima stagionale) contro i Jets e dunque posizionandosi meritatamente tra i primissimi posti dei power rankings settimanali.
La chiave della partita, disputata al celebre “Linc” e vinta dai padroni di casa 31 a 17, è stato il modo in cui Philadelphia ha limitato il gioco di corse di Miami. Gli Eagles, statistiche alla mano, guidano la lega in questa categoria, avendo a disposizione probabilmente la miglior difensive line che, non a caso, ha concesso agli ospiti, migliore attacco su corse del campionato, solamente 45 yards!
Il successo che il sistema offensivo di coach McDaniels ha ottenuto fino ad oggi ha proprio nelle corse esterne le sue fondamenta, viste anche le note origini di quest’ultimo come “run game coordinator” a San Francisco all’interno dello staff di Kyle Shanahan; dunque, la presenza di Josh Sweat e quella in particolare di Haason Reddick, che hanno letteralmente chiuso lo spazio nelle corsie esterne limitando esponenzialmente il modo in cui Miami ha potuto giocare “il suo football”, è la ragione per cui l’attacco ospite chiude la partita con un solo TD segnato ( l’altro, infatti, deriva da un fumble recuperato e riportato in end zone da parte della difesa).
In generale, la difesa di casa, oltre all’eccezionale lavoro sul gioco di corse avversario già citato, ha anche messo a segno 3 sack e portato costantemente pressione a Tua Tagovailoa, complice anche una offensive line degli ospiti particolarmente malconcia che vede alcuni dei suoi titolari fuori per infortunio, su tutti il left tackle Armstead e la guardia Wynn, persa proprio durante la partita.
Il defensive coordinator Desai non è praticamente dovuto mai ricorrere all’uso del blitz per pressare Tua, potendo ovviamente contare, come già detto, su una delle migliori linee della NFL, che vanta la presenza dei veterani Cox,Graham, Sweat e Reddick, abbinata a quella dei giovani Davis, Carter e Smith.
Oltre all’eccellente lavoro svolto dal reparto difensivo, i meriti di questo successo vanno anche attribuiti all’attacco degli Eagles. Inoltre, la squadra della città dell’amore fraterno ha un’arma in più su cui contare: ovvero la celebre Tush Push, ribattezzata poi Brotherly Shove, che altro non è che una QB sneak, durante la quale tutti i componenti offensivi spingono Hurts per ottenere il primo down.
Questa giocata, apparentemente banale e non così determinante, è la base della statistica che vede la squadra di coach Siriani convertire più quarti down di chiunque altro; l’elevata percentuale di riuscita che questo schema ottiene continuamente, infatti, permette di allungare i drive che sembrano terminati e di giocare i terzi down spesso con meno yards da ottenere rispetto a quelle che realmente servono,
potendo contare sistematicamente su questa “call” per ottenere i pochi metri che mancano al primo down. In effetti, come direbbe l’allenatore Tony D’Amato, questo è un gioco di centimetri!
Alla base del successo di questa chiamata, vi è comunque il lavoro dell’offensive line, che in generale è in grado di offrire tempo e protezione per il proprio Quarterback e pull per gli altri giocatori, come quello di Mailata sul touchdown di Goedert dopo uno screen pass.
Nel dettaglio, oltre al neo arrivato Julio Jones, che porta sicuramente esperienza e qualità, a Devonta Smith e a D’Andre Swift, il quale ha sicuramente migliorato il reparto running back di questa squadra da quando è arrivato, l’attacco di Nick Siriani può contare soprattutto su AJ Brwon, furia distruttiva e autentico mattatore della difesa di Vic Fangio grazie ai suoi incredibili mezzi fisici, su tutti potenza e velocità.
Gli ottimi risultati offensivi ottenuti all’interno partita derivano anche da Hurts e dalla sua capacità di muoversi all’interno della tasca, cosa che gli consente di evitare i possibili sack derivanti dai blitz, andando eventualmente anche in scrambling e allungando così la vita di ogni giocata, in modo da garantire maggior tempo ai suoi ricevitori per sfidare la secondaria di Miami (vittima anch’essa di infortuni pesanti);
esempio lampante di ciò la big play lanciata su AJ Brown che porterà poi al TD grazie alla solita Brotherly Shove.
L’unica accortezza per il futuro, e probabilmente unica grande sbavatura da correggere, è l’alto numero di turnover registrato rispetto allo scorso anno. La difesa ospite, che vede assenti i suoi due cornerback più forti (Howard e Ramsey, coppia potenzialmente fatale), riesce comunque a giocare un’ottima partita, grazie in particolare ai continui movimenti post snap e all’uso diversificato dei linebacker, che si alzano spesso andando a bloccare le corse avversario o, ancora, andando a cercare il QB avversario.
A mio avviso, quindi i giocatori su cui Fangio ha avuto un impatto maggiore sono Long e Van Ginkel, il primo tra i migliori placcatori della squadra, il secondo tra i leader per sack del reparto.
In conclusione, lo scontro tra due contender provenienti dalle due diverse conference ha per forza un sapore speciale, essendo uno dei possibili scenari ai quali si può assistere nella notte più importante dell’anno. In questo caso, tuttavia, è stata anche la prova di forza che serviva a Philadelphia per ripartire dopo la delusione di domenica scorsa e riaffermare il proprio valore all’interno dello scenario della lega; d’altra parte, per i Dolphins è la seconda sconfitta stagionale, per giunta entrambe ottenute contro squadre da playoff.
Sicuramente Miami è lievemente ridimensionata rispetto alle ultime settimane, durante le quali l’attacco sembrava non poter essere fermato in alcun modo. Ricordate però, che, per fortuna della franchigia della Florida e sfortuna per quella della Pennsylvania, siamo ancora solo a metà ottobre.
Studente universitario, appassionato di football americano e, più in generale, degli sport a stelle e strisce.
Tifoso delle franchigie di Chicago dopo aver vissuto qualche mese nella Windy City, qualora ve lo stiate domandando, tra Cubs e White Sox tifo per i Southsiders.
Da qualche anno ho lasciato la Boxe con la speranza di diventare il nuovo Michael Jordan o, nel peggiore dei casi, il nuovo Walter Payton.