Anche se mi sembra di essere un promoter sotto caffeina come Logan Paul, lasciatemelo dire: che weekend di football, signori. È stata una domenica veramente ricca, abbiamo rispolverato emozioni che non provavamo da tempo in quanto ogni upset che si rispetti ti sa portare in posti che non visitavi da un pezzo: sapete com’è, la sensazione di aver assistito a qualcosa che non aveva motivo d’essere.
Prima i Browns di P.J. Walker che schiaffeggiano i nuovamente acciaccati 49ers, poi la difesa dei Jets che confonde Hurts e l’attacco degli Eagles fino a colpirsi da soli: ma questa settimana non si compendia con un paio di upset.

Infortuni più o meno gravi a quarterback, tantissime occasioni sprecate e una marea di football frustrante.
Credo di aver assistito ad alcune fra le sconfitte più frustranti di cui io abbia memoria – mica poco se sapete per che squadra faccia il tifo -, ma anche a un paio di prove di forza estremamente eloquenti.
E sto prendendo una sbandata per Jared Goff. Per Jared Goff, rendetevi conto di come sono messo.

Partiamo dai Lions, quindi.
Mettiamo in chiaro che i Buccaneers siano una buona squadra, ma una buona squadra assolutamente limitata. In Mayfield ci credo e ho anche abbracciato il meme, ma di partite del genere questi Bucs non credo ne vinceranno molte. Non sicuramente contro avversarie così disciplinate e consapevoli.
Pressoché chiunque reputa Detroit la chiara favorita.

Domenica, però, Detroit ha vinto in modo interessante. Un infortunio ha tolto dall’equazione piuttosto presto David Montgomery e il gioco di corse dei Lions è scomparso: hanno chiuso la giornata con 40 yard su 22 portate.
Goff non ha battuto ciglio. Si è caricato la squadra sulle spalle e ha composto un capolavoro che va ben oltre le statistiche. Ha permesso al suo attacco di convertire nove dei sedici terzi down giocati e di tenere il possesso per più di 36 minuti, dato impressionante per una squadra privata del gioco di corse.

Ha fatto ogni cosa in suo potere per mettere i suoi compagni – e la difesa – nella posizione di aver successo e ci è riuscito senza particolari problemi.
Goff sta giocando un football paradisiaco e domenica prossima, a Baltimore contro i Ravens, con una vittoria lancerebbe la definitiva candidatura all’MVP. Le statistiche ci sono, il record di squadra pure e oramai la sua brillantezza buca lo schermo.
Un’ultima cosa. In questo blocco di Craig Reynolds è racchiuso tutto quello che rende speciali questi Lions.
Sono dei barbari estremamente intelligenti e disciplinati che giocano con un’intensità che al momento non ha eguali.

Non preoccupatevi per i 49ers.
O meglio, non preoccupatevi per questa sconfitta. È scientificamente provato che in NFL esistano giornate no e, domenica a Cleveland, San Francisco ne ha semplicemente vissuta una. Hanno commesso ogni errore possibile, si sono visti fischiare contro ogni penalità conosciuta all’uomo, hanno perso stelle per infortunio e Purdy, per una volta, è parso umano.
Ciò nonostante sono arrivati a tanto così dal vincerla.

L’unica vera preoccupazione, come potete facilmente immaginare, riguarda gli infortuni. Funzionano decisamente peggio senza Samuel e McCaffrey, due fra le principali ragioni per cui San Francisco è San Francisco.
La difesa di Cleveland, poi, ha indubbiamente fatto il suo. Questo reparto sta giocando a livelli senza precedenti, in cinque partite ha concesso a malapena mille yard – 1002 per la precisione: tutti gli infortuni che volete, ma la difesa dei Browns è stata fantastica. Di nuovo.

Hanno bisogno di Deshaun Watson, Walker ha esibito tutti i limiti che lo relegano al ruolo di backup e mi sembra ingiusto condannarli a emulare i Ravens del 2000 per vivere una stagione memorabile. Hanno bisogno del proprio franchise quarterback, ci hanno investito davvero tanto non immaginando che di lì a breve si sarebbero trovati fra le mani una difesa del genere e, anche per questa ragione, ora più che mai hanno bisogno di lui.
Finché giocano così possono fare casino anche senza la versione di Watson vista a Houston. L’importante è che a guidare il loro attacco non ci siano i P.J. Walker e Dorian Thompson-Robinson di questo mondo.

Pure con gli Eagles vi inviterei alla calma, anche se certi problemi sono oramai di dominio pubblico. Principalmente quelli che riguardano la red zone offense: va detto che quella appena vissuta sia stata una domenica generalmente tragica per l’efficienza offensiva, ma il 23esimo posto non è un piazzamento accettabile per una squadra con qualità e ambizioni simili.
Meglio scaldarsi a dicembre che a ottobre, questo è vero, ma sei partite rappresentano un campione statistico assolutamente rilevante e sì, i Philadelphia Eagles fanno fatica a spingerla dentro: paradossale per la squadra che sta spaccando la lega con il Brotherly Shove.

I Jets sono commoventi, difensivamente parlando. All’attacco riconosco il merito di essersi preso cura del pallone, ma il fatto che l’unico touchdown della giornata sia arrivato per volontà degli Eagles è emblematico. Devono sempre accontentarsi del piazzato e baciarsi le mani quando la palla s’infila fra i pali, frustrante.
Non ne vinci tante convertendo il 18% dei terzi down o guadagnando 140 yard in meno degli avversari, ma almeno per domenica questo è bastato. Philadelphia le ha provate tutte per perderla e ci è riuscita mentre New York, meno pasticciona del solito, limava il passivo un piazzato alla volta fino a quando Hurts non ha lanciato un intercetto di troppo.
Chissà cosa potrebbero fare con un attacco funzionale. Se solo avessero a roster un quarterback capace di…

Qualche settimana fa avevo parlato degli Steelers come della squadra più frustrante della lega, ora sono costretto a rettificare: la squadra più frustrante della lega risiede in Louisiana e risponde al nome di New Orleans Saints.
Sono gli stessi Saints dell’anno scorso – e pure di quello prima. Sono una buona squadra, la difesa fa quasi sempre quello che deve fare ma l’attacco è troppo legnoso per essere vero. Quando chiudo gli occhi vedo Carr in piena red zone sparacchiare il pallone in tribuna su terzo down.

Che under center ci sia Winston, Hill, Dalton o Carr è diventato irrilevante, continueranno a essere i Saints, la squadra che ti tramortisce con una scossa di stupore quando il quarterback si azzarda a lanciare la palla dentro il rettangolo di gioco e non negli spalti.
Contro Houston dovevano vincere ma, tanto per cambiare, l’inefficienza in red zone – unita per l’occasione all’imprecisione di Grupe – li ha condannati a venire a patti con l’ennesima sconfitta che li ridimensiona. Ancora una volta.
Hanno avuto a disposizione diverse occasioni ma è come se una volta arrivati lì si materializzasse davanti a loro un muro invisibile contro il quale finiranno inevitabilmente per sbatterci il muso.

Vinceranno qualche partita qua e là, se va bene ruzzolano ai playoff ma una volta dentro dove vuoi che vadano?
È un peccato, sono sufficientemente talentuosi e organizzati da valer almeno un Divisional Round, ma appare sempre più evidente che la soluzione all’annoso problema under center debba ancora essere individuata.

La frustrazione corre profonda in questa division: gli Atlanta Falcons non possono umanamente essersi ripresi dalla sconfitta contro i Commanders.
Li hanno sovrastati sotto qualsiasi punto di vista ma, nei vari momenti della verità si sono sempre e comunque tirati la zappa sul piede. Hanno tenuto l’attacco di Washington sotto quota 200 yard di total offense: negli anni ho avuto modo di imparare che molto raramente una squadra possa trovare modo di compensare a una simile sterilità offensiva e portarsi a casa la doppiavù.
Washington ci è riuscita, chapeau. Soprattutto a un Howell non sicuramente spettacolare ma sempre sul pezzo quando contava davvero.

Hanno giocato (quasi) l’intero quarto quarto sotto di otto punti, hanno avuto non una, non due ma ben tre occasioni per pareggiarla ma niente da fare: intercetto, turnover on downs e un altro intercetto. Per non farsi mancare niente.
Ogni volta che Ridder sembra compiere un passettino in avanti ne arrivano tre indietro. La settimana scorsa ero genuinamente rimasto colpito dai tre scoring drive negli ultimi quindici minuti che li avevano condotti alla vittoria sui Texans: ora son dovuto andare a controllare il motivo per cui mi sentissi fiero di lui. Mi ricordavo di un ultimo periodo particolarmente brillante – per i suoi standard – ma mi erano sfuggite le specifiche.

A ogni passo in avanti ne corrispondono almeno il doppio all’indietro.
Heinicke è un quarterback palesemente limitato ma partite del genere, quelle da vincere col cuore, le sa vincere. Ridder a quanto pare no.

Non credo che McVay abbia passato la notte insonne a gongolare per la vittoria su questi Arizona Cardinals, ma sono convinto possa aver imparato una lezione importante: essere bilanciati, in questa lega, aiuta.
Dopo aver ignorato il gioco di corse per tutta la prima metà, McVay si è ricordato di avere a disposizione un running back affamato come Kyren Williams che negli ultimi trenta minuti ha racimolato più di 150 yard e ha permesso ai Rams di mettere definitivamente nello specchietto retrovisore i Cardinals.

Non tutte le run defense sono permeabili e morbide come quella dei Cardinals, ma a volte sembra quasi che la missione del buon Sean sia quella di percorrere il campo nel minor tempo possibile.
No, non è quello il punto del football americano.

Concludo questo episodio sciorinando un paio di numeri presi da un mio tweet che non posto sennò mi sentirei eccessivamente mitomane: il titolo del tweet è “orrore in red zone”.
Nel weekend siamo stati testimoni di difficoltà offensive senza precedenti: mettetevi comodi che arrivano dei numeri.
I Ravens hanno tramutato in touchdown solamente uno dei sei viaggi nella parte più importante del campo, i Titans uno su quattro, Chiefs e Seahawks uno su cinque, Saints e Cardinals zero su tre, Jets uno su quattro, Raiders uno su sei – nonostante Davante Adams! -, Rams due su cinque e Giants zero su cinque.
Avete ricordi di una domenica altrettanto frustrante?

Con un qualsiasi numero diverso da zero New York molto probabilmente avrebbe vinto e ci saremmo risparmiati un lunedì di discussioni uscite dal calcioverso. Sì, Waller è stato trattenuto. No, i nostri lamenti non cambieranno la (non) chiamata degli arbitri. È andata così, spiace veramente per i Giants che avrebbero potuto ridare un senso alla propria stagione prendendo lo scalpo ai Bills.

10 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 6 del 2023 NFL

  1. ho appena finito di vedere il condensato lungo del MN. Partita combattutissima e in linea con le altre di questo week vinta dalle difese. anche in questo caso herbert maluccio in red zone. Dallas ha tutto per fare molto meglio in attacco se però pollard corre meno di prescott, qualcosa va rivisto.
    si mette maluccio per i Chargers, sono 2-4 e la prossima vanno ad arrowhead.

    • Tolti i chiefs non hanno una division tosta considerando pure che i broncos quest anno sono la squadra materasso della nfl

      • scorrendo il calendario potrebbero finire 9-8. devono fare meglio dei jets e degli Steelers per andare ai PO

  2. Hai ragione, sono delle domeniche strane a livello di risultati. Le franchigie che una domenica vincono in scioltezza, la successiva vanno in difficoltà. Per week 7 dobbiamo quindi aspettarci vittorie di Saints, Ravens, Colts ed Eagles?

    • Mattia, il paragrafo sui Niners fa sì che mi sia lanciato in gesti scaramantici che neppure a spaccanapoli 😅……
      Molto contento, e un po’ preoccupato visto che sono squadra NFC, per i Lions ma soprattutto per Goff che si sta togliendo parecchi sassolini dalle scarpe.
      A week 7! Un saluto a tutti. 👋

  3. Quello che mi preoccupa su San Francisco, è che la reazione ai due infortuni non è stata quella messa in campo dai Lions, tanto per non andare lontano. Poi si stanno le differenze nelle difese avversarie, ci sta il differente peso specifico dell’assenza, ci sta tutto e il contrario. Ma secondo me le grandi squadre provano a reagire, non si lasciano trasportare come ho visto fare a forza di three-nd-out. C’è da fare una veloce ripassata di cosa significhi combattere col coltello tra i denti quando le cose non vanno bene. Quando vanno bene, hanno già dimostrato che ci san fare. Bisogna migliorare quando qualcosa va storto.

    • Soprattutto in NFL dove gli infortuni sono all ordine del giorno.. purtroppo vale x tutti, per arrivare fino in fondo ci vuole anche un po di fortuna con la sorte

  4. Purdy fin qui si è avvalso alla grande dei due ragazzoni runner/ricevitori. Senza di loro la prima è andata un po’ storta ma si sono fatti male durante la partita. Ora se le assenze perdurano Shanahan avrà il tempo per confezionare schemi giusti per il ragazzo. Go niners e soprattutto go Lions! siete entusiasmanti!

    • Mah, capirei una situazione del genere l’anno scorso, quando CMC è arrivato a metà stagione e Purdy è stato gettato necessariamente nella mischia più o meno a quel punto. Ora, hanno avuto tutta l’offseason per preparare il playbook, penso che il grosso sia fatto. E i risultati, onestamente, si sono anche visti. Ora si possono apportare aggiustamenti. Secondo me comunque, vada come vada, la questione non è squisitamente tecnica. Go Niners e in subordine, concordo: Lions meritevoli.

    • Il problema dei Niners contro i Browns per me è stata la scarsissima tenuta della OL in protezione al QB, quello mi preoccupa di più. Purdy era sempre, e dico sempre, con un difensore in faccia quasi subito, in quelle condizioni anche senza i due infortuni secondo me la partita sarebbe andata esattamente allo stesso modo. Buon football a tutti e sempre go Niners!!! :-)

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