La breve esperienza da spettatore di NFL accumulata fino ad oggi mi insegna che è ancora troppo presto per esprimersi con certezza su chi vincerà le varie divisioni, i verdetti definitivi, infatti, arrivano a novembre o addirittura dicembre, quindi, ogni sentenza di fine settembre risulta solamente vana o inutile rispetto ai repentini cambi di classifica che avvengono di settimana in settimana: per questo mi limito semplicemente a constatare che i Detroit Lions sono andati a vincere al Lambeau Field nell’anticipo di week 4.
Come ho appena detto, non penso che questa vittoria garantisca ai Lions la vittoria divisionale, abbiamo già visto in passato squadre partire bene per poi capitolare a causa di una serie di partite negative, ma a me sembra che Detroit quest’anno faccia sul serio!
Abbiamo imparato già dalla scorsa stagione ad apprezzare l’attacco di questa squadra, infatti, l’orchestra diretta dall’offensive coordinator Ben Johnson (al quale probabilmente nella prossima off-season spetterà di diritto qualche intervista per un lavoro come Head Coach) aveva già attirato su di sé gli occhi dell’intera lega e quest’anno non sta facendo altro che ripetere quanto di buono aveva già mostrato in passato, confermandosi quindi sui livelli precedentemente raggiunti.
La grande novità però, ciò che potrebbe rendere realmente questa squadra una contender a parer mio, è la solidità difensiva manifestata fino ad oggi.
I Lions chiudono il primo tempo con i Packers con un parziale di 27 a 3, ripeto 27 a 3! La pressione con soli 4 uomini funziona benissimo: basta infatti la sola presenza di Hutchinson per mettere in difficoltà le difese avversarie; il defensive end al secondo anno, che ha già messo a
segno in stagione 3 sack e mezzo, viene spesso messo in motion prima dello snap, viene continuamente portato dall’esterno all’interno e viceversa, in modo che la linea offensiva non sa mai con chi si accoppierà.
Quello che colpisce maggiormente di Hutchinson quindi, oltre alla rapidità del suo primo passo, è la sua efficacia anche partendo all’interno o attaccando l’interno della linea avversaria una volta effettuato lo snap, rendendosi imprevedibile e ogni volta estremamente efficace e quindi pericoloso per i QB avversari.
Oltre a lui vi sono Buggs, Cominsky, Charlie Harris e McNeill (che grazie al peso perso è molto più rapido): forse i compagni di Hutchinson non sono proprio i nomi più noti della lega, ma chiunque abbia visto la partita sa che l’offensive line dei Packers (sicuramente vittima di numerosi infortuni) è stata letteralmente dominata, le 27 yards su corsa accumulate dai running back in maglia giallo-verde dovrebbero rendere l’idea; inoltre il reparto di Aaron Glenn mette anche a referto 5 sack, nulla a che vedere con i 7 inflitti al QB di Atlanta la scorsa settimana.
Il dominio di Detroit si esprime principalmente sulla linea di scrimmage, dunque, oltre al già citato successo difensivo, il vero perno su cui si fonda il successo di questa squadra è la sua offensive line. Come sempre partiamo dai numeri: i Lions chiudono con un tempo di possesso pari a 37:58 minuti sui 60 totali e con 401 yards totali di cui sole 211 correndo.
Quello che però le 211 yards corse non esprimono è il lavoro di guardia, tackle e centro di questa squadra, in grado non solo di dominare la difesa e aprire continuamente spazi per Gibbs e Montgomery, ma anche di muoversi e andare spesso in pull per rafforzare un lato dell’attacco e guidare direttamente la corsa del running back.
Inoltre, sia per il loro atletismo sia per la loro forza, in questo momento Penei Sewell e Taylor Decker sono in generale una delle migliori coppie di tackle della lega.
L’attacco dei Lions però, non è solo la mera forza della sua offensive line, ma anche la fantasia del suo offensive coordinator.
Innanzitutto, è particolarmente interessante l’uso che fa Ben Johnson dei due tigh end: quest’ultimi, infatti, quasi sempre schierati, vengono mossi continuamente prima dello snap, essendo potenzialmente sia un aiuto in fase di protezione ma anche un bersaglio, non a caso al momento proprio la matricola Sam Laporta risulta come una delle scelte più lungimiranti dell’offseason di questa squadra.
In secondo luogo, un altro aspetto che mi preme evidenziare, è la polivalenza di alcuni giocatori che compongono quest’attacco, caratteristica che in questo momento mi sembra tipica anche di altri attacchi particolarmente efficienti all’interno della lega, ad esempio i 49ers.
L’esempio non è casuale, infatti la coppia Gibbs-Saint Brown, per caratteristiche fisiche e tecniche di intercambiabilità, mi ricorda sempre di più quella di Samuel e McCaffrey proprio di San Francisco, con la differenza che i due gioiellini di Detroit sono ancora più giovani e quindi ancora devono esprimere tutto il loro talento (soprattutto Gibbs che è comunque solo al primo anno ma ha già manifestato la sua duttilità schierandosi spesso non solo nel backfield come running back ma anche come ricevitore).
Oltre alle statistiche presentate fino ad ora, che sicuramente mi hanno aiutato a raccontare il dominio della squadra del Michigan giovedì sera e più in generale a presentarne i suoi punti di forza, quello che occorre sottolineare è che la squadra di coach Campbell è prima all’interno della NFC North, ha un record di 3 vittorie e una sconfitta e soprattutto ha vinto in due dei campi più difficili della nazione: l’Arrowhead Stadium e il Lambeau Field.
Come ho già detto in precedenza, non rientra nelle mie intenzioni sparare futili sentenze di fine settembre, ma non posso astenermi dal dire che secondo me questa squadra può e deve immaginarsi ben oltre la sola qualificazione ai playoff, visti sia i meriti tecnici che quelli caratteriali: le due vittorie di prestigio ottenute sono la prova di questo cambio di mentalità.
Forse l’unico vero limite di questa squadra è proprio il QB, sicuramente Goff è tra i protagonisti di questo successo e molti dei meriti offensivi vanno attribuiti anche a lui, ma in passato ha dimostrato come vengano fuori maggiormente i suoi limiti quando l’asticella si alza, motivo per cui si trova a Detroit e non più a Los Angeles.
Ad oggi la stagione di Goff è sicuramente iniziata nel migliore dei modi, confermandosi quindi sui livelli degli ultimi mesi di quella precedente, ma io credo che per parlare di un successo da entrambe le parti della trade di Stafford sia presto, quantomeno bisogna aspettare il rendimento dei Lions ai playoff per capire se effettivamente Detroit nel lungo periodo sia riuscita ad approfittare di quell’occasione per “ricostruirsi”.
Detto questo, sia per meriti tecnici, sia anche per una division meno competitiva rispetto all’anno scorso, faccio grandissima fatica a immaginare che i Lions nuovamente non centrino la qualificazione ai playoff.
Studente universitario, appassionato di football americano e, più in generale, degli sport a stelle e strisce.
Tifoso delle franchigie di Chicago dopo aver vissuto qualche mese nella Windy City, qualora ve lo stiate domandando, tra Cubs e White Sox tifo per i Southsiders.
Da qualche anno ho lasciato la Boxe con la speranza di diventare il nuovo Michael Jordan o, nel peggiore dei casi, il nuovo Walter Payton.
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