Raramente mi è capitato di vivere un lunedì così allegro a causa di quanto accaduto fra le sette di sera del giorno prima e le due di mattina, ma credo che questo Week 3 del 2023 ce lo ricorderemo per anni. O almeno, io lo farò sicuramente.
Come avreste reagito se venerdì, nella guida, v’avessi detto che i Cardinals avrebbero sculacciato i Cowboys, che i Broncos se ne sarebbero presi 70 dai Dolphins – incontenibili quanto volete ma 70 è un numero che va contro ogni logica – e che dopo un touchdown di Kelce le telecamere sarebbero andate a inquadrare Taylor Swift che urla let’s fucking go a pochi centimetri di distanza da Donna Kelce ?
Mi avreste dato del matto, e a ragione.

A proposito di Taylor Swift.
Tendo a ripudiare l’esaltazione, anzi, credo pure di esserne allergico, ma l’inutile touchdown di Kelce – stiamo pur sempre parlando della meta che ha fissato il punteggio sul 41 a 0 – mi ha letteralmente esaltato. È da un giorno che il mio Twitter è monopolizzato da Taylor Swift, Travis Kelce, Taylor Swift e Travis Kelce e gente che parla di loro, e va bene così.
Vedete, eventi del genere sono rari. Non ascolto Taylor Swift, non è il mio genere, ma sono pienamente consapevole dello suo star power e dell’influenza che ha sull’Internet – e non solo. Le Swifties, le sue fan, danno vita a una delle fanbase più numerose, dominanti e pervasive che possiate trovare nel mondo dell’intrattenimento.

Che due rette parallele come la National Football League e le milioni di Swifties sparse per la rete possano esaltarsi per lo stesso evento era un qualcosa di impensabile. Che quell’evento fosse l’ennesimo touchdown di una partita mai minimamente in dubbio era un qualcosa di assurdo: eppure è successo.
Due mondi così agli antipodi che trovano come terreno comune un campo da football americano.
Questo evento, seppur inutile, ha preso in ostaggio per un giorno tutti i social network e i palinsesti televisivi. Che siate appassionati di football americano e non abbiate mai ascoltato una canzone di Taylor Swift o viceversa è indifferente, sicuramente ne avete sentito parlare più di quanto poteste aspettarvi: ennesima prova di forza di questo spirito invisibile chiamato Internet.

Se siete stanchi non vi biasimo, da domani non se ne parlerà più, ve lo prometto. Ma per favore, prendiamoci un secondo per apprezzare individui come Travis Kelce, esseri umani così magnetici da essere capaci di bucare lo schermo consegnando al mainstream – anche solo per un giorno – il football americano.
Pure qua in Italia.

Venerdì nella guida avevo fatto trasparire grande trepidazione per il momento della verità di Deshaun Watson: mi sento più che sereno ad affermare che questo primo, vero momento della verità sia coinciso un grandissimo successo per lui e, soprattutto, per i Browns.
Domenica Watson ha sfoderato proprio quel tipo di prestazione di cui aveva bisogno, non ha solo vinto e convinto ma ha pure omaggiato i tifosi dei Browns della prima grande prova – da quando è a Cleveland – da indiscutibile franchise quarterback. Immagino che domenica la solitamente disillusa fanbase Marrone si sia coricata con della meritata serenità: esiste ancora quel quarterback, dunque.

Con questo Watson possono fare rumore in AFC. Correre contro i Titans è praticamente impossibile – 78 yard in 31 portate per una media di 2.5 a tentativo – e Watson, proprio come un vero franchise quarterback, si è caricato sulle spalle l’intero reparto offensivo vivisezionando la debole secondaria avversaria.
Ha interpretato la partita in modo magistrale, ha distribuito il pallone con intelligenza evitando inutili forzature ché intanto le big play contro questa secondaria prima o poi lo sai che arrivano.
È alquanto complicato tenere il possesso per più di 38 minuti quando il proprio gioco di corse è così sterile, eppure Cleveland ci è riuscita senza alcuna difficoltà: il meritato va dato tutto al quarterback.
Chapeau a Watson, nel momento più delicato della sua ancora giovane avventura in Ohio ha battuto un colpo fondamentale.

Anche perché sarebbe un peccato vanificare il commovente lavoro di un reparto difensivo che al momento non ha eguali nella lega. Non solo hanno neutralizzato Henry fino a renderlo deleterio, hanno pure fatto apparire inadeguato un Ryan Tannehill confondibile con Zach Wilson.
Finora hanno concesso 10.7 punti a partita, dato inquinato dai due touchdown messi a segno dalla difesa degli Steelers durante lo scorso Monday Night Football: togliendo quelli – e il conseguente extra point – dall’equazione otterremmo 18 punti, ossia sei a partita.
In 180 minuti di football hanno concesso ben un touchdown – quello di Pickens – e quattro piazzati. Domenica contro i Ravens avranno l’opportunità di lanciare un minaccioso messaggio al resto della conference.

Non mi sembra rispettoso nei confronti dei tifosi dei Broncos dedicare chissà quante parole a quanto successo domenica. Vi dirò solamente che partite del genere risulterebbero inverosimili pure su Madden: aumentate il livello per favore, così è troppo facile.
Tua Tagovailoa è un quarterback magnifico. Coach McDaniel sembra aver capito come esaltarne ogni punto di forza e se Tua a pieno regime è quello visto contro i Broncos il resto della lega deve tremare.
Questi Dolphins fanno sul serio. Anche senza Waddle. Contro una difesa consistentemente solida Tua ha completato passaggi a percentuali surreali – a un certo punto lo ricordo a 16 completi su 16 tentativi – mettendo la palla esattamente dove doveva essere.
Preciso, mai prevedibile ed esplosivo: per favore dei del football, mettetevi una mano sul cuore e proteggetelo.

726 yard di total offense. Questo dato non ha senso: se l’attacco della tua squadra del cuore totalizza un numero simile in due partite hai di che sorridere, tifi per un attacco efficiente. Miami lo ha fatto in poco più di tre ore.
Miami ha passeggiato su ciò che resta dei Broncos trafiggendoli in ogni modo possibile. La difesa di Vance Joseph non ha avuto alcuna risposta per Achane e Mostert, a un certo punto si aveva quasi l’impressione facessero a posta. Achane, in particolare, mi ha impressionato. La sua velocità lo rende unico, ogni volta che tocca il pallone può mettere nello specchietto retrovisore tutto il reparto difensivo avversario, è semplicemente troppo più veloce di qualsiasi altro giocatore in campo – Hill a parte – per essere preso e sbattuto al suolo.
Un attacco così veloce ed esplosivo è terrificante.

Domenica prossima, contro Buffalo, Miami giocherà la partita più importante del suo ultimo lustro. Sì, sono consapevole si stia pur sempre parlando di Week 4, ma una vittoria catalizzerebbe una fuga e una fuga metterebbe in chiaro che questa può tranquillamente diventare la loro division. In ogni caso, Buffalo non può più permettersi di stare serena, la AFC East non è più una formalità, tutt’altro.
Per questi Dolphins usciti da Madden non esistono limiti. Non sono sicuro che un rendimento del genere sia sostenibile, ma dal 2022 abbiamo avuto modo di constatare che con Tua in campo la squadra di McDaniel è in grado di segnarne trenta in faccia a chiunque e, soprattutto, di vincere.
In alcuni casi pure settanta: come ci si riprende da qualcosa di simile?

Non so più cosa pensare di questi Minnesota Vikings, l’unica mia certezza è che chi tira i fili lassù si diverta tantissimo a usarli come cavia per gli esperimenti più perversi che possiate immaginare.
Non è possibile che la squadra che nel 2022 era sempre uscita vincitrice dalle partite concluse con uno scarto inferiore/uguale al possesso perda sempre e comunque di un possesso: vi rendete conto di quanto beffardo questo possa essere? Quello che poco tempo fa ti aveva fatto scoprire grande ora coincide con ciò che ti sta affliggendo.

Minnesota non sta affatto giocando male, è semplicemente troppo sbadata e inconcludente. Tutti questi fumble non sono tollerabili. La gestione del tempo prima dell’ultimo sciagurato snap non è tollerabile per una squadra reduce da una stagione da 13 vittorie. Me lo aspetterei – e lo comprenderei – da un attacco guidato da un quarterback rookie, non sicuramente da loro.
Tuttavia mi sembra sciocco affermare che per loro sia finita. In questa NFC uno 0-3 non è un baratro da cui non è possibile uscire: certo, da oggi in poi non hanno chissà quale margine d’errore, ma forse è meglio così, ben venga se per stare concentrati hanno bisogno di avere le spalle al muro.

Troppi errori gratuiti, troppi colpi di zappa sul piede, troppa poca efficienza in red zone. Possono, devono fare meglio, hanno tutto il talento per essere qualcosa di più di quest’accozzaglia inconcludente e sprecona.
Con un po’ più di serietà e maturità potrebbero tranquillamente trovarsi sul 3-0 e per non farci mancare niente parleremmo di Kirk Cousins come di un possibile MVP, anche se non lo vincerà mai.
Settembre per loro è finito e la speranza è che i Green Day si ricordano di fare un giro pure a Minneapolis e far suonare il più rumorosamente possibile la sveglia. Ne hanno bisogno.
Anche se possono farci veramente poco se il touchdown che ha determinato l’esito dell’incontro arrivi da un rimpallo che definire fortunoso sarebbe un eufemismo.

L’onnipotenza di Taylor Swift domenica ci ha quasi fatto dimenticare che ad Arrowhead sia andato in scena un assassinio. Kansas City ha tolto la vita a Chicago, a questo punto la prima squadra di zombie nella storia della NFL.
Osservate il loro linguaggio del corpo, è come se le loro membra non fossero governate da un’indispensabile anima. Fields in questo momento non è solamente un quarterback in difficoltà, è pure un ragazzo in crisi d’identità. Ha perso ogni millilitro d’autostima e nelle sue vene scorre insicurezza, non sangue.
Ho paura che, da un punto di vista mentale, il ragazzo sia completamente da ricostruire.

Che brusco risveglio per Howell e Ridder.
Howell è stato cannibalizzato dal reparto difensivo dei Bills che lo ha costretto a una delle peggiori prestazioni da parte di un quarterback di cui io abbia memoria. Nove sack e quattro intercetti mi spingono a pormi una semplice domanda: Rivera non poteva toglierlo dalla partita un po’ prima? Non poteva risparmiargli ulteriore dolore fisico e mentale?
Nemmeno il pomeriggio di Ridder è stato poi così piacevole, il pass rush dei Lions si è scoperto tutto d’un tratto manesco e il sophomore ha trascorso il pomeriggio a fuggire dall’assedio avversario – con scarsi risultati. Quando il gioco di corse non ingrana questi Falcons non sembrano essere in grado di giocarsela con squadre da playoff.
C’è molto di cui riflettere.

Del successo dei Cardinals sui Cowboys a stupirmi – oltre al risultato – ci ha pensato la maturità con cui Arizona ha affrontato la partita. In nessun snap mi sono parsi come una squadra in ricostruzione, il contrario. Hanno protetto magistralmente Dobbs insistendo sul gioco di corse che, coadiuvato da una prestazione magnifica della O-line, ha ripetutamente fatto male a Dallas.
In difesa hanno lasciato sfogare gli avversari con le corse, ma appena questi facevano capolino in red zone sbam, giù la saracinesca. Non ho mai visto una squadra meno talentuosa giocare un football altrettanto disciplinato e concreto: kudos a Gannon, firmare la prima vittoria da head coach in NFL in questo modo deve essere davvero soddisfacente.

Concludo ribadendo l’ovvio: i poveri New York Jets avranno mai pace?
La sconfitta contro i Patriots ci ha messo – nuovamente! – davanti a tutti i limiti di questa squadra, ossia l’assenza di un quarterback funzionale capace di gestire un attacco NFL.
Non è che Zach Wilson giochi male, non sembra semplicemente essere pronto per questi palcoscenici. La difesa, pure domenica, il suo l’ha fatto limitando i Patriots a quindici punti, ma se l’attacco è questo non ha nemmeno senza perdere tempo a coltivare speranze.

Con Wilson under center la linea del primo down non è determinata da una corda metrica legata a dei piloni, ma dalle mitologiche colonne d’Ercole che, in quanto tali, non possono essere valicate.
Che peccato.

8 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 3 del 2023 NFL

  1. Dovremo cambiar nome a Week 3 ora sarà Swift’s Week. Mattia, cambia titolo all’articolo 😆

  2. Taylor Swift donna pubblica se ce n’è una in USA (ha rimpiaZZato la Madonna degli anni ’90, per capirsi).
    Ennesima trovata pubblicitaria di un decadente star-system presto (se non già ora) sceneggiato da Ciatgippitì: mi sono vergognato io per la signora Kelce.
    Travis a fine carriera oculatamente si prepara lo sbarco a Ollivud – nonostante la tamarraggine è molto più elegante di Gronkowski – ma nel frattempo prova ad aiutare Reid e Mahomes a tenere in piedi una baracca traballante (giocare contro Chicago equivale alla bye-week).
    Miami spettacolare, impareggiabile, eccellente. Quindi niente Superbowl perchè cominceranno a perdere peZZi a dicembre gennaio.
    Watson dà segni di vecchio texan: occhio ai Browns perchè la difesa (ciò che vince le partite da gennaio in poi) è già feroce.
    Finora i favoriti sono e restano i californiani di Purdy.

  3. Caro Mattia, concordo con te: Dolphins – Bills sarà la partita cartina di tornasole per Miami. Finora abbiamo portato a casa 3 buone vittorie contro 3 squadre non di primissima fascia, anche se i Chargers sono sicuramente forti. I Bills sono di un’altra pasta e quindi sarà uno scontro tra titani. Io continuo a pensare che Chiefs, Eagles, Bills e 49 ers siano ancora su un altro pianeta, ma sono curioso. I 70 punti sono da dimenticare presto, anche perchè la difesa dei Broncos mi è parsa davvero in bambola sin dall’inizio (Defensive Coordinator Vance Joseph incluso!!!). Se si farà partita alla pari almeno a Buffalo (vincendo poi o perdendo di poco), allora potremo finalmente dire che i Dolphins sono diventati una squadra vera dopo un buco nero di quasi 25 anni! Achane è un rookie RB che sin dal draft ha fatto parlare di sè: coach Mc Daniel sin da subito è rimasto estasiato da questo RB, ma pensavo fosse solo tutto in proporzione al fatto che Miami non avesse avuto scelte nei primi due giri del draft 2023 e si consolasse. Invece no, è proprio un fenomeno. La vera novità di quest’anno è infatti un gioco di corse solidissimo, aiutato da una offensive line che pare funzionare con l’innesto di onesti, ma volenterosi carneadi (Wynn e Lamm su tutti). Vedremo domenica cosa succede. Chiudo dicendo che la sconfitta dei Cowboys è inaccettabile, visto il divario in campo coi Cardinals: proprio non ci hanno messo il cuore e, a volte, è proprio il cuore a farti portare a casa risultati insperati come quello colto da Arizona.

  4. Non ho idea di chi sia Taylor Swift: quando hanno inquadrato quella gente che esultava sugli spalti, mi sono detto “Toh, la mamma di Kelce”!

    Tra qualche anno fioccheranno i documentari sui qb della classe 2021: dovevano spaccare il mondo e invece passeranno agli annali come i più grandi bidoni nella storia del football. Salvo che Lawrence faccia il salto di qualità, ma ho qualche dubbio a proposito.

    Sui Bills, la contentezza per quanto di buono mostrato nelle ultime due settimane è inferiore al disappunto per aver perso una partita contro Zach Wilson.

    Domenica ci saranno le due partite dell’anno: Buffalo-Miami (curiosissimo di vedere il duello tra la difesa dei Bills e l’attacco dei Dolphins) e Chicago-Denver (una partita che potrebbe finire 0-0, ma anche 70-70).

  5. Hai pienamente ragione sul brusco risveglio di Ridder.
    In realtà tutti i tifosi Falcons si stavano ponendo la domanda del cosa sarebbe successo il giorno che avessimo trovato una difesa seria nelle corse. La risposta è stato vedere Ridder lanciare un buon metro oltre le mani di un omone come London (uno che, per inciso, viene dal basket…)
    Anche i 7 sacks hanno lasciati perplessi, perché vero che la linea d’attacco, eccezionale sulle corse, non pare affidabile in pass protection, rimane però l’immagine di un ragazzo incapace di salvarsi da solo, nonostante mezzi atletici in realtà di primo livello (4.50 alla combine nelle 40 yards), perché non in grado di fare due cose insieme come correre e guardare un potenziale ricevitore. E nemmeno la terza, ossia stringere l’ovale sotto al braccio e correre in proprio. Che poi è quello che avrebbe fatto un Mariota qualsiasi.
    Ridder, in sintesi, è sembrato la personificazione del peggior incubo di ogni tifoso; un QB metà Ryan e metà Mariota, solo che aveva le gambe del primo ed il braccio del secondo…
    Ad oggi la domanda che comincia insistente a circolare è che cosa ci faccia Heinecke ancora seduto in panchina. Perché il prossimo incubo dei tifosi Falcons è che il ragazzo abbia finito i bonus DB con le mani a saponetta. Ho detto tutto.

  6. “È da un giorno che il mio Twitter è monopolizzato da Taylor Swift, Travis Kelce, Taylor Swift e Travis Kelce e gente che parla di loro, e va bene così.”

    In NFL e non solo penso stiano pregando che durino almeno fino a W11 quando ad Arrowhead arriveranno J. Kelce e D. Swift (che ovviamente sono già un meme). Bonus track: Taylor pare sia tifosa Eagles, per cui se il polverone non si calma un pelo ce n’è da farsi venire la nausea.

  7. Molte conferme. 49ers Eagles, Chiefs. Dolphins da sogno e Cowboys che come al solito si sciolgono ( rimango dell’idea che Prescott non sia e non sarà mai un leader ). Benissimo Watson e i Browns a cui non davo fiducia. Si conferma l’impossibilità dei Jets di giocare con un quarterback come Wilson che sembra un bambino in mezzo agli adulti ( chi lo ha scelto dovrebbe essere licenziato immediatamente), nonostante una grande difesa. BEne i Chargers nonostante la perdita di Mike Williams, ma con un grande Herbert che con Tua rappresenta il meglio della Nfl in questo momento ( a parte Mahomes che vive su un altro pianeta ). Incomprensibili i Vikings che giocano bene e perdono sempre. Prima vittoria dei Bengals, ma al termine di una bruttissima partita. Vedo un Higgins, grande ricevitore, assente e deconcentrato. Gelosia con Chase? L’attacco dei Bengals appare monotono e ripetitivo con un Burrow irriconoscibile. Incredibile anche la sconfitta dei Ravens che non riescono mai a valorizzare i propri ricevitori. Chiudo dicendo che ora federe l’attacco dei Dolphins è divertimento puro! Alla prossima

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