Sacrifico l’incipit pieno di pathos nel quale mi dichiaro felice di risentirvi per una fulminea considerazione personale: seguitemi.
Non ne ho mai voluto parlare, ma purtroppo è arrivato il momento: DAZN.
Vorrei vivere di football americano, quindi parlare male di chi al momento ne detiene il monopolio non è particolarmente intelligente, ma fa lo stesso – anche perché probabilmente non ci camperò mai grazie alla NFL. Sono stato in disparte a osservare, nella mia esperienza con DAZN non ho mai avuto problemi e non volevo partire prevenuto e parlare a vanvera, ma in questi mesi ne ho lette di ogni colore.

Figuratevi che a un certo punto è toccato ai fratelli di Huddle Magazine cercare e trovare risposte alle perplessità di migliaia di appassionati che vorrebbero solamente guardare del football americano, sopperendo all’ermetismo di un servizio clienti alquanto problematico.

C’era scritto, lo abbiamo letto in tanti, credo tutti: sottoscrivendo l’abbonamento al Game Pass due persone potevano utilizzarlo contemporaneamente su due indirizzi ip diversi.
Arrivano le sette di sera di domenica, tutti esaltati per del football che ci si è fatto desiderare per un’eternità ed ecco dal nulla la doccia fredda: non è possibile utilizzare lo stesso Game Pass su due connessioni diverse. Eppure c’era scritto. Qua non si sta parlando di un errore di interpretazione, era esplicitamente scritto e chiunque, giustamente, ne ha preso atto e si è organizzato di conseguenza.

Bene, niente da fare. Io sono stato costretto ad abbonarmi in fretta e furia – fortunatamente ci sono riuscito -, tanti altri hanno trascorso quella che doveva essere una splendida serata a cercare risposte da un servizio di assistenza che… meglio non esprimersi.
Questa è solo la punta dell’iceberg, comunque.

Perché deve essere così? Perché questa triste mancanza di trasparenza? Perché ciò che fino all’anno scorso era un servizio di qualità si è trasformato in un intricatissimo rebus in cui a rimetterci sono sempre soltanto gli appassionati? Perché deve essere così difficile?
Non mi aspetto grandi interventi dalla NFL, l’accordo è freschissimo, lunghissimo e onerosissimo, ma non credo di esagerare ad affermare che ogni singolo appassionato domenica sia stato preso in giro e va da sé che questo sia inaccettabile. Non succederà nulla, sia chiaro, ma cose del genere finiscono inevitabilmente per alienare il possibile neofita e arrestare la crescita di un movimento vivo e affamato di football.

Vogliamo solo vedere del football senza essere continuamente presi in giro o, peggio, doverci cercare risposte da soli. Così ci rimettiamo veramente tutti: noi appassionati malserviti, DAZN sempre più invisa al grande pubblico e l’intero movimento in Italia che, se le cose stanno così, la vedo dura possa crescere tanto in fretta.

Bene, Week one dunque, il suolo da cui germogliano tutte le overreaction che danno vita all’odiosa settimana delle ovvereaction: evviva.
Mi preme tranquillizzarvi immediatamente, Joe Burrow non si è dimenticato come si gioca a football americano e no, non ha la “pancia piena” dopo aver ricevuto il contrattone: è incappato in una fisiologica giornata no. Possono occorrere anche a lui, di tanto in tanto.

Vi dico solo che l’anno scorso aveva battezzato la stagione con una prestazione da quattro intercetti coincisa con una sconfitta arrivata per mano degli Steelers di Mitch Trubisky.
Posso altresì garantirvi che prima del termine della stagione i Giants sporcheranno il tabellino: l’effetto della cura Daboll non è evaporato col caldo estivo. E vi prometto che Kadarius Toney farà pace con il pallone imparando nuovamente a riceverlo. Rilassiamoci.

Ho passato l’estate a lodarli – a malincuore – tant’è che nell’ultimo mese ho addirittura commesso l’imperdonabile errore di prostrarmi all’hype: ci credevo tantissimo negli Steelers. E ci credo ancora, era Week one anche per loro.
Direi che l’imbarcata presa contro i 49ers ci dice molte più cose sui ‘Niners che sugli Steelers. L’attacco ha ripreso da dove si era fermato, Purdy lo gestisce divinamente e la sovrabbondanza di playmaker a momenti ci fa dimenticare di che razza di giocatore straordinario sia Brandon Aiyuk.

Questo attacco è stato concepito per produrre big play esaltando i punti di forza di ogni suo protagonista senza esporre il quarterback di turno a rischi inutili ed eccessivi: si vede.
Con la difesa, a questo punto, mi sembra di essere ripetitivo. Possono permettersi il lusso di cambiare annualmente il defensive coordinator che intanto il risultato si ostina a non cambiare.

Pickett non ha mai avuto un’opportunità. Il pass rush dei ‘Niners ha portato una pressione asfissiante per tutto il pomeriggio e quando tutto il supporto che il tuo gioco di corse sa darti coincide con la miseria di 41 rushing yard – 24 delle quali arrivate da una singola portata – sei semplicemente spacciato.
San Francisco in metà partita ha confermato quello che già sappiamo, ovvero che siano una delle migliori squadre della lega nonché una fra le principali favorite per il Super Bowl.

Pittsburgh li ha emulati ricordandoci che, di fatto, stiamo pur sempre parlando di una squadra affidata a un quarterback sophomore che, a differenza dell’avversario dall’altra parte della linea di scrimmage, ha bisogno di ulteriore tempo per scoprire sé stesso. Non facciamone un dramma, non spediamo frettolosamente Pickett in Canada.
Mi avvolgo del diritto di rivalutarli fra qualche settimana, mentre di San Francisco già sappiamo tutto quello che dobbiamo sapere. La speranza è che per una volta si presentino ai playoff apprezzabilmente sani.

C’era una melodrammatica attesa per “l’esordio” – che esordio non è – di Jordan Love e se il buongiorno si vede dal mattino… beh, buongiorno tifosi dei Packers.
Non che avessero davanti i Chicago Bears del 1985, ma quella di domenica è stata proprio una prestazione convincente e completa. Hanno dominato la linea di scrimmage, da una parte infatti abbiamo da constatare il solo sack subito da Love, dall’altra invece un Fields perennemente sotto pressione costretto a mezze maratone per sopravvivere a una tasca così traballante.

La prestazione di Love è stata assolutamente positiva, anche se non facciamoci trarre in inganno da numeri particolarmente ammiccanti, ha avuto i suoi fisiologici alti e bassi, ma diciamo che sono rimasto intrigato dalla sua presenza nella tasca e dal talento del suo braccio destro. Ho visto sul pezzo quasi tutti gli skills player e le prospettive di questo attacco non posso che intrigarci.
A impressionarmi davvero ci ha però pensato il reparto difensivo, effervescente e più concreto di quanto possa suggerire l’età media. Questo pass rush può diventare speciale, il talento non manca.

Solo il tempo saprà determinare la percentuale di corresponsabilità della O-line dei Bears, ma fossi un loro tifoso sarei più che esaltato dalle prestazioni dei vari Van Ness, Wyatt e Walker, tutti giovani su cui hanno investito massicciamente al draft.
Hanno tutto il necessario per togliersi grandi soddisfazioni – leggasi “un’immediata e sorprendente qualificazione ai playoff” -, anche se purtroppo per loro non potranno giocare ogni domenica contro quei Chicago Bears che ai loro occhi altro non sono che un tanto fedele quanto odiato sparring partner.

Se doveste chiedermi quale sia stata la partita che più ho apprezzato probabilmente vi lascerei senza parole. Dolphins contro Chargers, giusto? No, l’esatto contrario: la visita dei Raiders a Denver.
Non so che dirvi, quella andata in scena in Colorado è stata proprio una bella partita di football americano che ci ha messo davanti a tutto quello che rende speciale questa disciplina: tensione, precisione, agonismo e l’esito finale determinato da una serie di impercettibili minuzie.
Chiamatemi pazzo – fra un paio di settimane potrete farlo -, ma mi sono piaciute entrambe le squadre.

Wilson ha giocato una partita ordinata e concreta, anche se la carenza di fosforo che attanaglia l’acciaccato reparto offensivo dei Broncos è stata palesata dalle 177 yard guadagnate tramite 34 passaggi. La buona notizia è che l’ex Seahawks abbia completato quasi l’80% dei lanci tentati senza commettere un singolo turnover, traguardo tutt’altro che banale per questi Broncos. Il loro leading receiver è stato il running back di riserva Samaje Perine che con 37 yard ha guardato dall’alto i vari Greg Dulcich, Brandon Johnson, Adam Trautman e Lil’Jordan Humphrey: serve di più.
Eccezion fatta per Sutton e Williams, avere successo con quest’attacco sarà oltremodo complicato, ma se non altro resto incoraggiato dalla calma e lucidità con cui ha operato per tutto il corso della partita.

Dire che Jimmy Garoppolo mi sia piaciuto sarebbe un eufemismo. Signori, sono consapevole che si stia pur sempre parlando di Jimmy Garoppolo, ma quella di ieri ci fornisce il perfetto esempio di prestazione per cui un front office va a investire su di lui.
Non è stato perfetto, ‘Garoppolo’ è infatti ossimoro di ‘perfezione’, ma ha fatto quello che doveva fare. Ha convertito tutti i terzi down fondamentali, ha avuto buon successo in red zone contro una delle migliori difese della lega e ha distribuito la palla con precisione senza mai risultare prevedibile. Vi dico solo che a fare la prestazione da Davante Adams non sia stato Davante Adams ma il neoarrivato Jakobi Meyers. Tutto ciò con un Jacobs neutralizzato dalla difesa avversaria.
Mi sono veramente divertito.

Direi che parlare dei quarterback rookie sia d’obbligo, perciò avventuriamoci in una veloce carrellata.
Quello che più s’è distinto è stato ovviamente Anthony Richardson, ammirevole nell’aver spinto al proprio limite i superfavoriti Jacksonville Jaguars. Un paio di decisioni più sagge – prima fra tutte scivolare – e qualche grammo di sciatteria in meno – vero Deon Jackson? – sarebbero forse bastati a garantire a Indy una sorprendente vittoria, ma va benissimo così. Gran parte delle yard sono arrivate dopo la ricezione, ma tenendo ogni possibile fattore in considerazione – avversari, supporting cast e il fatto che si stia parlando del suo esordio – l’ho percepito molto più pronto di quanto potessi aspettarmi.

Si sa, giocare contro la difesa dei Ravens può destabilizzare anche il più atarassico dei rookie, ma Stroud non è stato in alcun modo tragico domenica. Per carità, non mi cimento in convoluti esercizi di ginnastica dialettica per far passare per buona una prestazione oggettivamente anonima, ma non è comunque banale muovere le catene contro una difesa del genere.
Immagino che contro reparti più tranquilli vivrà pomeriggi ben più soddisfacenti: è stato sotto assedio per tutto il corso della partita. Ho cinque sack incassati pronti a testimoniare.

L’esordio più insipido è stato quella della prima scelta assoluta Bryce Young, completamente annichilito dalla rivoluzionata difesa degli Atlanta Falcons. All’infuori del touchdown ricevuto da Hurst c’è veramente poco da salvare, Young ha lanciato tanto e male – 38 tentativi per 146 yard, nemmeno il migliore Flacco era in grado di comporre qualcosa di simile – sparacchiando due intercetti che sono valsi ben 10 punti ai Falcons.
L’ho spesso visto sopraffatto e la criminale assenza di un go-to-guy s’è fatta immediatamente sentire. Vivrà sicuramente momenti migliori, ma pomeriggi del genere non sono affatto facili da smaltire, soprattutto dal punto di vista mentale.

Prima di salutarvi vi dirò la mia su un paio di overreaction in cui mi sono imbattuto nelle ultime ventiquattro ore: in sostanza mi limiterò a riportarvi quanto letto sull’Internet arrogandomi il diritto di definirlo overreaction o meno.
Pronti?

La vittoria contro i Vikings ci ha dimostrato che Mayfield può essere l’uomo giusto per i Buccaneers: overreaction, Mayfield è stato bravo a sfruttare i continui regali avversari. Anche se alla fine pure limitarsi a sfruttare opportunità ghiotte può bastare a rendere vincente un quarterback.
Quelli visti contro i Chargers non sono stati un’aberrazione ma semplicemente i veri Miami Dolphins: esagerata ma sufficientemente veritiera da non poter essere bollata come overreaction. Se Tua resta sano possono fare grandissime cose, anche se forse 466 yard a settimana sono insostenibili.

La difesa dei Cowboys può giocare così ogni domenica: ovvia overreaction, ripetere qualcosa del genere è intuitivamente impossibile… anche se hanno sufficienti playmaker per continuare a spremere punti pure dal reparto difensivo.
È suonata la mezzanotte per i Seattle Seahawks: no, hanno avuto un orribile – e prolungato – giro a vuoto dopo aver perso per infortunio titolari fondamentali contro una squadra che probabilmente hanno sottovalutato.
I tifosi dei Patriots hanno buone ragioni per guardare al futuro con fiducia: non me la sento di parlare di overreaction, anche se la prestazione difensiva contro l’infermabile attacco degli Eagles mi ha veramente impressionato.

Ce ne sarebbero tante altre, ma ho come l’impressione che le sviscererò la settimana prossima ché qua tireremo avanti a overreaction per tutto il resto del mese.
Bene, per oggi è tutto, ora per favore lasciatemi andare a cercare un angolo nel quale depositarmi per riprendermi dagli infortuni che hanno già sabotato la stagione dei Baltimore Ravens.

11 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 1 del 2023 NFL

  1. “La difesa dei Cowboys può giocare così ogni domenica: ovvia overreaction, ripetere qualcosa del genere è intuitivamente impossibile” Eh, mica ce li ho contro al Fantasy tutte le domeniche mannaggia la miseria…

    • La stagione dell’omeopatico è finita ancor prima di iniziare…
      A me Aaron non è mai stato particolarmente simpatico, ma è chiaro che gli dei del football americano non lo hanno mai amato.
      Comunque i Jets hanno vinto con Zach Wilson contro nientepopodimeno che i Bills!
      Beh! Che week 1!!!!!

      • Mah… dagli update non si capisce molto al momento, da come è uscito dal campo non sembrava cosí grave, il piede comunque lo appoggiava ed essendo week 1 si presuppone non fosse imbottito di farmaci per acciacchi pregressi.
        IMHO si conferma l’omeopatico…
        Contentissimo per i Packers, erano anni che non giocavano una bella week 1, di solito con l’omeopatico chiudevano con una prestazione imbarazzante…

          • Brutto veramente così… certo che nel corso della sua carriera ne ha presi di infortuni…. un po l usura ma molto è sfortuna… se penso a TB12 che non si è mai rotto così tanto nel corso della sua carriera ( solo una gamba mi pare agli inizi con NE)

  2. Ho visto la partita dei Broncos, il risultato è stato condizionato dai 4 punti lasciati per strada dal kicker (1 extra point e un FG abbastanza agevole). Payton avrà anche molto da lavorare sulle penalità, sempre eccessive. Wilson se non altro non ha commesso errori, ma il qb ammirato a Seattle è un ricordo

    • Io davvero non riesco a capire cosa sia diventato Russel Wilson! Da quando è ai Broncos pare essersi improvvisamente spento del tutto. Ok…inizia ad avere i suoi annetti, però un crollo così è tragico! Veramente inguardabile anche domenica scorsa! Lentissimo, impacciato…. possibile che sia ridotto davvero così in maniera diefinitiva?

  3. Mamma mia i Bills, che secondo tempo imbarazzante, quando sembravamo in pieno controllo della partita. Vado a memoria, ma credo che Allen tre intercetti in una sola partita non li avesse mai lanciati: mi consolo pensando che, la prima volta in cui ho visto giocare Tom Brady in diretta tv, ha lanciato cinque intercetti; dopo di allora, ha vinto quattro “Super bowl”.

    Tra l’altro, continua la maledizione di Allen ai supplementari: da quando c’è lui, siamo andati al supplementare cinque volte e abbiamo sempre perso. L’ultima vittoria al supplementare risale al famoso “Snow bowl” del 2017, con qb a inizio gara Nathan Peterman e qb al supplementare Joe Webb.

    Detto questo, è andata peggio ai Jets che a noi: temo che a questo punto Mattia possa cominciare a scrivere il capitolo finale della sua saga su Aaron Rodgers.

    • Partita orrenda di Allen. Corse e botte per nulla quando poteva scivolare. Un salto pericolosissimo con 3 uomini addosso. Tre intercetti penosi con lanci su uomo con doppia copertura. Sul secondo poteva correre tranquillamente e prendere il down. Per non parlare del fumble. Gestione della partita pessima. Per i Jets dopo 4 snap si è passati dal delirio dell’ingresso in campo a facce da funerale. Siamo stati bravi a farli risorgere. A fine partita le storie tese tra tifosi avversari abbondavano.

  4. Ma possibile che anche con una vittoria per 40 a 0 a NY Dallas non meriti più di 2 banali righe sulla difesa

  5. In AFC è successo di tutto: caduta degli dei ( Chiefs, Bengals, Bills ), infortuni gravi/gravissimi ( Ravens, Jets ), fuochi d’artificio ( Dolphins-Chargers).
    X i miei Dolphins week trionfale con vittoria in trasferta contro la squadra con cui, probabilmente, ci giocheremo la wild per i playoff e 3 sconfitte x le rivali divisionali. Se il buongiorno si vede dal mattino… sperando che la salute ci accompagni.

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