Impugno la tastiera con un certo imbarazzo perché, molto semplicemente, fatico a capacitarmi di ciò che sto per scrivere. I New England Patriots, per come stanno le cose a un mesetto scarso dal kickoff della stagione 2023, si presentano ai nastri di partenza come ultima forza di una division che negli ultimi anni è diventata irriconoscibile.
Il pomposo arrivo di Aaron Rodgers ai New York Jets ha sparigliato ulteriormente le carte. Se approcciamo la questione da un punto di vista meramente aritmetico, l’aggiunta di uno dei migliori quarterback di sempre a una squadra del genere dovrebbe garantire come risultato vittorie e competitività che finiranno per rendere deliziosamente caotica la bagarre per il trono divisionale.
Andiamo con ordine.

Dalla caduta del regime Patriots i Bills non solo si sono affermati come la squadra da battere in AFC East, ma pure come una delle più temibili corazzate dell’intera conference. Dallo svernamento di Tom Brady in Florida, infatti, Buffalo ha vinto ben 37 partite, o se preferite una dozzina abbondante a stagione: questi sono esattamente i numeri a cui ci avevano abituato i Patriots.
A differenza degli odiati cugini, però, una volta a gennaio Buffalo finisce inevitabilmente per sciogliersi, fatto curioso se si considera la loro ubicazione.
La domanda in questo caso può essere solamente una, riusciranno finalmente a fare trentuno?

Per rispondere è prima di tutto necessario premettere l’ovvio: Josh Allen è troppo importante per continuare a comportarsi come un giocatore di football qualsiasi. Lasciatemi chiarire.
L’efficacia di Allen come runner è sotto gli occhi di tutti, il suo inimitabile mix di atletismo e fisicità gli permette spesso di rompere tackle a proprio piacimento, tuttavia temo che a breve le tante botte incassate possano presentare il conto e condannarlo a un futuro simile a quello di Cam Newton.
Qualche corsa qua e là – quando veramente necessario – è assolutamente tollerabile, obbligarlo a rinnegare una parte così fondamentale del suo gioco sarebbe un crimine, tuttavia deve limitare il più possibile il numero di contatti gratuiti e diminuire sensibilmente le portate. O rinunciare alla iarda extra e scivolare.

La speranza è che James Cook e Damien Harris riescano a reggere un gioco di corse funzionale ed efficace, soprattutto a gennaio quando le temperature si abbassano. Chi invece quasi sicuramente avrà fin da subito un ruolo centrale all’interno del loro attacco sarà il rookie Dalton Kincaid, tight end selezionato al primo round del draft con la dichiarata idea di trasformarlo nella propria versione di Travis Kelce: e se fosse lui a riuscire a dare finalmente il supporto di cui il malcontento Diggs ha bisogno?
Esattamente come nel caso del gioco di corse, era categorico dare ad Allen un’alternativa a Diggs.
In ogni caso, non mi sento empio a prevedere pure quest’anno tanti punti: sono curioso di vedere se arriveranno pure a gennaio.

In difesa, invece, molto – se non tutto – dipenderà dalle condizioni fisiche di Von Miller. Rimpiazzare la produzione di un futuro Hall of Famer è naturalmente complicato, ma senza di lui una delle migliori difese della lega è spaventosamente calata di colpi fino a impantanarsi nella media. Se ci concentriamo sul numero di sack – statistica che lascia sempre il tempo che trova – possiamo notare che senza di lui da dodicesimi siano precipitati fino al ventitreesimo posto.
È alquanto irrealistico pensare di vincere in AFC con un pass rush anemico, anche se immagino che il front office avesse messo in preventivo maggior produttività da parte dei vari giovani su cui hanno investito  al draft negli ultimi anni.

Malgrado la più che mai agguerrita competizione mi sento totalmente a mio agio a proclamarli favoriti pure questa volta, anche se come già ampiamente anticipato non è sicuramente la regular season il loro problema.

Sta diventando difficile parlare dei Miami Dolphins con cognizione di causa. L’anno scorso abbiamo finalmente avuto modo di deliberare che Tua Tagovailoa sia un ottimo quarterback… quando in campo. Il numero spaventoso di commozioni cerebrali rimediate nell’ultimo campionato ha mestamente annebbiato un futuro che sembrava essere davvero roseo.
Con Tua under center l’attacco dei Dolphins girava ad alti livelli, anche perché in tutta sincerità non esiste una squadra attrezzata per fermare l’accoppiata Hill-Waddle, due fra i giocatori più esplosivi e dinamici dell’intera lega. Sotto questo punto di vista intriga anche l’innesto di Devon Achane, o se preferite il running back disponibile all’ultimo draft con il miglior tempo sulle 40 yard.

L’idea di Miami è quella di mandare in campo l’attacco più veloce della lega, una fulminante macchina da guerra condotta da un quarterback che ha dimostrato di saper imbeccare magistralmente i propri ricevitori.
Affinché Tua possa resistere per tutte e diciassette le partite in programma – più eventuali playoff -, oltre che all’immateriale fortuna sarà altresì necessario che la linea d’attacco compia un marcato salto di qualità. Infortuni e scarsa brillantezza – Eichenberg e Jackson i principali accusati – si sono manifestati più che altro in run blocking: è alquanto peculiare che una squadra che può vantare due ottimi running back come Mostert e Wilson corra così poco, soprattutto in luce del passato del loro allenatore.

Nulla ribadisce le loro intenzioni più efficacemente della trade di Jalen Ramsey, è infatti lapalissiano che Miami voglia vincere il prima possibile, ma purtroppo pure in questo caso gli dei del football hanno voltato loro le spalle obbligandoli a venire a patti con l’ennesimo grave infortunio di un giocatore fondamentale… proprio Jalen Ramsey.
Il guaio al menisco rimediato poche settimane fa al training camp potrebbe costargli una parte consistente del prossimo campionato e, lasciatemelo dire, questo è un peccato mortale ché sarei stato curioso di vederlo operare “a fianco” di Xavien Howard.
Sulla carta, ovviamente, è alquanto improbabile trovare una secondaria migliore di quella composta da Howard, Ramsey, Holland e Jones.

Con o senza Ramsey, mi aspetto un marcato passo in avanti da parte del reparto difensivo che nel 2022 ha visibilmente sofferto l’addio di Brian Flores, una delle menti difensive più brillanti di questa generazione. L’accoppiata Phillips-Chubb ha tutte le carte in regola per accumulare una trentina di sack e, in generale, rendere un inferno la vita di qualsiasi quarterback della AFC.
Sia quello che sia, questo reparto ha il potenziale per andare ben oltre la metà di destra della classifica di pressoché qualsiasi graduatoria difensiva.

È un grandissimo se, forse il più grande in cui possiate imbattervi attualmente in NFL, ma qualora Tagovailoa trovasse modo di eludere gli infortuni questi possono seriamente ambire a rompere l’egemonia Bills. Come abbiamo visto lo scorso anno, con Tagovailoa in cabina di regia Miami è in grado di giocarsela ad armi pari assolutamente contro chiunque.
E spesso pure di vincere.

Parlare dei New York Jets è impegnativo e in un certo senso inutile. Oltre alle solite note, in questo caso le variabili sono pressoché infinite perché partiamo da un assunto tanto semplice quanto miope: questa squadra si trovava veramente a un solo quarterback di distanza dai playoff e, in generale, dalla NFL che conta?
Affidare il proprio attacco a questa versione di Zach Wilson è una condanna a morte, soprattutto se le alternative rispondono al nome di Joe Flacco e Mike White, ma ho come l’impressione che stiamo dando per scontate troppe cose.

Innanzitutto, quale Rodgers vedremo a settembre? Quello molle, apatico e demotivato dello scorso anno o l’infallibile – in regular season – macchina da touchdown delle due annate precedenti? Ovviamente il delta d’esperienza e qualità fra Rodgers e Wilson è incommensurabile, quindi prevedere miglioramenti è assolutamente sensato, ma occorre comunque tenere ben presente che si stia pur sempre parlando di un quasi quarantenne alla prima esperienza con una maglia diversa da quella della squadra che lo ha selezionato al draft.

Costruire un’intesa con i propri ricevitori e comprendere i punti di forza di ogni singolo compagno – anche gli offensive lineman – sono processi che richiedono tempo, cosa di cui né lui né i Jets al momento dispongono.
E poi, parliamoci chiaro, dopo innumerevoli collassi ai playoff abbiamo buone ragioni per dubitare della sua capacità di resistere all’opprimente peso delle aspettative riposte sui Jets, squadra che a questo punto è in modalità Super Bowl or bust. Gennai sempre e comunque amari ci costringono a uno scetticismo più che legittimo: stiamo pur sempre parlando della AFC nel 2023, il livello medio della competizione è sensibilmente più alto di quello con cui Rodgers ha dovuto misurarsi negli ultimi anni in Wisconsin.

Le armi a disposizione di Rodgers sono di ottima fattura, a partire da un Garrett Wilson capace di dominare pure sotto l’alternanza Wilson-Flacco-White. Resta da vedere quando e come rientrerà l’esaltante Breece Hall il cui completo recupero, purtroppo, sembra essere ancora parecchio distante, tant’è che i Jets sono oramai da settimane associati a Dalvin Cook.
La linea d’attacco, seppur mai spettacolare, dovrebbe essere solida.

A dare continuità a questa squadra troviamo un reparto difensivo che per buona parte dello scorso autunno è stato capace di tenerli a galla senza alcun tipo d’aiuto. Qui non troviamo grandi novità, anche se il rookie Will McDonald e il sophomore Jermaine Johnson potrebbero dare nuova linfa vitale a un pass rush con enormi margini di miglioramento.
Se da rookie Sauce Gardner è consistentemente stato il miglior cornerback della lega non possiamo che chiederci cosa possa diventare con un filo d’esperienza in più.
Malgrado un’età media non particolarmente elevata – sinonimo di “esperienza limitata” -, possiamo elevare la difesa a unica vera certezza di questa squadra.

New York ha deciso di giocare l’all-in e se da un lato non li biasimo dall’altro non sono sicuro che caricare di aspettative così gravose una squadra di New York sia congeniale. Il loro unico obiettivo non può che essere il Super Bowl, il margine d’errore è inesistente perché non hanno tempo da perdere, l’ennesima annata buttata sarebbe un fallimento catastrofico in quanto dubito fortemente che Rodgers punti alla longevità di Tom Brady. La finestra è sì aperta, ma il countdown è già partito.
Nessuna pressione New York Jets, nessuna.

Siete tutti fin troppo al corrente della mia smisurata stima nei confronti di Bill Belichick, a mio avviso il più grande di tutti i tempi, ma il bello dell’oggettività è anche questo, aiutarti a disattivare il filtro emotivo attraverso il quale percepisci la realtà. Con lui a confezionare diabolici gameplan capaci di imbrigliare qualsiasi attacco New England avrà una possibilità contro chiunque, ma ora come ora i Patriots appaiono come ultima forza della division.
Viviamo in un mondo di quarterback e, purtroppo per loro, Mac Jones non è allo stesso livello dei vari Rodgers, Allen e nemmeno di Tagovailoa.
Questo però non vuole obbligatoriamente dire che l’attacco dei Patriots nel 2023 non possa essere perlomeno funzionale.

Fuori dai denti, Mac Jones nel 2022 è stato messo in una posizione che definire pessima sarebbe un eufemismo: quanti quarterback potrebbero avere successo con Matt Patricia nelle orecchie? Credo pochi, pochissimi, probabilmente solo quelli che godono di uno status che permette loro di scavalcare gli ordini dell’offensive coordinator.
La nostra percezione di Bill O’Brien è stata irrimediabilmente corrotta dai disastri compiuti ai Texans in veste di GM, ma non dobbiamo commettere l’errore di dimenticarci che stiamo pur sempre parlando di una persona capace di tenere competitivi i reparti offensivi guidati dai vari Osweiler e Savage.

Le armi a disposizione di Jones non inducono a salivazione pavloviana, ma dovrebbero garantirgli perlomeno la consistente competenza che lo ha ripetutamente eluso nel 2022. Il parco ricevitori, rinforzato dagli innesti di Smith-Schuster e Gesicki, non è sicuramente esaltante ma appare perlomeno competente – parola chiave in questi paragrafi. La linea d’attacco dovrebbe reggere senza particolari difficoltà e dare manforte all’ottimo Rhamondre Stevenson che, a parer mio, senza Harris potrebbe ricevere un numero di tocchi abnorme e affermarsi definitivamente come uno dei migliori running back della lega.

Muovere le catene via terra è nel loro miglior interesse prima di tutto per togliere responsabilità al confuso Jones e, non secondario, tenere fresca una difesa che potrebbe dominare. A differenza del reparto offensivo, infatti, quello difensivo non dovrebbe aver problemi a regalare soddisfazioni a Belichick che con Christian Gonzalez potrebbe aver trovato il nuovo grande cornerback dei New England Patriots.
Seppur orfana del leggendario Devin McCourty, la secondaria appare completa, profonda ed estremamente versatile in quanto giocatori come Peppers, Mills e Mapu possono essere schierati un po’ ovunque. Vi invito invece a prestare attenzione a un Josh Uche che nella seconda metà della scorsa stagione ha racimolato ben 11.5 sack, numeri da vero Pro Bowler: con Judon dall’altra parte della D-line il pass rush dei Patriots fa sicuramente paura.

Una difesa del genere potrebbe dare serio filo da torcere pure al reparto offensivo dei Bills, tuttavia quanto fatto vedere nel 2022 non è più sostenibile, non possono pensare di qualificarsi ai playoff cavalcando esclusivamente la brillantezza del reparto difensivo e qualche piazzato qua e là. Il livello medio in division si è sensibilmente alzato e i Jets non sono più la squadra materasso che garantiva loro due vittorie a stagione.
La musica è cambiata e per fare strada – leggasi “arrivare ai playoff” – New England dovrà trovare una fondamentale consistenza offensiva la cui importanza va ben oltre il mero 2023 poiché devono deliberare se Mac Jones può essere davvero la risposta per il futuro.

5 thoughts on “NFL Preview 2023: I piani alti della AFC East sono sempre più affollati

  1. Su Allen, ragionando con la testa, hai assolutamente ragione. Però quella cosa che mi ha fatto innamorare di lui è proprio il fatto che non scivola mai: lui vede gli avversari come un quattrocentista vede gli ostacoli… un qualcosa da scavalcare!

  2. Sarà interessante vedere se i Bills risentiranno della sensazione di “aver perso il treno buono” in quell’overtime di Arrowhead: in fin dei conti all’inizio della scorsa stagione non erano pochi a darli come favoriti per il Super Bowl, ora se si parla di dualismo in AFC il nome che si contrappone a Mahomes è quello di Burrow, il tutto senza che il rendimento di Allen sia calato. Dovesse capitare qualche inciampo in division, un calendario che propone incroci con AFC W e NFC E ha ben poche partite con un pronostico in partenza scontato.

    • Fossi nei Bills, risentirei più del finale dell’anno scorso, che di quello prima:)
      Sul fatto che la nemesi principe di Mahomes sia Burrow, è fatale, l’ha battuto un po’ di volte.

  3. Io spero che Rodgers ti faccia ricredere. Vedo i Jets favoriti davanti ai Dolphins. I Bills in caduta libera forse ultimi, perché i Patriots non mi sembrano così scarsi.

  4. Un duro colpo per i Bills è stata la partenza di Daboll, artefice della crescita dell’attacco e di Allen.
    Sembra un bel giocatore Kincaid, tight end/wr moderno.

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