Non se ne può più.
Ogni anno, quando giugno si trascina a luglio e per parlare di football gli argomenti si è costretti a inventarseli, puntualmente i feed dei nostri vari social si ingolfano di classifiche, vere e proprie macchine spremi-engagement concepite esclusivamente per costringere la gente a brandire la tastiera e commentare infervorata.
Recentemente mi sono imbattuto in una classifica di CBS Sports nella quale il buon Kyle Shanahan precedeva Bill Belichick al secondo posto alle spalle di Andy Reid: Kyle Shanahan, per quanto possa stimarlo, non è un allenatore miglior di Bill Belichick.
Perlomeno non ora.

Mi rendo conto che non disponendo di statistiche tangibili e quantificabili all’infuori di vittorie, sconfitte ed eventuali Super Bowl, ho deciso di percorrere una via alternativa, la via più 2023 possibile, ossia quella dei tier ranking (potete letteralmente creare qualsiasi classifica vogliate cliccando qua). Invece che un numero, assegnerò ogni allenatore a una categoria da me creata guidato dal sempre lodevole criterio del “ho fatto del mio meglio”: la carriera di alcuni allenatori è così particolare e complessa che meriterebbero una categoria a parte tutta per loro.
In un caso, sono stato costretto a ricorrere alla categoria personalizzata. Ultima precisazione: l’ordine all’interno delle varie categorie non ha alcun significato.
Nella foto sotto trovate lo spoiler, inserito appositamente per darvi la possibilità di decidere se valga la pena sorbirsi l’articolo o meno. A voi.

Vi giuro che ho fatto del mio meglio.


GOAT-ish

Questa categoria è riservata a quegli allenatori che vengono inevitabilmente tirati in ballo nella discussione sui migliori di sempre.

Bill Belichick, New England Patriots

Di parte? Non mi interessa, non lascerò che un paio di stagioni sottotono mutino il giudizio su quello che rimane il più grande allenatore di tutti i tempi.

Andy Reid, Kansas City Chiefs

Sono piuttosto convinto che prima della pensione Andy Reid adornerà qualche altro dito con anelli così sfarzosi da non poter essere indossati senza frantumare ossa e polverizzare legamenti. Reid rivoluziona il gioco a settimane alterne e, indipendentemente da Mahomes, s’è affermato come una delle menti offensive più geniali nella storia del gioco. A renderlo leggendario ci pensa anche il suo rigogliosissimo albero genealogico che comprende, fra gli altri, John Harbaugh, Sean McDermott, Doug Pederson, Leslie Frazier, Ron Rivera e Steve Spagnuolo.
Un vero e proprio pioniere.


Veterani con un Super Bowl in bacheca

Un Super Bowl “fa” un allenatore: molto semplicemente, alzare al cielo un Lombardi eleva immediatamente un allenatore spedendo sotto il tappeto – per almeno qualche anno – ogni suo possibile limite. Ammetto che alcuni sono un po’ forzati, ma bisogna rendere onore al merito.

Mike Tomlin, Pittsburgh Steelers

In sedici anni a Pittsburgh Mike Tomlin non ha mai concluso una stagione con un record perdente. C’è chi definisce, a ragione, deludente il fatto che sia riuscito a vincere un solo Super Bowl da allenatore – ne vinse uno da assistente ai Buccaneers -, ma il fatto che gli Steelers siano sempre lì a giocarsela certifica la bontà – storica – di un lavoro senza precedenti.

Pete Carroll, Seattle Seahawks

Apparentemente intenzionato a morire su una sideline NFL, a macchiare parzialmente la legacy di Pete Carroll ci pensa quella chiamata là che son sicuro di non dover nemmeno specificare quale sia. Il clamoroso successo del 2022 ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sulla sua leadership e carisma, avevano tutte le ragioni al mondo per essere putridi e invece si sono qualificati ai playoff guidati dall’irriconoscibile Geno Smith: mi piace pensare che dietro la resurrezione dell’ex meme vivente ci sia anche il suo zampino.
Fra le altre cose a cui mi piace pensare c’è anche la scena nella mia testa in cui ogni notte, dopo una veloce scrutata al cielo, sospiri profondamente chiedendosi cosa sarebbero potuti essere quei Seahawks. Molto probabilmente una dinastia, Pete.

John Harbaugh, Baltimore Ravens

Parte di me non ne può più di Harbaugh, parte di me gli è eternamente riconoscente per aver permesso ai Ravens di mettere le radici nella NFL Rilevante. Come nel caso di Tomlin e di Carroll, è molto indicativo quando un allenatore riesce a sopravvivere – e ad aver successo – nella stessa squadra per più di un decennio.
Vedetelo come l’Andy Reid degli special team.

Sean Payton, Denver Broncos

Oltre a poter vantare uno dei Super Bowl più dolci di tutti i tempi, Payton è quell’allenatore che ha saputo tenere vincenti i New Orleans Saints guidati da Teddy Bridgewater e Taysom Hill: qualora dovesse riuscire a resuscitare Russell Wilson sarò costretto a creare la categoria GOAT-er. Seriamente, al momento esiste qualcosa di più complicato e appagante che restituire rispettabilità a quello che non troppi anni fa era uno dei giocatori più amati della lega?

Sean McVay, Los Angeles Rams

Vale lo stesso discorso di Bill Belichick, non lasciamo che una stagione deludente – sabotata da decine di infortuni a giocatori chiave – ci faccia passare di mente quanto geniale possa essere Sean McVay. Il suo arrivo ai Rams ha rimescolato le carte in tavola ridefinendo completamente il processo di selezione di un allenatore: prima si cercava di individuare un profilo congeniale alle proprie esigenze, ora si mette sotto contratto colui che ha lavorato almeno un anno con McVay.

Mike McCarthy, Dallas Cowboys

Sono sempre più convinto che Mike McCarthy altro non sia che la versione americana di Massimiliano Allegri. Entrambi, fino a prova contraria, hanno vinto così come entrambi sono disprezzati da appassionati teneramente convinti di saperne più di loro dall’agio della loro poltrona da gaming.

Doug Pederson, Jacksonville Jaguars

Doug Pederson è uno che di professione aggiusta le cose. Sotto la sua guida Carson Wentz era un candidato MVP, Nick Foles ha indossato il costume da Joe Montana trascinandoli sul tetto del mondo e guardate cos’è riuscito a fare con Trevor Lawrence in una sola stagione. Se prima o poi vincerà un altro Super Bowl potremmo essere costretti a creargli una sezione ad hoc poco sotto Belichick e Reid.


Il povero Kyle

Credo non ci sia molto da spiegare.

Kyle Shanahan, San Francisco 49ers

Se mi incontrate nella vita reale e mi chiedete – lontano da tastiere e registratori – se Kyle Shanahan sia un allenatore migliore di Mike McCarthy molto probabilmente vi mancherei di rispetto ridendovi in faccia di gusto: certo, ovvio che sì, ma che domanda è? Kyle Shanahan è incontrovertibilmente uno dei migliori allenatori della lega, purtroppo per lui però una serie impressionante di sfighe e rimonte varie sta tenendo prepotentemente vuota la sua bacheca, ma mi piace pensare che prima o poi riuscirà a conquistare la sua personalissima balena bianca e vincere il maledetto Super Bowl.


Buoni allenatori con esperienza

Allenatori esperti e più o meno affermati, si trovano a un Super Bowl di distanza dalla naturalissima promozione. Sono consapevole che qualcuno di voi potrebbe innervosirsi a incrociare il proprio allenatore del cuore in questa fascia, ma immagino che questa altro non sia che l’ennesima dimostrazione della pervasività della ring culture che ha monopolizzato – e irrimediabilmente inquinato – la discussione sportiva americana.

Zac Taylor, Cincinnati Bengals

Una squadra che può contare su Joe Burrow potrebbe addirittura pensare di poter fare a meno dell’allenatore, ma dopo la gestione del “caso” Hamlin non posso che parlare bene di Taylor lodandone soprattutto leadership e umanità.

Sean McDermott, Buffalo Bills

Ennesima prova di quanto bisogno abbia di football giocato. L’ultimo ricordo che ho dei Buffalo Bills coincide con il disastroso Divisional Round contro i Bengals quando, inspiegabilmente, si rifiutarono di scendere in campo rimediando una figuraccia le cui scorie potrebbero non essere ancora state smaltite. Quella (non) prestazione mi ha particolarmente inquietato.

Frank Reich, Carolina Panthers

Frank Reich è sostanzialmente Doug Pederson senza anelli: se solo avesse avuto Andrew Luck un po’ più a lungo…

Matt LaFleur, Green Bay Packers

In quattro stagioni ai Green Bay Packers Matt LaFleur ha vinto il 71.2% delle partite giocate – una percentuale superiore a quelle dei vari Belichick, Halas e Shula -, peccato solo che una volta arrivato ai playoff per un motivo o per l’altro i Packers collassino sempre. Temo che la percentuale sia destinata a un brusco ridimensionamento.

Mike Vrabel, Tennessee Titans

Malgrado la rivalità fra Ravens e Titans reputo Vrabel uno dei migliori allenatori della lega – perché dunque è così in basso Mattia? -, poche persone a mio avviso sanno gestire uno spogliatoio meglio di lui. Molto curioso di vedere come gestirà la transizione da Ryan Tannehill a Will Levis, soprattutto perché Levis potrebbe essere il giocatore da cui dipenderà il suo futuro a Nashville.

Ron Rivera, Washington Commanders

Gli ultimi anni ai Commanders non sono stati particolarmente facili, ma commetteremmo un gravissimo errore a dimenticarci cosa sia stato capace di fare a Carolina. Con un Super Bowl un po’ più ispirato lo includeremmo nella discussione sui migliori allenatori della lega non chiamati Belichick o Reid.


Buoni allenatori le cui quotazioni sono in aumento

Qui troverete prevalentemente allenatori nella fase iniziale della propria carriera che, però, ci hanno mostrato abbastanza da costringerci a pensare che il meglio nel loro caso debba ancora arrivare.

Mike McDaniel, Miami Dolphins

Il clamoroso cambio di passo di Tua Tagovailoa ci dice tutto quello che dobbiamo sapere su di lui come allenatore. Spero vivamente che avendo fatto tesoro di quanto successo lo scorso anno impari a gestire meglio “la salute dei suoi giocatori”, anche se mi rendo conto che quando si parla di traumi cranici e quarterback il discorso tende a complicarsi – e non poco.

Dan Campbell, Detroit Lions

Verso la metà della scorsa stagione il record di Dan Campbell come allenatore dei Detroit Lions era un putrido – per non dire huejacksoniano – 4-19, poi sappiamo cos’è successo. Non sempre condivido le sue decisioni, ma potete stare certi che ogni sua squadra scenderà in campo sempre e comunque con il coltello fra i denti. Sono genuinamente convinto che alcuni suoi giocatori sarebbero disposti ad andarci in guerra insieme. La vittoria contro i Packers al season finale può essere vista come manifesto della sua filosofia: fino alla fine OGNI. SINGOLA. DOMENICA.

Robert Saleh, New York Jets

La versione calva di Dan Campbell. Scherzi a parte, con Saleh potete stare sicuri di trovare squadre pronte a morire in campo e difese ben organizzate nelle quali viene massimizzato il rendimento di ogni singolo giocatore. Vediamo come andrà la convivenza con Aaron Rodgers.

Kevin O’Connell, Minnesota Vikings

Il record dello scorso anno può essere bugiardo quanto vogliamo, ma negare la bontà del suo operato sarebbe profondamente ingiusto oltreché sciocco. O’Connell ha un futuro radioso in questa lega anche se i Vikings, al momento, sono in una posizione piuttosto ambigua.

Brian Daboll, New York Giants

Ammetto che sia stato alquanto complicato resistere alla tentazione di inserirlo nella categoria GOAT-ish… sto scherzando. Quanto fatto nel 2022 non può che essere definito miracoloso, ha ereditato una squadra in una situazione tecnico-finanziaria disastrosa e ciò nonostante non solo è riuscito a trascinarla ai playoff, ma pure a resuscitare la carriera di un Daniel Jones diventato milionario principalmente grazie al proprio allenatore.

Kevin Stefanski, Cleveland Browns

Stefanski si trova già davanti a un bivio, nel 2023 i Cleveland Browns non possono nemmeno sognare di non fare bene. Due annate disastrose non possono far passare in secondo piano il miracoloso 2020, primo anno da allenatore in NFL coinciso con un sempre apprezzabile premio di allenatore dell’anno.

Nick Sirianni, Philadelphia Eagles

Vi prego non assalitemi fisicamente, questo altro non è che un modo piuttosto perverso per complimentarmi con Roseman per la corazzata assemblata negli ultimi anni.


Esistono

Questa è la categoria riservata ad allenatori a rischio o allenatori sui quali è ancora impossibile esprimersi con apprezzabile grado di certezza.

Arthur Smith, Atlanta Falcons

Il 2023 sarà un anno molto interessanti sia per Smith che per i Falcons, chiamati a un sensibile miglioramento. Ha ereditato una squadra in stato di transizione e, a mio avviso, ha gestito bene la conclusione dell’era Ryan. Con Bijan Robinson e una difesa esponenzialmente rafforzata potrebbe fare il salto di categoria, soprattutto nel caso in cui dovesse riuscire a trasformare Ridder in un solido titolare.

Matt Eberflus, Chicago Bears

Non saprei nemmeno io cosa dire su Eberflus, come da copione l’anno zero a Chicago è stato abbastanza disastroso, vedremo se con un roster ben più attrezzato riuscirà a rifarsi.

Dennis Allen, New Orleans Saints

Altro allenatore che non ho ancora ben inquadrato. Allen, poveraccio, mi è sempre sembrato un allenatore ponte fra Payton e colui che dovrà ricostruire i New Orleans Saints, anche se accostare il concetto di ricostruzione ai Saints è assolutamente insensato. Un 2023 particolarmente fortunato potrebbe regalargli un’altra vita, tuttavia non riesco a ignorare la sensazione che gli sia stata consegnata la panchina esclusivamente per una mera questione di continuità con Sean Payton – il che avrebbe anche senso in luce della comica ostinazione con cui anno dopo anno procrastinano la ricostruzione. Lo preferirei come defensive coordinator.

Brandon Staley, Los Angeles Chargers

Una lattina di Red Bull con le gambe: energetico e irrazionale, Staley è ben consapevole che nel 2023 Los Angeles dovrà dar prova di miglioramenti tangibili altrimenti Kellen Moore… Già ve lo avevo detto, no?

Josh McDaniels, Las Vegas Raiders

Sotto di lui i Raiders avrebbero dovuto compiere il definitivo salto di qualità e giocarsela ad armi pari coi Chiefs, invece dopo un solo anno si presentano alla stagione con un quarterback nuovo e infortunato. Temo che si stia avvicinando a grandi falcate a un epilogo tetramente simile a quello della sua prima esperienza come allenatore ai Denver Broncos.

Todd Bowles, Tampa Bay Buccaneers

Il povero Bowles si trova in una posizione alquanto spinosa poiché in caso di stagione deludente non escludo che Tampa Bay opti per la ricostruzione e, a quel punto, di affidarla a un nuovo allenatore.


Troppo presto per esprimersi

Allenatori rookie in squadre in divenire.

Jonathan Gannon, Arizona Cardinals

Assolutamente nulla da dire.

DeMeco Ryans, Houston Texans

Assolutamente nulla da dire, se non che può vantare uno dei più sorrisi della NFL.

Shane Steichen, Indianapolis Colts

Se siete arrivati fino a qua vi voglio sinceramente bene.


 

6 thoughts on “Una classifica (quasi) sensata degli allenatori NFL del 2023

  1. Buongiorno Mattia, buongiorno lettori.

    Dunque vediamo, Tomlin doveva/poteva avere più titoli in bacheca. Così come Carroll. Negli ultimi tempi la bella monografia su Rodgers mi spiega che anche McCarthy avrebbe proprio dovuto portarsi a casa qualche altro anello, per tacere di Shanahan (e qui mi scende la lacrimuccia, anche se la categoria a parte per lui è un’idea simpatica).

    E allora ti propongo uno spunto per un possibile articolo in questi mesi di languore. A fronte di qualcuno che doveva vincere, ci sarà un altro che doveva perdere. Chi? Come? Tutto per passare il tempo aspettando settembre, si capisce.

    • E’ uno spunto interessante, magari si potrebbe partire dai “what if” dicendo che con una chiamata meno ubriaca Carrol avrebbe mandato a casa con un titolo in meno i Patriots dei due goat Brady e Belichick, per poi passare alle situazioni in cui era più diciamo clutch e a quel punto il giudizio non va solo sull’ultima partita (per quanto si parli del superbowl) quanto su tutto il percorso del roster e della guida dell’allenatore, cioè con che metodo è stata costruita la squadra, come ha affrontato (se le ha affrontate) le difficoltà, la lucidità in generale del coach e del suo staff ecco. Poi per quanto mi riguarda è giusto che non vinca sempre la squadra che merita di più, anche perchè non sarebbe cosi facile dare un giudizio nemmeno su questo…

  2. Bellissimo formato: spero lo userai anche per altri ruoli.

    Mi sono reso conto che non conosco ben sei allenatori della Nfl, di cui tre erano già in panchina l’anno scorso! O forse quei tre li conoscevo, ma nel giro di sei mesi li ho dimenticati!

    McDermott lo si ama incondizionatamente: ha cambiato totalmente le sorti di Buffalo e spero sieda su quella panchina per altri trent’anni.

    Quello di Miami, invece, non mi convince.

  3. Bill Belichick è il piú grande allenatore nella storia del football, con Tom Brady.
    Senza Brady, diventa un allenatore peggiore.
    Dan Peterson disse che era il playmaker D’Antoni a insegnare a lui e non viceversa.
    Belichick è un mostro dal punto di vista tattico, non è del livello di Andy Reid nello sviluppo tecnico di squadra e giocatori. Quello che sta facendo Reid in questi anni ai Chiefs è unico.
    Sia come sia, non mi ha convinto come Belichick ha affrontato il post Brady. Forse pensava che dalla rottura del sodalizio ci avrebbe perso il QB. Servivano idee nuove, creativitá, altro che affidare l’attacco a Patricia e Judge.

  4. Direi che c’è solo una equazione perfetta per essere vincenti: Allenatore sta a QB come Superbowl sta a MVP. Belichick-Brady, Carrol-Wilson, Mcarty-Rodgers, Reid-Mahomes, ecc…
    Se la prima non funziona la seconda non è possibile. È matematica!
    Grazie Mattia!

    • Però in certi casi alcuni hanno preso abbastanza cantonate pur con un quaterback fenomenale, vedi magari negli ultimi anni Brady, Rodgers, WIlson, ma anche Kirk a Minny ai playoffs è sempre naufragato al primo allenatore con un minimo di visione difensiva, quindi l’equazione sostieni funziona nei casi in cui hai citato (e son perfettamente d’accordo) però a volte capita che non si verifichi

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