Osservando i numeri relativi al modo in cui i 32 attacchi della NFL hanno performato la scorsa stagione, la domanda che sorge più spontanea è: ma come hanno fatto i Detroit Lions a non andare ai playoff?
I numeri offensivi dei Lions, infatti, sono stati tra i migliori della lega: a testimoniarlo ci sono le 6460 yards ottenute – meglio di loro in questa categoria hanno fatto solo le due finaliste del Super Bowl Eagles e Chiefs – ed i 453 punti segnati, che non solo sono stato il quinto miglior risultato ottenuto da una squadra lo scorso anno ma anche il secondo di sempre all’interno della storia della franchigia del Michigan.
A bilanciare questi numeri e a rendere comprensibile il mancato raggiungimento della post season ci sono le statistiche riguardanti la difesa, ovvero una delle peggiori della scorsa annata. Detroit è la squadra che ha concesso in generale il maggior numero di yards alle squadre avversarie (6670), è terz’ultima per punti concessi (427) e yards per portata media (5.2), è penultima per yards concesse mediamente ad ogni ricezione (7,5) e soprattutto è ultima sia per yards concesse mediamente ad ogni giocata offensiva (6.2) sia per giocate offensive concesse da 20 o più yards (82).
A questo punto le conclusioni sono 2: la prima è che evidentemente le partite dei Lions, visto l’elevato punteggio medio, devono essere state tra le più divertenti dell’ultima regular season, la seconda è che se il lavoro fatto dal front office durante quest’off season pagherà, mantenendo i numeri offensivi quanto più vicino possibili a quelli registrati in precedenza e migliorando quelli difensivi, i Lions potranno essere molto di più che “divertenti da guardare perché segnano e subiscono tanti punti”.
La NFC North, inoltre, nella quale militano oltre a Detroit, Chicago, Green Bay e Minnesota, è una division quanto mai incerta, visto e considerato anche l’addio di Rodgers, non sarei dunque sorpreso di vedere una possibile ascesa da parte della squadra di Dan Campbell.
Per quanto riguarda l’attacco, al quale spetta l’arduo compito di ripetersi, non ci sono grandissimi cambiamenti da registrare, se non il radicale stravolgimento riguardante il reparto dei running back.
Il primo dei due innesti è l’ingaggio dell’ex running back dei Bears Montgomery, il quale percepisce solo due milioni in più all’anno dell’ex Jamaal Williams ora ai Saints. Personalmente, lo vedo già come un primo upgrade, nonostante Williams fosse stato determinante in alcune situazioni in cui mancavano poche yards spesso proprio vicino alla goal line avversaria, beneficiando tuttavia di una delle migliori offensive line della lega di cui parleremo più avanti.
Se Montgomery sarà il “power running back”, la dodicesima scelta assoluta dell’ultimo draft, Jahmier Gibbs ex Alabama State, sarà un jolly a disposizione dell’offensive coordinator Ben Johnson che, grazie al lavoro fatto sul ricevitore Amon-Ra St.Brown negli ultimi due anni, ha già dimostrato quanto bene riesca a lavorare con giocatori così duttili.
Mi aspetto che Gibbs, viste le sue ottime mani da ricevitore, venga sfruttato su più fronti, esattamente come St.Brown che, grazie alla sua meravigliosa velocità di base, non viene utilizzato banalmente come ricevitore ma spesso parte proprio dal backfiled, rendendo quindi le letture per la difesa quanto mai complesse.
Creare questo duo, che potrebbe rivelarsi estremamente imprevedibile e che in parte mi ricorda la coppia vista recentemente in California McCaffrey-Samuel, credo sia stato il motivo principale per cui il front office dei Lions, nonostante le ingenti necessità difensive, abbia optato per un running back alla dodicesima assoluta, mossa quest’ultima che ha stupito parecchi analisti e non, visti i tempi; personalmente non vedo l’ora di vedere il duo all’opera.
L’anno scorso questa squadra è risultata 11° per yards corse, grazie anche al complesso ingranaggio di “bloccatori” che si muovevano prima dello snap e più in generale alla versatilità ed efficacia della offensive line che ha dominato la linea di scrimage in lungo e in largo: i 24 sack concessi ne sono la prova.
Questo reparto, costruito praticamente grazie alle scelte fatte nei precedenti draft, vanta la presenza dei tackle Sweel e Decker, del centro Ragnow, e alle due guardie Vaitai e Jackson. Figura fondamentale, come bloccatore aggiunto ma non solo, è quella del Tight end, non a caso sarà fondamentale l’impatto del nuovo arrivato Sam La Porta, sostituto di Tj Hockenson e anche lui ex Iowa State.
Oltre a muovere e spostare i bloccatori prima dello snap, mandando anche tackle in pull così da ridurre i tempi di reazione della difesa e far raggiungere ai corridori il secondo livello intatti, un’altra arma a disposizione di questo attacco è stata passare, in maniera repentina, da formazioni compatte e pronte a correre a formazione larghe senza il running back schierato nel back field e con i Tight end pronti a ricevere.
Dunque, quello che forse caratterizza quest’attacco ancor prima della sua forza (intesa in senso puro vista la sua capacità di bloccare), è proprio la sua dinamicità e imprevedibilità, resa sicuramente possibile anche grazie a due tackle così atletici come i già citati Sweel e Decker.
Per quanto riguarda invece il gioco di lanci, 7° per yards ottenute lo scorso anno di cui solo 1445 grazie alla play action (statistica in cui solo Miami batte Detroit), non è stato fatto nessun grande investimento, anzi c’è da registrare la sospensione per Jameson Williams, che però dopo 6 partite tornerà al servizio di Goff, 6° QB della lega lo scorso anno per yards lanciate e sicuramente autore di un’ottima stagione.
A tale proposito, personalmente non credo che Goff sia tra i migliori Quarterback della lega, di certo non parliamo di Mahomes o di Josh Allen, ma per la seconda volta in carriera è l’ingranaggio giusto al posto giusto. Infatti, com’era avvenuto anche nel precedente esperimento offensivo frutto della mente di McVay, Goff è stato un giocatore perfettamente funzionale nel far girare al meglio un sistema che, se eseguito
bene, si rivelato estremamente produttivo.
In questo caso, la macchina offensiva si è dimostrata efficace sfruttando tutto lo spazio e il tempo guadagnato dalla linea, traendo il massimo vantaggio possibile da corse e playaction e eseguendo infine al meglio chiamate che beneficiano del St.Brown di turno.
Per quanto riguarda la difesa, che come abbiamo già visto è stata il vero tallone di Achille di questa squadra, i cambiamenti sono stati un po’ più numerosi, proprio perché il front office ha scelto, saggiamente, di dedicare gli sforzi economici quasi integralmente a questo reparto.
Frutto di questa scelta sono stati gli arrivi dei due cornerback Emmanuel Mosley e Cameron Sutton, rispettivamente ex 49ers e Steleers, nonché la safety vice campione del mondo Gardner Jhonson; tra questi l’investimento più oneroso è stato quello di Sutton, che percepirà 33 milioni di dollari in 3 anni, mentre Mosley e Gardner Jhonson guadagneranno rispettivamente 6 e 6 milioni e mezzo di dollari, entrambi grazie ad un contratto annuale.
Oltre a loro, il draft ha portato il prodotto ex Alabama Brian Branch, tra i Defensive backs più solidi eleggibili all’interno dell’ultimo draft.
La secondaria verrà completata dai già presenti Tracy Walker, DeShon Elliot, Kerby Joseph e Will Harris: sicuramente non stiamo parlando della nuova Legion Of Boom, ma io credo che in ogni caso i soldi spesi e le scelte fatte basteranno quanto meno a migliorare i numeri registrati lo scorso anno.
Il front 7 invece rimane pressoché invariato, se non per l’aggiunta del linebacker Jack Cambpell, che potrà essere sicuramente un corpo in più da mettere a disposizione della difesa contro le corse avversarie; oltre a lui, a completare il reparto ci sono i veterani Anzalone (fresco di rinnovo) e Houston, Cominsky, Buggs, i giovani Barnes e Rodriguez e, soprattutto, Adam Hutchinson, defensive rookie of the year lo scorso anno grazie ai suoi 9 sack e mezzo, perno di questo progetto e probabilmente giocatore il cui rendimento determinerà l’efficacia dell’intera pass rushing.
In realtà, non vedo questa difesa in grado di determinare o risolvere l’esito di una partita, se non in maniera negativa, ma l’esperienza aggiunta e quella maturata nel percorso dei giovani presenti all’interno dell’organico potranno essere un fattore cruciale nell’assicurare il contributo necessario, ovvero una soglia minore di punti da segnare per l’attacco per poter vincere le partite.
Al netto di tutto questo, però, questa squadra è una vera e propria mina vagante all’interno della NFC. Innanzitutto sarà sicuramente in grado di creare qualche gratta capo alle varie contender e, con l’alchimia difensiva giusta e l’imprevedibilità offensiva che caratterizza questo team, chissà che questa squadra non possa sedersi prima sul trono della propria division e poi imporsi anche nel football che conta: quello di
Gennaio!
Studente universitario, appassionato di football americano e, più in generale, degli sport a stelle e strisce.
Tifoso delle franchigie di Chicago dopo aver vissuto qualche mese nella Windy City, qualora ve lo stiate domandando, tra Cubs e White Sox tifo per i Southsiders.
Da qualche anno ho lasciato la Boxe con la speranza di diventare il nuovo Michael Jordan o, nel peggiore dei casi, il nuovo Walter Payton.