Personalmente preferisco il secondo giorno del draft al primo perché adoro vedere, leggere e parlare di talenti da primo round selezionati al terzo – anche se loro probabilmente non condividono l’entusiasmo: è questo infatti il giorno che ci permette, ad anni di distanza, di sperticarci per elogiare uno specifico front office per aver dato una casa a una superstar snobbata almeno una volta da tutte e trentadue le squadre.
La narrazione è il motore che spinge in avanti – spesso, in realtà, indietro – il mondo moderno e la seconda e terza giornata del draft sono proprio questo, le giornate degli spunti narrativi.

Dopo mesi di preparazione al draft siamo tarati a ragionare sui 32 – quest’anno 31 – migliori giocatori esclusivamente per compilare un pigro mock draft che spesso si compendia con il solo primo round: questo ci permette, a un certo punto, di sapere vita morte e miracoli di una cinquantina di giocatori draftabili al primo round.
Va da sé che vedere un giocatore “da primo round” essere selezionato nel relativo anonimato del terzo sia un qualcosa che, solitamente, garantisce complimenti e ammirazione generale a chicchessia general manager.

Guardiamo insieme quelle che secondo me sono state le migliori scelte del secondo giorno del draft.


Will Levis ai Tennessee Titans con la scelta numero 33

Rieccoci qua.
Ricordo nitidamente che lo scorso anno, esattamente in questo articolo, m’ero sperticato per elogiare la scelta dei Titans di investire una ragionevole scelta al terzo round per Malik Willis, la verosimile risposta al dopo-Tannehill: un anno dopo ci siamo collettivamente dimenticati il volto di Malik Willis, anche se a onor del vero non gli è stata data un’opportunità particolarmente equa per affermarsi come possibile quarterback del futuro.
Non mi lancerò in valutazioni tecniche sul giocatore, anche perché non credo di essere in grado di produrre qualcosa di diverso dal classico copia-incolla da siti di chi queste cose le sa, ma quando un giocatore dato (quasi) per sicuro in top five viene selezionato al secondo round l’esaltazione è più che legittima.

Lasciatemi elencare i purissimi fatti. Tennessee, squadra che ha molti più bisogni che certezze, è riuscita a portarsi a casa un versatile offensive lineman con potenziale da All-Pro fuori dalla top ten e un quarterback che a un certo punto era associato con crescente insistenza alla seconda scelta assoluta. Tanti analisti lo vedono come prototipo di quarterback moderno che, tra l’altro, se chiamato in causa già dal prossimo autunno potrebbe essere pronto a giocare da titolare.
Spiace per Malik Willis, ma per come si erano messe le cose non potevano permettersi di uscire dal draft senza Will Levis.


Michael Mayer ai Las Vegas Raiders con la scelta numero 35

Michael Mayer l’ho visto spesso accostato ai Green Bay Packers al primo round con la scelta numero 13. Premetto ciò per mettere in chiaro che nessuno sarebbe rimasto sconvolto a vedere l’ex tight end di Notre Dame essere selezionato nella top 20. Pure lui, come Levis, è inaspettatamente scivolato al secondo round dove i Raiders, a poco più di un mese dall’addio di Darren Waller, non hanno potuto resistere alla tentazione di metterlo a disposizione di Jimmy Garoppolo che a questo punto può contare su un arsenale di primissimo livello – buona fortuna contro Adams e Mayer in red zone.
È un tight end completo, volenteroso ed efficace in run blocking e in grado di prenderla in testa a chiunque sfruttando l’importante background cestistico che gli permette consistentemente di acchiappare rimbalzi che in questa disciplina valgono ben sei punti.
Fantastica presa dei Raiders.


Brian Branch ai Detroit Lions con la scelta numero 45

Il draft dei Detroit Lions fino a questo momento m’ha ricordato una corsa sulle montagne russe… da ubriaco.
Se avessero selezionato Brian Branch con la numero 12 e Jahmyr Gibbs con la numero 45 penso che nessuno avrebbe avuto troppo da ridire, anche se in questo momento storico i siti pseudomatematici che parlano di football stanno tentando di convincerci che un running back debba essere selezionato tassativamente al sesto round.
Branch rappresenta esattamente il profilo di cui i Detroit Lions avevano bisogno, un defensive back incredibilmente versatile che può giocare come cornerback esterno, nella slot o safety: mica male, soprattutto se si tiene presente che la versatilità è la carta vincente pure del neoarrivato Gardner-Johnson.
Sono veramente intrigato dalla nuova secondaria dei Lions, chapeau al front office – che però ogni tanto potrebbe essere un filo più convenzionale nelle proprie scelte.

Ah sì, ho pure amato alla follia la scelta di Hendon Hooker, ma ne riparleremo altrove.


Più o meno ogni scelta dei Pittsburgh Steelers

I veri mattatori di questo draft – finora – risiedono in Pennsylvania e non sono i Philadelphia Eagles: quello di Pittsburgh finora non è stato un semplice draft, è un capolavoro, un qualcosa che ha più a che fare con l’arte che con il football americano.
Tenterò di tenere il discorso il più semplice possibile perché, in quanto tifoso Ravens, dilungarmi in complimenti agli Steelers mi causerebbe un dolore fisico che mischiato alla tipica sonnolenza da draft mi debiliterebbe oltremisura: tuttavia, in quanto persona che vorrebbe guadagnarsi da vivere scrivendo di football, sono costretto all’obiettività.

In poco più di ventiquattro ore Pittsburgh ha beffato i Jets rubando loro l’offensive tackle di cui avevano bisogno, s’è garantita tre talenti da primo round, ha perorato la causa di una D-line che contro le corse negli ultimi anni ha spesso boccheggiato e si è tenuta in casa Joey Porter Jr., talento da primo round nato mentre il padre scriveva pagine importanti dell’immensa storia degli Steelers. Kenny Pickett è un uomo fortunato, contare su due tight end del calibro di Freiermuth e Washington tende a semplificare la vita di un giovane quarterback alla disperata caccia di certezze.
Draft finora perfetto, figuratevi che è il primo da GM per il buon Omar Khan.


John Michael Schmitz (scelta numero 57) e Jalin Hyatt (scelta numero 73) ai New York Giants

A proposito di draft perfetto, i New York Giants stanno mettendo insieme una classe da sogno scandita dall’aggiunta di prospetti di qualità potenzialmente – dipenderà dal coaching staff, ovviamente – in grado di contribuire fin da subito.
Schmitz e Hyatt rafforzano immediatamente un attacco sul quale negli ultimi mesi il front office ha investito con razionale aggressività: sono estasiato dal fatto che siano stati capaci di portarsi a casa Hyatt al terzo round malgrado in molti mock draft – tra cui il mio – fosse associato a loro già al primo round.
Quello di Schmitz è un fit perfetto per una linea d’attacco che negli ultimi anni è sensibilmente migliorata a suon di scelte pesanti al draft – ricordiamo Andrew Thomas ed Evan Neal.

Marzo e aprile sono stati bei mesi per essere Daniel Jones che, dopo essere stato più che lautamente pagato, ha ricevuto in dono un tight end capace di togliere le castagne dal fuoco in red zone come Darren Waller, un demone sul profondo che aggiunge finalmente la terza dimensione al loro attacco come Jalin Hyatt e gregari di lusso come Parris Campbell.
Secondo draft di qualità consecutivo – su due – per Schoen e compagni: c’è il serio rischio che stia nascendo qualcosa di speciale a New York.


Marte Mapu ai New England Patriots con la scelta numero 76

Sì, malgrado tutto i New England Patriots devono ancora selezionare un giocatore che possa contribuire in attacco, ma quando un prospetto del calibro di Marte Mapu ti cade in mano girarsi dall’altra parte e fare finta di niente è impossibile oltreché sciocco, soprattutto se rispondi al nome di Bill Belichick.
Mapu sembra essere stato assemblato in un laboratorio proprio da Bill Belichick poiché può vantare un mix d’atletismo e fisicità che gli permette di picchiare come un ariete da sfondamento e francobollarsi a chiunque in copertura, insomma, il prototipo di safety in un corpo da linebacker che anima i sogni bagnati di qualsiasi defensive coordinator.

Credo che in una division del genere erigere un muro in difesa sia la miglior idea per provare a giocarsela ad armi pari contro chiunque, non sono sicuro che sfidare i Bills punto a punto sia la miglior via per tornare sul trono di una division governata con il pugno di ferro per due decenni. Hanno quattro scelte al quarto round, arriveranno attaccanti, ve lo garantisco.


Trenton Simpson ai Baltimore Ravens con la scelta numero 86

Trenton Simpson è il mio nuovo partigiano preferito visto che con ogni probabilità la sua aggiunta coincide con l’ufficiosa fine dell’era Queen a Baltimore – da quando è arrivato Smith c’è stato un lieve miglioramento ma è frustrante vederlo incappare costantemente negli stessi errori da tre anni a questa parte. L’eventuale addio di Patrick Queen coinciderebbe con la mia personalissima liberazione: non fatemi domande a riguardo, andiamo a capo.
Simpson può giocare tutti e tre i down e grazie a un atletismo fuori dal comune con Smith darà vita a quello che, fra non molto tempo, potrà essere visto come il miglior tandem di linebacker della NFL. Il fatto che si sia allineato sia nella slot che da vero e proprio pass rusher è alquanto intrigante se si considera quanto assiduamente i linebacker di Baltimore siano chiamati al blitz.
Sarebbe ideale – parlo da tifoso – scambiare Queen il prima possibile in modo da aggiungere importanti scelte al draft per colmare le lacune in secondaria e in trincea.


 

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