Quando un appassionato di cinema guarda la locandina di un film, ancor prima del titolo, ciò che
attira maggiormente la sua attenzione sono i nomi presenti all’interno della pellicola. La
compresenza di un grande regista e interpreti di qualità, infatti, è probabilmente l’aspetto che
stuzzica maggiormente la curiosità e la fantasia di chi, a questo punto, non vede l’ora di
abbandonare trailer e spoiler per dedicarsi alla visione del film.
Ciò che ha maggiormente catturato la mia attenzione e stuzzicato la mia immaginazione in questa
off-season sono state le mosse difensive dei Miami Dolphins, che si sono assicurati uno dei migliori
interpreti (Jalen Ramsey) e uno dei migliori registi (Vic Fangio), regalando ad appassionati e tifosi
una locandina che sicuramente non lascia indifferenti.
Partendo dalla regia, il motivo per cui i Dolphins hanno deciso di dare ad un defensive coordinator
un contratto da 4,5 milioni di dollari, è il fatto che Fangio sia una delle migliori menti difensive del
gioco.
L’ex capo allenatore dei Denver Broncos ribalta completamente la filosofia estremamente
aggressiva dell’ex head coach Brian Flores, di cui il coordinatore difensivo della passata stagione,
Josh Boyer, ne era ancora interprete.
L’idea alla base della nuova gestione è molto più conservativa, limitando drasticamente il numero
di blitz portati ed i rischi ad essi annessi, riducendo quindi la possibilità di subire big play create dal
gioco sui passaggi e concedendo infine qualcosa in più alla squadra avversaria sul gioco di corse.
Tralasciando il fatto che questo modo di giocare sia una risposta perfetta alle nuove tendenze
della lega, che non vede più i running back come l’arma principale degli attacchi, Miami è tra le
squadre che nella stagione passata ha avuto più problemi a difendere sui lanci avversari: le 3992
yards concesse in questa categoria, infatti, sono il dato che maggiormente giustifica l’arrivo di
Fangio ed il suo contratto.
Oltre al modo conservativo in cui la difesa è messa in campo, un’altra cosa che sicuramente
vedremo all’interno del nuovo sistema sono i continui movimenti post-snap, i quali cambiano
completamente la situazione letta precedentemente dal QB avversario, dando a quest’ultimo
pochi punti di riferimento e poco tempo per valutare nuovamente lo schieramento che si trova
davanti.
I movimenti post-snap, ovvero il modo in cui cambia il tipo di copertura che la difesa utilizzerà
rispetto a quella mostrata prima che il Quarterback riceva il pallone dal centro, sono
probabilmente l’aspetto più intrigante e piacevole da guardare di questa difesa, vista la carenza di
safety e cornerback blitz che eravamo soliti vedere sotto la precedente gestione.
Solitamente la difesa di Fangio si schiera con un personale 3-4, composto tra 3 defensive lineman e
4 linebacker, di cui uno dei due esterni accompagna la linea in fase di pressione trovandosi in
situazione di 1vs1 con un tackle (probabilmente Philips, viste le caratteristiche da pass rusher
dell’outside linebacker ormai al terzo anno nella NFL), mentre l’altro aiuta in copertura la squadra.
Oltre al già citato Philips, le linee avversarie dovranno fare i conti anche con i mastodontici
lineman Wilkins e Sieler, entrambi autori di 3 sack e mezzo durante la passata stagione. Il front
seven titolare sarà probabilmente completato dal defensive end Ogbah e dai linebacker Long,
arrivato proprio in questa off season per coprire il buco lasciato dalla partenza di Elandon Roberts,
Chubb, arrivato la scorsa trade deadline, e Baker, quest’ultimo tra i migliori placcatori della
squadra lo scorso anno.
L’arrivo di Ramsey invece, scambiato solo per una scelta n°77 al draft ed il tigh end Long, allunga il
reparto dei defensive back, in cui già militano i vari Holland, Kohou, Jones, Campbell, Crossen ed
ovviamente un certo Xavien Howard. L’ex cornerback dei Rams, nonostante il calo durante la
passata stagione, è ancora ritenuto uno dei migliori interpreti della lega nel ruolo e certamente
meritevole degli ultimi 6 Pro Bowl disputati.
L’unico dubbio riguardo questa difesa non sono certamente gli interpreti: scorrendo la lista dei
nomi, infatti, non sembrano esserci veri e propri punti deboli all’interno dei vari reparti, ma è la
transizione tra le due filosofie di gioco, basate su sistemi e concetti diametralmente opposti, che
obbligherà alcuni giocatori a svolgere compiti diversi da quelli svolti in passato, che potrebbe
rivelarsi come unico vero tallone d’Achille.
Chi ha tratto maggiormente giovamento dal sistema precedente, caratterizzato dalla massiccia
presenza di blitz, sono il linebacker Backer, la safety Holland ed il suo compagno Jones, risultati tra
i migliori placcatori della squadra nella passata stagione e che invece, adesso, saranno chiamati a
giocare molto di più in copertura rispetto a quanto fossero abituati. Proprio per questo motivo, a
Jones, le cui caratteristiche lo hanno reso un elemento fondamentale per la difesa di Boyer, potrà
essere preferito invece Campbell, forse più adatto ai compiti del nuovo corso.
Quando l’anno scorso arrivò Tyreek Hill tramite la trade con i Kansas City Chiefs, i Dolphins e le
loro ambizioni ottennero, giustamente, una notevole attenzione mediatica; quest’anno, a mio
modesto avviso, c’è invece troppa poca attenzione nei confronti di questa squadra e di questo
progetto, che tuttavia continua a crescere, sfruttando l’ultimo anno del contratto da rookie del
proprio QB per poter costruire attorno a lui, grazie allo spazio libero, una squadra adatta a calcare
palcoscenici importanti e non deludendo le aspettative create da questa locandina, a mio avviso
da Oscar.
Studente universitario, appassionato di football americano e, più in generale, degli sport a stelle e strisce.
Tifoso delle franchigie di Chicago dopo aver vissuto qualche mese nella Windy City, qualora ve lo stiate domandando, tra Cubs e White Sox tifo per i Southsiders.
Da qualche anno ho lasciato la Boxe con la speranza di diventare il nuovo Michael Jordan o, nel peggiore dei casi, il nuovo Walter Payton.
Intorno a Miami c’è scetticismo per un solo motivo: Tua Tagovailoa! La squadra è obbiettivamente forte in tutti i reparti e, sulla carta, potrebbe giocarsela QUASI con tutte le altre squadre NFL. Di sicuro a Miami (e lo dico da tifoso Dolphins da sempre) NON c’è mentalità vincente da tantissimo tempo e tra proprietà dirigenza, staff tecnico e giocatori, negli ultimi 20 anni sono stati combinati solo disastri. Ora però c’è un progetto solido e concreto che può autorizzare a sperare quanto meno in una vittoria ai playoffs che manca ormai dall’ormai vetusto anno 2000!!!! La linea offensiva è migliorabile, ma il vero “black hole” resta Tagovailoa: a me non è mai piacito fino ad ora per un insieme di cose (poco braccio, zero mobilità, poca capacità di scelte alternative come target e ahimè salute cagionevolissima!) e a nulla valgono le sue statistiche in termine di precisione. Non è mai stato una guida in campo per la squadra e il grosso lo hanno sempre fatto Hill e Waddle per lui, liberandosi per consentirgli sempre di poter lanciare sulla prima opzione. La dirigenza crede in lui (non se per vera fede o per sfruttare solo il suo ingaggio salariale ancora modesto legato al suo contratto da rookie), ma è lui il buco nero di tutto. Se sta bene e tutto gira intorno a lui, forse (e sottolineo “forse”) potrà dimostrarsi un average QB, ma se si moltiplicheranno le occasioni in cui sarà richiesto il suo carisma e la sua improvvisazione…beh allora sarà un disastro. Ammesso sempre che il buon Tua riesca a giocare un congruo numero di partite (con gli infortuni che ha avuto, gli do atto di non essere un pavido volendo tornare a giocare…).Vedremo.
Aggiungo una cosa: questi Dolphins, con al timone ad esempio un QB come Carr oppure Mayfield o K. Murray (buoni QB, ma non fenomeni!!), farebbero davvero molta, molta più paura a tutti gli avversari!