Credo che a questo punto abbiate intuito dove stia andando a parare.
Il Super Bowl vinto dai Kansas City Chiefs non solo ci sta permettendo di rispolverare il termine “dinastia” di cui eravamo convinti di esserci definitivamente liberati con lo svernamento di Tom Brady in Florida, ma ci sta dando modo di collocare – finalmente con apprezzabile precisione – in varie scale un paio di individui storicamente rilevanti.
Vi ho parlato di un Mahomes nella conversazione GOAT dopo cinque miseri anni da titolare, ora è il turno Travis Kelce e potete stare certi che a breve leggerete qualcosa pure su Andy Reid. Una sola vittoria ha mutato profondamente la nostra percezione su questa squadra e, inevitabilmente, sui suoi volti principali: ritengo doveroso tenere traccia dei movimenti di queste vere e proprie leggende.
Travis Kelce non aveva sicuramente bisogno di un altro anello per irrompere nel gotha di una delle posizioni intricate che possiate trovare. Valutare un tight end, infatti, è quasi impossibile poiché fra tutti i ruoli è quello, a mio avviso, maggiormente mutato nel tempo. Come già saprete, si è passati da un de facto sesto offensive lineman a un vero e proprio ricevitore da schierare nella slot, una macchina da mismatch troppo fisica per i defensive back e al contempo esageratamente veloce per un linebacker: è veramente complicato trovare una definizione univoca per Kelce, anche se è infinitamente più sensato rivolgersi a lui come ricevitore sovradimensionato piuttosto che un offensive tackle capace di ricevere.
Solamente una persona è stata in grado di andare oltre la rigida dicotomia appena delineata, Rob Gronkowski – e in misura minore George Kittle, ma non mi sembra il caso di menzionarlo in un articolo del genere. Per anni Gronk è stato uno dei migliori run blocker della lega – recuperate questo articolo in cui viene descritta la sua insensata prestazione contro i Chargers al Divisional Round del 2018 – oltre che, ovviamente, il giocatore più terrificante del ventunesimo secolo con il pallone in mano.
An emotional #Chiefs Travis Kelce postgame: "This was the happiest year of my life" @KSHB41 #SuperBowl pic.twitter.com/tP2oYokX9k
— Aaron Ladd (@aaronladd0) February 13, 2023
Per Gronkowski i tackle erano un’opinione, vederlo correre noncurante dei poveracci che avrebbero dovuto atterrarlo può essere paragonabile solamente a un autobus che in un’umida sera estiva si trasforma in un improvvisato cimitero di moscerini. Kelce, seppur apprezzabilmente resistente al contatto, non è in alcun modo paragonabile a Gronkoswki.
Nella storia di questa lega, però, di Rob Gronkowski ce n’è stato solamente uno ed elevarlo a mezzo di paragone standard per ogni tight end sarebbe profondamente ingiusto.
Disinteressato ai forzati paragoni, Travis Kelce è diventato sinonimo di produzione.
Dal 2016 non ha mai concluso una stagione con meno di mille yard di ricezione: per chi sta contando sono sette stagioni di fila in quadrupla cifra. Gronkoswki, Witten e Gonzalez, tre fra i migliori dieci tight end di tutti i tempi, sono stati capaci di abbattere il muro delle mille yard “solamente” in quattro occasioni, nulla rispetto alle sette – consecutive – di Travis Kelce, intuitivamente il tight end più produttivo di tutti i tempi. I soggetti appena menzionati sono secondi nella classifica di tutti i tempi per stagioni oltre quota mille.
Mille yard, per un tight end, sono motivo di celebrazione. Per Travis Kelce sono scontata, noiosa, pigra e automatica normalità. A fare notizia, nel suo caso, sarebbe una stagione in tripla cifra perché ora siamo così assuefatti dalla sua storica efficienza che solo la sottrazione è in grado di scuoterci dal nostro insensibile torpore.
Ciò che più fa sorridere di questo giocatore è la prevedibilità. Chiunque sa che Mahomes lo cercherà una decina di volte a partita, soprattutto nei momenti più delicati. Che sia un terzo down a metà campo o in red zone, potete stare certi che il numero 15 si rivolgerà al numero 87. La loro connessione è iconica, oltreché storica. Montana to Rice, Young to Rice, Manning to Harrison, Brady to Gronkowski, Unitas to Berry, Aikman to Irvin e ora Mahomes to Kelce.
Non ci si può fare niente, Travis Kelce è inesorabile, è una tassa che volente e nolente bisognerà pagare.
Se fino all’anno scorso i più scettici potevano pensare che la sua produttività fosse favorita dalla presenza di Tyreek Hill sull’esterno – la sua prima stagione oltre quota mille è arrivata nell’anno da rookie di Cheetah -, ora non ci sono più dubbi: i numeri esorbitanti di Travis Kelce non sono imputabili a nessuno all’infuori di Travis Kelce.
Poter contare su Mahomes come quarterback indubbiamente aiuta, ma in quattro anni con Alex Smith ha ricevuto in media 975 yard a stagione, numero tutt’altro che banale per un tight end ai tempi ancora relativamente immaturo.
"PUT SOME RESPECT ON OUR NAME!" 👊
Mahomes and Kelce's post-match reaction 👇pic.twitter.com/RgUsaTipYJ
— Sky Sports (@SkySports) February 13, 2023
Ciò che rende Kelce iconico è la predilezione per i palcoscenici più prestigiosi. Gran parte dei nostri ricordi con Kelce come protagonista sono ambientati ai playoff.
Pensiamo brevemente ai momenti più importanti dei Kansas City Chiefs nell’ultimo lustro.
La folle rimonta al Divisional Round del 2019 contro i Texans è stata resa possibile da tre suoi touchdown.
Durante il Super Bowl, un paio di settimane dopo, ha messo a segno il touchdown che ha riportato i Chiefs sotto di un solo possesso a sei minuti dal fischio finale.
Un anno dopo, durante il Championship Game contro i Buffalo Bills, ha ricevuto per più di 100 yard impreziosite da due touchdown.
Indovinate chi, la stagione seguente, ha messo il punto a una delle partite più spettacolari di sempre – fatalità sempre contro i poveri Bills?
Per non parlare degli ultimi playoff in cui si è portato a casa almeno un touchdown in tutte e tre le partite giocate.
Sembra quasi che le difese avversarie siano, settimana dopo settimana, colte di sorpresa da uno attorno a cui hanno costruito l’intero gameplan. Finché c’era Hill era naturale che il centro del campo non fosse la preoccupazione principale dei reparti difensivi, è meglio concedere un primo down che un touchdown da 70 yard, ma quest’anno lui, Mahomes e Reid si sono superati.
Abbiamo avuto modo di appurare la funzionalità del nuovo receiving corp dei Chiefs, ma non sono sicuro che i vari Valdes-Scantling, Smith-Schuster, Toney, Hardman e una pletora di tight end senza volto tolgano chissà quante ore di sonno a defensive coordinator avversari per i quali Travis Kelce è il nemico pubblico numero uno.
Non importano le ore di studio, la bontà di chi deve (provare a) marcarlo o la sedicente efficacia di uno schema particolare, Kelce risponderà presente in qualsiasi caso.
Come fa, quindi, a essere sempre libero?
Non credo esista una risposta, se ce ne fosse una sola credo che a questo punto lavorerei già nel coaching staff di qualche squadra della AFC West. Agli eroi spesso non è sufficiente la propria virtù, serve anche un minimo di fortuna e quella di Kelce la si rintraccia nel contesto in cui si è ritrovato poiché operare con Patrick Mahomes come quarterback e Andy Reid come allenatore indubbiamente favorisce la produttività.
Immagino che la risposta alla domanda di qualche riga fa si trovi nel mix fra la creatività di Reid, la capacità di improvvisare meglio di chiunque altro di Mahomes e la sua intelligenza tattica. È quasi impossibile trovare due giocatori più in sintonia di quanto lo siano Mahomes e Kelce, a tratti telepatici.
In un certo senso è odioso vederlo giocare. Ogni sua azione sembra così facile e naturale che dopo un quarto ci si chiede come sia possibile che orde di super-atleti non siano neanche lontanamente in grado di rallentarlo.
Sempre nel posto giusto al momento giusto, Kelce è la definizione vivente di affidabilità: se ci si rivolge a lui nel momento di massimo bisogno è quasi impossibile restare delusi.
Travis Kelce almost didn't make it to the NFL 👀 pic.twitter.com/1AM5xkkxfz
— Bleacher Report (@BleacherReport) February 9, 2023
Non per niente, gennaio dopo gennaio, sta limando il gap che lo separa dal trono di Jerry Rice come ricevitore più prolifico nella storia dei playoff.
In 18 partite giocate Kelce ha ricevuto 1548 yard per 16 touchdown, o se preferite 697 yard e 6 touchdown in meno di Rice che di partite ai playoff, però, ne ha giocate ben 29. Se solo i Chiefs iniziassero a giocare le Wild Card come le squadre normali…
L’unico ostacolo verosimilmente insormontabile al record è costituito dall’età, sta andando verso i 34 anni e non sono sicuro di quanto abbia ancora voglia di giocare – è entrato in NFL a pochi mesi di distanza dal ventiquattresimo compleanno -, ma non credo che abbia veramente bisogno di battere i vari record di Rice per trovare il proprio spazio nella storia di questa lega.
Credo infatti che sia piuttosto doveroso incoronarlo come uno dei giocatori più clutch di sempre perché, quando la palla scotta davvero, potete stare sicuri che non avrà problemi a riceverla e muovere le catene.
È dunque il miglior tight end della storia?
Non ne ho idea, ve lo giuro. Gronkowski, poliedrico e completo come nessuno, potrebbe ancora essere un gradino sopra, ma forse la definizione di tight end a Travis Kelce sta stretta.
Etichettarlo come ricevitore sminuirebbe la sua spesso sottovalutata efficacia come run blocker, ma come abbiamo avuto modo di constatare i suoi numeri non dovrebbero competere a un tight end.
E se ci limitassimo a eleggerlo semplicemente come uno dei migliori giocatori di sempre?
Una forza irrefrenabile e ineluttabile che da anni sta obbligando fior di defensive coordinator a rivalutare completamente la propria esistenza, un giocatore unico nel suo genere che ha ridefinito una posizione trasformandola in un qualcosa che, al momento, non sapremmo noi nemmeno come classificare.
L’unica certezza è che prima o poi, quando parleremo dei migliori giocatori dei primi decenni del terzo millennio, i nostri discorsi inevitabilmente verteranno su Travis Kelce, il giocatore per il quale non esistono contromisure.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Ci vorrebbe un linebacker leggermente più leggero della media per avere un pari fisico/velocità. Ma lui riuscirebbe comunque a sbilanciarlo col primo contatto ed a smarcarsi. Poi avere un tale linebacker indebolirebbe la difesa con i running back che gli correrebbero sempre addosso.
Inarrestabile, irraggiungibile,una specie di Lupin terzo rapportato al football! 😅😅