La settimana del Super Bowl è il nostro sabato del villaggio e, per questa ragione, ritengo opportuno proporvi almeno un articolo al giorno da qui fino a domenica. Visto che siamo ancora relativamente distanti da quello che sulla carta è il nostro Natale, ho pensato di esordire con qualcosa di particolarmente scanzonato ché abbiamo ancora parecchio tempo a disposizione per vivisezionare Chiefs ed Eagles.
In un mondo ideale ad alzare al cielo il Lombardi dovrebbe essere sempre la migliore squadra in assoluto, quella che durante il campionato s’è distinta per costanza nel rendimento e un roster ben sopra la media, ma non prendiamoci in giro, non tutte le vincitrici del Super Bowl sono uguali. Per alcune squadre portarselo a casa può essere visto come fisiologica conseguenza di un dominio protrattosi per circa cinque mesi, per altre l’epilogo di una fiaba che ci permette di accostarle a Cenerentola, insomma, nel corso degli anni ne abbiamo viste veramente di tutti i colori.
Fra oggi e domani vi parlerò di quelle che – ovviamente a mio avviso, vorrei leggere le vostre nei commenti – sono state le migliori e le peggiori squadre ad arrivare fino in fondo dal 2000 in poi – mi sembrava oltremodo pretenzioso allargare il campo e prendere in esame il caso di ogni singola vincitrice. Anche perché, in tutta sincerità, sono sicuro che mi sarei trovato costretto a sperticarmi sui Bears del 1985 finendo inevitabilmente per definirli la miglior difesa di tutti i tempi: se avete letto almeno una dozzina di miei articoli saprete benissimo dove stia andando a parare.
Oggi le migliori, domani le peggiori, andiamo.
5) I Tampa Bay Buccaneers del 2020 (Super Bowl LV)
Risultato al Super Bowl: 31 a 9 contro i Kansas City Chiefs.
Record in regular season: 11-5.
Partiamo dall’altro ieri con una squadra che ricorderete tutti.
Inutile girarci attorno, a permettere ai Buccaneers di elevarsi da anonima squadra da 7-9 a spietati mattatori dei Chiefs è stato l’innesto di Tom Brady che, a quasi 43 anni, ha deciso di scommettere su sé stesso tentando un rischioso cambio di scenario calandosi all’interno di una squadra ricolma di potenziale funestata, però, dal tornado Jameis Winston che l’anno prima ci aveva incantati diventando il primo quarterback nella storia a concludere una stagione con almeno trenta touchdown e trenta intercetti.
Con un gioco di corse più prolifico e un inizio di stagione meno convulso quasi sicuramente avrebbero trovato un posto sul podio, figuratevi che dopo che Tom Brady ha lanciato una pick six nel season opener contro i New Orleans Saints c’era già chi speculava sull’inevitabile fallimento in cui sarebbero incappati. Dopo essere “precipitati” sul 7-5 a seguito di due beffarde sconfitte contro Chiefs e Rams, Tampa Bay ha messo il turbo inanellando otto vittorie consecutive culminate nello scabroso abbattimento di Patrick Mahomes al Super Bowl – giocato tra l’altro proprio fra le mura del loro Raymond James Stadium.
2020 Super Bowl: Gronk hosts a beach party during retirement.
2021 Super Bowl: Gronk has two touchdowns in the first half.
Legend. pic.twitter.com/qi83BFFmOc
— Joe Pompliano (@JoePompliano) February 8, 2021
Ciò che più mi impressiona di questa squadra è la completezza del roster, una vera e propria macchina da guerra ricolma di star power e profondità. Brady ha goduto della protezione di una solidissima linea d’attacco che in venti partite totali ha concesso la miseria di 28 sack e, soprattutto, di un parco ricevitori che oltre ai soliti noti Mike Evans e Chris Godwin poteva pure contare su Antonio Brown e Rob Gronkowski. Profondità e livello sono le parole chiave pure in una difesa contraddistintasi per lo strapotere fisico ribadito domenica dopo domenica dominando la linea di scrimmage.
Il front seven comprendeva i vari Vita Vea, Shaq Barrett, Ndamukong Suh, Lavonte David, Devin White e Jason Pierre-Paul, una pletora di Pro Bowler che non solo ha sistematicamente annullato i giochi di corsa avversari – nessuno ha concesso meno rushing yard di loro quell’anno -, ma pure costretto i Chiefs a ristrutturare in fretta e furia una linea d’attacco falcidiata da infortuni che hanno condannato Mahomes a ripetute e impervie scampagnate fuori dalla tasca nel tentativo (spesso invano) di eludere la persistente pressione di un pass rush inarrestabile.
È ironico che in quella partita l’attacco abbia messo a segno proprio 31 punti dopo aver concluso la regular season con la media di 30.8 a uscita, numero che nel 2022 permetterebbe loro di guardare tutti dall’alto.
4) I New England Patriots del 2014 (Super Bowl XLIX)
Risultato al Super Bowl: 28 a 24 contro i Seattle Seahawks.
Record in regular season: 12-4.
È avvilente che una squadra di questo calibro venga automaticamente associata al Deflategate, lo scandalo più farsesco nella storia dello sport. I Patriots del 2014 non possono – e non devono – essere visti come la versione più spettacolare del ventennio, ma come una delle più solide e storicamente importanti.
In top ten sia per punti fatti che per punti subiti, questa squadra poteva vantare il miglior point differential della lega, un +155 che ci restituisce gran parte della solidità sopracitata.
L’importanza e la grandezza di questa loro versione non può però essere compendiata da asettici numeri, serve del sano storytelling.
Durante il Monday Night Football di Week 4, Brady e soci sono stati umiliati in mondovisione dai Kansas City Chiefs con un impressionante 41 a 14 nel quale Brady, dopo una rara pick six, fu costretto a lasciare spazio a Jimmy Garoppolo. Nella conferenza stampa postpartita Belichick consegnò alla storia l’imperituro meme «We’re on to Cincinnati» che spinse New England a vincere sette partite consecutive e a chiarire ogni dubbio sul futuro di Tom Brady in National Football League. Figuratevi che per molti quella sconfitta doveva rappresentare l’epilogo della carriera di Tom Brady.
A consegnare questa squadra alla leggenda ci ha indiscutibilmente pensato il Super Bowl, fondamentale bivio nella storia NFL per diversi motivi.
Per prima cosa Super Bowl XLIX è stato fra i più spettacolari di tutti i tempi, una partita che non risulterebbe fuori luogo su un libro d’epica e le cui ripercussioni hanno definito il decennio successivo. Vedete, quando ragioniamo sui Patriots parliamo – giustamente – di ventennio, ma a quel punto della storia di ventennio non c’era nemmeno l’ombra visto che erano passati dieci anni dall’ultima volta che avevano alzato al cielo il Lombardi e molti si stavano convincendo che non lo avrebbero più fatto.
8 years ago today, #Patriots UDFA CB Malcolm Butler made arguably the biggest play in Super Bowl history.
Prevented the “Legion Of Boom” #Seahawks from winning another ring.pic.twitter.com/Pai0PjF9AZ
— JPA (@jasrifootball) February 1, 2023
L’intercetto di Butler non solo ci ha regalato uno di quei momenti da «io c’ero», ma ha pure dato il là al loro secondo ciclo vincente – vincente andrebbe tra virgolette dato che negli anni di digiuno erano comunque stati oltremodo dominanti e consistenti – stroncando sul nascere una dinastia di cui vi parlerò a breve.
Seppur sotto nessun punto di vista i migliori Patriots, posso affermare con tranquillità che all’infuori di quelli del 2001 siano stati i Patriots più importanti in assoluto.
3) I New Orleans Saints del 2009 (Super Bowl XLIV)
Risultato al Super Bowl: 31 a 17 contro gli Indianapolis Colts.
Record in regular season: 13-3.
Primi per punti fatti e per total offense, i Saints del 2009 sono stati una squadra a trazione anteriore – locuzione che non ha alcun senso in questo sport ma tant’è – che segnava quasi 32 punti a partita grazie a un attacco che andava avanti con il pilota automatico.
Un rilassamento generale verso il termine della regular season è costato loro l’opportunità di concludere la stagione imbattuti. Prima del sorprendente scivolone in casa contro i Cowboys, questi si erano infatti presentati a Week 15 con un sensazionale 13-0 tramutatosi piuttosto velocemente in un eccellente ma ben più ordinario 13-3.
L’importanza di questo Super Bowl trascende l’aspetto sportivo in quanto stiamo pur sempre parlando di New Orleans negli anni immediatamente successivi a Katrina. Se Brees s’è elevato a mezza divinità in Louisiana è merito principalmente di quel Lombardi reso infinitamente più dolce dalla voglia di riscatto di un’intera città e regione. I Saints, fino a quel punto i perdenti per antonomasia in NFL, non solo hanno restaurato la propria reputazione con una vittoria, ma hanno pure dato alla città di New Orleans lo slancio per rimettersi in piedi e ritrovare la serenità imprescindibile per vivere una vita dignitosa.
Tracy Porter's pick-six had New Orleans ready to celebrate.
Watch the @Saints Super Bowl XLIV victory with NFL GamePass: https://t.co/3yQtk4tAZ4 pic.twitter.com/Srt8Spta9V
— NFL (@NFL) April 16, 2020
La tristezza, però, è tanta. Discutere del reparto difensivo facendo finta che il Bountygate non sia esistito non ha alcun senso, ma non credo che sia un caso che Payton e Brees siano riusciti a vincere il Super Bowl proprio nell’anno in cui la difesa è stata perlomeno competente. È avvilente che la consistenza di attacchi perennemente dominanti sia stata vanificata dall’inguaribile inettitudine difensiva, soprattutto perché la difesa ha cominciato a risalire la china nel momento esatto in cui il braccio destro di Brees si stava sgretolando davanti ai nostri frastornati occhi.
Brees nel bel mezzo del suo prime addizionato a una difesa perlomeno funzionale dà come risultato un Lombardi Trophy: chi l’avrebbe mai detto?
2) I New England Patriots del 2004 (Super Bowl XXXIX)
Risultato al Super Bowl: 24 a 21 contro i Philadelphia Eagles.
Record in regular season: 14-2.
Partiamo esplicitando la lapalissiana premessa: quelli del 2004 sono stati a mio avviso i migliori Patriots in assoluto – nonostante Tom Brady non fosse ancora il Tom Brady su cui sono state fondate religioni.
L’utilizzo del termine dinastia lo dobbiamo soprattutto a questa squadra che non solo ha vinto il terzo titolo in quattro anni, ma è pure stata l’ultima capace di completare un back to back. Ecco, provate a mettere a fuoco un back to back a termine di una stagione da 14 vittorie in cui l’attacco ha chiuso in top five per punti fatti e la difesa ne ha concessi a malapena 16 ad allacciata.
Se vi chiedono di scandire la parola “dominio” potete pure ripetere la riga che avete appena finito di leggere.
Partiti con un perentorio 6-0, hanno reagito alla sorprendente sconfitta contro gli Steelers del rookie Roethlisberger con altre sei vittorie consecutive arrivate segnando in media 32.8 punti a fronte di 15.5 subiti: erano parecchio permalosi questi Patriots.
La forza trainante del reparto offensivo fu il miglior Corey Dillon di sempre, che con 1635 rushing yard, si riscattò dal putrido 2003 che convinse Cincinnati ad accettare la scelta al secondo round che bastò a Belichick per assicurarsi il giocatore attorno a cui costruire un attacco da Super Bowl.
The Dynasty 1.0 #Patriots against winning teams (including playoffs):
2003 Patriots 10-0
2004 Patriots 10-1 pic.twitter.com/PNC5phw3fC— Trev Reporteraport (@incredelman_11) February 3, 2023
Ora datemi qualche riga per sciorinare i nomi del reparto difensivo. Il front seven era guidato dal miglior Tedy Bruschi, dall’Hall of Famer Richard Seymour, da leggende locali del calibro di Willie McGinest e Mike Vrabel e dall’emergente rookie Vince Wilfork, mentre in secondaria trovavamo i vari Rodney Harrison, Ty Law – purtroppo infortunatosi a metà stagione – e Asante Samuel. Ogni giocatore appena nominato può vantare almeno un Pro Bowl e, Vrabel a parte, pure un All-Pro.
Un roster esageratamente talentuoso che aveva tolto ogni dubbio sull’ethos della prima dinastia del ventunesimo secolo, chi mai potrebbe rubar loro il più che sacrosanto primo posto?…
1) I Seattle Seahawks del 2013 (Super Bowl XLVIII)
Risultato al Super Bowl: 43 a 8 contro i Denver Broncos.
Record in regular season: 13-3.
… Una squadra così iconica che per identificarla ci basta il soprannome.
Non sono sicuro che questi siano i migliori Seattle Seahawks della Legion of Boom, sono però gli unici a essere arrivati fino in fondo: comprendete un po’ meglio la grandezza – e importanza – dei Patriots del 2014?
Mettere punti a referto non era semplicemente possibile contro questi Seahawks che, in media, ne subivano 14.4 a partita: vi dico solo che il passer rating medio concesso in stagione è pari a 63.4, un numero che se calato nelle statistiche individuali di qualsivoglia quarterback ci restituisce un giocatore che non ha alcuna ragione di stare in campo.
L’iconicità di questa versione dei Seahawks è tridimensionale, c’era veramente tutto il necessario per consegnarli alla storia. Non solo ci troviamo davanti a una difesa generazionale, ma pure a Marshawn Lynch nel pieno delle proprie forze, il vero cuore pulsante di un attacco sano e funzionale. È pero quanto successo al Super Bowl che mi permette veramente di definirli leggende senza rischiare di essere tacciato di sensazionalismo.
L’attacco dei Denver Broncos, nel 2013, ha frantumato ogni record immaginabile per prolificità aerea e punti segnati e, arrivati al Super Bowl, alzare al cielo il Lombardi sembrava essere l’unico epilogo appropriato per una squadra del genere… poi il loro destino ha incrociato quello dei Seahawks. Contro Denver, Seattle ha tirato fuori dal cilindro una delle prestazioni difensive più dominanti di cui io abbia memoria, un vero e proprio massacro scandito da quattro turnover da cui hanno pure ricavato punti con la pick six di Malcolm Smith, one game wonder se ne esiste una.
Seattle ha segnato via terra, via aria, con la difesa e con lo special team regalando pressoché a chiunque un indelebile momento di gloria che, una decina scarsa d’anni dopo, avrebbe permesso a un annoiato me di dichiararli la miglior squadra in assoluto ad aver vinto il Super Bowl nel ventunesimo secolo.
Super Bowl XLVIII, 9 years ago tonight
The #Seahawks' Cliff Avril smacks Denver quarterback Peyton Manning, forcing an errant pass that floats into the waiting arms of MVP Malcolm Smith, who takes it 69 untouched yards to the house for a 22-0 #Seattle lead. pic.twitter.com/YTlwJMJImQ
— Kevin Gallagher (@KevG163) February 2, 2023
Domani, invece, parlerò di chi deve ancora capacitarsi di essere riuscito ad arrivare fino in fondo.
Buona settimana del Super Bowl a tutti e a tutte.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Aggiungo che il Super Bowl XLVIII è stato uno dei piu deprimenti della storia insieme a quello poi vinto da Denver vs i Pathers
Da notare che però il Super Bowl 2014 l’ha perso Wilson con un passaggio rischiosissimo a 3 yds dal touchdown quando a mio parere poteva tranquillamente andare in endzone con una run facile facile
Infatti in BEASTMODE (34) magari sarebbe andata diversamente
Colpa di quel coglione di Carroll. La giocata è nota online come “The worst call ever”.
Dal 2000 in poi, quindi escludendo i St. Louis Rams del 1999 (che vinsero il Super bowl nel gennaio 2000)?
Premesso che le prime stagioni del millennio non le ho viste in diretta, ma le ho potute conoscere solo in seguito (attraverso articoli e video), mi sa che inserirei in classifica i Ravens del 2000, ovvero la squadra che ha subìto meno punti nell’era delle 16 gare (ben 33 punti in meno dei Bears del 1985). Vero che non avevano un grande qb, ma ce li metterei lo stesso.
Per il resto concordo, anche se le varie versioni dei Patriots tendo a confonderle tra loro!
Green Bay ci sta tranquillamente e anche Pittsburgh che batté Arizona molto forte, soprattutto la difesa, 2 anni dopo sconfitta proprio da Green Bay.