Oggi parliamo di San Francisco e Miami ma non in chiave turistica o in termini di qualità della vita, nonostante questi due siano gli argomenti cui i dibattiti relativi alle due città sono maggiormente legati all’interno della percezione comune.
In questo caso, le due città ci interessano per le rispettive franchigie Nfl che tanto bene stanno facendo in questa annata, a tal punto da strappare alla partita disputata a Santa Clara domenica pomeriggio l’etichetta di possibile anticipo di Super Bowl.
Chiaramente un’etichetta resta sempre un’etichetta ovvero una trovata pubblicitaria non fedele fino in fondo alla realtà ma nessuna delle due squadre, nelle settimane precedenti la partita, ha fatto abbastanza male da smentirla.
Purtroppo per i 49ers, ancora non siamo a febbraio: infatti i padroni di casa vincono nonostante il traumatico avvio di gara, che li vede subire un touchdown nel drive di apertura della partita concluso dai Dolphins attraverso una sola giocata di 75 yards, probabilmente grazie alla unica sbavatura di Fred Warner in tutta la partita che viene preso alle spalle da una traccia slant percorsa da Sherfield, e nel secondo perdere il proprio QB titolare per il resto della stagione.
Piove sul bagnato, dopo l’infortunio subito da Trey Lance, la franchigia californiana dovrà rinunciare anche alle prestazioni di Jimmy Garoppolo per il resto della stagione.
Nonostante le pessime premesse, San Francisco vince 33 a 17 grazie ad un mister irrilevant (soprannome dell’ultima scelta al draft di ogni anno) in cabina di regia e ad una mostruosa prestazione difensiva che la consacra attualmente come la migliore della lega.
All’interno dell’analisi della partita non abbiamo possibilità di scelta: siamo costretti a partire dalla difesa.
Il reparto guidato dal defensive coordinator DeMeco Ryans letteralmente ipnotizza Tua; il QB di Miami finora aveva disputato una stagione quasi perfetta, come stanno a certificare i numeri del suo pass rating. Purtroppo per lui, domenica ha incrociato un reparto difensivo ordinato e disciplinato, che porta pressione con 4 uomini, tra cui il solo Nick Bosa ne vale due visti i 3 sack messi a segno domenica, grazie ai quali guida la Nfl in questa categoria.
La pressione efficace con 4 uomini è fondamentale, poiché permette di liberare giocatori da utilizzare in copertura, in particolare il linebacker Warner, che abbiamo già nominato in precedenza e che gioca una partita pressoché perfetta, rendendo impossibile lanciare nel centro del campo.
Nei lati San Francisco concede qualcosa ma Tagovailoa chiaramente non è in giornata e manca dei lanci diretti a ricevitori abbastanza liberi; nel post partita poi riconoscerà i suoi errori attribuendoli a problemi di comunicazione, in particolare relativi al 3° down, situazione della partita in cui i numeri di Miami sono pessimi.
Offensivamente per i 49ers il discorso è complesso, soprattutto dopo la seconda perdita dello starting QB .
A Garoppolo subentra Brock Purdy che, messo in condizione dal sistema di Kyle Shanahan, realizza ottime letture offensive e sfrutta le sue buone capacità di reazione alla pressione portata dalla difesa di Miami, soprattutto attraverso i blitz, di cui la safety Holland è protagonista.
Necessita un piccolo approfondimento (e una grande nota di merito) il sistema di coach Shanahan (di cui tra l’altro il coach dei Dolphins McDaniel è allievo).
Ad oggi questo sistema, caratterizzato da corse laterali (outside run) e lunghi completi su play action, è interpretato da parecchi coach, discendenti da questa scuola di pensiero e dalla filosofia di football proprio del padre di Shanahan: Mike Shanahan.
Ciò che maggiormente lo contraddistingue e che probabilmente ha permesso a Purdy di vincere la partita, è la flessibilità dei suoi interpreti. Ad eccellere su tutti McCaffrey e Samuel, i due trasformisti!
La loro interpretazione non convenzionale dei rispetti ruoli rende a volte obsoleto definire un giocatore attraverso la posizione occupata in campo e consente a San Francisco di trovare soluzioni inattese.
Riflessione banale del post partita: due squadre ridimensionate, una perde il quarterback titolare e l’altra semplicemente perde. Questa è un’analisi semplice, troppo per una partita di Nfl; infatti Miami ha messo alla prova il suo quarterback contro la migliore difesa della lega, l’esame non è stato superato ma questo non vuol dire che non porti niente di buono.
Sicuramente la settimana lascia spazio alle riflessioni e agli accorgimenti tattici del caso in Florida.
Per quanto riguarda San Francisco, nessuno si aspetti che Purdy non faccia sentire la mancanza di Garoppolo, ciò però non delegittima la franchigia dall’essere una contender per i motivi sopracitati.
Inoltre Purdy è ancora un oggetto misterioso, il che ci lascia la curiosità di capire quali siano le sue effettive potenzialità ed i suoi limiti.
Per chi invece resta legato all’etichetta di mister irrilevant e quindi non concede alcuna possibilità al prossimo futuro della franchigia di Santa Clara, giova ricordare la storia del QB più vincente di questo sport. Tom Brady, 199° chiamata del draft del 2000.
Studente universitario, appassionato di football americano e, più in generale, degli sport a stelle e strisce.
Tifoso delle franchigie di Chicago dopo aver vissuto qualche mese nella Windy City, qualora ve lo stiate domandando, tra Cubs e White Sox tifo per i Southsiders.
Da qualche anno ho lasciato la Boxe con la speranza di diventare il nuovo Michael Jordan o, nel peggiore dei casi, il nuovo Walter Payton.