Il giorno del ringraziamento, come suggerisce il nome, è il giorno della gratitudine e che ci crediate o meno sono estremamente grato del football a cui abbiamo potuto assistere: tre partite belle a modo loro, tre partite diverse e combattute, tre partite che mi hanno fatto veramente divertire.
Andiamo in ordine cronologico.

Abbiamo visto un po’ di tutto nel testa a testa fra Bills e Lions a Detroit – la nuova casa dei Bills: a spuntarla – letteralmente – sono stati i Buffalo Bills che grazie a un piazzato di Bass a tempo scaduto si sono portati a casa un preziosissimo 28 a 25.
Ripeto, che bella partita.
Per tre quarti i Detroit Lions sono stati indiscutibilmente la migliore squadra in campo esibendo un football concreto, concentrato ed estremamente opportunista poiché questa versione dei Bills, stranamente, tende spesso all’errore gratuito. La prima metà si è conclusa sul 17 a 14 Bills, anche se in tutta sincerità il vantaggio lo avrebbero meritato i Lions, ammirevoli nel gestire il cronometro ma che in quanto Lions hanno commesso un paio di errori che con il senno di poi si sono rivelati essere decisivi: spicca l’atipico fumble di Jamaal Williams, solitamente assai affidabile con il pallone in mano.

Nella seconda metà, invece, è successo un po’ di tutto. Prima Josh Allen ha sparacchiato l’ennesimo intercetto in red zone – Josh, ai playoff una cosa del genere non potrai permettertela! -, poi Detroit, troppo aggressiva per il proprio bene, ha dovuto assorbire un odioso safety a mio avviso evitabile: perché una squadra che corre così tanto ha deciso di mettere il pallone nelle mani di Goff su 3&15 a tre yard dalla propria end zone?
Con orgoglio e maggiore lucidità – non che ci volesse molto – Detroit ha immediatamente riconquistato il possesso della palla e iniziato a inanellare primi down mettendo in piedi un drive promettente che si è però spento nel peggior modo possibile a seguito di uno sciagurato errore di Badgley da 29 yard: guardate nuovamente il punteggio finale.
Esatto.
Per il sorpasso, però, Detroit non ha dovuto aspettare chissà quanto poiché dopo aver costretto Buffalo a un altro three n’ out ha ripercorso il campo raggiungendo i sei punti grazie a un bel touchdown di Chark: Campbell, aggressivo come al solito, ha optato per la conversione da due punti riuscendo addirittura a convertirla con Swift. Detroit sopra di tre, quindi.

Ammetto che a quel punto stavo cominciando a convincermi che Goff e compagni sarebbero riusciti nell’impresa, Josh Allen e l’attacco apparivano troppo fuori sincro per fare breccia in end zone, l’infortunio al braccio destro del prodigioso quarterback stava pesantemente condizionando ogni suo lancio e, onore al merito, la difesa di Detroit stava facendo un ottimo lavoro.
Quando hai la fortuna di poter contare su fenomeni assoluti come Allen e Diggs la vita tende a sorriderti indipendentemente dallo stato di salute del gomito destro del proprio quarterback: con metodicità e pazienza Buffalo ha ricominciato a muovere le catene e, primo down dopo primo down, eccoli in red zone dove grazie a una stupidissima penalità – roughing the passer – avversaria ricevono un paio di nuove occasioni per il sorpasso firmato immediatamente dall’asse Allen-Diggs.
Goff, commovente come mai in vita, si è caricato sulle spalle la propria squadra portandola senza troppi problemi in zona field goal dove Badgley, da 51 yard, ha impattato la contesa sul 25 pari con 23 secondi rimasti sul cronometro.

Ad Allen, chiaramente in trance agonistica, è servita solamente una giocata per catapultare i suoi in zona field goal poiché il primo snap dell’ultimo drive è coinciso con un mostruoso guadagno di 36 yard di Diggs. Un paio di corse di Allen hanno apparecchiato la tavola a Bass che da 45 yard ha convertito senza alcun problema.
Fossi un tifoso dei Lions sarei estremamente soddisfatto di come la mia squadra se la sia giocata ad armi pari contro i primi della classe sebbene, lo ammetto, è assai complicato isolare il rumore bianco prodotto dai numerosissimi what if che circondano questa partita: se Williams non avesse commesso fumble, se Badgley non avesse sbagliato un calcio più che abbordabile, se Bryant fosse stato meno scriteriato su quel roughing the passer
Per Buffalo l’unica cosa che contava era portarsi a casa la doppiavù, quindi per oggi va bene così: sottolineo il “per oggi”.

Che partita strana quella andata in scena a Dallas fra Cowboys e Giants, soprattutto in luce di quanto successo domenica fra i texani e i Vikings: per due quarti, infatti, Dallas è stata troppo sciatta e imprecisa per essere veramente la stessa squadra che ha massacrato i lanciatissimi Minnesota Vikings. Fortunatamente per loro, però, una seconda metà di gioco estremamente brillante era tutto ciò che serviva per sbarazzarsi dei commoventi New York Giants: 28 a 20 il punteggio finale.
Durante i primi trenta minuti Dallas ha commesso ogni errore immaginabile: turnover on downs nella propria metà di campo, molteplici intercetti e sciatteria generale sembravano condannarli a un giorno del ringraziamento dolorosamente frustrante, ma per loro fortuna questi Giants sono troppo acciaccati per poterne approfittare a dovere.
Il 13 a 7 su cui si è conclusa la prima metà di gioco non poteva che lasciare soddisfatti i mandriani di Dallas che, contro una squadra più attrezzata in attacco, quasi sicuramente si sarebbero trovati sotto di almeno un paio di possessi.

La pausa lunga ha sicuramente sortito gli effetti desiderati ai padroni di casa che si sono presentati in campo con un piglio ben diverso da quello esibito fino a pochi minuti prima. Concentrati e spietati, i Cowboys hanno trovato i sei punti a termine di tre drive consecutivi: da sotto di sei si sono trovati sopra di quindici, così, di botto.
Tutti e tre i touchdown sono stati messi a segno da tight end, due da Schultz e uno da Hendershot, e New York malgrado i migliori sforzi era semplicemente troppo acciaccata e spuntata per sopravvivere al feroce assalto del pass rush di Dallas. A nulla, se non a decorare il punteggio finale, è servito il touchdown del -8 messo a segno da Richie James a un paio di secondi dal termine, la partita era di fatto chiusa da tempo.

Se per un attimo lasciamo fuori dall’equazione i pessimi errori che hanno scandito la prima metà di Dallas, ammetto che quanto visto questa notte mi ha impressionato: nell’ultimo mese, il reparto offensivo dei Cowboys è stato fra i più prolifici della lega grazie a una perfetta alternanza fra corse e lanci sostenuta da una linea d’attacco che sta giocando a livelli alti. Il duo Elliott-Pollard si completa a meraviglia, Dak gestisce il ritmo delle operazioni con l’esperienza tipica del più scafato dei veterani e con playmaker come Lamb, Gallup e Schultz da rifornire di target la magia è sempre dietro l’angolo. Adoro vederli giocare, sono veramente bilanciati ed efficienti.
Ai Giants non poteva essere chiesto di più, se la sono giocata per una trentina di minuti con una delle squadre più talentuose della lega con una secondaria e una linea d’attacco tenute insieme dal nastro adesivo: non riesco umanamente a muovere critiche sensate, hanno giocato la partita che dovevano giocare contro una compagine nettamente superiore.

Mi amareggia il fatto che un incontro divertente ed emozionante come quello fra Patriots e Vikings verrà ricordato quasi esclusivamente per una serie di sciagurati errori arbitrali. Il 33 a 26 Vikings non può che lasciare frustrati i tifosi dei Patriots che sono stati testimoni della miglior prestazione offensiva dell’anno grazie a un buonissimo Mac Jones.
Esattamente come nel caso di Bills-Lions, a Minneapolis è andato in scena un appassionante botta e risposta protrattosi per tutti e quattro i periodi di gioco.
Analizziamo un paio di episodi decisivi.
Dopo aver concluso la prima metà su un precisissimo 16 pari, New England ha ricevuto il kickoff e messo insieme un drive da squadra matura: in otto giocate prevalentemente aeree New England ha percorso l’intero campo trovando i sei punti grazie a una piacevole cavalcata da 37 yard di Hunter Henry. Un drive del genere è in grado di demoralizzare qualsiasi squadra, qualora i Patriots fossero stati in grado di uscire indenni dal successivo drive di Minnesota si sarebbero trovati davanti alla succosa opportunità di portarsi sopra di due vantaggi, eventualità per niente improbabile se si considera quanto in ritmo fosse il reparto offensivo.

Per loro sfortuna, però, Minnesota per riacciuffare la parità non ha avuto bisogno nemmeno di un singolo snap offensivo in quanto il buon Kene Nwangwu ha riportato in end zone il successivo kickoff: non succede spesso che lo special team dei Patriots conceda un touchdown in situazioni del genere.
Con carattere e attributi Jones ha messo insieme l’ennesimo ottimo drive della propria serata catapultando in red zone i compagni grazie a un ottimo passaggio di 40 yard ricevuto da Parker: purtroppo ho l’impressione che parleremo a lungo di quanto successo poco dopo.
Terzo-e-goal, lascio a voi il diritto di farvi un’idea su quanto successo postando il video incriminato.

In nessun universo questo non è un touchdown, tranne in quello degli arbitri NFL: signori, aveva la mano sotto la palla, ma di cosa stiamo parlando?
Vi prego.
Costretto ad accontentarsi di tre beffardi punti, da quel punto l’attacco dei Patriots è andato in panne incappando in due three n’ out consecutivi intervallati da dieci punti dei Vikings che hanno completato senza troppi problemi il sorpasso grazie a un bel touchdown di Thielen. Jones, purtroppo per lui, non è stato capace di assemblare un game winning drive e con un po’ di sofferenza Minnesota si è portata a casa una vittoria di vitale importanza che, però, sarà offuscata da giorni di cinguettii di legittime proteste verso gli arbitri.
Non credo che New England abbia molto da rimproverarsi, limitare l’attacco dei Vikings per due partite consecutive è quasi impossibile – Jefferson ha concluso con 139 yard e un touchdown punendo a ripetizione la rognosa secondaria di Belichick – e se si commettono penalità stupide come il running into the punter che ha tenuto in vita l’eventuale game winning drive di Minnesota. Mi ha lasciato abbastanza senza parole il fatto che una difesa allenata da Bill Belichick sia stata punita in questo modo da un attacco gestito da Kirk Cousins – ah sì, complimenti per la tua vittoria in prima serata Kirk -, quarterback che come sappiamo incappa spesso nell’errore, soprattutto quando si sente addosso milioni di occhi scrutatori.

Ci sentiamo lunedì.

5 thoughts on “Il riassunto del Thanksgiving Day NFL 2022

  1. Mamma mia, furto con scasso in casa patriots..
    I lions purtroppo con quegli errori sono ritornati i vecchi lions.. però applaudo Dan Campbell che sta facendo un ottimo lavoro considerando le rovine di Patricia…

  2. A Belichick fanno scontare tutti gli scippi operati durante l’era-Brady.
    Detroit disgraziata, ha giocato veramente bene (pure il goffo Goff, safety a parte) e meritava come minimo il supplementare.
    Dallas attualmente miglior squadra NFC ma i Giants hanno perso a causa dell’ignobile OL: Jones protetto ha lavorato mica male però c’è riuscito solo per due quarti.

    • Parzialmente d’accordo con gli errori..anche Allen ha lanciato un intercetto in Rz..con un TD sarebbe stata partita quasi in ghiaccio..lo stesso per extrapoint di Bass..l’errore vero è stato lasciare 35 secondi di gioco con 3 timeout e lasciare una presa da 36 a Diggs (differenza fra ottimo giocatore o fenomeno in una giocata). Goff ieri non malaccio (in nfl c’è di peggio in quella posizione)

    • Che bella partita a Detroit mi sono veramente divertito, dispiace per i patriots puniti da un errore veramente macroscopico ma ragazzi quanto è forte Justin Jefferson questo giocatore mi esalta.

  3. Ho approfittato della trasmissione in chiaro per vederle tutte e tre. Undici ore consecutive di football: credo sia la prima volta in vita mia che faccio qualcosa (qualsiasi cosa) per undici ore di fila!

    Io sono soddisfatto dei Bills: abbiamo vinto una partita punto a punto (cosa che non ci capita spesso), abbiamo battuto una squadra in un gran momento di forma e gli ultimi venti secondo sono stati esaltanti. Mi dispiace solo per l’ennesimo intercetto in red zone di Josh (ne ha lanciati di più nell’ultimo mese che nel resto della carriera, e non per modo di dire), ma a parte questo mi è piaciuto anche lui. Bellissimo l’abbraccio con Diggs: si vede che ci tengono!

    Adesso tre sfide divisionali consecutive, partite che valgono doppio: sarebbe fondamentale vincerne almeno due (e che in quelle due ci sia la sfida con Miami). A metà dicembre potremmo ritrovarci primi nella division come ultimi.

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