Vi sto abituando ad articoli senza incipit, vi sto abituando decisamente troppo bene temo.
Perrion Winfrey, DT, Oklahoma ai Cleveland Browns con la numero 108
Interior lineman capace di arrivare al quarterback con una certa facilità: dov’è che l’abbiamo già sentita questa cosa?
Come ben sapete, nella NFL moderna portare pressione al quarterback non è più prerogativa dei soli pass rusher, in quanto siamo arrivati in un momento storico in cui sempre più nose tackle bussano alla porta dei lanciatori di palloni: Winfrey è incredibilmente massiccio ed esplosivo, una combinazione potenzialmente indifendibile.
La più grande pecca, nonché motivo per il quale è scivolato al terzo giorno, è una certa mancanza di consistenza che in alcuni giorni si traduce in scarso impegno: se il coaching staff di Cleveland dovesse riuscire a toccare le corde Winfrey potrebbe trasformarsi nell’ennesimo problema di una D-line che può già vantare Myles Garrett.
Daniel Faalele, OT, Minnesota ai Baltimore Ravens con la numero 110
Secondo la sua scheda su NFL.com, Daniel Faalele è un essere umano che supera i due metri di altezza e pesa 174 chilogrammi: immaginate che divertimento debba essere trovarselo sopra durante una mischia furibonda post-fumble.
L’australiano Faalele non è semplicemente un gigante, ma un offensive tackle che secondo molti analisti dovrebbe vedere il campo più prima che poi. Appare ovvio che le sue dimensioni non rappresentino solamente un vantaggio, ma pure un potenziale punto debole, quindi il coaching staff di Baltimore dovrà trovare modo di mascherarle tramite schemi o di eliminarle completamente con uno sviluppo paziente ed efficace.
In ogni caso, i Ravens si sono assicurati il right tackle del futuro durante il terzo giorno del draft, mica male: salvo infortuni, per ora potrà imparare i trucchi del mestiere in assoluta tranquillità alle spalle dell’esperto Morgan Moses.
Imagine Lamar Jackson and Daniel Faalele at the mesh point together lol pic.twitter.com/4OyV5BsKP2
— Sarah Ellison (@sgellison) April 30, 2022
Calvin Austin III, WR, Memphis ai Pittsburgh Steelers con la numero 138
Austin è piccolino – alto come me circa – e tutt’altro che fisicamente imponente, ma la sua combinazione di velocità, accelerazione e route running lo rende pressoché indifendibile.
Abbiamo già visto troppi giocatori sottodimensionati aver successo fra i professionisti per diffidare di Austin esclusivamente in funzione della sua stazza ridotta, quindi credo proprio che all’interno del sistema Steelers – la miglior squadra in assoluto a sviluppare ricevitori – possa togliersi immense soddisfazioni e ritagliarsi in poco tempo un posto da titolare come possibile slot receiver – anche se giocare pure all’esterno – e punt returner: insomma, una versione più intrigante del dipartito Ray-Ray McCloud da schierare ovunque in attacco.
Sam Howell, QB, North Carolina ai Washington Commanders con la numero 144
Sam Howell non può essere in alcun modo considerato pronto per la National Football League, ma la buona notizia è che non deve esserlo, o almeno, non adesso: con Carson Wentz a roster Washington può permettersi il lusso di sviluppare Howell lontano dalle luci dei riflettori – e dalla tossicità che permea le stagioni di questa squadra.
Deve ancora compiere 22 anni, quindi il tempo non è sicuramente un problema, staremo a vedere se il coaching staff di Washington sarà in grado di capitalizzare il talento di un giocatore che dispone di un braccio assolutamente in grado di completare qualsiasi passaggio.
Quasi dimenticavo, è anche estremamente efficace a guadagnare yard con le proprie gambe, ma questo l’ho tenuto alla fine perché so che potrei innescare una serie di reazioni allergiche.
Khalil Shakir, WR, Boise State ai Buffalo Bills con la numero 148
Sono ripetitivo e ne sono pienamente consapevole, ma permettetemi di tessere le lodi al front office dei Bills in modo creativo, servendomi di un elenchino puntato.
- Hanno cacciato Cole Beasley, ricevitore che nell’ultimo anno è stato una costante fonte d’imbarazzo vittima tra l’altro di un calo di rendimento;
- Hanno rimpiazzato Beasley con Jamison Crowder, alternativa ben più economica e probabilmente altrettanto efficace;
- Hanno intravisto un’occasione;
- Hanno scalato il tabellone di venti posizioni;
- Si sono assicurati Khalil Shakir, lo slot receiver del futuro.
È così che opera un front office di primo livello.
Shakir è uno dei ricevitori più sottovalutati e completi del draft, una vera e propria gemma alla Gabriel Davis – anche lui selezionato durante l’ultimo giorno del draft – che troverà modo di contribuire prima di quanto si possa credere.
È il possessore delle mani più sicure del draft.
Tyler Allgeier, RB, BYU agli Atlanta Falcons con la numero 151
Atlanta aveva assolutamente bisogno di un running back, Cordarrelle Patterson rende al meglio con un ridotto numero di tocchi e non può essere in nessun caso visto come un bell-cow da più di venti portate ad allacciata: inserire Tyler Allgeier.
Il backfield dei Falcons è un disastro da un paio d’anni, gli esperimenti Gurley e Davis hanno prodotto risultati che definire deludenti sarebbe un eufemismo, quindi scommettere su un rookie ha assolutamente senso.
Non è il running back più veloce, più elusivo o più pericoloso sulle ricezioni – per quello c’è Patterson -, ma è perlomeno decente sotto ogni punto di vista e dispone della pazienza e istinto necessari per leggere correttamente i blocchi e creare consistentemente buoni guadagni.
Ottima scelta dei Falcons a questo punto del draft.
The Atlanta Falcons pick BYU RB Tyler Allgeier at No. 151 overall.
THIRTY-SIX rush touchdowns since 2020 (2nd most among RBs)💨 pic.twitter.com/M6yNbWgddX
— PFF Draft (@PFF_College) April 30, 2022
Jamaree Salyer, OL, Georgia ai Los Angeles Chargers con la numero 195
Salyer rappresenta il sogno bagnato di ogni offensive coordinator in quanto, durante il corso della sua carriera universitaria a Georgia, ha ricoperto tutte e cinque le posizioni lungo l’offensive line: avete letto bene.
È da anni che vi parlo dell’importanza dei cosiddetti swing tackle, ed ecco, definire Salyer swing tackle sarebbe limitativo e forse irrispettoso. Chi ne capisce veramente millanta una preoccupante mancanza d’atletismo che potrebbe “condannarlo” a giocare all’interno della linea, ma lasciatemi dire che assicurarsi un giocatore così versatile e poliedrico con una scelta del genere è e sarà sempre un vero e proprio affare: avere un Salyer a roster garantisce una certa flessibilità che torna sempre utile quando è tempo di sfoltire il roster per arrivare a 53 giocatori.
Colpaccio dei Chargers che hanno preso a cuore la missione di migliorare la propria linea d’attacco.
Connor Heyward, FB/TE, Michigan State ai Pittsburgh Steelers con la numero 208
Ebbene sì, Connor Heyward è il fratello minore di Cam nonché figlio di Craig “Ironhead”.
Heyward è molto semplicemente un giocatore di football che può fare un po’ di tutto, sia ricevere il pallone che rimbalzare addosso ai difensori nelle vesti di running back: insomma, Heyward porta ruvidità e duttilità in un reparto offensivo uscito incredibilmente rafforzato da questo weekend.
Il fatto che abbiano preso al draft il fratello minore di una delle loro stelle è un tocco di classe che mette in evidenza un interesse vero per l’essere umano dietro il giocatore: bravi Pittsburgh Steelers.
Bo Melton, WR, Rutgers ai Seattle Seahawks con la numero 229
Da sviluppare e sgrezzare, ma quando un ragazzo corre 40 yard in 4.34 secondi investire su di lui un’anonima scelta al settimo round del draft ha sempre e comunque senso.
Non sono sicuro potrà contribuire da subito, ma con pazienza potrebbe trasformarsi in un’altra pericolosa arma a disposizione di Russell Wi… scusate, la forza dell’abitudine.
Siete tutti al corrente di quanto siano bravi i Seahawks durante gli ultimi round del draft.
Chris Paul, OG, Tulsa ai Washington Commanders con la numero 230
E pensare che per aggiudicarselo gli allora New Orleans Hornets avevano dovuto utilizzare la quarta scelta assoluta al draft…
Scherzi a parte, prospetto intrigante che fa di versatilità e umanità le proprie carte vincenti: sì, chi ha avuto l’opportunità di incontrarlo per valutarlo parla di lui come ottimo essere umano la cui presenza avrà sempre e comunque un impatto positivo sullo spogliatoio.
A Washington serve anche gente così.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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