Ve l’avevo preannunciato, sono ultra-esaltato per questo Halftime Show, la formazione messa insieme dalla NFL per il quarto d’ora canoro più importante dell’anno televisivo è semplicemente sensazionale in quanto, come spiegato ieri nella guida, verrete messi davanti a degli individui che hanno avuto un impatto determinante sulla mia esistenza come Kendrick Lamar e Dr. Dre: su Snoop Dogg non mi esprimo, non ho voglia di cadere in banali e facili battutine, mi limiterò solo a dire che sono un grandissimo estimatore del suo stile di vita.

Il Super Bowl Halftime Show non è sempre stato così, c’era un tempo in cui la pausa di metà partita era a tutti gli effetti una pausa per il bagno o per mettere qualcosa sotto i denti, l’occasione perfetta per tirare il fiato dopo un’oretta abbondante di faticosa visione di una partita di football: a tal proposito piazzo qua sotto un video di ragionevole durata – sette minuti – che vi metterà davanti al peggior Halftime Show di sempre, una sagra del cringe che molto probabilmente vi cambierà per sempre come persone, un qualcosa di così goffamente orribile che sembra fatto apposta per schifarci.

https://www.youtube.com/watch?v=gZYb-NtUwJU

La visibilità garantita dal Super Bowl, conosciuto anche come «l’evento che ferma tutta l’America» – cari giornalisti italiani, per favore smettetela di parlare di football americano servendovi esclusivamente di cliché, o perlomeno, ruotateli ogni tanto – ha trasformato l’Halftime Show in un qualcosa in grado di definire la carriera di un musicista, una vera e propria pietra miliare che impreziosisce ed eleva il curriculum di chiunque, indipendentemente dal successo raccolto prima di esibirsi dinanzi a centinaia di milioni di spettatori: questo, soprattutto negli ultimi anni, ha amplificato esponenzialmente la mia delusione, ora vi spiego.

Vedete, sono molto aperto quando si parla di musica – salvo per la trap, più che genere musicale è una piaga sociale – e tendenzialmente dò un’opportunità a chiunque indipendentemente dal genere, fra non troppe righe leggerete parole d’encomio per Lady Gaga e la sua incredibilmente performance di cinque anni fa malgrado difficilmente troverete tracce della signora Germanotta sul mio profilo YouTube e Spotify, ma gli ultimi anni sono stati atroci: Justin Timberlake, i Maroon 5, Shakira e Jennifer Lopez e The Weeknd mi hanno progressivamente allontanato dall’Halftime Show spingendomi a saltarlo di netto ed utilizzarlo per altri fini.
Quest’anno, come già anticipato, la situazione è radicalmente diversa e per la prima volta da tempo immemore sono genuinamente eccitato per lo show, motivo per cui ho deciso di parlarvi di quelli che per me sono stati i migliori Super Bowl Halftime Show della storia: ovviamente avrete di che ridire, e va benissimo, perciò fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.
[L’ordine è casuale.]


The Rolling Stones – Super Bowl XL

Non sicuramente il miglior show della storia, ma non perdiamo di vista il fatto che dopo Justin Timberlake, i Maroon 5 e compagnia bella molti di noi oggi come oggi sacrificherebbero un arto per gli Stones.
Inizialmente non avevo intenzione di inserirli, ma scorrendo velocemente la lista mi sono reso conto che questa non fosse una scelta ma un dovere: la vera perla dello spettacolo fu la scelta di cominciarlo con “Start Me Up”, tocco di classe mica da poco a parer mio.


Michael Jackson – Super Bowl XXVII

Qua non avevo scelta, se si parla di Super Bowl Halftime Show non si può omettere Michael Jackson.
Lo ammetto senza alcun tipo di vergogna, non sono nato nell’epoca giusta per disporre dei mezzi cognitivi necessari per comprendere l’importanza storica di Michael Jackson, ma quando un individuo stando completamente immobile per due minuti riesce a far impazzire il pubblico presente – assordanti gli urli delle fan, se lo guardate con le cuffie tenete il volume basso, ringraziatemi dopo – un posto in una lista del genere lo trova senza particolari fatiche.
Michael Jackson non era un semplice cantante, era un fenomeno culturale che in quanto tale ha cambiato completamente il mondo dell’intrattenimento contribuendo, a mio avviso, a conferire ancor maggiore legittimità al Super Bowl come evento: dunque sì, è anche colpa sua se sentirete ad nauseam «l’evento che ferma tutta l’America» per tutto il weekend.


Bruce Springsteen and the E Street Band – Super Bowl XLIII

Cosa c’è di più americano di Bruce Springsteen?
Bruce Springsteen al Super Bowl Halftime Show.
Il Boss e la E Street Band hanno dato vita ad uno spettacolo incredibilmente dinamico che ha indiscutibilmente assolto alla propria mansione, ossia intrattenerci – facendoci anche ascoltare della buona musica, fatto mai banale soprattutto di questi tempi.
“Born To Run” è probabilmente la canzone più appropriata al contesto in quanto non bisogna dimenticare che il premio in palio al Super Bowl è il Vince Lombardi Trophy e una delle citazioni preferite del buon Vince era proprio quel «run to win» estratto dalla lettera di San Paolo ai Corinzi: nel 1967, per motivare i vecchi e stanchi Green Bay Packers a completare quello che finora è stato l’unico threepeat nella storia della NFL Lombardi tartassò i propri giocatori con quelle tre semplici parole, run-to-win, che furono poi riciclate pure durante l’eulogia al funerale.
Semplicemente un cerchio che si è chiuso.


Lady Gaga – Super Bowl LI

Ripeto: Lady Gaga non rientra sicuramente in quello che posso definire “il mio genere”, ma la sua performance durante il cinquantunesimo Super Bowl è stata semplicemente sensazionale.
Senza l’aiuto di nessuno, Lady Gaga ci ha tenuti attaccati al televisore/monitor per un quarto d’ora cambiando un paio di costumi, ballando in un modo che ha fatto sentire noi comuni mortali inadeguati – dopo due minuti di ballo e canto io avrei avuto bisogno dell’ossigeno -, si è buttata giù dal tetto dello stadio, si è lanciata nel vuoto una volta finito… insomma, ha tenuto in piedi da sola uno degli spettacoli più coinvolgenti di sempre.
Le canzoni, malgrado difficilmente vada a cercarle su Spotify, non mi hanno spinto a compiere gesti folli verso i miei timpani e, molto semplicemente, mi sono goduto ogni secondo di un’esperienza che ha preceduto la più grande rimonta della storia del Super Bowl: «Bad Romance» è la canzone perfetta per descrivere il rapporto tossico fra gli Atlanta Falcons e i propri tifosi.


The Who – Super Bowl XLIV

Gli Who, che poi vorrei scrivere «i The Who» ma suona malissimo, sono fra i miei gruppi preferiti in assoluto e credo avrebbero trovato spazio in questo articolo anche nel caso in cui si fossero limitati a salire sul palco e raccontare barzellette sui carabinieri per un quarto d’ora.
Ciò che mi ha un po’ alienato è il fatto che il quarantaquattresimo Super Bowl abbia quasi sicuramente rappresentato la prima partita di football americano vista dagli Who e ho capito che non c’entra con la performance, ma un po’ di coinvolgimento mi avrebbe reso sicuramente più felice.
In ogni caso lo «YEAHHHHHHH» con cui Roger Daltrey ha concluso “Won’t Get Fooled Again” rimane una delle cose più esaltanti che io abbia mai visto e sentito: l’assolo di batteria di Zak Starkey e le smorfie che precedono il sopracitato «YEAHHHHHHH» sono impagabili.
Un po’ più di affetto e partecipazione la prossima volta però.


Tom Petty and the Heartbreakers – Super Bowl XLII

Questo è l’Halftime Show più sottovalutato della storia, non c’è molto da dire, ho sempre avuto l’impressione che Tom Petty non sia mai stato apprezzato adeguatamente nel corso della sua vita e leggendo vari articoli – power ranking perlopiù – raramente ho letto chissà quali parole d’encomio per il suo quarto d’ora.
Prima che questo show diventasse appannaggio del pop – e fidatevi di me, fra non molto arriverà il momento del K-Pop – non era difficile imbattersi in quindici minuti di musica oggettivamente buona – lo so, è arte e l’arte è soggettiva, però… – e la performance di Tom Petty ci ha messo davanti esattamente a questo, buona musica che merita di essere ascoltata in silenzio.


Prince – Super Bowl XLI

Quello di Michael Jackson è stato il più importante, quello di Prince il più epico e, tutto sommato, il migliore.
Possiamo filosofeggiare quanto vogliamo, ma “Purple Rain” sotto il diluvio di Miami rappresenta senza ombra di dubbio il momento più iconico nella storia dello show.
Semplicemente epico, anche se mi arrabbio a pensare a cosa fosse questo show fino a non troppi anni fa: per una volta, però, l’ottimismo sembra voler prevalere e sono più che convinto che Kendrick Lamar e soci non mi deluderanno.


 

2 thoughts on “I migliori Halftime Show nella storia del Super Bowl

  1. Bruce – Rolling Stone – Tom Petty … per me …
    Ma c’entrano i gusti, la cultura musicale e …gli anni ….
    Mentre se per completezza vogliamo fare anche il miglior “National Anthem” … Bè lì non c’è proprio gara…

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