Quando si decide di devolvere la propria esistenza al football americano – giocato – si sacrifica gran parte del proprio tempo alla ricerca di un’effimera formula magica che permetta di arrivare sempre e comunque alla vittoria: giustamente, forse, non si calcola nemmeno la sconfitta e, di conseguenza, difficilmente si dedicheranno chissà quanto ore al perfezionamento del lungo processo interiore che porta un giocatore ad accettare l’evenienza di veder sfuggirsi dalle mani la mai banale occasione di giocarsi il Super Bowl.
Le due sconfitte di cui siamo stati testimoni domenica sono fra le più beffarde di cui io abbia memoria, entrambe le squadre ad un certo punto sembravano essere in totale controllo della situazione e con un pizzico di consistenza e accortezza in più strappare il pass per il Super Bowl non pareva essere poi così complicato: sia Chiefs che 49ers hanno dilapidato vantaggi che due squadre arrivate fino a questo punto della stagione non avrebbero dovuto aver problemi a gestire.
Ovviamente non è andata così e l’unica cosa che posso fare è constatare il decesso – della stagione – e provare a capire cosa riserverà loro il futuro.
Ciò che deve far più male, credo, è il fatto che non sia nemmeno intercorso un mese dal giorno in cui i Chiefs sono stati battuti, nello stesso identico modo, dai Cincinnati Bengals: la partita di ieri, in un certo senso, è stata il degno sequel di quella che ha completamente rivoluzionato la stagione dei Bengals che dopo quel successo non si sono più fermati.
Senza mezzi termini, quanto successo ieri è un disastro, una vera e propria catastrofe sportiva dalla quale dubito che tutte le parti coinvolte si riprenderanno tanto in fretta: Kansas City ce l’aveva in pungo, avevano i Bengals esattamente dove li volevano ma imperdonabilmente se la sono fatti scappare di mano cominciando ad essere grossolani e titubanti nel peggior momento possibile.
Ovviamente ciò che salta all’occhio è la scellerata gestione del possesso prima della pausa lunga poiché in una partita terminata ai tempi supplementari quei tre punti avrebbero fatto tutta la differenza del mondo, ma ciò non può far passare in secondo piano la debacle dei secondi trenta minuti: precedentemente all’ultimo drive dei regolamentari – quello del piazzato del pareggio di Butker, per capirci – Mahomes e compagni sono stati in grado di guadagnare solamente due primi down in cinque drive.
Non credo serva aggiungere altro per comprendere l’inaudita gravità del loro collasso.
Rendiamo onore ai Bengals per gli adattamenti schematici.
Nella seconda metà di gioco Cincinnati ha spesso fatto ricorso a otto giocatori in copertura e questa si è rivelata essere la svolta: con otto uomini in copertura Mahomes si è letteralmente squagliato completando 7 passaggi su 13 per 59 yard ed un intercetto.
Possiamo incensare quanto vogliamo i Bengals, ma a quel punto, vista la circostanza, perché non insistere con le corse? Nei primi trenta minuti McKinnon e Edwards-Helaire sono risultati inarrestabili guadagnando consistentemente più di cinque yard a tentativo: perché non rincarare la dose? Sono stati in vantaggio per quasi tutta la seconda frazione, il tempo non era chiaramente un problema.
Un’altra cosa che mi ha lasciato parecchio perplesso è stata la gestione dell’ultimo possesso in quanto capisco che dopo quanto successo contro i Bills restituire il pallone agli avversari con un minuto rimasto sul cronometro suggerisca tutto fuorché la vittoria, ma ho avuto l’impressione che più che segnare un touchdown Kansas City volesse lasciar quanto meno tempo possibile agli avversari per percorrere l’intero campo: posso comprendere il ragionamento, ma avrebbero dovuto dare priorità al touchdown, non al cronometro.
Not only did the #Chiefs not trust the run game in the 2nd half, they still leaned on RPOs instead of designed runs too much
Mahomes forces the pass option here, leading to the crucial INT pic.twitter.com/nZY4Ra1QNM
— Ron Kopp Jr. (@Ron_Kopp) January 31, 2022
Come ci si riprende da una sconfitta del genere?
Non ci si riprende, punto: momenti come questi non definiscono la storia di una franchigia – salvo si parli dei Minnesota Vikings o dei Buffalo Bills, poveretti entrambi – ma la macchiano perennemente.
Kansas City era ad un passo dal terzo Super Bowl consecutivo ma, inspiegabilmente, ha deciso di darsi la proverbiale zappa sul piede: ora bisognerà vedere se la botta data comprometterà in modo permanente la loro capacità di correre o se, dopo qualche ovvio dolorino, si lasceranno tutto alle spalle.
Quali sono, dunque, le prospettive dei Chiefs?
Le solite, partiranno ovviamente da favoriti e possono fino a prova contraria continuare a vantare la presenza di Patrick Mahomes ed i benefici ad essa connessa come l’incommensurabile aumento d’appeal che spinge molti free agent a rinunciare ad offerte ben più sostanziose per entrare nel feudo di Mahomes, però attenzione che i contratti in scadenza sono tanti: Tyrann Mathieu, Charvarius Ward, Melvin Ingram, Austin Blythe, Jerick McKinnon ed Orlando Brown Jr. sono solo alcuni fra i loro futuri free agent e dubito che il front office sia disposto a rinunciare a gente come Mathieu, Ingram e Brown, per il quale tra l’altro non troppi mesi fa sacrificarono una scelta al primo round.
Kansas City ha buttato via un’occasione d’oro e sebbene l’anno prossimo saranno nuovamente lì a giocarsela, questa sconfitta avrà ripercussioni sulla psiche di Mahomes e Reid.
Spostiamoci in NFC dove mi trovo costretto a constatare il decesso del sogno dei 49ers: intendiamoci, sono contentissimo che Matthew Stafford possa finalmente giocarsi il Super Bowl, ma ad un certo punto ho avuto l’impressione che San Francisco fosse in missione per conto di Dio perché, diciamolo, in queste ultime settimane con loro in campo sono sempre successe cose strane.
Questa volta gli dei del football hanno deciso di voltare loro le spalle per accanirsi – come spesso accade in questo periodo dell’anno – sul povero Kyle Shanahan: pure questa volta il brillante allenatore dei 49ers ha visto la propria squadra dilapidare un vantaggio piuttosto sostanzioso negli ultimi minuti di gioco.
Chiariamo subito che San Francisco la causa della sconfitta non risiede nel mancato intercetto di Tartt: ovviamente avrebbe aiutato, non sono qua a tentare di convincervi del contrario, ma erano sopra solamente di tre punti e mancavano ancora una decina scarsa di minuti al fischio finale, Los Angeles avrebbe avuto tempo.
La sconfitta è arrivata per una serie di mancanze che vi elencherò dopo il punto.
Io voglio bene a Jimmy Garoppolo, è un bravo ragazzo con la faccia scolpita da Canova che noi tutti possiamo solo bramare, ma purtroppo per lui e per San Francisco non è un grande quarterback: puoi vincere con Garoppolo under center ma molto difficilmente vincerai perché hai Garoppolo under center.
Pure ieri è crollato negli ultimi quindici minuti di gioco nei quali ha completato solamente 3 passaggi su 9 per 30 yard e un intercetto, numeri simili a quelli collezionati un paio d’anni fa al Super Bowl quando si lasciò scivolare dalle mani l’immortalità lanciando 3 completi su 11 per 36 yard e un intercetto: c’è simmetria, la vedete vero?
Mettere la partita in mano a Garoppolo, sciaguratamente, non si traduce quasi mai in vittoria e ieri ciò è stato ribadito probabilmente per l’ultima volta.
Jimmy Garoppolo threw an INT in each of his three playoff games this year
He's the first player in 49ers history to have 3 games with an INT during a playoff run https://t.co/7TgNgj0rJi pic.twitter.com/HgFpT0WkJl
— ProFootballReference (@pfref) January 31, 2022
Prima di dire qualsiasi cosa, unitevi a me in un sincero applauso a Raheem Morris: quest’uomo ha inceppato il meccanismo quasi perfetto che rispondeva al nome di run game di San Francisco.
Ieri i ragazzi di Shanahan hanno guadagnato la miseria di 50 yard in 20 portate – 2.5 per tentativo – un numero semplicemente troppo basso per avere a che fare con questa squadra: nelle due partite giocate in regular season San Francisco aveva accumulato 291 rushing yard, giusto per rendere l’idea.
Il front seven dei Rams ha compiuto un lavoro eccezionale vanificando – touchdown escluso, ovviamente – Deebo Samuel: insomma, Raheem Morris ha confezionato un gameplan il cui unico obiettivo era mettere la partita nelle tremolanti mani di Garoppolo e, in caso, farsi battere da lui: ogni qualvolta San Francisco provava a correre verso l’esterno – la specialità della casa – Mitchell e Samuel si trovavano davanti ad un’insormontabile montagna d’umanità nel point of attack e non è mai ideale quando sei costretto a compiere il primo taglio ben dietro la linea di scrimmage.
Malgrado abbiano concesso qualche big play di troppo qua e là, missione compiuta.
L’ultima mancanza è forse la più dolorosa e la addosso all’intero reparto difensivo, ossia il motivo per cui la loro stagione si è protratta fino a questo punto.
Lo stesso pass rush che ha annichilito Aaron Rodgers sovrastando la buonissima linea d’attacco dei Packers ieri è stato tolto dall’equazione e se combiniamo quanto appena detto alla copertura decisamente troppo molle con la quale hanno deciso di provare ad arginare Odell Beckham Jr. e Cooper Kupp… credo di avervi già spiegato tutto, in realtà.
Stafford è stato letale quando ha rivolto il pallone ai propri migliori ricevitori completando ben 20 dei 25 passaggi tentati per 255 yard e due touchdown: tutti i suoi lanci sembravano essere destinati esclusivamente agli stessi due giocatori e ciò nonostante San Francisco non ha mai dato l’impressione di aver idea di come rallentarli.
Ieri San Francisco ha giocato la partita antitesi di tutti i loro valori venendo stracciata nella battaglia del tempo di possesso – quasi 36 minuti di T.O.P per Los Angeles – a causa in primo luogo della totale incapacità di muovere le catene via terra e, soprattutto, di fermare gli avversari su terzo down poiché difficilmente si va al Super Bowl concedendo 11 conversioni su 18 tentativi.
Per darvi un contesto, i Los Angeles Chargers sono stati i peggiori in third down defense permettendo agli avversari una percentuale di successo pari al 49.5%: i Rams, domenica, ne hanno avuto una pari a 61.1%.
Fa riflettere.
Qua non ha molto senso concentrarsi sulla free agency, non hanno star in scadenza – anche se immagino faranno il possibile per tenersi strette pedine fondamentali come Tartt, Williams, Givens, Jones, Tomlinson e Key -, ma un quarterback con un piede e mezzo fuori dalla porta: quasi sicuramente la visitina a Los Angeles è stata l’ultima partita giocata da Jimmy Garoppolo con la maglia dei 49ers.
Non sarà questo il momento in cui tirerò le somme sulla sua permanenza in California – già sapete dunque che arriverà l’articolo ad hoc -, l’unica cosa che mi limiterò a dire è che il cambiamento sia più che mai necessario: non può che spezzare il cuore realizzare che uno dei principali responsabili dei fallimenti nelle due partite più importanti del loro ultimo decennio sia stato quel quarterback per il quale il front office aveva spaccato il salvadanaio, eleggendolo a salvatore della patria dopo una manciata di partite vinte dopo quella trade che tanti tifosi forse rimpiangono.
And with this interception, the Trey Lance era has begun.
pic.twitter.com/fxXGjlsSO0— C.J. Holmes 🦹🏾♂️ (@CjHolmes22) January 31, 2022
Non saprei dirvi se Trey Lance sia pronto o meno, non me la sento di affermare che l’apprendistato sotto Garoppolo possa essere paragonabile a quello fatto da Mahomes con Smith il primo anno ai Chiefs, l’unica certezza è che Jimmy G non sia un quarterback adatto a certi palcoscenici e che San Francisco, con un quarterback più di spessore, sarebbe una contender ogni anno.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Essere il back up di Brady non assegna in automatico la patente di grandezza, ma nemmeno di appropriata idoneità. Già due anni fa fu chiaro che l’anello debole era lui quindi… Se ti bloccano le corse con una muraglia umana un buon QB ti infila con i lanci. Il buon Jimmy non è un buon QB quindi tutto torna.
Non conosco Lance ma se fosse ‘sto fenomeno non avrebbe il ruolo di backup di Garoppolo in una contender.
Fossi in Lynch cercherei di portare a casa Rodgers spedendo il rookie altrove se lo valutano bene o tenendolo a scaldare la panca ad Aronne in caso contrario. Questi 49ers meritano il gran ballo e sarebbe un peccato sprecarne la gioventù (Kittle sano è un fenomeno, Samuel pure da zoppo, idem Bosa e Warner) in attesa del giovincello da maturare.
Rodgers dovevano portarlo lo scorso anno (non mi è chiaro come mai non l’hanno fatto). Ormai non hanno capitale draft da utilizzare per prenderlo.
Concordo, anche su Rodgers, QB che ho sempre amato e che poteva essere nostro al posto di Smith.
Quale squadra ad oggi può permettersi l’ingaggio di Rogders?
Se deve finire ai Broncos ad esempio, meglio guadagnare di meno e andare in una contender.. io non sono Rodgers ma ragionerei cosi
Per esempio Tampa Bay: per il 2022 Rodgers e Brady prendono circa lo stesso.
Brady ai 49ers ? Ci starebbe sia come top qb , come effetto go home , come ingaggio , e come crescita x il baby qb.
Oops non avevo letto del ritiro
Un saluto a tutti e grazie Mattia per l’analisi sui “miei” niners. Penso che nel 2017 il post Hoyer fosse Cousins, poi trade Jimmy G ne vince 5 di fila e contrattone…purtroppo
Sono d’accordo, però non si può sperare che la difesa ti tolga sempre le castagne dal fuoco…. Attacco sterile e inconcludente!!! Peccato😔
Analisi impeccabile. Condivido il pensiero su Garoppolo, e ne avevo già il dubbio un paio di anni fa. Speravo che un QB con un cognome italiano ci potesse portare fortuna, capisci no? 😁
Onestamente però altrettanti dubbi io li ho anche su Shanahan che sarà pure un “talento”, ma mi sembra che di capacità nell’amministrazione del vantaggio sia a zero. Troppe volte connette gli stessi errori. Un eterno incompiuto? In ogni caso credo che quest’anno siamo arrivati ben oltre le aspettative, per come abbiamo gettato via certe partite a metà stagione.