Come dice sempre il nostro Mattia siamo solo alla Week 1 per cui stiamo calmi… però una partenza così dei Packers non può passare inosservata e non possiamo lasciare che rimanga nel limbo del “è solo la prima partita”.
Metto anche le mani avanti e dichiaro subito che nonostante spopoli la teoria di un Rodgers impegnato a sabotare la franchigia con cui è in rotta, io non ci credo. Non credo che sia così vendicativo e pure meschino per portare avanti un piano che fa male a lui, ai compagni, ai tifosi e se vogliamo pure allo sport, tutto per un pura soddisfazione personale di vendetta. In fondo, quale migliore vendetta di vincere in faccia a chi ti rema contro?
Detto questo però la situazione di Green Bay non è delle migliori perché è indubbio che l’umore e la situazione di Rodgers si facciano sentire, soprattutto perché non ha partecipato alla off e pre-season.
La nota positiva che possiamo trovare è che essendo andato tutto così male, migliorare è poca cosa, nel senso che basta davvero poco per fare meglio. Ma cosa è andato male?
Tutto, ok, ma nel tutto possiamo identificare alcune cose che possono essere migliorate in fretta e altre che invece sono un po’ più preoccupanti e anche se siamo solo alla Week 1 devono essere da subito messe al centro dell’attenzione.
Iniziamo da quello che può facilmente migliorare. Innanzitutto il gioco di corse. Perché correre così poco dopo aver investito così tanto?
Aaron Jones è tornato con un contratto da 12 milioni l’anno ma praticamente non ha avuto portate.. in più contro una difesa che, come praticamente tutte le difese contro Rodgers, carica la secondaria con due safeties lontane dalla linea di scrimmage proprio per dare attenzione al gioco aereo che è micidiale. In più in una situazione in cui da subito il gioco aereo ha mostrato qualche intoppo perché chiamare solo 9 giochi di corsa? Perchè? Perchè? PERCHE?
Mistero, ma la soluzione qui è facile: basta aver pazienza, continuare a insistere con il proprio game plan perché alla lunga le difese sbilanciate lasciano qualche buco e Rodgers è un maestro nel sbilanciare le difese.
Come è maestro nel rubare il tempo e rendere difficile capire (e anticipare) lo snap. Molti defensive lineman raccontano di Rodgers come di un Qb che cambia il ritmo delle chiamate, e che rende davvero difficile capire il momento dello snap creando sia offside che vantaggi per la propria linea.
Contro i Saints invece tutto questo è scomparso: i momenti presnap sembravano quelli di un rookie che non ha sintonia con la propria linea e i Saints ne hanno approfittato portando davvero molta pressione. Riparare è facile, ma non facilissimo. È una questione di fiducia, di feeling tra i giocatori e sicuramente le questioni extra-sportive hanno influenzato.
Questo feeling, questo automatismo va costruito con attenzione in allenamento, e allenamento dopo allenamento tornerà. Un volpone come Rodgers sa dove lavorare e non mi farei preoccupare troppo da questo punto.
Un po’ più preoccupante è invece un’altra questione pre-snap. La mobilità dei ricevitori, dei riposizionamenti, delle accortezza subito prima dell’inizio dell’azione. L’immobilità e lentezza dell’attacco ha pesato tanto nel non trovare completi e yard perché non si è mai andati oltre il compitino che contro una difesa preparata non è minimamente sufficiente.
Questo è un punto su cui porre l’attenzione subito, perché è complesso da sistemare. È complesso perché riguarda direttamente i meccanismi e gli schemi e riguarda Rodgers in prima persona e il suo ruolo di orchestrare alla perfezione l’attacco facendo attenzione a gestire il tempo in modo da schierare la formazione all’ultimo momento utile e non dare quindi alla difesa avversaria la possibilità di aggiustarsi.
Riguarda ogni singolo giocatore e il comfort che ha nel ruolo, la sicurezza nel conoscere gli schemi a attuarli in maniera meccanica quando orchestrati dal proprio direttore Rodgers. Il fatto che questo meccanismo non funzioni è un tema importante perché ci vuole tanto lavoro per farlo funzionare e si riflette immediatamente sulla questione punti, cosa che ci porta al prossimo punto ovvero quello di fare punti subito.
I Packers non sono una squadra a proprio agio nello stare sotto nel punteggio e molti dei problemi della partita di domenica, soprattutto quelli legati alla mobilità e al gioco di corse arriva da qui. Si sono trovati sotto 17 a 0 abbastanza in fretta e questo ha sparigliato le carte in tavola, portando però poca lucidità e ansia di rimonta che li hanno allontanati dal proprio gameplan e che ha prodotto il risultato contrario portando i Packers a uno dei peggiori esordi della loro storia.
Mi sento però di dire che una partita giocata così male è da derubricare come una partita andata male e basta. Stesso discordo per i brutti lanci di Rodgers: ha lanciato male, non è a suo agio nella squadra, gli manca ritmo e ha dei capelli buffi. Tutte cose che capitano, che si possono risolvere voltando pagina e andando dal parrucchiere.
Quello che davvero preoccupa è il body language di Rodgers che è stato cercato a lungo dalle telecamere, svaccato in panchina, faccia scura, spesso beccato a scuotere la testa e sguardo nel vuoto.
Da qui è difficile uscire perché un attacco poco efficace rischia di mettere spesso i Packers sotto nel punteggio a inizio partita e manca completamente la reazione necessaria a raddrizzarla. Ripeto che non credo affatto nella volontarietà di Rodgers nel giocare male, ma è indubbio che la sua situazione si riflette molto in campo togliendogli la lucidità e la concentrazione per svolgere il suo lavoro, e da qui non si esce non c’è niente da fare.
Rodgers non sta bene. Si vede, si sente e sarà così temo per il resto della stagione perhè non vedo altre soluzioni. Bisogna lavorare ai fianchi, lavorare sugli automatismi e sul fare punti perché questi Packers 2021 non mi sembrano in grado di raddrizzare partite iniziate male.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
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