L’attesa è ufficialmente finita, con la famigerata riduzione ai 53-man i roster dei 32 team ai nastri di partenza prendono definitivamente forma e tra tagli dell’ultimo minuto, composizione della injury list e arricchimento delle relative practice squad finiscono anche le preoccupazioni degl’appassionati, costretti a vivere tutta l’estate, dalla partenza dei training camp al termine della preaseason, in attesa di capire quali saranno i predestinati a vestire i colori della franchigia amata nella stagione alle porte.

Ma il passaggio che segna la fine dell’offseason e l’inizio della regular season coincide anche con la definizione delle forze in campo e con la suddivisione di esse tra favorite, contender, outsider, individuando le squadre destinate a giocarsi le proprie chances già nei mesi autunnali del 2021 e le franchigie che invece dovranno continuare a guardare al futuro, sperando di tornare agl’antichi fasti oppure avere la prima possibilità di lottare per un traguardo importante.

Con le conferme di tutti i veterani protagonisti della cavalcata verso il Super Bowl LV i Tampa Bay Buccaneers sono rimasti i favoriti per la corsa al Championship NFC, forti di un Tom Brady che intende onorare al meglio quella che potrebbe essere l’ultima puntata di una carriera gloriosa e zeppa di successi prima di passare il testimone a Kyle Trask, prodotto di Florida selezionato all’ultimo Draft e citato spesso tra i migliori da coach Bruce Arians nei vari report diramati durante il lungo camp estivo.

Gli esperti Rob Gronkowski, Antonio Brown, Leonard Fournette, Ndamukong Suh, Shaq Barrett, Lavonte David sembra abbiano stretto una sorta di patto per cercare di mettere a segno un back-to-back storico, provando a mettere un altro Vince Lombardi in bacheca, stesso motivo che ha spinto il GM Jason Licht a piazzare un franchise tag su Chris Godwin, mantenendo invariata la batteria di target a disposizione del numero 12.

L’aggiunta di giocatori di qualità come Giovani Bernard ha dato, se possibile, ancora più profondità a reparti dimostratisi già molto solidi nel corso della stagione 2020 e aumentato il novero di opzioni a disposizione del coaching staff su entrambi i lati della palla, continuando a creare il giusto mix di esperienza e gioventù che ha consentito alla franchigia presieduta dalla famiglia Glazer di vincere puntando anche su Devin White e Antoine Winfield Jr., ragazzi giovani in grado di fornire un contributo importante fin dalle loro prime apparizioni tra i professionisti; linee solide e special team all’altezza completano un gruppo che sarà davvero difficile da contrastare, a condizione, ovviamente, che acciacchi e complicazioni fisiche non mettano in difficoltà i vecchietti del team, questi potrebbero essere infatti l’unico serio ostacolo sulla strada verso il SoFi Stadium di Inglewood, California.

Casa, nemmeno a dirlo, di quelli che si preannunciano come i contender più accreditati, ovvero i Los Angeles Rams di Sean McVay, deciso a giocarsi il tutto per tutto poche settimane dopo la partenza della free agency imbastendo una blockbuster trade che ha portato sulle coste californiane il tassello che mancava ai losangelini per tornare a puntare al bersaglio grosso, cedendo un pacchetto importante di scelte per assicurarsi le prestazioni di Matthew Stafford, uno dei più grandi talenti incompiuti, almeno fino a questo momento, della NFL moderna.

Dotato di un gran braccio, anche dopo aver risolto i guai fisici che ne hanno limitato l’esplosione ad inizio carriera, l’ex Bulldog non è mai riuscito a cambiare la storia dei Lions, faticando a scrollarsi di dosso la nomea di “perdente di successo” e raggiungere con costanza i playoffs.  Ci proverà, e certamente con insistenza, a partire da questo 2021, in una squadra che nelle ultime stagioni ha dovuto fare i conti con l’involuzione del quarterback, individuato come principale causa del mancato raggiungimento di obiettivi che parevano essere ampiamente alla portata.

E che i californiani pensino in grande lo dimostra anche l’operazione Sony Michel, prelevato dai Patriots in cambio di una scelta al sesto round 2022 e una quarta pick 2023 per rinforzare un reparto runningback rimasto orfano da qualche giorno dello starter designato Cam Akers, fuori per l’intera durata della stagione a causa di un infortunio. Una OL collaudata, una coppia di WR produttivi, Robert Woods e Cooper Kupp, e una difesa molto solida guidata dal dirompente Aaron Donald, completano una squadra pronta a conquistare la West Division nonostante piccole incognite dovute al corpo linebacker, per il taglio inatteso dello starter Micah Kiser, e alla scelta del nuovo DC Raheem Morris di continuare a puntare sulla 3-4 nonostante in carriera abbia sempre costruito le proprie fortune sulla 4-3 defense.

Dubbi ben diversi da quelli che hanno attanagliato per lungo tempo i Green Bay Packers e i loro fans, alle prese con i ripetuti malumori di Aaron Rodgers, combattuto tra la possibilità di continuare a mettere su numeri da capogiro altrove o la volontà di rimanere in Wisconsin e dimostrare di non essere ancora pronto a cedere il passo, e lo starting spot, al giovane collega Jordan Love; convinto a rimanere dai viaggi verso occidente del GM Brian Gutenkust e del HC Matt LaFleur, l’altro numero 12 per eccellenza ha frenato ogni possibile diaspora sul nascere, riportando nei ranghi il compagno di tante battaglie Davante Adams e ottenendo il ritorno del veterano Randall Cobb, utilissimo ad arricchire un reparto ricevitori parso in estrema difficoltà nell’ultima stagione, nel quale potrebbe trovare già spazio il rookie Amari Rodgers.

Confermatissimo, alle spalle di una offensive line solidissima, il rushing leader Aaron Jones, unico runner nella storia della lega a superare lo scoglio delle 3,500 yards e 35 touchdowns realizzati nelle prime quattro stagioni da professionista oltre al leggendario Jim Brown, che quest’anno dividerà le portate con il potente A.J. Dillon.

I Green & Gold ripartiranno poi dal nuovo defensive coordinator Joe Brady, pronto a guidare un reparto che sarà nuovamente chiamato a supportare adeguatamente la offense puntando con decisione sulle secondarie, sapientemente comandate dal CB Jaire Alexander e dalla FS Adrian Amos; considerati entrambi tra i migliori della NFL nel proprio ruolo, le loro giocate risulteranno come sempre fondamentali per migliorare le statistiche di una defense che ha mostrato più di una lacuna in pass-rushing e che da anni viene considerata l’anello debole del team.

Considerazione diametralmente opposta a quella di cui gode la D dei San Francisco 49ers, costruita sui talenti del LB Fred Warner e del rientrante Joey Bosa, completamente recuperato dall’infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi nel 2020 e pronto a seminare il panico nel backfield avversario in collaborazione con Arik Armstead, altro elemento di spicco della linea difensiva; Jimmie Ward e Jaquirski Tartt, altro giocatore rimasto al palo lo scorso anno, avranno una nuova opportunità per mostrare la loro intesa nella deep, maturata fin dai tempi della high school a Mobile, Alabama, e dare manforte ad un reparto CB rimasto orfano del veterano Richard Sherman.

Esperienza che non manca e che cercherà di sfruttare a suo favore Jimmy Garroppolo, incalzato dalla prima scelta dell’ultimo draft Trey Lance e desideroso di meritarsi un’ulteriore chanche da parte del coaching staff capitanato da Kyle Shannahan, provando innanzitutto a rimanere integro per poter sfruttare al meglio la buona varietà di mani buone a sua disposizione, dai giovani Brandon Ayuk e Deebo Samuel al veterano George Kittle. Ad aiutarlo nel compito ci sarà anche il nuovo centro Alex Mack, ex Falcons, giocatore che conosce molto bene l’head coach dei californiani e che guiderà una linea offensiva chiamata a supportare un backfield in cui l’esperto Raheem Mostert dovrà guardarsi dalla concorrenza delle matricole Trey Sermon e Elijah Mitchell.

Sempre dalla NFC West arriva un’altra squadra che ha tutte le carte in regola per vestire i panni dell’outsider, ovvero i Seattle Seahawks di coach Pete Carroll, anch’essi lungamente alle prese con l’incognità dovuta al futuro di Russell Wilson, letteralmente bloccato e tolto dal mercato per espresso volere dell’ex HC di Southern California, deciso a puntare ancora su di lui per cercare di strappare nuovamente il titolo di Division a Rams e Niners. Oltre ai soliti D.K. Metcalf e Tyler Lockett, il prodotto di Wisconsin potrà fare affidamento sull’ex rivale divisionale Gerald Everett, TE che aggiunge qualità al reparto nonchè ulteriore aiuto ad una OL puntellata con l’arrivo dell’ex Raiders Gabe Jackson, sbarcato nello stato di Washington in cambio di una pick di quinto round.

Sempre solida la defense, chiamata a produrre con maggiore efficacia in fase di pass-rushing, sarà interessante osservare come il coaching staff deciderà di orchestare il running game offensivo dopo le battute a vuoto del potenziale starter Chris Carson, reduce da una stagione vissuta tra alti e bassi e protagonista di qualche fumble di troppo; confermato nonostante i diversi turnovers, potrebbe ridurre il margine di errore e garantirsi comunque un buon numero di tocchi dividendo le portate con il redivivo Rashaad Perry, da tempo un ospite fisso dell’infermeria degli ‘hawks.

Meno propenso agl’infortuni ma altrettanto reduce da una stagione che lo ha visto uscire di scena troppo presto il secondo quarterback più pagato della lega, al secolo Dak Prescott, è pronto a rilanciare in orbita le quotazioni dei Dallas Cowboys, crollati nel 2020 dopo la dipartita del loro numero 4 e costretti ad ingoiare diversi bocconi amari fino al termine della stagione regolare, complice una difesa passata alla storia come la peggiore di sempre della franchigia texana grazie ai 473 punti totali subiti; numeri poco gratificanti che sono costati il posto al DC Mike Nolan, sostituito dall’ex HC di Atlanta Dan Quinn, e la fiducia da parte del coaching staff ai linebacker Leighton VanderEsch e Jaylon Smith, entrambi messi in discussione dagl’arrivi, via Draft, dei rookie Micah Parsons e Jabril Cox.

Un chiaro segnale del nuovo corso targato Quinn e della volontà del vulcanico Jerry Jones di tornare a dominare la NFC East sfruttando un trio di ricevitori, Amari Cooper, Ceedee Lamb, Michael Gallup, in grado di raggiungere facilmente le 1,000 yards a testa, e una coppia di runningback, Ezekiel Elliott e Tony Pollard, capaci di seminare il panico nelle difese avversarie, soprattutto grazie ad una linea offensiva che può contare sulla presenza di due dei migliori tackle in circolazione, Tyrion Smith e La’el Collins, entrambi al rientro dai rispettivi infortuni al pari della guardia destra Zack Martin, altro punto di forza del reparto; con queste premesse, se riusciranno a restare sani tutti, c’è la netta impressione che dalle parti di Arlington ci sarà parecchio da divertirsi.

Infortuni che lo scorso anno non hanno invece creato particolari preoccupazioni a Washington Football Team, ritornato a vincere il titolo proprio nella East Division grazie all’ottimo lavoro svolto dall’HC Ron Rivera e una difesa piuttosto solida, costruita intorno al talento del first round 2020 Chase Young, fin da subito decisivo come perno di una linea difensiva tra le migliori della lega, ruolo che ricoprirà con molta probabilità anche nella stagione alle porte grazie alla conferma dei vari Montez Sweat, Jonathan Allen, Da’Ron Payne; quartetto che rappresenta ormai una garanzia e che sopperisce ad un reparto linebacker non sempre produttivo, rinforzato comunque dall’arrivo dell’interessantissimo rookie Jamin Davis, reduce da un’ottima season NCAA con i Kentucky Wildcats.

Le secondarie guidate dall’emergente Kamren Curl e da Landon Collins, che si vocifera potrebbe essere schierato anche come LB nel prossimo futuro, completano il gruppo che, guidato dall’esperto coach Jack Del Rio, dovrà supportare adeguatamente un attacco affidato al veterano Ryan Fitzpatrick, scelto per dare stabilità immediata ad un reparto che può contare sulla presenza di diversi playmaker, Logan Thomas, Terry McLaurin e il suo ex teammate a Ohio State Curtis Samuel, appena riunitosi al coach che lo aveva draftato nei Panthers; una OL che non convince del tutto, in cui si spera possa incidere fin da subito il second rounder da Texas Samuel Cosmi, e il versatile runningback Antonio Gibson, atteso ad un’ulteriore crescita dopo le buone prove offerte nell’anno da rookie, 795 rushing yards, 11 TD, completano una offense giunta al secondo anno dell’era Scott Turner.

E se di attacco si parla non si possono certo ignorare gli Arizona Cardinals del vulcanico Kliff Kingsbury, sempre piuttosto convincenti sul lato offensivo della palla ma ancora lontani dallo spettacolo che l’HC aveva messo in piedi ai tempi in cui guidava Texas Tech in NCAA; l’aggiunta del veterano A.J. Green e del prodotto di Purdue Rondale Moore, ventunesima pick assoluta dell’ultimo Draft, offono nuove varianti al passing game magistralmente orchestrato da Kyler Murray complice l’arrivo via trade da Houston del fenomenale DeAndre Hopkins, confermatosi ad alti livelli anche con i nuovi colori, come dimostrano le 1,407 yards, 6 TD, accumulate in 115 ricezioni.

Sostituito il produttivo runner Kenyan Drake con l’ex Steeler James Conner, toccherà a Chase Edmonds imprimere il cambio di passo ad un running game che ha sempre inciso parecchio nell’economia del gioco offensivo dei Cards e che ancora una volta sarà fondamentale per togliere pressione al numero 1; in difesa l’arrivo dell’altro ex Texans J.J. Watt offre sicuramente più garanzie ad un reparto andato in totale confusione lo scorso autunno dopo la perdita dell’esperto Chandler Jones, con il DC Vance Joseph arrivato a schierare anche sei linebacker contemporaneamente in campo.

Il leggendario 99, il veterano al decimo anno da Syracuse e il versatile Budda Baker avranno il compito di rilanciare un reparto rimasto orfano di una delle sue stelle, Patrick Peterson, e che nelle ultime settimane ha perso anche il giocatore destinato a raccoglierne il testimone, Malcom Butler, che ha deciso improvvisamente di ritirarsi dal football giocato negl’utimi giorni di agosto.

Proprio Peterson ha messo la sua esperienza al servizio di altri potenziali outsider, i Minnesota Vikings, nei quali tornerà a vestire il 7 che lo ha reso celebre con la divisa di Lousiana State mentre si diletterà nel doppio ruolo di leader/chioccia di un corpo cornerbacks piuttosto giovane, in cui dovrebbe emergere il second year Cameron Dantzler, e che la scorsa stagione ha pagato a caro prezzo la linea verde decisa dall’head coach Mike Zimmer, spesso arrischiatosi a giocare con parecchi rookie in campo durante la regular season; un errore che sembra non voler più commettere quest’anno visti i tanti veterani arrivati in difesa, principalemente sulla linea difensiva, dove spiccano gli innesti di Dalvin Tomlinson e Sheldon Richardson, pronti a rinverdire i fasti del famigerato Williams Wall.

Puntellata la linea, che rimane comunque il punto debole del team, con gli innesti dei rookie Christian Darrisaw e Wyatt Davis, toccherà a Kirk Cousins sfruttare adeguatamente tutte le armi a propria disposizione, in primis la coppia di WR composta da Justin Jefferson e Adam Thielen, nonchè un runningback tra i più dominanti della NFL, quel Dalvin Cook che non più tardi di dodici mesi fa ha avuto l’ardire di autoincensarsi “best back in the game“; affermazione molto vicina alla realtà visto che nel 2020 è stato secondo solo a Derrick Henry, ma che ovviamente andrà confermata nel 2021 alle porte, soprattutto per mantenere i purple&gold su alti livelli considerando i cali di concentrazione sofferti dal QB nei momenti decisivi delle partite e della stagione.

Ruolo di quarterback che è la grande incognita dei New Orleans Saints, per la prima volta ai nastri di partenza di una regular season senza Drew Brees con un Sean Payton ancora indeciso se affidare definitivamente lo scettro a Jameis Winston o Taysom Hill; del primo non convincono ancora le tante decisioni incoerenti che hanno caratterizzato la parte finale della sua carriera con i rivali Bucs, del secondo le caratteristiche, perchè pur se migliorato sensibilmente come passer, rimane un giocatore più letale quando decide di mettere in moto le gambe piuttosto che se sceglie di azionare il braccio. La poca chiarezza delle condizioni fisiche in cui versa il top receiver Michael Thomas, le occasioni non sfruttate fin qui da Tre’Quan Smith e la mancanza di un vero e proprio prospetto nel reparto ricevitori, se si esclude qualche buona prova offerta da Marquez Callaway in preseason, rendono ancora più complicata la costruzione del nuovo attacco aereo di NOLA.

Con queste premesse, ovviamente, il peso della offense graverà maggiormente sulle spalle del versatile runningbak Alvin Kamara, reduce dall’ennesima stagione iperproduttiva, 1,688 all-purpose yards, 21 touchdowns, e pronto a gestire le operazioni nel backfield con l’aiuto del veterano Latavius Murray e dell’emergente Tony Jones Jr., sfruttando la presenza di una OL solidissima, in grado di aprire diversi spazi ai propri runner soprattutto sul lato sinistro, dove opera l’ottimo run blocker Andrus Peat; Cameron Jordan, Demario Davis e Marshon Lattimore, sono i perni su cui invece si regge una difesa chiamata a confermare il quarto posto del ranking in cui ha chiuso la scorsa stagione, sfruttando principalemente il lavoro di secondarie rimaste invariate e nelle quali forniscono ancora un contributo fondamentale i “vecchietti” Malcom Jenkins e Patrick Robinson.

Difesa collaudata, con eccezione del reparto DB dove spicca la perdita di Kyle Fuller, e attacco in fase di ricostruzione è il leit motiv che caratterizza anche i Chicago Bears ormai in procinto di completare la transizione sotto la guida di Matt Nagy, giunto alla sua quarta stagione alla guida della franchigia e desideroso di raggiungere un nuovo livello, non solo all’interno della NFC North ma anche della stessa National Conference; per farlo ha deciso di lasciare andare l’ex prima scelta Mitchell Trubiski e puntare su un nuovo first rounder nella posizione di quarterback, Justin Fields, affiancandogli un usato sicuro come Andy Dalton per aiutarlo nei suoi primi passi da professionista. Una scelta che indubbiamente potrebbe consentire al team dell’Illinois di uscire da quell’empasse in cui sono caduti nelle ultime stagioni, sempre sospesi tra una qualificazione alla wild card e un’uscita dai giochi a ridosso dell’ultima settimana di regular season.

Allen Robinson e l’emergente Cole Kmet, TE al secondo anno, sono pronti a fornire il loro contributo in fase di ricezione, situazione di gioco in cui sembra voglia incidere maggiormente in questo 2021 anche il runner David Montgomery, ormai uno dei punti di forza dell’attacco coordinato da Bill Lazor, che ha ancora da risolvere qualche problema sulle sideline, dove è necessario trovare un WR numero 2 affidabile alle spalle del prodotto di Penn State, e sulla linea, con position battle ancora aperte in diverse posizioni.

Incertezze che non sono invece presenti sulla linea opposta, nella quale rientrerà Eddie Goldman dall’opt out per dare manforte al veterano Akiem Hicks, garantendo così una certa solidità all’interno di un reparto che esternamente può fare affidamento sul alcuni dei migliori cacciatori di quarterback della lega, Robert Quinn e, soprattutto, Khalil Mack, leader indiscusso di un corpo linebacker completato dai produttivi Roquan Smith e Danny Trevathan.

Difesa sugli scudi anche per i New York Giants che nonostante la perdita del loro perno centrale Tomlinson mantengono uno dei miglrioi reparti difensivi della NFL con il linebacker Blake Martinez a farla da padrone dall’alto dei 151 tackles messi a segno nel 2020; Leonard Williams sulla linea e un gruppo di defensive backs di altissimo livello, in cui spiccano i versatili Julius Peppers e Adoreé Jackson, consentiranno ai newyorkesi di rimanere in partita contro qualsiasi avversario, ma per permettere al team allenato da Joe Judge di aumentare considerevolmente il numero di vittorie servirà un ulteriore passo avanti da parte del QB Daniel Jones, già sensibilmente migliorato nel corso della passata stagione.

Per agevolarne la crescita il GM Dave Gettleman non ha badato a spese e dopo aver garantito più profondità ad una offensive line già puntellata lo scorso anno con le scelte al Draft di Matt Peart e Shane Lemieux, ha investito pesantemente sul passing game portando nella grande mela veterani del calibro di Kenny Golladay, Kyle Rudolph, John Ross III e spendendo la prima pick 2021 per Kadarius Toney, talento messosi in mostra nell’ultima College Football season con la divisa dei Florida Gators; il rientro post infortunio di Saquon Barkley e la firma in offseason di Devontae Booker dovrebbero infine permettere ai “giganti” di raggiungere una discreta incisività anche a livello offensivo, vero punto debole dello scorso torneo, al termine del quale sono stati relegati al trentunesimo posto del ranking per punti realizzati.

Aspetto, quello dei punti messi sul tabellone, che ha segnato in negativo anche i rivali divisionali Philadelphia Eagles, alle prese con un cambio nella posizione di quarterback dopo che il nuovo head coach Nick Sirianni ha deciso di separarsi dall’ex prima scelta Carson Wentz e affidare le chiavi del reparto offensivo al second rounder 2020 Jalen Hurts, confidando nell’amicizia e nella conoscenza di lunga data che lo lega al neo assunto QB coach Brian Johnson; una collaborazione, quella tra i due, che si spera possa essere la soluzione giusta per dare nuovo respiro ad un attacco cui non mancano comunque le risorse per emergere, partendo dal RB Miles Sanders fino ad arrivare al first pick 2021 Devonta Smith, giocatore da cui si attende un contributo fondamentale già nell’anno di esordio tra i professionisti.

Per pararsi le spalle e avere a disposizione un passer sulla carta migliore Howie Roseman ha completato negl’ultimi giorni della preseason la trade per Gardner Minshew, inserito in trading block dai Jaguars dopo l’investimento fatto su Lawrence, una mossa interessante che sicuramente offre qualche garanzia in più al team della Pennsylvania, già costretto a fare i conti con una offensive line che ha poche certezze e che lo scorso anno si è presentata sul terreno di gioco con 14 combinazioni differenti in 17 match di regular season.

La conferma di Fletcher Cox, top DL della lega che costringe spesso gli avversari ai raddoppi, l’arrivo dai Vikings del linebacker Eric Wilson, pronto a dar manforte al leading tackler 2020 Al Singleton, e il ritorno alla zone coverage di un reparto DB molto solito, le buone notizie per la franchigia capitanata da Jeffrey Laurie, alle prese, come da lui stesso dichiarato nei mesi passati, con “un periodo di transizione” che si spera possa condurla verso periodi decisamente migliori.

Transizione che riguarda da vicino pure gli Altanta Falcons del nuovo corso targato Arthur Smith, da subito impegnatosi a dare un taglio netto rispetto al passato e all’epoca Quinn con il cambio del sistema difensivo e di una buona parte dei suoi interpreti che lo ha portato a variare parecchio sia sulla linea che nelle secondarie, investendo tanto sulla free agency, con gli arrivi di Jonathan Bullard, Barkevious Mingo, Duron Harmon, quanto sul Draft, con gli innesti del CB Darren Hall e della S Ritchie Grant; una scelta ben diversa da quella operata in attacco, dove invece, in accordo con il GM Terry Fontenot, si è deciso di prorogare la fiducia a Matt Ryan, a 36 anni suonati ancora uno dei migliori passer in circolazione e desideroso di riportare in alto la franchigia che lo ha lanciato in NFL nell’ormai lontano 2008.

Rimasto orfano del suo compagno d’avventura Julio Jones, passato ai Titans, continuerà a fare affidamento su Calvin Ridley mentre cercherà di far emergere anche tra i professionisti il talento cristallino di Kyle Pitts, first round prospect destinato a far parlare di se per molti anni a venire e che si candida fin da subito come principale protagonista nel nuovo attacco aereo del team; la firma di Mike Davis, reduce da una buona stagione con i Panthers, e l’arrivo nei giorni scorsi dell’ex Giants Wayne Gallman offrono una buona versatilità ad un running game entrato totalmente in crisi nel 2020, complice una linea offensiva poco incisiva che rischia di penalizzare i Falcons anche nella stagione prossima alla partenza.

Offensive line che non lascia tregua ad un’altra franchigia della South, i Carolina Panthers che si presenteranno al via senza giocatori con una comprovata esperienza da starter nel front five che dovrà proteggere il nuovo quarterback, Sam Darnold, prelevato via trade dai New York Jets durante l’offseason e individuato come perno su cui ricostruire dal HC Matt Rhule, che ha ignorato completamente il Draft decidendo di dare una nuova chance ad un giocatore che pareva spesso predicare nel deserto tra le fila dei biancoverdi newyorkesi; sulla sua voglia di rivalsa, sul rientro della stella Christian McCaffrey e su un attacco costruito con il giusto mix di esperienza, Robbie Anderson, D.J. Moore, Dan Arnold, e gioventù, Chuba Hubbard, Terrace Marshall, hanno scommesso pesantemente dalle parti di Charlotte.

E ci hanno scommesso con la leggerezza mista ad incoscenza di chi sa di avere tra le mani il roster più giovane dell’intera NFL, 24.5 anni di media, con potenzialità di crescita enormi ed una buona probabilità, se lo scouting ha saputo svolgere adeguatamente il proprio lavoro, di tornare protagonisti nel prossimo futuro, magari dopo aver sistemato una difesa che presenta mote incognite in diversi ruoli, soprattutto tra i linebacker, dove pesa ancora l’addio improvviso di Luke Kuechly la scorsa estate; Shaq Thompson non è riuscito a raccoglierne appieno l’eredità, e nonostante l’innesto del valido Jeremy Chinn nel back-end, la riduzione in termine di tackle messi a segno si è fatta sentire, e parecchio.

Mediana, e più in generale statistiche sui placcaggi che continuano ad essere il punto debole dei Detroit Lions, da tempo relegati nei bassifondi della lega per qualsiasi tipo di statistica difensiva e a serio rischio di restarvici anche quest’anno viste le scelte, molto dubbie, effettuate dal GM Brad Holmes e dal nuovo HC Dan Campbell, poco attivi, nonchè attenti, nel sistemare le posizioni che hanno creato più problemi alla passata, fallimentare, gestione; il DL Michael Brockers, il LB Alex Anzalone e la S Dean Marlowe le tre aggiunte degne di nota durante la free agency, poche, pochissime, per sistemare un reparto che non può continuare a reggersi sulle giocate, e sul talento, dei veterani Jamie Collins e Romeo Okwara, tantopiù dopo l’indebolimento cui è stato soggetto l’attacco, rimasto orfano del capitano Matthew Stafford.

A sostituirlo nel ruolo di QB ci sarà Jared Goff, giunto in Michigan proprio come contropartita della trade che ha portato ai Rams il veterano da Oklahoma e vittima da qualche anno di un’involuzione costante che lo ha reso una bruttissima copia del giocatore ammirato nel corso della rookie season; già in estrema difficoltà alle spalle di una OL solida come quella dei Rams, non si osa immaginare cosa possa combinare dietro ad un quintetto molto giovane e ancora a corto di esperienza. Parola che sembra latitare un po’ ovunque in offense, a partire dal backfield in cui cresceranno le portate del secondo anno De’Andre Swift, fino ad arrivare ai ricevitori, dove la linea verde la fa da padrone con i giovani T.J. Hockenson, Quintez Cephus e Amon-Ra St. Brown chiamati ad essere i target principali del nuovo pitcher.

Per i Lions, quindi, occhi e ambizioni proiettate al futuro come capita ormai da diversi lustri, sempre a guardare dal basso e rincorrere le altre franchigie della NFC che, tra alti e bassi, stagioni buone e meno buone, ogni tanto una fiammella in grado di alimentare la speranza e coltivare la passione dei propri fans, riescono ad accenderla.

E tra speranze, sogni e pronostici, appuntamento al prossimo weekend, per iniziare a vedere quali di questi sono un po’ più vicini a diventare realtà e scoprire chi partirà con il piede giusto per scrivere il proprio nome nell’albo d’oro NFL sotto a quello dei Tampa Bay Buccaneers.

 

6 thoughts on “NFL 2021: NFC Preview

  1. Tom Brady all’ultima puntata della carriera???

    Ah, ah, ah: tra vent’anni io andrò in giro col bastone e quello giocherà ancora!!!

    Tra l’altro, alle recenti olimpiadi e paralimpiadi, abbiamo visto ultracinquantenni andare a medaglia: vuoi che non ce la faccia Brady?

  2. Sempre stato scettico riguardo a Murray, ma nella prima uscita con i Lions sembrava Wilson sotto steroidi. Certo, sono i Lions, però ne ha fatte di ogni.
    Atlanta, purtroppo, fa piangere gli occhi. Andava tirato il grilletto.

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