Si è discusso per mesi sul reale valore dei Pittsburgh Steelers, i quali hanno trascorso la maggior parte dell’anno con l’impegno di rivestire il ruolo della compagine da battere per merito di un’imbattibilità che ne ha contraddistinto il cammino nel corso delle prime 11 partite, salvo confezionare un finale di regular season mediocre, andato a livellare nettamente le aspettative in chiave playoff. La squadra allenata da Mike Tomlin si è dovuta confrontare con una gamma di opinioni sostanzialmente spaccata in due tronconi, da un lato non si poteva certo mancare di rispetto a chi aveva mantenuto la miglior posizione della Afc per tre quarti di campionato, ma dall’altro era pure lecito farsi sollecitare dall’occhiata ai vari impegni affrontati e capire che non tutti gli avversari potevano vantare bilanci eccezionali, facendo aleggiare non pochi dubbi su un calendario ben più facile rispetto ad altre contendenti.
L’epilogo dell’annata di Pittsburgh si può quindi riassumere così, inquadrando una squadra che nell’ultimo mese aveva giocato a tratti malissimo perdendo ogni riferimento verso le sue stesse qualità positive, smarrendo la bussola a partire dalla brutta sconfitta patita in casa contro Washington abbandonando quella barriera protettiva costruita attorno alla franchigia dalla sua stessa imbattibilità, dando inizio ad un finale di stagione regolare comprensivo di una sola vittoria nelle ultime cinque partite disputate. Chi cercava di individuare correttamente la reale identità di Ben Roethlisberger e compagni è stato accontentato dalla povertà di esecuzione messa in campo sin dai primi secondi della Wild Card contro Cleveland, dando in pasto al grande pubblico della diretta nazionale uno spettacolo poco degno, con il quale i giallo-neri della città dei tre fiumi hanno confermato tutte le tendenze negative mostrate in questi mesi più freddi.
I Browns ringraziano di cuore, e scappano via dal Heinz Field con l’intero bottino di una sessione di saccheggio storica che ha consentito alla franchigia di ottenere la prima vittoria post-stagionale degli ultimi diciotto anni, quando gli avversari erano stati i Patriots nello stesso momento in cui si dava il benvenuto al 1995, e Cleveland non era ancora la franchigia senza capo né coda di cui si è avuto ampio riscontro dall’alba del nuovo secolo fino ai giorni nostri. Una vittoria, quella dei Browns, servita su un piatto d’argento a causa dell’altissimo numero di errori avversari commessi nel giro di un battito di ciglia, eventi che poi è stato comunque necessario riuscire a capitalizzare nella maniera giusta e con quella dose di cattiveria che nel football è assai preziosa, assecondando una delle più note leggi non scritte di questa meravigliosa disciplina e bisogna diventare cinici, incapaci di provare pietà.
La storica affermazione di Cleveland nasce da un primo quarto imbarazzante, impietoso, impensabile. Si pensava che quel mese giocato così male potesse rappresentare un toccasana per degli Steelers probabilmente fortunati ad essere capitati nel loro peggior momento con 11 successi già in saccoccia, esperienza utile per non esagerare nel pensare di essere imbattibili e per correggere gli errori proprio in vista dei playoff, una lezione che tuttavia non hanno affatto dimostrato di aver imparato. Quindici minuti di pura follia, con il primo snap di Maurkice Pouncey terminato direttamente in endzone per i primi sei punti degli ospiti, segno di un presagio sicuramente cattivo, nuovamente manifestatosi attraverso tre pesantissimi intercetti che Cleveland ha convertito in 21 punti senza provare il benché minimo rimorso, come le vere squadre da postseason. Una pessima decisione di Big Ben in uscita dalla tasca sulla propria destra, un pallone alzato dall’ennesima imprecisione commessa da Diontae Johnson ed un ovale schizzato in aria dopo essere stato impattato sulla linea di scrimmage sono azioni che faticano a comparire nella stessa partita, figuriamoci in uno stesso quarto di gioco.
Le circostanze hanno permesso un percorso senz’altro più agevole per il reparto offensivo comandato da Baker Mayfield, mai messo sotto pressione dalla pass rush avversaria e titolare di un 115.2 di rating alla prima gara della carriera nei playoff, aria freschissima dopo aver dovuto sopportare tante critiche nel mezzo della sua stessa maturazione mentale. Un compito reso più facile non solo dai continui regali di Pittsburgh, ma pure dal lusso di poter schierare Nick Chubb e la sua capacità di lettura degli ottimi varchi creati da una linea offensiva che non ha sentito l’assenza del suo miglior elemento, Joel Bitonio, lasciato ai box dal Covid e speranzoso di poter presenziare ad un eventuale secondo giro in giostra, alla pari di Denzel Ward e di coach Stefanski, altro grande assente di serata. Mentre Chubb percorreva le praterie che si creavano dinanzi a sé, Landry seminava pessimi tentativi di placcaggio da parte di una difesa irriconoscibile per efficienza, e Kareem Hunt faceva la voce grossa nelle ultime 20 yard, il vantaggio dei Browns assumeva proporzioni addirittura epiche, concretizzandosi in un 35-7 che permetteva di gestire in tutta serenità un secondo tempo dove la missione primaria diveniva la semplice spremitura del cronometro a proprio favore.
Gli Steelers sono rientrati in loro stessi nella ripresa, quando si sono ricordati di appartenere alle migliori tre difese Nfl e di poter attaccare con grandi risultati, ma solo per accorgersi di non poter raggruppare tutti i buoi nel frattempo evasi dal loro precario recinto. Non è difatti bastato imbrigliare Mayfield, Chubb e Hunt per tutto il terzo quarto dando finalmente un po’ di lavoro anche al punter Jamie Gillan, perché alla fine della fiera i quattro passaggi da touchdown scagliati da un Big Ben altresì responsabile di un’uguale quota di intercetti sono serviti solamente ad arrotondare le statistiche proprio come le 501 yard, ottenute su 68 tentativi di passaggio a cui il piano di gioco si è trovato costretto ad aderire, sia per l’esigenza di rincorrere il punteggio da subito, sia per la cronica incostanza di un gioco di corse che deve essere migliorato se gli Steelers vogliono ambire a qualcosa in più di una Wild Card.
Per capire questo e tantissimi altri aspetti si rende ora necessario attendere la pausa primaverile, capire quali saranno le decisioni di Ben Roethlisberger e decidere sulla sorte dei free agenti più importanti, su tutti JuJu Smith-Schuster e Bud Dupree. Big Ben ha dimostrato di aver adeguatamente recuperato dall’operazione al gomito dello scorso anno, ma i segni del trascorrere del tempo pesano molto più sui suoi 38 anni che non sui 43 di un Tom Brady qualunque. L’attacco ha bisogno di rinforzi in tutti i settori, servono una protezione migliore, una batteria di ricevitori più affidabile che possa drasticamente diminuire la tendenza al pallone lasciato cadere a terra, un backfield in grado di imporsi nei primi down, ed in caso di ritiro del mitico numero 7 servirà pure un altro quarterback.
Pittsburgh lascia quindi spazio alla rivale divisionale più acerrima, che conquista con merito il primo accesso ai Divisional Playoff dell’ultimo quarto di secolo, quando Baker Mayfield nemmeno era nato ed in Italia si guardavano ancora le partite di football su Tele +2. Un altro mito negativo sfatato da questo primo turno di postseason assieme a quello dei Buffalo Bills, ed ora come prevedibile la strada si fa irta di ostacoli, con l’orizzonte che profila ai Browns la preoccupante ombra di Patrick Mahomes, il campione in carica, ed i suoi favoritissimi Kansas City Chiefs.
Comunque vada resta la certezza che la stagione disputata da Cleveland sarà ricordata come un grande successo e potrà finalmente permettere di coltivare speranze per un futuro altamente competitivo, cementando ulteriormente la candidatura di Kevin Stefanski per un premio di allenatore dell’anno che nelle nostre personali idee potrebbe essergli sottratto dal solo Sean McDermott: 48 punti in faccia agli odiati Steelers nei playoff, tanto per cominciare, costituiscono una referenza di grande rilevanza.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.
Ok lo snap sbagliato ma incredibile come tra Conner e Big Ben nn siano riusciti a prendere l ovale.. inconcepibile buttare una stagione in un quarto di gioco appena.
Cmq onore ai Browns
70 lanci di un quarterback 38enne e sovrappeso di 10 kg significa non avere la più pallida idea di cosa combinare in campo. Gli errori sono una conseguenza.
Sarà che i Browns mi sono simpatici da quando li abbiamo battuti in tre Championship consecutivi in 4 anni (1986-7-9) tra l’altro diventando gli attori co-protagonisti di The Drive, oppure perchè sono l’ennesima prova nella storia del football che “hungry dog run faster” (chiedetelo a Brady e Belichich cosa significa), ma non condivido una lettura della loro vittoria come spiegata dagli “errori disastrosi” di Pittsburgh.
Episodio del primo snap a parte (dove il RB incapace di fermare la palla sulle proprie 2 yards è colpevole tanto quanto il centro) tutto il resto se lo sono guadagnato eccome.
Gli intercetti su palle deflettate, la capacità di convertire in punti ogni opportunità alternando una coppia di RB di prim’ordine e un gioco di passaggi accurato.
Non dimentichiamo che i Browns sono arrivati a giocarsela senza un lungo elenco di titolari in ogni reparto (a cominciare dal loro miglior WR finito in IR molto presto) e senza l’uomo che ha costruito questa squadra.
Semplicemente sono una squadra di valore (nonostante i commenti spesso irrisori) e ..soprattutto avevano molta più fame!
Analisi che condivido
Bastava un qb leggermente più in forma di bigben e quella palla vagante la inchiodava lui a terra e si ripartiva dal secondo down. Tutti gli intercetti e i deviati sono stati generati dalla totale mancanza di capacità a guadagnare yards correndo. Che differenza avere Chubb ed Hunt. Pitts un’ottimo rb lo aveva ( LV Bell )ma la testa e le dispute contrattuali lo hanno portato altrove, a spegnersi tra l’altro. Che dire di un upset dei Browns? Pura fantasia?
Concordo in pieno con la tua analisi
tolto il primo snap (cosa cmq incomprensibile ha sparato l’ovale ad una altezza assurda e poi non riuscira a ricoprire l’ovale booo) per il resto i Browns si sono guadagnati la vitoria con una partita molto accorta. Hanno sfruttato in pieno le defaiance dI Big Ben e con un Mayfield molto preciso e sicuro e con i due RB ancora in gran spolvero
Ora sarà veramento arduo contro i Chiefs ma intanto il futuro è roseo dopo anni da barzelletta della lega