Come direbbe il nostro Messia Scott Hanson, siamo ufficialmente arrivati alla witching hour della regular season, siamo arrivati a quel punto dell’anno in cui una sconfitta – od una vittoria – è in grado di definire una stagione di una squadra chiarendoci una volta per tutte le idee sul valore assoluto della compagine in questione: certo, nessuna delle sconfitte – o ancora, vittorie – di ieri ha di fatto sancito la fine delle velleità di postseason di X squadra ma indubbiamente il valore assoluto di una elle rimediata in questa domenica è ben più alto di una arrivata ad ottobre.
Finita la sagra della banalità, permettetemi di iniziare a parlarvi veramente di questa dodicesima, strana, domenica di football NFL.
Ad un certo punto credevamo potesse terminare ottanta a poco, ma con Tom Brady in campo non possiamo mai essere certi di nulla: nonostante un apprezzabile tentativo di rimonta, i Kansas City Chiefs si sono imposti 27 a 24 sui Tampa Bay Buccaneers grazie ad una prima metà esagerata di Patrick Mahomes e Tyreek Hill.
Costretti a terminare il primo drive della partita con un piazzato arrivato dopo aver fallito un 3&goal sulla goal line, Kansas City – aka Mahomes – è apparsa particolarmente offesa facendo terminare i due successivi drive nello stesso identico modo, ovvero con due bombe ricevute dal sempre pronto Tyreek Hill: il mostruoso Hill ha prima messo a segno un touchdown da 75 yards compilando un sempre apprezzabile one play drive e poi uno da 44.
Tutto questo nel primo quarto, sia chiaro.
Tampa Bay, però, è riuscita a trovare un modo per reagire con un folle touchdown da equilibrista di Ronald Jones, capace di rimanere in campo eludendo in salto un vano tentativo di tackle sulla sideline, touchdown seguito da un piazzato di KC che ha fermato il punteggio sul 20 a 7 a fine della prima metà di gioco.
Il secondo periodo è iniziato come finito, ovvero con un field goal – questa volta di Tampa Bay – e con il terzo touchdown di Tyreek Hill: la connessione Mahomes-Hill, giorno dopo giorno, entra sempre più nell’atmosfera Montana/Young-Rice.
Blasfemia?
Punti di vista.
Un paio di intercetti consecutivi lanciati da Brady sembravano aver chiuso anzitempo la contesa, ma atipicamente i Chiefs non sono stati in grado di mettere in ghiaccio il risultato finale incappando in due three and out consecutivi che hanno dato nuova linfa ai Bucs: Brady, galvanizzato dall’impresa del proprio reparto difensivo, ha iniziato a muovere le catene con consistenza e puff, touchdown di Evans.
Punt dei Chiefs e puff alla seconda, altro touchdown di Evans, sempre particolarmente brillante in questa zona del campo nonostante le poche yards ricevute: a quattro minuti dalla fine Tampa Bay, in un modo o nell’altro, si trovava solamente sotto di tre punti e con la possibilità di portarla perlomeno ai supplementari nel caso di un altro stop difensivo.
Con le spalle relativamente al muro Mahomes e Edwards-Helaire hanno iniziato a muovere le catene con ritrovata consistenza e senza troppi affanni – relativamente parlando – i ragazzi di Andy Reid sono riusciti a chiudere una partita che a mio avviso avrebbero dovuto chiudere prima: in ogni caso, ottima vittoria – la decima – per i Chiefs, sempre più favoriti per bissare quanto fatto lo scorso febbraio.
Sensazionale – ed inaspettata – vittoria dei Patriots sugli Arizona Cardinals: New England è riuscita ad imporsi in extremis 20 a 17 grazie ad un piazzato di Folk su un’avversaria ben più quotata. Quella andata in scena fra queste due squadre è stata una partita incredibilmente combattuta e tirata, una partita nella quale il genio di Bill Belichick è riuscito in un’impresa fino a questo momento considerata impossibile, fermare Kyler Murray: il reparto difensivo dei padroni di casa ha infatti tenuto l’impressionante sophomore a secco di touchdown limitandolo a 170 passing yards. Nonostante una prestazione piuttosto anonima di Newton i ragazzi di Belichick sono riusciti a rispondere colpo su colpo ai touchdown di Kenyan Drake con touchdown di James White, fino ad arrivare sul 17 pari ad un paio di minuti dal fischio finale: Arizona non è stata in grado di portarsi in vantaggio fallendo un non impossibile piazzato da 45 yards, concedendo così ai Patriots l’opportunità di portarsi a casa l’intera posta in palio con un piazzato da 50 yards di Folk convertito brillantemente. In un certo senso credo che questa sconfitta farà riflettere New England, squadra sul 5-6 assolutamente in corsa per i playoff che se proprio vogliamo essere sinceri ha perso partite che avrebbe dovuto vincere e vinto partite nelle quali era pesantemente sfavorita: attenzione che i Patriots sono ancora vivissimi.
Vittoria in un certo senso inaspettata, ma dolcissima, pure per i San Francisco 49ers che con un pratico 23 a 20 hanno completato lo sweep stagionale sui Los Angeles Rams: quella di ieri è stata una partita giocata in trincea fra due squadre estremamente fisiche che sono state capaci di mettere a segno punti direttamente col reparto difensivo, in quanto prima San Francisco ha raccolto i sei punti con una fantastica pick six del rookie Kinlaw e poi Los Angeles, grazie ad un fumble causato dal solito Donald, ha risposto con un fumble six, se mi passate il termine. Sopra 17 a 3 i ‘Niners si sono fatti progressivamente rimontare fino a trovarsi sotto di tre lunghezze, ma il buon Mullens – ed un reparto difensivo ultra-agguerrito – è stato in grado di mettere Gould nella condizione prima di pareggiare e poi di vincerla con due pesantissimi piazzati: pure in questo caso attenzione ai vincitori, squadra sul 5-6 che per forza di cose dobbiamo tenere ancora ben in considerazione per la postseason.
Brutto scivolone per i Rams che dopo un paio di esaltanti successi tornano con i piedi per terra e, soprattutto, secondi in NFC West in caso di vittoria Seahawks nel Monday Night Football.
Chiudiamo il capitolo resilienza con l’ottimo successo dei Vikings sui Panthers, uno spettacolare 28 a 27 che ci ha dato prova del forte carattere dei vichinghi e del proprio quarterback. Sotto 21 a 10 dopo due incredibili fumble six – oggi uso questo neologismo, niente da fare – consecutivi messi a segno dal rookie Jeremy Chinn, Minnesota si è rimboccata le maniche limitando i Panthers a due miseri piazzati e, nel mentre, limando il vantaggio grazie ad un touchdown di Cousins – con annessa conversione da due punti – e ad un piazzato di Bailey: con meno di due minuti da giocare l’ex-quarterback di Washington ha percorso velocemente il campo pescando Chad Beebe in end zone per il touchdown del sorpasso. Carolina, squadra che di resilienza ne sa giusto qualcosa, ha percorso altrettanto velocemente il campo portandosi in zona field goal, ma il tentativo da 54 yards di Slye si è tristemente spento alla sinistra dei pali.
Minnesota è ancora in vita e con un record nuovamente prossimo al 50/50 ha buonissimi motivi per credere nel sogno playoff.
Poco da dire su quanto successo a Denver: New Orleans ha annichilito i poveri 31 a 3 i poveri Broncos costretti a giocare con un ricevitore della practice squad come quarterback a causa del Covid-19, in quanto tutta la quarterback room è stata messa fuori dai giochi dalla positività di Jeff Driskel che accompagnata a possibili negligenze sul protocollo anti-Covid ha spedito Rypien, Bortles e Lock nella lista degli indisponibili per prossimità ad un positivo al virus. Denver, in tutta la partita, ha completato solamente un passaggio e New Orleans – nonostante un Taysom Hill impresentabile come vero e proprio quarterback – ha dominato la linea di scrimmage con quattro rushing TD e 229 rushing yards. Chapeau al ricevitore Kendall Hinton, gettato nella mischia senza preavviso e senza allenamento per giocare nella posizione più difficile dello sport: non è stato un pomeriggio facile il suo ma, sinceramente, non potevamo aspettarci nulla di diverso.
Orribile, orribile ed ancora una volta orribile la sconfitta rimediata dai Raiders ad Atlanta, dove sono stati annientati 43 a 6 dai Falcons: Las Vegas, in tutta la partita, è stata in grado di convertire solamente tre dei dodici terzi down giocati commettendo cinque imperdonabili turnover, fra cui quattro fumble ed una pick six messa a segno da Deion Jones. Atlanta, nonostante una prestazione offensiva non sempre brillante, ha fatto quello che doveva fare sfruttando ogni singolo errore degli ospiti grazie anche ad un Koo particolarmente ispirato capace di convertire ognuno dei cinque field goal tentati.
Come sempre, difficile commentare l’ennesima sconfitta Jets: la squadra di Adam Gase è stata schiacciata 20 a 3 dai Dolphins di Fitzpatrick in una partita veramente a senso unico nonostante il margine relativamente moderato. New York ha faticato a muovere le catene – tre su tredici su terzo down – ed ha pagato a caro prezzo la solita inconsistenza offensiva: Fitzpatrick è apparso concentrato, preciso e deciso imponendosi senza particolari problemi su una squadra assolutamente inferiore.
Dominio totale pure per i – nuovamente – lanciati Titans, passati 45 a 26 sui Colts nell’ennesimo monologo di Derrick Henry: il bestiale running back di Tennessee ha accumulato la bellezza di 178 rushing yards e 3 TD, catapultando i compagni su un 35 a 14 a metà partita che si sono poi limitati a gestire nella seconda metà di gioco. Una prestazione come quella di ieri ci aiuta indubbiamente a ricordare come mai Tennessee sia una squadra che nessuno vorrà incrociare una volta arrivati a gennaio e se la difesa sarà in grado di replicare quanto fatto ieri – soprattutto nei primi trenta minuti – attenzione ai ragazzi di Vrabel.
Giants primi in NFC East, non è un’esercitazione: New York si è imposta di misura, 19 a 17, sui resti dei Cincinnati Bengals, anche se c’è molta preoccupazione nella capitale per un infortunio rimediato da Daniel Jones che ha costretto Joe Judge a terminare la partita con Colt McCoy come quarterback. Ottima la prestazione del reparto difensivo newyorkese che ha limitato il debole attacco di Cincinnati a 155 yards di total offense: la vita senza Burrow sarà una vita molto dura per i Bengals.
Vittoria arrivata con un margine di due punti pure per i Browns, passati soffrendo più del dovuto sui Jacksonville Jaguars di James Robinson: 27 a 25 il punteggio finale. Tanto per cambiare, pure ieri devastante Nick Chubb che con 176 yards dallo scrimmage ed un TD ha dato manforte all’ottimo sforzo individuale di Jarvis Landry, faro del passing game che ha concluso la propria giornata con 8 ricezioni per 143 yards ed un TD: sull’8-3 Cleveland è in un’ottima posizione per qualificarsi ai playoff per la prima volta da… molto, moltissimo tempo.
Preziosissima vittoria dei Buffalo Bills sui Los Angeles Chargers: in quella che potremmo definire come la peggior prestazione fra i professionisti di Herbert, Buffalo è passata 27 a 17 grazie ad un’ottima prestazione del reparto difensivo. Nonostante il ritorno del già impegnatissimo Ekeler – 11 ricezioni per lui – Los Angeles ha faticato tremendamente su terzo down, il down più importante della disciplina: Buffalo, nonostante qualche errore di troppo nelle battute finali quando avrebbero dovuto chiudere senza troppi patemi d’animo la contesa, è riuscita a frenare la foga dei Chargers che, come al solito, hanno pagato a carissimo prezzo alcune scelte discutibili di coach Lynn, scelte che hanno messo in evidenza tutti i suoi limiti nella gestione del cronometro e, più in generale, limiti nel cosiddetto situational football. Notevole il touchdown lanciato da Cole Beasley al rookie Davis, giocata che di fatto ha deciso la partita.
Non facciamoci prendere in giro dal punteggio finale, il 41 a 25 con cui Green Bay ha regolato i Chicago Bears non è in grado di descrivere il dominio perpetrato da Rodgers e compagni: 15 dei 25 punti totali di Chicago sono arrivati nell’ultimo quarto di gioco quando Green Bay, sopra di 31 punti, ha chiaramente rimosso il piede dal gas. Brutto il ritorno di Trubisky, assolutamente inefficace quando la partita era ancora aperta, in quanto i suoi numeri sono inflazionati da un paio di touchdown in pieno garbage time lanciati a Robinson e Montgomery: importante questa vittoria per i Packers che dopo la brutta sconfitta rimediata contro i Colts si rimettono in carreggiata inguaiando ancor più gravemente gli odiati orsi.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
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