BEST
TAYSOM HILL
E’ sicuramente presto per comprendere a quale traiettoria possa essere destinata dal carriera di Taysom Hill, ma ciò che interessa maggiormente ai Saints in questo preciso istante è il tenere costante il numero di vittorie al di là dell’assenza di Drew Brees. Il coltellino svizzero in possesso dell’attacco di New Orleans ha felicemente portato a termine la prima delle sue missioni nella sfida contro Atlanta, una gara non certo di cartello ma in ogni caso impegnativa perché c’era tanto da dimostrare in veste di quarterback full-time e di conseguenza esisteva parecchia curiosità nel capire come si sarebbe comportato il regista nel corso di una partita intera.
Preferito in settimana a Jameis Winston, Hill ha eseguito il suo compito con ordine ed efficacia seppure commettendo qualche preventivabile errore. Se si relaziona la sua prestazione al livello di esperienza accumulato nella posizione fino a questo momento c’è solo da rimanere soddisfatti per quanto visto in campo: solamente 5 incompleti in 23 tentativi, 233 yard senza mete né intercetti, e due galoppate personali conclusesi entrambe in endzone a dimostrazione delle vaste possibilità atletiche del giocatore, che ha come sempre trovato modo di incidere sulla gara con la differenza di poter trascorrere molto più tempo del solito all’interno del rettangolo di gioco.
Hill ha compensato alcune disattenzioni – un fumble che gli ha tolto la possibile terza meta su corsa, ed un passaggio evidentemente corto ma ugualmente catturato da Emmanuel Sanders – con sostanza e capacità di improvvisazione in tutti quei momenti in cui le corsie di passaggio venivano chiuse dalle secondarie dei Falcons, terminando la sua gara con un rating di 108.9, 284 yard totali tra lanci e corse, davvero un ottimo risultato per un giocatore arrivato in Nfl dalla porta di servizio, senza un’identità ben precisa, e che si è sempre messo a disposizione della collettività con grande umiltà schierandosi ovunque gli venisse richiesto.
I Saints portano così a sette la loro striscia di vittorie consecutive e possono vantare tale traguardo in assenza del loro futuro Hall Of Famer, un fattore di incalcolabile valore a livello psicologico. Il tutto nella settimana in cui i Buccaneers raccolgono la quarta sconfitta stagionale, creando un distacco di due partite rispetto ad una New Orleans sempre più vicina ad aggiudicarsi il primato divisionale.
PATRICK MAHOMES
I Raiders sono andati ad un passo dal liquidare i rivali Chiefs con lo sweep stagionale, che di questi tempi avrebbe costituito una notizia a dir poco clamorosa. Non è andata come previsto per un Carr reduce dalla prima vittoria di carriera all’Arrowhead Stadium dello scorso 11 ottobre, perché si sa, un minuto e quarantatre secondi concessi al quarterback più forte della Nfl sono tantissimi e le probabilità di rimonta aumentano esponenzialmente. Patrick Mahomes ha sezionato la difesa di Las Vegas con un drive conclusivo semplicemente perfetto, fatto di sei passaggi completi su sette, quattro dei quali uguali o superiori alle dieci yard.
Il funambolico numero 15 ha scritto la parola fine con la conclusione di 22 yard che ha trovato inspiegabilmente solo Travis Kelce in endzone per la meta del definitivo 35-31, ennesima testimonianza visiva del fatto che Kansas City può essere piegata, ma non certo spezzata. E mai sarebbe possibile con un quarterback in grado di completare il 75% di passaggi su ben 45 tentativi, centrando le mani di ben nove differenti bersagli con una sicurezza molto simile a quella mostrata durante le azioni decisive dello scorso Super Bowl, quando la reazione dinanzi alla situazione di pressione per recuperare lo svantaggio nella gara più importante dell’anno mostrò una forza psicologica in grado di non essere scalfita da nulla, completamente priva – proprio come domenica – di segnali di panico.
Il quarterback dei Chiefs raggiunge così la sua sesta vittoria di carriera in rimonta in situazioni specifiche dove la squadra si è ritrovata in svantaggio di almeno dieci punti, e per la prima volta ottiene questo risultato concludendo felicemente un drive partito e concluso al di sotto di due minuti di gioco. Ciò che maggiormente spaventa è la sensazione di dominanza che il ragazzo riesce a fornire a soli venticinque anni di età, con tutto un futuro davanti e tanta frustrazione da assorbire per gli avversari, che vedono dinanzi a loro un ostacolo sostanzialmente insuperabile per i prossimi anni e nuovamente destinato alla vittoria della division. Kansas City rimane seconda solamente alla perfezione degli Steelers in questa regular season, ma la presenza di Mahomes e di tutte le potenti armi offensive di cui dispone rende d’obbligo il mantenimento della figura di favoriti, anche senza necessariamente disporre del seed numero uno in vista dei playoff.
INDIANAPOLIS COLTS
Qualche settimana fa i Colts parevano in crisi poco reversibile giungevano al punto di svolta della loro stagione con le spalle al muro, sapendo di non poter disporre di molte altre possibilità per dimostrare di appartenere al gruppo elitario della Nfl. Si discuteva di una qualificazione ai playoff certamente a portata di mano ma nulla più, dato che le prestazioni altalenanti dell’attacco null’altro facevano presagire che un percorso di postseason ridotto, viste se non altro le tendenze al turnover mostrate da Philip Rivers e l’inconsistenza offensiva a tratti mostrata in differenti punti del loro percorso.
Indianapolis ha messo in piedi un autentico capolavoro nelle due ultime uscite sommate, andando ad infliggere a Titans e Packers un parziale di 41-3 se considerati i due secondi tempi dei rispettivi confronti. La gara contro Green Bay, un’autentica potenza della Nfc, era tutt’altro che facile da gestire dopo aver subito ben quattro touchdown nei soli primi trenta minuti, ma la felice prestazione di Rivers ed un attacco complessivamente equilibrato hanno dimostrato che i Colts possono tranquillamente restare in partita anche contro le grandi squadre, anzi, probabilmente stanno scoprendo di esserlo pure loro rilevanti. L’esperto quarterback ha guidato le truppe lanciando due passaggi da touchdown nel primo tempo realizzando in seguito una gara chiusa con il 107.2 di rating, tre mete e 288 yard, pare fondamentale il rientro in campo del rookie Michael Pittman, che sta mettendo in scena tutta la combinazione di forza fisica, statura e velocità che ne avevano distinto i tratti in fase di draft, ed un’altra matricola, Jonathan Taylor, sta tenendo fede alle premesse fornendo estrema consistenza al backfield, contribuendo a tenere onesta la difesa con 90 yard in 22 opportunità.
La difesa ha saputo reagire giocando una ripresa ai limiti della perfezione, in tutto sono pervenuti quattro turnover tra i quali il fumble decisivo ricoperto da Justin Blackmon, altro giocatore al primo anno di professionismo che sta trovando modo di incidere positivamente con il trascorrere delle settimane. Gran parte del merito va pure indirizzato al piede di Rodrigo Blakenship, a segno con quattro conclusioni tra secondo tempo e overtime, dimostrazione pratica del fatto che lo staff ha assegnato il delicato ruolo alla persona giusta. Rispedire a casa i Packers con una sconfitta nonostante un Rodgers da 311 yard e 3 mete non è impresa fattibile da tutti, e qualcosa in questi Colts è seriamente cambiato in positivo. L’ingarbugliata corsa ai playoff della Afc ha una protagonista in più da questa settimana, grazie ad una squadra che ha finalmente trovato il modo di rispondere alle alte aspettative preventivate in sede di pronostici.
HONORABLE MENTION: DESHAUN WATSON
La stagione dei Texans è ampiamente andata verso sud da tempo, ma la gara contro i Patriots ha visto scendere in campo il miglior DeShaun Watson di questo campionato, segno che il futuro in regia continua ad essere in ottime mani. Il quarterback di Houston ha lanciato il 75% di completi per 344 yard con due passaggi vincenti, non ha commesso turnover ed è pure stato il miglior corridore di squadra con 36 yard, cui va aggiunta una segnatura personale. Il conto finale porta a 380 yard di fatturato su 399 di total offense, chiaro segnale di un giocatore che sta migliorando i compagni che ha attorno nonostante le incredibili sottrazioni che il precedente regime ha deciso durante la scorsa offseason.
WORST
CARSON WENTZ
Nonostante l’ennesimo disastro combinato nel caso specifico a Cleveland gli Eagles rimangono inspiegabilmente primi nella tragica Nfc East a quota 3-6-1. Dispiace gettare ombre contro Carson Wentz, giocatore che in passato ha certamente saputo entusiasmare e rientrare con grande forza di volontà da più infortuni, ma il livello delle sue prestazioni risulta essere non solo di livello nettamente inferiore rispetto ai suoi primi anni di esperienza Nfl, ma addirittura deleterio per i destini della sua squadra.
Domenica si sono aggiunti altri due intercetti ad una stagione che ne vede ben quattordici, peggior dato di tutta la lega, la protezione della linea ha latitato fortemente ma le forzature non sono mancate e sembrano essere diventate una pietanza fissa del menù offerto, con l’aggravante di aver subito un pick six ed un sack all’interno della endzone per non essersi liberati per tempo dell’ovale, creando un computo negativo di ben nove punti in un confronto terminato con una differenza di cinque lunghezze a favore dei Browns.
Nonostante le dichiarazioni di Pederson, fermo nel riferire alla stampa che lo status di titolare di Wentz non può essere messo in discussione e che non è il momento di eseguire mosse potenzialmente avventate con i playoff ancora abbondantemente in gioco, dubbi e domande sono più che legittimi soprattutto se legati all’importante peso economico del contratto del quarterback. L’attacco ha convertito la miseria di due primi down se sommate le ultime due uscite, e le 235 yard con due mete ed altrettanti intercetti risultano alla fine statistiche più grosse di ciò che sembrano, perché parte di esse sono state registrate a gara già andata. Ennesima prestazione mediocre in una stagione assai disgraziata, sicuramente la panchina non è la soluzione vista la scarsa esperienza di Jalen Hurts, resta il fatto che la principale premura di Pederson rimane quella di trovare una soluzione per ritrovare il vecchio Carson Wentz. Il problema? Ogni domenica che trascorre ne rimangono sempre meno tracce.
DETROIT LIONS
Ci si può celare dietro a tutte le scusanti del mondo, a partire dall’infortunio alla mano di Matthew Stafford passando attraverso le assenze importanti di Swift, Golladay e Flowers, ma sussistono ben poche giustificazioni per lo shut-out rimediato contro i Carolina Panthers. Alla fine dei conti pure la squadra condotta da Matt Rhule ha dovuto patire defezioni importanti, su tutte quelle di McCaffrey e Bridgewater, e nonostante la presenza del debuttante P.J. Walker nel ruolo di quarterback l’imbarazzo di Detroit è stato tale da permettere 374 yard di total offense contro la miseria delle 185 messe assieme dall’attacco, oltre ai soli dieci primi down ottenuti in tutto l’arco del confronto.
I Lions non hanno segnato alcun punto contro una squadra che solamente una settimana fa ha concesso più di 500 yard e 46 punti ai Buccaneers, ed hanno effettuato solamente tre azioni all’interno delle 30 yard avversarie. L’assenza di Swift, che nelle ultime tre uscite ha letteralmente ribaltato i destini offensivi in positivo, ha semplicemente confermato l’inefficacia dell’acquisizione di Adrian Peterson, qui completamente fuori contesto, e messo in luce i grandi limiti di un gioco di corse che per la prima volta da decenni pare aver trovato un protagonista di rilievo. Pur con la scusante dell’infortunio Stafford ha giocato una gara incolore proprio come le sue statistiche, 185 yard prive di mete, l’attacco da lui condotto si è fermato a tre terzi down convertiti in ben quattordici tentativi giustificando il sensibile gap nel minutaggio in cui gli attacchi sono rimasti in campo.
La difesa ha concesso 258 yard ad un giocatore giunto dalla Xfl che ha disposto del reparto come più ha gradito, e nemmeno i due intercetti rimediati da Oruwariye e l’esperto Trufant hanno cambiato il corso della gara, anzi, hanno semplicemente contribuito a rendere meno pesante un 20-0 che sa tanto di umiliazione per una squadra che continua sistematicamente a deludere. All’orizzonte c’è già la sfida del Giorno del Ringraziamento contro Houston, e le cose potrebbero farsi veramente difficili nel caso di una nuova sconfitta. L’attuale 4-6 non lascia certo speranze di poter proseguire il cammino al termine della regular season, e questi Lions sembrano tutto, eccetto una compagine in grado di giocare i playoff.
MIAMI DOLPHINS
Sconfitta davvero inattesa quella riportata dai Dolphins contro i Broncos, con la conseguenza di vedersi interrompere la striscia positiva di cinque vittorie consecutive. Proprio nel momento in cui si cominciava a parlare di Miami come possibile antagonista di Buffalo nella corsa alla Afc East arriva una battuta d’arresto pesante, riportata contro una squadra di poca qualità offensiva. La nota pass rush di Flores non ha generato la pressione desiderata contro un quarterback molto propenso all’errore come Lock, e i Dolphins si sono fatti perforare per tutto il pomeriggio dalla copia Lindsay/Gordon, che ha raccolto 166 yard e due touchdown attraverso un’equa condivisione delle chiamate.
La partita di Tua Tagovailoa è stata mediocre, la difesa di Denver ha nettamente sovrastato la linea offensiva avversaria mettendo pressione sul quarterback in quasi il 50% dei dropback ottenendo un 55% di completi per 83 yard ed una meta, numeri che hanno portato all’ingresso in campo di Ryan Fitzpatrick a competizione in corso. Miami ha prodotto solamente 233 yard di total offense e ne ha concesse ben 459 al ventiduesimo attacco Nfl per produzione offensiva, lasciando che il fruttifero gioco di corse di Denver aprisse la strada per ben otto completi superiori alle 15 yard, con Tim Patrick protagonista inatteso e non per la prima volta in questa stagione.
La posizione di Tagovailoa non è certo in discussione e non è certo stato perso tempo a fornire gli adeguati chiarimenti, un incidente di percorso può capitare ma è cristallino che tutto diventi più pesante quando l’inerzia positiva viene fermata da un avversario non certo irresistibile. Fortunatamente domenica arrivano i Jets, di conseguenza le probabilità di scacciare via i dubbi forniti da questo passo falso sono molto più alte che in qualsiasi altra circostanza.
HONORABLE MENTION: BALTIMORE RAVENS
Scendono le quotazioni dei Ravens, che non sembrano più la squadra dominante della regular season targata 2019. Lamar Jackson ha giocato senz’altro meglio rispetto alla partita precedente ma ancora una volta ha mancato di effettuare qualche importante big play, soprattutto per mancanza di precisione nei passaggi. Si è fatta largo anche qualche lacuna difensiva, individuabile in placcaggi non portati a termine in particolare nel quarto periodo, e strana la decisione di lasciare Yannick Ngakoue a guardare nei momenti decisivi del secondo tempo, quando una pass rush già orfana di Calais Campbell avrebbe necessitato del suo contributo. Si torna già in campo domani in occasione del Thanksgiving Day, e lo scontro con gli imbattuti – e rivali – Steelers sarà un ottimo banco di prova per capire quali ambizioni possa avere una squadra che pare essersi staccata dal gruppetto di testa della Afc.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.