DALLAS COWBOYS

A seguito dell’ennesima stagione nemmeno vicina all’agognato obiettivo rincorso da Jerry Jones, un altro Super Bowl da aggiungere dopo i favolosi trionfi degli anni novanta, i Cowboys non hanno dato rinnovato il contratto di Jason Garrett dopo vent’anni di servizio nel ruolo di quarterback di riserva, assistente, ed infine head coach. Accontentati dunque tutti i detrattori che avrebbero desiderato la testa dell’allenatore già da qualche anno, dal momento che le stagioni di Dallas si susseguono un po’ tutte nella stessa maniera, fallendo con preoccupante puntualità l’aggancio ai playoff o un percorso molto profondo all’interno dei medesimi, non solo un mancato ritorno per gli enormi investimenti effettuati dalla famiglia Jones in termini di strutture, ma soprattutto per la relazione tra i risultati dettati dal campo e le potenzialità del roster, soprattutto dal lato offensivo. Si ricomincia quindi da Mike McCarthy e dalle sue nove qualificazioni ai playoff nell’esperienza a Green Bay, una delle quali fruttò proprio quel trofeo così assiduamente ricercato dai Cowboys.

L’attacco sarà guidato per la quinta stagione consecutiva da Dak Prescott, reduce da una campagna di football d’alta qualità che l’ha visto sfiorare le 5.000 yard stagionali mantenendo una più che buona proporzione tra touchdown realizzati su passaggio ed intercetti (30 contro 11), frutto di un processo teso a ridurre gli errori di lettura e di un cast di supporto tra i migliori di tutta la Nfl. La sua disputa contrattuale – temporaneamente terminata con la firma del franchise tag – ha tenuto banco per tutta la scorsa primavera tra speculazioni non confermabili su quanto offerto da Dallas per il rinnovo e le presunte esagerazioni emerse dalle richieste dell’agente del quarterback, fatto che rimanda sostanzialmente di un anno la risoluzione dell’apposita problematica, importante per meglio comprendere il futuro offensivo nel medio-lungo termine.

Il pacchetto d’attacco propone nuovamente uno dei migliori running back in circolazione, Zeke Elliott, capace di essere esplosivo e fisico, chiamato a ritrovare qualche big play in più dopo aver firmato un sostanzioso rinnovo contrattuale l’anno scorso, con il backup Tony Pollard reduce da un’annata da rookie molto positiva ed opzione assai valida per tutte le situazioni di screen pass. Amari Cooper sarà il bersaglio principale di un gioco aereo che ha aggiunto ulteriore polpa ad una situazione già ricca, grazie all’aggiunta di Cee Dee Lamb con la diciassettesima chiamata assoluta dell’ultimo Draft, una selezione che attrezza il settore ricevitori di un ragazzo molto concreto nel lavorare lo slot ed offrire qualche snap pure all’esterno. Per una stagione di successo sarà determinante ritrovare un Cooper in piena salute, il wide receiver primario ha difatti giocato con un vasto assortimento di infortuni senza tuttavia far mancare l’estrema pulizia nell’esecuzione delle tracce, stringendo i denti fino ad accumulare 1.189 yard ed 8 mete senza mai saltare una partita. Assieme a lui Michael Gallup, che arriva dalla prima stagione di carriera sopra le 1.000 yard, forma senza dubbio una delle migliori coppie di titolari reperibili nella lega.

Varchi per le corse e protezione del quarterback saranno garantiti da una linea offensiva dal rendimento costante per l’altissima qualità offerta negli ultimi anni, che ha perso uno dei suoi pezzi più pregiati a causa del ritiro del centro Travis Frederick. Pur detratta tale determinante presenza il gruppo rimane certamente elitario, con Tyron Smith a blindare il lato sinistro fornendo le solite garanzie, Zack Martin a cercare la settima stagione consecutiva da Pro-Bowler in altrettanti tentativi, ed un La’El Collins cresciuto in maniera esponenziale ma costretto ad iniziare l’anno in injured reserve. Il reparto è completato dalla guardia sinistra Connor Williams, con il ruolo di centro oggetto di contesa tra Joe Looney ed il rookie Tyler Biadasz, altro prodotto da Wisconsin – lo fu Frederick – eccellente nei bloccaggi per le corse.

Lo schieramento difensivo di base corrisponderà ad una 4-3, anche se oggigiorno esistono così tante varianti e così tanti ruoli ibridi tanto da rendere la lettura delle situazioni sempre più complessa. La star della linea difensiva è senza dubbio DeMarcus Lawrence, che tuttavia giunge da un campionato dove ha registrato solamente cinque sack, mentre il resto dell’allineamento presenta un mix tra veterani ed inesperti giovani tutto da testare. Dal mercato libero è arrivato Everson Griffen, ex-Vikings, un pò avanti con l’età ma in grado di fornire un contributo concreto per la pass rush, nel mezzo c’è da segnalare l’aggiunta di Dontari Poe, che in questa fase della carriera è semplicemente un buon difensore contro le corse, mentre tra i principali backup rientra Tyrone Crawford, importante elemento di rotazione che arriva da un intervento chirurgico al fianco. Si prospettano spazi interessanti anche per i rookie Bradlee Anae, Neville Gallimore, ed il secondo anno Trysten Hill, in particolare dopo l’infortunio che ha tolto per la stagione i servizi del veterano Gerald McCoy.

Determinante sarà anche lo stato di salute della pattuglia di linebacker, sulla carta molto forte a patto che riesca a rimanere in campo per un numero sufficiente di partite. La storia di Sean Lee parla chiaro, gli istinti e la fisicità del giocatore non sono in discussione al contrario della tenuta fisica; Jaylon Smith è invece lontano dalla stagione da rookie interamente persa recuperando dal terribile infortunio patito al college, mentre Leighton Vander Esch, ragazzo in grado di placcare qualunque essere umano si muova su un campo da football, ha perso ben sette partite a causa di un nervo del collo, che ha richiesto un piccolo intervento in offseason. Se fisicamente stabile il reparto, pur dovendo recuperare qualche big play lasciato per strada, è certamente tra i migliori della lega, qualora vi fossero nuovamente noie fisiche diventerà importante la presenza di Joe Thomas.

I rinnovi più importanti e dedicati all’attacco non hanno permesso alle secondarie di prolungare l’esperienza texana di Byron Jones, accasatosi a Miami. Di conseguenza i Cowboys hanno attinto dal draft per aumentare la profondità della loro batteria di defensive back, trovando in Trevon Diggs – fratello del wide receiver Stephon – un candidato ideale per la sostituzione di Jones nel lungo periodo. L’altro rookie, Reggie Robinson II, fornirà competizione ai titolari Chidobe Awuzie e Anthony Brown, mentre le due posizioni di safety saranno occupate da Xavier Woods e, più vicino al box, da Darian Thompson, che ha battuto la concorrenza del tagliato Ha-Ha Clinton-Dix.

Gli special team beneficeranno dell’arrivo di uno dei migliori allenatori di settore, John Fassel, che condivide un passato ai Rams propri come il nuovo kicker, Greg Zuerlein, l’anno scorso non soddisfacente come in altre stagioni ma in possesso di un range d’azione assai ampio. Il già citato Tony Pollard sarà il kick returner designato.

Dallas parte certamente favorita per la conquista del titolo divisionale, tuttavia il traguardo da raggiungere è di ben altra caratura e riguarda la solita, annosa rincorsa ad un Super Bowl che manca ormai da un quarto di secolo. Per molti Jason Garrett aveva goduto di un numero di possibilità andato oltre le aspettative più rosee, criticato com’è stato per la dubbiosa gestione complessiva di alcune situazioni di gioco, l’approdo di McCarthy potrà dare un’idea migliore della situazione complessiva a maggior ragione con un attacco di tali potenzialità da dover gestire in collaborazione con la fantasia del coordinator Kellen Moore, rivelando se i Cowboys peccavano solo di una presenza solida sulla sideline, o se sono destinati ancora una volta a mancare il loro appuntamento più ambito semplicemente per limiti caratteriali, dato che il talento – in particolare quello offensivo – è sempre stato abbondante.

NEW YORK GIANTS

A New York si è continuato a lavorare incessantemente per avvicinarsi nuovamente ai prestigiosi risultati dell’era-Coughlin, ma i risultati sono stati quantomeno deludenti. Dopo il Super Bowl XLVI, il secondo vinto contro i Patriots, rimane sempre una sola qualificazione alla postseason negli ultimi nove anni, trascorsi a gestire l’inevitabile declino di Coughlin, di Eli Manning, e le negative esperienze con Bob McAdoo e Pat Shurmur nel tentare di raddrizzare una nave che stava inevitabilmente colando a picco.

Per il loro futuro i Giants hanno scommesso su una vecchia risorsa proprio dei Patriots, Joe Judge, la cui massima carica Nfl è stata quella di coordinatore degli special team sotto le direttive del maestro Bill Belichick, salto notevole, seppure non certo una novità per questi livelli (vero Jim Harbaugh?). Salutato il miglior passatore statistico di ogni epoca per la franchigia, già detronizzato l’anno scorso dal suo successore, i Giants vivranno la prima stagione piena di un Daniel Jones per certi versi molto simile a Manning, in particolare per l’incapacità di poter prevedere quale tipo di partita possa estrarre dal cilindro di domenica in domenica. E’ stato un primo anno non facile per il criticato quarterback da Duke, ma per certi versi senza dubbio soddisfacente. Per nulla intimorito dall’avere il difensore in faccia, Jones ha generato un discreto numero di big play alternandoli a decisioni certamente frustranti, a dimostrazione del fatto che la sua aggressività può essere un grande plus per il futuro dell’attacco, ma che in determinate situazioni vada messa sotto controllo per evitare le troppe forzature e molti turnover che ci si sarebbe potuto risparmiare. Interessante sarà capire la simbiosi tra il giovane regista ed il nuovo offensive coordinator, Jason Garrett, che nel ruolo di allenatore di reparto potrebbe rivelarsi una risorsa letale data la possibilità di concentrarsi solo su quell’aspetto della gara, oltre alla lunga esperienza gestionale accumulata negli anni a Dallas.

Il front office ha scommesso tanta della sua reputazione su Jones, ma pure su Saquon Barkley, un running back completo chiamato a ritrovare le ottime giocate dell’annata da rookie, nella quale aveva fatto registrare ben sette corse superiori alle 40 yard. Arma tra le più entusiasmanti da vedere in azione, Barkley può centrare la meta in qualsiasi situazione grazie alla capacità di eludere i placcaggi e correre in campo aperto, una caratteristica che lo ha reso di tanto in tanto impaziente e poco produttivo nelle situazioni in cui ci si dovrebbe accontentare di guadagnare ciò che si può. Affinché l’attacco possa risplendere è fondamentale che il running back resti in salute per tutta la stagione tornando a compilare le cifre di due stagioni fa, quando raggiunse le 1.300 yard su corsa aggiungendo ben 91 ricezioni con 15 mete totali, una produzione azzoppata dalle tre gare di assenza di un 2019 di consistenza in ogni caso inferiore. L’aggiunta di Dion Lewis, che verrà utilizzato certamente per le situazioni di passaggio, è tesa a limitare la quantità di lavoro del titolare nell’ottica di non esagerarne l’utilizzo.

La valutazione di Daniel Jones sarà in ogni caso più completa una volta visto all’opera con maggiore continuità nei confronti del suo reparto ricevitori, i cui componenti principali hanno saltato un totale di 19 gare per infortunio. Nonostante le assenze il veterano Golden Tate ha registrato statistiche di ottima qualità – su tutte le oltre 11 yard per ricezione – a sostegno di una longevità indiscutibile, mentre sono vive le preoccupazioni per la salute di Sterling Shephard, chiaramente il ricevitore primario di squadra, protagonista di ripetuti episodi di trauma cranico, problema che ne ha afflitto il 2019 permettendogli di ottenere solamente 3 mete, quando il fatturato rapportato alle capacità potrebbe essere tranquillamente di quantità tre volte superiore. Le varie assenze hanno permesso a Darius Slayton di emergere a sorpresa, fornendo al quinto giro 2019 la possibilità di raccogliere 15.4 yard per ricezione con 8 mete, a chiara dimostrazione dell’intesa sviluppata con Jones quando si tratta di bombardare il profondo. Gli infortuni hanno toccato da vicino anche il ruolo di tight end, per il quale Evan Engram offre potenzialità da urlo in termini di ricezione a patto che riesca a rimanere in campo con auspicata continuità, fornendo un’arma molto pericolosa dopo la ricezione per qualità atletiche chiaramente superiori, pur costringendo all’utilizzo di specialisti alternativi per tutte le fasi di bloccaggio.

Tante le novità che riguarderanno la linea offensiva, la quale ha concesso quintali di pressione da entrambi i lati dello schieramento. Non ci sarà alcuno dei due vecchi titolari, in quanto Mike Remmers si sapeva già essere una soluzione solamente temporanea, mentre Nate Solder, titolare di uno dei peggiori contratti nel rapporto tra economie e resa sul campo, starà fuori per la stagione in qualità di opt-out a causa del Covid. Spazio dunque immediato per il rookie Andrew Thomas, quarta scelta assoluta che nei piani iniziali avrebbe dovuto cominciare la sua prima stagione da tackle destro e che invece brucerà le tappe andando immediatamente a sinistra, e spot opposto libero per la competizione tra il veterano Cameron Fleming e un altro rookie di belle speranze, Matt Peart, parte integrante della ristrutturazione del fronte a cinque. Un’altra addizione molto interessante riguarda Kevin Zeitler, guardia di alto e costante rendimento in tutta la sua precedente carriera, molti dubbi invece per le altre due posizioni interiori con Will Hernandez chiamato a sostanziali progressi dopo due anni di pazienza, ed un ruolo di centro la cui miglior alternativa sembra essere Nick Gates, che avendo giocato neanche 300 snap nel 2019 necessita di un palcoscenico più ampio per una valutazione definitiva.

La difesa giunge da due campionati con 6.000 yard di media al passivo, ed i rimedi apportati per la pressoché totale carenza di pass rush non sono incoraggianti. Da questo punto di vista è chiaro che la filosofia di Dave Gettleman, il general manager di squadra, non potesse pagare più di tanto se non altro perché basata sulla costruzione di una linea dedicata al contenimento delle corse, con giocatori forti e pesanti in grado di occupare le corsie disponibili, una peculiarità che il nuovo coordinatore difensivo Patrick Graham tenterà di migliorare attraverso l’utilizzo della 3-4, dove la pressione dovrà giungere dai linebacker ibridi.

Il fronte a tre sarà composto da Dexter Lawrence, prima scelta 2019 che ha disputato una promettente ma non sempre sufficiente annata da matricola, dal veterano Leonard Williams, che ha cambiato sponda di New York arrivando dai Jets, tuttavia confermando di essere uno dei tanti pass rusher ultra-pubblicizzati in sede di draft che si trasformano in seguito in ottimi giocatori solamente in un settore – in questo caso contro le corse – ed il nose tackle Dalvin Tomlinson, che si alternerà a B.J. Hill, fornendo la necessaria consistenza ad una sola dimensione del gioco.

Giungere con costanza dalle parti del quarterback diviene un compito sostanzialmente esclusivo di specialisti quali Kyler Fackrell, importanto da Green Bay al seguito di Graham, Markus Golden, che prima di infortunarsi gravemente forniva una buonissima consistenza anni fa ai Cardinals, Lorenzo Carter, che ha offerto solo sprazzi di talento mancando di generare pressione con costanza, e Oshane Ximines, altro investimento collegiale targato 2019, che non ha per nulla impressionato. Per contrastare le corse si è invece pensato a Blake Martinez, altra acquisizione con un passato nel Wisconsin, la cui capacità di racimolare placcaggi è assolutamente fuori discussione seppure abbia dimostrato di poter essere un giocatore completo solo a tratti, mentre il recente infortunio al menisco di David Mayo toglie una risorsa importante ed in forte crescita, di certo la miglior opzione da opporre ai running back avversari dopo essersi guadagnato il posto partendo dal nulla. Auspicabile dunque un ingresso in campo anticipato per i rookie Tae Crowder e T.J. Brunson, che si divideranno gli snap con l’inesperto Devante Downs.

Le secondarie, statisticamente tra le peggiori della Nfl, vedono l’aggiunta di James Bradberry e trovano in lui un elemento in cerca di riscatto dopo essere stato liberato dai Panthers senza mai dimostrare di valere il secondo giro speso quattro anni fa, tuttavia la profondità è un problema latente a seguito dell’inaffidabilità di DeAndre Baker fuori dal campo – deve vedersela con un arresto occorso nel mese di maggio e verrà quasi certamente tagliato – e l’assenza di Sam Beal quale opt-out, che in caso contrario non avrebbe risolto granché date le sole due partite di esperienza professionistica della più recente scelta di supplemental draft effettuata dai Giants. Non ci sono grosse alternative dietro a Corey Ballentine, sesto giro 2019, se non sviluppare qualche ragazzo dalla practice squad o ruotare il neo-arrivato Logan Ryan e Julian Love da corner togliendo loro spazio per lo spot di safety, altra posizione avara di possibilità dal momento che Xavier McKinney, ritenuto una delle migliori selezioni dello scorso draft, sarà fuori per infortunio per almeno metà stagione. L’unica certezza è Jabrill Peppers, reduce da una frattura alla schiena, che stava in ogni caso confermando tutto il suo valore nel ruolo di strong safety contribuendo pure in una delle sue specialità, i ritorni di calcio.

Peppers sarà supportato in tale ruolo da Dion Lewis e Golden Tate, mentre Graham Gano ha vinto il ruolo di kicker dopo aver recuperato da un lungo infortunio, prendendo il posto di Aldrick Rosas, tagliato per gli incidenti di offseason. Il punter rimane Dixon Riley, ottimo nel direzionare il pallone agli angoli.

Difficile prevedere grossi progressi rispetto al record delle ultime due campagne (9-23), a maggior ragione con un coaching staff tutto nuovo ed un sacco di punti di domanda che riguardano un notevole numero di ruoli, su tutti la necessaria profondità per far fronte ad un’intera stagione. L’attacco ha tutte le potenzialità per crescere ancora a patto di farsi assistere dalla salute, ci sono tanti possibili playmaker che possono fare la differenza, mentre la difesa è il settore che preoccupa maggiormente, in quanto le secondarie non sono sufficientemente attrezzate per bilanciare la scarsa pressione che la linea mette sul quarterback. Squadra dalle quotazioni in rialzo, ma per i playoff paiono mancare almeno un paio di stagioni di maturazione.

PHILADELPHIA EAGLES

Campioni in carica della Nfc East al foto-finish, gli Eagles arrivano comunque da una stagione non conforme alle aspettative forgiate dalla fantastica cavalcata che portò ad aggiudicarsi il titolo della stagione 2017. La division è stata difatti vinta con molta fatica e solamente dopo una partenza in netta salita, che i ragazzi di Doug Pederson hanno saputo raddrizzare quanto più contava giocando un football di alto livello per tutto il mese di dicembre, che ha visto Philadelphia chiudere con la decisiva vittoria contro Dallas nella sedicesima settimana di gioco.

La squadra è stata spesso colpita dalla sfortuna, attraverso l’esclusione di tanti dei pezzi chiave del roster a causa di infortuni assortiti. Carson Wentz è colui che immediatamente viene rivolto il pensiero, dal momento che il 2019 è stato il primo anno in cui il quarterback è riuscito a scendere in campo per tutte le 16 partite salvo arrendersi ad un trauma cranico nel momento determinante dell’anno, i playoff, dove la squadra, senza la sua guida, è crollata sotto i colpi di Seattle. Già prima della partenza di questo torneo la situazione si fa già difficile, con due quinti della linea offensiva titolare ai box e la prospettiva di dover correre ad inventarsi soluzioni di qualsiasi genere per proteggere un quarterback soggetto a evidenti problemi fisici, una prospettiva non certo incoraggiante, ma comunque destinata a determinare l’esito della nuova stagione degli Eagles.

Wentz viene dalla sua miglior stagione statistica nonostante la cristallina assenza di un ricevitore primario, segno della grande capacità del ragazzo di incidere pur senza essere attorniato da grande talento. Ha scritto numeri eccellenti superando le 4.000 yard e tenendo un rapporto fra touchdown ed intercetti di 27 a 7, il tutto giocando con schieramenti di ricevitori sempre differenti a causa della scarsa disponibilità dei titolari infortunati – vedasi i casi di DeSean Jackson e Alshon Jeffery – e senza giocatori di quello specifico ruolo in grado di oltrepassare le 500 yard stagionali, un’autentica impresa per un gioco aereo così determinante nella Nfl di oggi. Proprio quel particolare settore ha rappresentato il limite dello scorso anno e l’oggetto delle maggiori attenzioni in vista del nuovo anno, e si è rinunciato senza rimpianti ai servigi di Nelson Agholor dopo gli eccessivi drop commessi dal giovane wide receiver, utilizzando il draft per andare a colmare la loro lacuna offensiva più latente.

Philadelphia ha prodotto il dodicesimo miglior risultato di lega per punti segnati ma ci ha sempre messo un’eternità ad arrivare in endzone, segno della più desolante mancanza di big play. Per contrastare questo trend ci si affida al rookie Jalen Reagor, in possesso di una velocità d’èlite che aggiungerà pepe al gioco verticale coordinato da Press Taylor e Jeff Stoutland, contando pure sull’apporto di John Hightower e Quez Watkins, altri atleti capaci di mangiarsi il campo in un battito di ciglia, scelti più in basso ma senza dubbio utili alla causa. Si conta naturalmente moltissimo sul pieno recupero di DeSean Jackson, indiscutibile playmaker nonostante l’età e gli acciacchi, e soprattutto di Alshon Jeffery, la componente fisica che tanto è mancata al reparto, necessaria per fornire la giusta omogeneità alla batteria. Con J.J. Arcega-Whiteside e Greg Ward a completare i ranghi si può contare su una profondità invidiabile. Altra produzione aerea sarà garantita dalla coppia di tight end formata da Zach Ertz e Dallas Goedert, il primo una sentenza nel sapersi smarcare per ricevere, il secondo in netta ascesa e destinato a mangiarsi parte delle statistiche del più noto collega permettendo ulteriore versatilità da schierare.

Ad aiutare la rete di passaggi ci sono dei running back molto versatili, su tutti Miles Sanders, che ha superato le 1.300 yard di fatturato totale grazie alla sua versatilità confermando tutto il suo valore già nell’annata da rookie. Boston Scott sarà nuovamente il partner di crimini perfetto grazie alla sua notevole capacità di uscire dal backfield per ricevere, settore per il quale ha contribuito con 8.5 yard per ricezione, l’unico neo da annotare riguarda l’assenza di un solido corridore in mezzo ai tackle, una qualità che Jordan Howard forniva ma alla quale gli Eagles hanno rinunciato senza troppi patemi. Il gioco di corse sarà alimentato anche dalla presenza di Jalen Hurts, una delle scelte più discusse ed intriganti dell’ultimo draft, il quale verrà utilizzato per le situazioni di run-pass option costituendo nel contempo una polizza assicurativa per eventuali nuovi infortuni a Wentz.

La linea offensiva ha subito due colpi letali attraverso gli infortuni terminali di Brandon Brooks e Andre Dillard, lasciando letteralmente a piedi i ruoli di guardia e tackle sinistro. Il front office è corso ai ripari firmando la leggenda Jason Peters per un altro anno, pensando di affidargli inizialmente lo spot di guardia considerandone l’evidente e comprensibile calo fisico in termini di velocità di piedi, prima di trovarsi costretto ad affidargli nuovamente la responsabilità del lato sinistro della linea. Lo schieramento definitivo, comprensivo degli assi Jason Kelce e Lane Johnson, sarà definito solamente nella domenica che aprirà le ostilità, cercando di capire se Matt Pryor ed il rookie Jack Driscoll possano essere visti come già pronti a scendere in campo.

Da molteplici annate il fronte difensivo è uno dei più ricchi e consistenti di tutto il panorama nazionale, ed i suoi protagonisti principali sono tutti confermati in blocco. La coppia formata da Fletcher Cox e Brandon Graham è niente meno che eccellente e si completa a vicenda, con il primo a fornire una forza interiore irrefrenabile ed il secondo a produrre pass rush senza pause nonostante l’età avanzi inesorabilmente. Lo schieramento è adeguatamente supportato da Javon Hargrave, la cui aggiunta non fa che aumentare il tasso di pericolosità della parte centrale, nonché da Derek Barnett, i cui progressi si sono lievemente arrestati ma che resta un elemento determinante della rotazione. Ulteriore profondità è garantita dal ritorno di Malik Jackson, presente in una sola gara nel 2019, nonché da Josh Sweat e Hassaan Ridgeway, tutti pronti a rinforzare una pass rush determinante per proteggere le secondarie come da volontà del coordinator Jim Schwartz.

Come per l’attacco, pure la controparte difensiva necessitava di un forte innesto di velocità ed il lavoro svolto per rifare l’aspetto del settore linebacker si è diretto esattamente in tale direzione. Da qui le selezioni (terzo e sesto giro) di Shaun Bradley e Davion Taylor, l’aggiunta del blitzer Jatavis Brown aumenta quindi il tasso atletico ma sembra mancare la fisicità richiesta dalla posizione, in particolare contro le corse, dove nello specifico T.J. Edwards sarà chiamato a replicare la consistenza mostrata in un centinaio abbondante di snap assieme all’altro titolare Duke Riley, ottenuto da Atlanta nel corso della passata stagione.

La novità più evidente per le secondarie riguarda l’approdo di Darius Slay, razza oramai rara di corner in grado di tenere una marcatura a uomo con una certa continuità e giocatore più che istintivo quando si tratta di battere un pallone a terra, un grande valore aggiunto quando si tratterà di incrociare le armi contro Dallas e tutto il resto degli attacchi aerei più possenti della Nfc. Importante anche la firma di Nickell Robey-Coleman per coprire lo slot, un ruolo dove il giocatore più chiacchierato della finale Nfc di due anni fa fornisce certamente un contributo superiore alla media, mentre l’altro spot di corner titolare sarà, dopo le delusioni fornite da Sidney Jones, occupato da Avonte Maddox, completando un pacchetto dove Jalen Mills, passato a strong safety per fare tandem con Rodney McLeod, non sarà più presente.

Ovvia la conferma per il kicker Jake Elliott, che all’interno delle 40 yard è un’autentica certezza, così come rientra al suo posto pure Cameron Johnston, specialista assai solido. Il pacchetto di running back degli Eagles fornirà delle ottime possibilità per i ritorni di calcio, una corsa dove la velocità di Jalen Reagor e John Hightower farà senz’altro comodo.

Philadelphia, per com’è allenata e diretta, dirà sicuramente la sua per la corsa ai playoff, anche se il ruolo di squadra favorita, se non altro per una maggiore completezza sia dal punto di vista della profondità che degli infortuni, spetta inequivocabilmente a Dallas. La differenza la farà soprattutto la capacità di inserimento delle nuove leve, che aggiungono un notevole tasso atletico al roster ma che dovranno in ogni caso fare i conti con il rapido accumulo di esperienza richiesta per eccellere in una lega professionale. Aspettiamoci un testa a testa con i Cowboys nonostante i leciti dubbi sulla linea offensiva e sulla possibile salute di Wentz, che qualche acciacco l’ha patito anche in fase di training camp, nonché su una difesa la cui parte centrale non offre poi così tante garanzie. Ma gli Eagles sono abituati a giocare contro i pronostici senza mai mollare, e la ricchezza di talento di molti altri ruoli potrebbe sopperire adeguatamente alle lacune.

WASHINGTON FOOTBALL TEAM

A Washington sarà l’inizio dell’ennesima tumultuosa stagione appartenente all’era Dan Snyder. Il lungo intervallo tra un campionato ed il successivo ha portato alla cancellazione dello storico nickname della franchigia ed ombre di una tempesta che sembra si possa abbattere presto sulla testa del medesimo Snyder, la cui mediocre esperienza a capo della franchigia si è arricchita di scandali che potrebbero portare alla tanto desiderata – da parte dei tifosi – vendita della squadra a qualcuno di maggiormente capace. L’ennesima campagna fallimentare ha comportato il licenziamento di Jay Gruden ad ostilità in corso e la rimozione di Bruce Allen dalla carica di presidente, una necessaria pulizia sfociata nell’assunzione di un uomo che come primo compito della sua nuova missione Nfl intende cambiare definitivamente questa cultura perdente: Ron Rivera.

Riverboat Ron, che dovrà affrontare una sfida extra-sportiva delicatissima (gli è stato appena diagnosticato un tumore curabile), ha già scoperto le carte riguardo alla gestione dell’attualità. Nella capitale si è vissuto di eccessi di tolleranza, sia in campo che in ufficio, ed il latente senso di disciplina non poteva che trasformarsi in cumuli di sconfitte che hanno marchiato gli ex-Redskins come una delle peggiori squadre degli ultimi vent’anni abbondanti. Si ricomincia da un roster giovanissimo e promettente, ma non certo pronto al salto di qualità in tempi così brevi. C’è molta attesa per assistere ai progressi di Dwayne Haskins, che di quella gioventù deve diventare il leader indiscusso ma ha ancora strada da fare, il quale ha guadagnato i gradi di titolare dopo un camp molto soddisfacente con il miracolo Alex Smith a fargli da tutor. Haskins è chiamato anzitutto a migliorare la presenza nella tasca, nella quale è stato responsabile di azioni dagli sviluppi eccessivi che hanno portato ad un numero di sack troppo alto, motivo principale per cui l’attacco è risultato inefficace e stagnante. Dovrà ripartire dai buoni numeri accumulati nelle ultime partite di campionato, che ad ogni modo non contavano nulla per una squadra che ha finito l’anno a quota 3-13, ed ascoltare i preziosi consigli che Smith potrà fornirgli strada facendo, facendo tesoro dell’altruismo di uno dei migliori professionisti in circolazione. Chiedere a Patrick Mahomes per più accurate referenze.

Ci sarà tanta pressione sul quarterback, per cui è inevitabile pensare ad un playbook impostato su ricezioni corte ed esplosive. Lo si presume perché difficilmente il gioco di corse potrà essere la risorsa principale del reparto, dal momento che il taglio di Adrian Peterson è giunto un po’ inatteso togliendo la figura principale della rotazione, l’ascia caduta sulla testa di Derrius Guice ha tolto un’arma interessante ma perennemente infortunata (ed in ogni caso piena di problemi extra-football), lasciando il backfield a disposizione di Peyton Barber, che dovrebbe fornire la parte più fisica del pacchetto, Bryce Love, scommessa da Stanford dalla dubbia tenuta fisica, e J.D. McKissic, giocatore di situazione. Nel quadro generale lo staff inserirà le funamboliche capacità di Antonio Gibson Jr., ibrido che può essere collocato ovunque per ricevere, correre, ed esplodere in campo aperto, replicando le eccellenti cifre prodotte a Memphis, 19 yard per ricezione e 11 per portata, impressionante pure per il panorama collegiale.

Preoccupante è il vuoto presente nella batteria di ricevitori. L’unica certezza è Terry McLaurin, fantastica presa al terzo round del draft 2019, che ha giocato con una consistenza eccezionale trovando big play a ripetizione, mischiando tecnica e doti atletiche per giocate a lunga gittata, come dimostrano le quasi 16 yard a ricezione con annessi 7 touchdown. La profondità è in ogni caso un punto assai debole, lo schieramento a tre è completato da Steven Sims Jr., giunto l’anno scorso dai free agent non scelti, e dal veterano Dontrelle Inman, non certo minacce irresistibili, ed il rookie Antonio Gandy-Golden, stando alle dichiarazioni di Rivera, non è assolutamente pronto a detenere un ruolo di primaria importanza a causa dei numerosi errori mostrati durante gli allenamenti estivi. Sarebbe tornato molto utile Kelvin Harmon, piacevolissima sorpresa del campionato scorso, che si rivedrà solamente nel 2021 a causa della rottura del crociato anteriore. Tra i tight end, né Jeremy Sprinkle e tantomeno Logan Thomas possono costituire serie minacce in fase di ricezione.

Terminata finalmente la telenovela Trent Williams la linea offensiva giunge da un’annata complessivamente solida. Novità in arrivo per il ruolo di tackle sinistro, dove il futuro di Saadiq Charles, rookie da LSU, è ancora molto lontano dal cominciare, lasciando quindi il dovuto spazio a Geron Christian Sr., terza scelta del 2018 che ha giocato un numero assai limitato di snap in carriera, e Cornelius Lucas, montagna d’uomo senza dubbio più adatto alla protezione su passaggio che non ad aprire varchi per le corse. La parte interna è affidata a Chase Roullier, reduce dalla stagione più consistente della giovane esperienza professionistica, con il solidissimo Brandon Scherff ed il free agent Wes Martin ad occupare i due spot di guardia.

Una linea difensiva già abbondantemente carica di talento ha aggiunto una possibile superstar grazie alla selezione di Chase Young, destinato ad alterare i ritmi dei quarterback avversari per lungo tempo. La difesa, coordinata da Jack Del Rio, ritorna alla 4-3 dopo anni di schieramenti ibridi, il che significa uno schieramento da end tradizionale per il rookie dalle altissime aspettative – siamo ai livelli di Garrett e dei due Bosa – ed un cambio di posizione per il veterano Ryan Kerrigan e la speranza Montez Sweat, ambedue utilizzati da outside linebacker nel recente passato. La parte interna della linea è cementata dalla presenza di Jonathan Allen e Da’Ron Payne, una delle coppie di tackle più consistenti della lega, con il sottovalutato ma eccellente Matt Ioannidis a fornire la minaccia più consistente riguardo la pressione dal mezzo.

C’è solidità pure tra i linebacker, nonostante non vi sia alcun giocatore in grado di figurare in una ideale top 30 del ruolo. C’è ad ogni modo molto mestiere e dedizione, vi sono giocatori scelti molto in basso ma desiderosi di dimostrare di appartenere a questo mondo, su tutti Cole Holcomb, molto efficace contro le corse e labile in copertura, e Shaun Dion Hamilton, che di potenziale ne avrebbe avuto da vendere non fosse per tre anni di infortuni limitanti. La novità è una vecchia conoscenza di Rivera, Thomas Davis, una delle storie più belle di sempre del football americano, ormai in là con l’età ma ancora capace di incidere in determinate situazioni di gioco. Tra i backup c’è parecchia scelta, con Jon Bostic a fornire sostegno per la posizione più centrale del terzetto, Kevin Pierre-Louis, in arrivo da un ottimo campionato ai Bears, ed il tribolato Reuben Foster, talento indiscutibile ma testa poco abitata, ancora preso a recuperare dal brutto infortunio patito l’anno passato.

Le secondarie hanno perso Quinton Dunbar, spedito a Seattle, e nuovamente acquisito Kendall Fuller, un tempo appartenuto allo scambio che portò Alex Smith dai Chiefs. Il pacchetto di defensive back fornisce più di qualche preoccupazione, in quanto la resa nel settore che dovrebbe contare di più, le coperture, è stata appena sufficiente. Fabian Moreau – che dovrebbe partire titolare con Fuller – Cedric Darby, e Jimmy Moreland si sono fatti battere con una continuità impressionante, contribuendo alla montagna di punti, 435, concessa agli attacchi avversari. Rimandato all’anno che sta per iniziare il giudizio su Landon Collins, di certo un giocatore di minor impatto se confrontato a quello che vestiva la maglia dei Giants, quindi chiamato a ritrovare la sua strada sotto la benefica cura combinata di Rivera e Del Rio, con Troy Apke risultato a sorpresa il miglior elemento delle secondarie del 2019, e quindi meritevole di conferma nel ruolo di safety più lontano dal box.

Gli special team confermano sia il kicker Dustin Hopkins, sufficientemente solido, che il punter Tress Way, nuovamente affermatosi tra i migliori di tutta la lega. Per i ritorni è lecito attendersi largo spazio ai giocatori più dinamici, vale a dire Steven Sims Jr. e Antonio Gibson.

Con un roster così giovane, seppur contenente un alto tasso di talento difensivo nel fronte, le aspettative non possono che essere quelle di ritrovare Washington tra le squadre in lizza per una delle prime tre scelte del 2021. L’arrivo di Rivera non porta nulla di automatico, ma è un nuovo inizio che se non altro provoca un sentimento di speranza non più vana che qualcosa nella cultura della franchigia possa davvero cambiare, si sente un maggiore polso, una maggiore dedizione verso la situazione societaria, una maggiore chiarezza nella visione complessiva del futuro. Se poi arrivasse anche l’agognata cessione da parte di Snyder, oggi dentro l’occhio del ciclone per tutto quanto emerso dalle gravi denunce sessiste e dagli scandali riguardanti le cheerleader, sarebbe proprio la ciliegina su una torta che non può più permettersi di essere così indigesta.

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