CAROLINA PANTHERS
La NFC si presenta ai blocchi di partenza del 2020 come la division dei qb. Tom Brady, Drew Brees, Matt Ryan, Teddy Bridgewater. Wait.. what? Eh si, con il passaggio storico di Brady ai Buccaneers e Bridgewater che conquista una meritata possibilità da titolare, la NFC South presenta degli incroci che ci terranno attaccati allo schermo.
Forse in questo gruppo Bridgewater sfigura un po’, ma non solo per colpa sua. Nonostante la davvero positiva stagione scorsa ai Saints. Il qb ora ai Panthers ha molto da dimostrare per confermare quanto di buono fatto sulla strada del post infortunio, ma i Panthers non sono proprio la squadra di primo livello in cui spiccare il volo.
La franchigia di Charlotte ha ufficialmente iniziato la ricostruzione salutando tutti i pezzi importanti e che hanno recentemente lasciato il segno. Kuechly ritirato, Olsen liberato, Newton prima con un tentativo di trade e poi liberato. E poi anche Rivera lasciato andare. Si chiude un ciclo e se ne apre un altro che sicuramente è emozionante e siamo tutti curiosi di vedere come va, ma non ci si può aspettare di essere competitivi da subito.
I punti di partenza sono due. Il primo, certezza assoluta è il RB Christian McCaffrey. Ora ufficialmente il RB più pagato della lega e giustamente. Corre e non lo fermi, riceve e non lo fermi. Come fare a meno si lui? Non si può, ed ecco perché il contrattone per blindarlo. Su di lui si baseranno i primi anni di rebuilding, sicuramente il 2020. Secondo punto fermo è il nuovo coach Matt Rhule, specializzato in progetti di ricostruzione che prende squadre dal fondo e le porta in altro. Certo in NFL ha tutto da dimostrare essendo praticamente un debuttante (giusto un anno a New York come assistente al coaching staff della linea offensiva), ma si porta dietro un CV interessantissimo proprio di progetti come quello dei Panthers. L’impressione è che sia l’uomo giusto al posto giusto.
Dopo i due punti fermi su cui ruota tutto si inserisce il qb Teddy Bridgewater, la scommessa. Nessuno mette in dubbio il talento cristallino che è si è schiantato su quel ginocchio distrutto (di cui per fortuna non abbiamo video) e i due anni di riabilitazione sono il motivo principale per cui si parla di scommessa quando ci riferiamo al suo ingaggio. Una scommessa che pende più per la vittoria perché lo scorso anno quando chiamato a partire da titolare ha racimolato solo W, dando al rientrato Brees la possibilità di continuare quella cavalcata che tutti pensavano finita. Certo però che in casa Panthers mancano un po’ di cose.. manca Thomas, manca Peyton e il suo spumeggiante attacco, e manca sopratutto quella difesa che ha fermato ogni attacco, quasi consapevole che con l’assenza di Brees avrebbe dovuto fare un passo in più. La voglia di riscatto c’è, l’esperienza c’è, la tenacia c’è, perché non provarci? I Panthers hanno visto in lui la giusta persona da mettere in regia per scatenare McCaffrey, ma anche in grado di dire la sua. Noi, umanamente, tifiamo tutti per lui.
Per tutto questo sarebbe stupido sottovalutare l’attacco dei Panthers che con un RB simile può di conseguenza far esplodere il parco ricevitori rapido e giovane, che ha in DJ Moore il primo violino dalle alte aspettative visto il costante miglioramento messo in mostra anno dopo anno. La nota dolente è forse la linea offensiva che potrebbe far crollare tutti i piani e le speranze in un attacco giovane, con molto da dimostrare e per questo imprevedibile.
Il reparto difensivo è ancora più in ricostruzione. Qui non è rimasto praticamente nessuno di una difesa che lo scorso anno ha proprio lasciato a desiderare, per questo motivo i Panthers hanno fatto nel loro piccolo la storia con un draft totalmente difensivo. Tutte le scelte avuto sono andate per gestire e recuperare i buchi in difesa, ma con così tanta gente che non mai calcato i campi NFL, più che ricostruzione qui si tratta di un vero e proprio laboratorio, ma di nuovo, tutto in linea con il personaggio di Rhule, adatto a lavorare con giovani che devono iniziare un cammino, adatto come lo sono gli assistenti fidati che anche loro provengono dal college. Certo il nuovo coaching staff si è fatto sentire pesantemente mettendo alla porta quasi tutti i contratti ingombranti e iniziando con scelte difficili, ma è proprio quello di cui la dirigenza Panthers aveva bisogno, e se il rebuild si vede dal mattino, l’inizio è un grande, enorme e interessantissimo azzardo.
ATLANTA FALCONS
La NFC South ha un’altra squadra reduce da un’annata ben al di sotto delle aspettative: gli Atlanta Falcons. Ma qui non è ancora tempo di smontare e ricostruire, d’altronde smontare un attacco come questo senza prima provare qualche soluzione da win now sarebbe da pazzi. Atlanta infatti si ripresenta ai nastri di partenza con un attacco che almeno sulla carta può essere uno dei migliori della lega, se non il migliore. Una piccola curiosità è che tutti i titolari sono scelte al primo giro, e questo serve a sottolineare come il precedente “sulla carta” sia la questione bruciante del 2020 in quel di Atlanta. Ma partiamo dal coaching staff perché questo è un po’ l’ago della bilancia. I pessimi, se non addirittura disastrosi, Falcons di inizio 2019 hanno lasciato il passo ai discretamente buoni Falcons di fine 2019 proprio quando nel coaching staff il capo Quinn ha deciso di fare un mezzo passo indietro e di lasciare le chiamate dei giochi difensivi all’allora allenatore dei ricevitori Raheem Morris. Per Dan Quinn, padrino della legion of boom in quel di Seattle, lasciare le chiamate, e quindi ammettere di aver fallito, almeno dal lato difensivo, dev’essere stato un atto di non poco coraggio, cosa che tutti gli hanno sempre riconosciuto a partire dallo spogliatoio che non lo ha mai abbandonato, nemmeno nei momenti più bui. Il coaching staff quindi non cambia con Morris che viene ovviamente promosso formalmente a coordinatore della difesa dopo esserlo diventato de facto in corso 2019 e quindi il metro di paragone per vedere il 2020 devono essere i secondi Falcons del 2019 e non i primi, dove a cambiare doveva essere… beh, tutto.
Dai secondi Falcons 2019 le cose da migliorare non sono tante, ma molto precise, a partire dalla linea offensiva che senza ombra di dubbio è stata la causa delle tante sconfitte e della poca accuratezza del proprio qb che ha passato l’intera stagione sotto una pressione poco normale. La O-line è un punto chiave perché Ryan, qb d’elite e tra i migliori in attività, è un qb decisamente poco mobile che ha nella protezione un elemento fondamentale del proprio rendimento e solo dietro una linea che lo mette nelle condizioni di fare bene, beh sicuramente farà bene perché può contare su un parco ricevitori che non ha eguali. Julio Jones e Calvin Ridley possono infatti rappresentare una delle migliori coppie dell’intera lega con Jones, discutibilmente, ma non troppo, il miglior ricevitore della lega che si porta sempre appresso il miglior CB avversario e magari pure una safety e Ridley che se sfruttato al meglio può essere il fattore x, proprio in virtù di quella semi libertà concessagli per via della presenza di Jones. Un duo sulla carta pazzesco.
Ma il compito di trasformare il duo pazzesco dalla carta al campo spetta all’OC Dirk Koetter che finora ha vissuto un po’ di rendita grazie al talento dei suoi giocatori. Il gioco espresso da Atlanta infatti, dopo la partenza di Kyle Shanahan, non è stato dei migliori, anzi, si è spesso limitato a essere un classico esercizio di stile con niente di straordinario e tutto di già visto. C’è da dire che con un roster così il già visto è stato più che sufficiente visto che la differenza tra le W e le L l’ha fatta il rendimento della difesa, che a un certo punto ha smesso di buttare via le partite e di neutralizzare i punti messi insieme dall’attacco. Ecco perché Koetter deve dare una sferzata, un’anima, a un reparto che può essere tra i più distruttivi della lega anche perché, ricordiamolo, Todd Gurley è il nuovo importante acquisto dei Falcons che gli hanno concesso una chance per mettere alla prova le sue ginocchia messe così così. Il contratto di un anno è la riprova che i timori sul suo stato di salute siano parecchi, ma ricordiamo come giocava nel 2018? Era solo un’anno e mezzo fa, una scommessa da parte di Atlanta che anche se solo vinta a metà, visto l’attacco areo che presenta, è una scommessa ripagata. Koetter, a te la bacchetta, facci vedere come li dirigi.
Sul lato difensivo non c’è molto da da dire se non che deve cambiare tutto, ma il cambio già visto in corso del 2019 è la giusta strada. Nuovo coordinatore, Beasley lasciato andare, Trufant lasciato andare, Clayborn lasciato andare. C’è poco da dire perché obiettivamente il roster è mediocre dietro la leadership di Deion Jones e il (si spera) rientro di Keanu Neal (rottura del tendine d’achille lo scorso anno e ancora oggi uno dei peggiori infortuni per gli sportivi). Sarà interessante l’innesto di Dante Fowler Jr in uscita dai Rams e dal loro pessimo gambling year che da subito può garantire numeri, consistenza ma soprattutto dare un po’ di libertà dalle migliore guardie avversari ai talenti acerbi scelti al draft che potranno così mettersi alla prova senza troppe pressioni.
Una buona situazione in quel di Atlanta quindi, ma precaria. Di certo c’è che la squadra sarà a completa trazione offensiva e alla difesa sarà dato il compito di non buttare vie le partite. Ce la faranno? Nel migliore dei casi possono anche arrivare 10 W.
NEW ORLEANS SAINTS
A mettere i bastoni tra le ruote dei Falcons ci saranno sicuramente i Saints con il loro attacco aereo che presenta anche quest’anno un duo qb-wr da far impallidire tutti gli avversari. I Saints infatti cambiano pochissimo, e ancora una volta si lanciano in un all-in per raggiungere il Lombardi Trophy dopo averlo sfiorato per una chiamata arbitrale terribile, un miracolo, per gli altri, e una brutta partita. È il quarto anno da all-in. Sarà quello buono o ormai è troppo tardi?
Da segnalare ci sono poche cose, una è l’arrivo di Emanuel Sanders come secondo violino tra i ricevitori, dopo che i Saints hanno inseguito a lungo qualcuno da accoppiare a Michael Thomas e lo avevano quasi fatto con Dez Bryant, ma Achille non era d’accordo. L’aggiunta di Sanders va proprio nella direzione della continuità con l’obiettivo principale di tenere occupati i DB e dare più spazio a Thomas, e con l’obiettivo anche di prendere la palla visto quanto piace a coach Peyton distribuire palloni su tutta la larghezza del campo. Thomas e Sanders riceveranno palloni da Drew Brees. Ormai non ci sono più parole per descrivere una leggenda vivente, anche se con pochi anelli, che negli anni di vecchiaia ha migliorato ancora il suo rendimento, anche in virtù dell’accorciamento dei lanci. Brees è una delle migliori menti in attività e l’unica incognita è la sua tenuta fisica, già leggermente in calo lo scorso anno e in quest’ottica vanno la seconda e la terza cosa da segnalare di questa offeason. La selezione di Cesar Ruiz come centro, e il contratto dato a Jameis Winston. Ruiz da quel che si dice leggendo news qua e là sembra essere un innesto pazzesco. Sono tutti estasiati, noi non abbiamo avuto occasione di vederlo all’opera e non possiamo fare altro che fidarci delle news che ci arrivano e dell’esperienza di Peyton e Loomis che spesso al draft hanno tirato fuori dei talenti di linea cristallini vedi Armstead, Ryan Ramzcyk, Andrus Peat solo per citarne alcuni.
L’occasione data a Winston è invece una mossa molto interessante e forse un po’ chiamata. Un po’ chiamata perché è il terzo anno che i Saints firmano un qb di riserva con chiare possibilità da titolare, ma che ha bisogno di aggiustare qualcosina. Questa è una mossa per avere qualcuno pronto subito in caso di defeat del titolare Brees e non buttare via gli sforzi da all-in, ma è anche un investimento in termini di futuro perché se con Bridgewater non ci sono stati tempi tecnici, con Winston invece potrebbero esserci, perché Brees è ogni anno più vicino alla pensione. Winston è come sappiamo un talento, un talento problematico per atteggiamento, per comportamento e anche un po’ per rendimento, ma il suo talento è innegabile. Se brillare o scomparire è tutto nelle sue mani e su questo c’è poco da dire. Noi possiamo solo stare a guardare se la perdita del posto da titolare gli insegnerà qualcosa oppure no.
Si apre però un nuovo scenario con la notizia freschissima che Kamara è sul mercato. Con un solo anno da giocare è purtroppo diventato di moda volere rinnovi, permetteteci di dirlo, un po’ prima del tempo e così sta succedendo in quel di New Orleans. Kamara ha un anno di contratto e vuole il rinnovo, che non arriverà, perché new orleans con il salary cap è messa malissimo e si sta paventando la possibilità di sciopero. Noi speriamo di no, speriamo che il campo abbia la meglio sui contratti e che kamara giochi tutta la sua stagione con o senza rinnovo e nel caso di senza andrà a testare la free agency. Kamara non vuole saltare partite, ma New Orleans non può offrire quello che vuole e merita, è il bello e il brutto del salary cap.
L’attacco quindi presenta il, probabilmente, miglior qb della lega, il, probabilmente, miglior ricevitore della lega, e uno dei miglior RB della lega in Kamara (contratto permettendo) dietro una delle migliori linee offensive della lega. Con tutto questo miglior perché non sognare? I tifosi nella Big Easy infatti sognano.
E sognano a ragione perché anche il reparto difensivo è pronto a dire la sua. Con un mix di giovani e di veterani la linea difensiva può confermare di essere tra le migliori nel bloccare le corse, il reparto LB è molto versatile con un Demario Davis autentico trascinatore e i DB sono un vero mix di giovani talentuosi e veterani affidabili. In questo è da segnalare la quarta cosa, ovvero il ritorno di Malcolm Jenkins che Payton avrebbe voluto indietro 10 secondi dopo averlo visto andare via per ragioni di budget. Ha dovuto aspettare un po’ di più e ora è tornato con un anello in più. Un reparto quindi solido, di esperienza e in grado di affrontare a testa alta qualunque attacco.
Con tutto questo roster competitivo perché allora per ben tre anni il Lombardi è andato altrove? Ogni anno è mancato un quid, un qualcosina in più per fare la differenza tra essere bravi ed essere i migliori. E in questo la responsabilità del 2020 è tutta per Payton e il suo coaching staff, dalla sua mente geniale passerà tutto quello che serve per vincere. Sarà abbastanza? Altrimenti dopo 4 anni di sfioramenti forse si concretizza l’impossibile e la panchina diventa bollente.
TAMPA BAY BUCCANEERS
Chiudono una division di ferro i Buccaneers di Tampa Bay e anche qui non molto è cambiato… cosa? Ah scusate. Qui è cambiato tutto. O meglio i giocatori cambiati sono pochi, ma che pochi, e la sensazione è che sia proprio cambiato tutto.
Winston è stato liberato e la dirigenza ha portato in Florida il pluricampione Brady, che si è portato dietro il suo TE preferito Rob Gronkowski, già ritirato e pronto per una carriera in WWE, ma che non ha saputo resistere alla chiamata del proprio capitano. Una trasformazione non da poco, che come primo trofeo porta il titolo di vincitrice della offseason, ma poi è tutto da costruire perché niente è scontato né tantomeno immediato.
Cominciamo dal coaching staff perché questo è a mio avviso il motivo principale della scelta di Brady, insieme al clima ideale per vecchietti della Florida. Bruce Arians è famoso per essere il coach “che sussurrava ai qb”, perché valorizza moltissimo la posizione ed è un coach creativo con il sistema di gioco aereo. Terzo elemento importante nella decisione di Brady è stato il parco ricevitori che finalmente lo vedranno giocare potendo contare su più di un solo ricevitore, il “povero” Edelman. Mike Evans è uno dei migliori nel ruolo e lo a dimostrato molte volte, Godwin è un secondo violino che potrebbe fare il primo in molte franchigie, a cui aggiungere il già citato Gronk e Brady ha davvero l’imbarazzo della scelta. Ad Arians il compito non facile di cambiare il gioco a della squadra a qb con il braccio meno potente di Winston.
Parlando di Brady è chiaro che non deve dimostrare niente a nessuno, ma allo stesso tempo, lasciare i Patriots significa che ti metti nella situazione di dover dimostrare qualcosa. Forse si vuole togliere qualche sassolino a chi diceva che è bravo, ma solo perché c’è Belichick e un sistema perfetto, che non ha vinto lui, ma ha vinto la squadra. Per me sono parole inutili: essere un istrione del gioco o un perfetto meccanismo di un sistema sono qualità pari, una non esclude l’altra e una non è più virtuosa dell’altra. Ma per chi vuole vedere il pelo nell’uovo questa occasione è perfetta. Brady sarà ancora Brady anche fuori dai Patriots? Già sento questa domanda che rimbalzerà per ogni singolo giorno di regular season. A me la risposta non interessa, anzi, già so qual è.
Bisogna dire che una volta firmato Brady la prima preoccupazione per i Bucs era quella di migliorare la linea offensiva, per dare protezione a un 43enne, e i RB, per togliere attenzione alla difesa sui lanci. Per la linea si è intervenuti con il draft per provare a fare qualche passo in avanti, mentre per i RB… pure! Mosse obbligate queste, con due giocatori, Wirfs e Vaughn, chiamati a essere presenti da subito perché i loro ruoli sono tasselli importantissimi per mettere Brady nella giusta posizione di fare il Brady. Non proteggerlo potrebbe far cascare tutto il castello di carte costruito apposta. Al gruppo si aggiungono LeSean McCoy, in fase calante e Leonard Fournette, che avrà la sua seconda occasione di carriera in Florida dopo il taglio operato da Jacksonville.
Castello che potrebbe cadere anche a causa di una secondaria davvero pessima che ha concesso la qualunque nel 2019, e con dei giochi aerei avversari come quelli di Saints e Atlanta c’è poco da stare tranquilli. Anche qui si è deciso di puntare sul draft aggiungere giovani a un reparto che ha già in Murphy-Bunting e Dean due prospetti interessanti con buon margine di crescita. Certo questa secondaria pur piena di talento è un cantiere aperto che offre poca sicurezza ma che fa bene sperare per il futuro, quanto prossimo ce lo dirà il 2020.
Ad aiutare una secondaria modesta ci deve pensare un front seven che invece registra diversi pezzi da 90. Lavonte David è il perno su cui gira tutto e si è meritatamente guadagnato questo ruolo e accanto a lui citiamo il compare White cresciuto moltissimo senza dimenticare che in linea ci sono un Suh che non ha fatto rimpiangere McCoy e un Barrett leader di sacks lo scorso anno.
La NFC South garantisce spettacolo con 3 se non 4 squadre attrezzate per qualificarsi ai playoff e un paio da Super Bowl. Speriamo che tutti rimangano sani, sopratutto i vecchietti perché così lo spettacolo ci guadagna e anche la NFL l’ha capito perché gli incorci Brees/Brady sono da primetime.
Si avvicina agli sport americani grazie a un amico che nel periodo di Jordan e dei Bulls tifa invece per gli Charlotte Hornets. Gli Hornets si trasferiscono in Louisiana ed è amore a prima vista con la città di New Orleans e tutto quello che la circonda, Saints compresi, per i quali matura una venerazione a partire dal 2007 grazie soprattutto ai nomi di Brees e Bush. Da allora appartiene con orgoglio alla “Who Dat Nation”.
Dubbissimi su brees miglior qb della lega.
Poi ho letto alla fine dell articolo