DENVER BRONCOS
Round 1, pick 15: Jerry Jeudy, WR, Alabama
Nonostante tutti sapessero la volontà ed il desiderio dei Broncos di aggiudicarsi Jeudy, il buon Elway è riuscito a portarselo a casa senza sacrificare prezioso capitale di scelte: ora l’attacco dei Broncos può contare su due veri WR1 che regalano a Lock due paia di mani estremamente affidabili a cui indirizzare l’ovale. La miscela fra precisione nel route-running ed esplosività after the catch offerta da Jeudy solitamente produce effetti devastanti: avete presenti i primi anni di Odell Beckham? Mi aspetto qualcosa di simile.
Round 2, pick 46: K.J. Hamler, WR, Penn State
Ok Elway, abbiamo capito che quest’anno non hai intenzione di scherzare: l’innesto di Hamler completa alla perfezione il parco ricevitori a disposizione di Lock, in quanto il veloce ex Penn State è in grado di rendere al meglio dalla slot, e considerando che a suo fianco troveremo Sutton ed il sopracitato Jeudy cominciamo ad avere legittimi motivi per aspettarci fuochi d’artificio dal passing game dei Broncos.
Affinché tutto ciò sia possibile, dovrà però trovare modo di sistemare al più presto il problema dei drop, in quanto nel 2019 ben il 17% dei palloni a lui indirizzati gli sono passati fra le mani, ma nel momento in cui acquisterà un po’ della necessaria sicurezza per ricevere con consistenza l’ovale saranno dolori per le difese avversarie.
Round 3, pick 77: Michael Ojemudia, CB, Iowa
Specialista della difesa a zona, Ojemudia è un giocatore alquanto interessante ma sul quale è difficile trovare trovare pareri unanimi: potrebbe comunque guadagnarsi snap importanti fin da subito, in quanto la secondaria dei Broncos durante questa offseason ha sofferto perdite alquanto importanti. Scelta non spettacolare ma che risponde comunque ad un bisogno.
Round 3, pick 83: Lloyd Cushenberry, C, LSU
Il 2019 non è stato sicuramente il suo miglior anno, ma apprezzo il tentativo di Elway: fortificare la porosa linea d’attacco era fondamentale tanto quanto arricchire l’arsenale a disposizione di Lock e se uniamo questa scelta all’innesto di Glasgow abbiamo ragionevoli motivi per attenderci un deciso miglioramento.
Round 3, pick 95: McTelvin Agim, DT, Arkansas
Il talento non è in discussione, ma servirà decisamente più consistenza e creatività nel battere il proprio avversario: Agim ha tutto il potenziale del mondo per esplodere e diventare un perenne Pro Bowler, ma le inconsistenze mostrate durante gli anni universitari non dovranno protrarsi fra i professionisti, in quanto il rischio di scivolare nell’oblio della depth chart è molto più alto.
Round 4, pick 118: Albert Okuwuegbunam, TE, Missouri
Caso molto simile a quello del collega Hamler: atletismo e velocità quasi senza eguali non compensano preoccupanti problemi di concentrazione riscontrabili in un drop rate del 10.3%. Pure in questo caso, però, va lodato il tentativo di Elway di migliorare quanto più possibile il reparto offensivo: con Fant al secondo anno pronto ad esplodere non abbiamo particolari ragioni per aspettarci un contributo immediato.
Round 5, pick 178: Justin Strnad, LB, Wake Forest
Strnad è un linebacker moderno che nonostante serie carenze per quanto concerne esplosività ed atletismo si è comunque dimostrato a proprio agio nella copertura: delle Combine alquanto problematiche ed il fatto che è prossimo ai 24 anni hanno indubbiamente contribuito al suo personalissimo scivolone nei vari tabelloni, ma per il momento, considerando che davanti a sé ha gente come Alexander Johnson e Todd Davis, è difficile vederlo come qualcosa più di pedina in grado di dare profondità al reparto.
Round 6, pick 181: Netane Muti, IOL, Fresno State
Nonostante i 180 giocatori scelti prima di lui, l’impatto di Muti potrebbe essere uno dei più clamorosi in assoluto: nel caso dovesse rimanere in salute, Denver si sarebbe assicurata a prezzo di discount un futuro titolare in grado di creare vere e proprie corsie d’autostrada per il fortunato running back di turno.
Il fattore salute è la grande incognita.
Round 7, pick 252: Tyrie Cleveland, WR, Florida
Cleveland è il classico project player con atletismo e velocità necessaria per convincere una squadra NFL a dargli una possibilità: la sua strada verso un posto a roster, soprattutto in un reparto così profondo come è diventato il receiving corp dei Broncos, è chiaramente in salita.
Round 7, pick 254: Derrek Tuzka, EDGE, North Dakota State University
Come nel caso di Cleveland, l’atletismo non manca, ma problemi di stazza e forza potrebbero condannarlo a moltissimi pancake, ergo poca efficacia. Con un paio d’anni in practice squad e molte ore in palestra, però, potrebbe trasformarsi in un un giocatore in grado di trovare consistentemente posto in un roster NFL.
Voto finale: 9. Ve l’ho già detto, sono un grandissimo fan del draft – e dell’offseason in generale – dei Denver Broncos: certo, qualora l’esperimento Lock dovesse fallire la bontà di tutti questi sforzi verrebbe occultata da fragorose e beffarde risate, ma apprezzo infinitamente la convinzione di Elway, che dopo anni di mediocrità ha deciso di giocare l’all-in sul giovane quarterback. Nel caso tutto andasse secondo i piani, Denver rischia di essere una delle squadre più divertenti da guardare per molti anni.
KANSAS CITY CHIEFS
Round 1, pick 32: Clyde Edwards-Helaire, RB, LSU
Ai vari hipster delle analisi pre e post draft selezionare un running back intorno al primo giro non piace, ed a ragione: Edwards-Helaire, però, è capitato in una squadra allenata da una delle più grandi menti offensive della storia NFL, nonché un individuo che ha sempre trovato il modo di far esprimere al meglio i propri running back.
Chiudete gli occhi e provate a pensare ai numeri messi insieme dai running back passati fra le mani di Reid: la produzione di un RB è altamente rimpiazzabile e spesso e volentieri investirci soldi o scelte alte al draft non è una buona idea, ma un corridore abile e versatile come CEH credo sia in grado di mettere insieme numeri impressionanti fin da subito.
Facilmente il miglior ricevitore “dal backfield” disponibile al draft, Edwards-Helaire aumenta ulteriormente la pericolosità di un attacco che faceva già discretamente paura e che per lunghe porzioni della scorsa stagione non ha potuto contare su un gioco di corse affidabile.
Round 2, pick 63: Willie Gay Jr., LB, Mississippi State
Questo è un colpaccio, in quanto non solo KC ha risposto ad un bisogno primario, ma si è pure assicurata un giocatore di primissimo livello: i problemi fuori dal campo non possono non preoccupare, ma come già visto in altri casi – Hill, per esempio – questo front office è ben disposto a correre rischi con teste potenzialmente calde, e l’esplosività ed abilità nel coprire di Gay valgono decisamente le potenziali emicranie. Facilmente titolare fin da subito, l’ex Mississippi State potrebbe diventare un ingranaggio fondamentale nella difesa di coach Spagnuolo, sempre che riesca a replicare l’ottima produzione fatta vedere in un campione piuttosto limitato durante la carriera universitaria.
Round 3, pick 96: Lucas Niang, OT, TCU
In questo caso occorre tempo, ma fortunatamente per lui la linea d’attacco dei Chiefs per il momento non sembra avere impellente necessità di linfa vitale o rinnovamento: Fisher e Schwartz con ogni probabilità ancoreranno i lati del reparto per ancora molti anni, nei quali Niang avrà l’opportunità di imparare da due ottimi tackle tutti i segreti del mestiere.
È indubbio però che mezzi atletici e fisici non manchino, e non ritengo stupida la mossa di spendere una scelta al terzo round per il proprio futuro.
Round 4, pick 138: L’Jarius Sneed, S, Louisiana Tech
Tecnicamente lascia ancora molto a desiderare, ma i mezzi atletici – come nel caso di Niang – intrigano assai: un defensive back in grado di correre le 40 yards in 4.37 secondi non può che stuzzicare la fantasia di ogni defensive coordinator, anche se prima di tutto sarà necessario far mente locale e decidere in che ruolo schierarlo, in quanto Sneed è un safety con passato da cornerback.
Pure in questo caso, però, ci troviamo di fronte ad un project che probabilmente non avrà modo di contribuire da subito.
Round 5, pick 177: Mika Danna, EDGE, Michigan
Ci sono molti dubbi sul suo conto, in quanto non è un atleta eccezionale ed allineato dinanzi ai super-atletici tackle NFL potrebbe non essere in grado di replicare il successo avuto al college: Danna non offre nulla di speciale, anche se ciò non è per forza negativo, in quanto il suo punto di forza è la completezza.
Da una scelta al quinto round non ci sono particolari motivi per attendersi contributi immediati, ma con un po’ di lavoro potrebbe diventare un pregevole pezzo rotazionale.
Round 7, pick 238: Thakarius Keyes, CB, Tulane
Solido, seppur non esaltante, Keyes – come ogni giocatore selezionato al settimo round del draft – dovrà guadagnarsi un posto a roster con disperata urgenza. Ciò che gli ha permesso di essere selezionato al draft è principalmente l’imponente stazza fisica e la lunghezza delle proprie braccia, ottime per la press coverage.
Voto finale: 7+. Come già detto, ad alcuni non sono piaciute mosse come Edwards-Helaire al primo turno, ma per quanto mi riguarda il value della scelta può tranquillamente andare a quel paese: Kansas City vuole, e può, vincere ora pertanto garantirsi gente in grado di contribuire da subito è una buonissima idea che, coniugata alla selezione di qualche project player, mette in chiaro che la miopia non è chiaramente un loro problema.
LAS VEGAS RAIDERS
Round 1, pick 12: Henry Ruggs III, WR, Alabama
Al Davis, ovunque lui sia, starà sicuramente sorridendo: personalmente non reputo Ruggs il miglior ricevitore disponibile al draft, ma in luce anche delle altre scelte compiute durante lo scorso weekend è chiaro che l’intento del front office fosse quello di aggiungere quanta più velocità possibile e, sotto questo punto di vista, missione compiuta.
La sua esplosività coniugata a quanto offerto dai vari Renfrow, Williams e Waller – senza considerare gli altri innesti del draft – completa divinamente un attacco che, finalmente, mette Derek Carr nella posizione di ritrovare lo stato di forma del magico 2016: Ruggs è un fit schematico perfetto per l’attacco di Gruden, pertanto abbiamo ragionevoli motivi per attenderci big play fin da settembre.
Round 1, pick 19: Damon Arnette, CB, Ohio State
Scelta che ha sicuramente sorpreso: il valore assoluto di Arnette è fuori discussione, ma probabilmente è stato selezionato prima di quanto ci si potesse aspettare.
Se reputano l’ex Ohio State come “il loro uomo”, posso però comprendere il perché della mossa, in quanto Las Vegas non avrebbe più avuto scelte fino alla metà del terzo round: non offre nulla di particolarmente esaltante, ma come già detto ciò deve essere visto più come prova di completezza che di deprimente insipienza.
Allenato ed aiutato dallo schema giusto potrebbe comunque diventare un ottimo cornerback, anche se indubbiamente la sua carriera verrà sempre paragonata a quella dei vari Fulton e Gladney e, personalmente, avrei scelto uno fra Murray e Queen da affiancare al neo-arrivato Littleton.
Round 3, pick 80: Lynn Bowder Jr., WR/RB, Kentucky
Un giocatore versatile come Bowden Jr. mette l’effervescente Gruden nella posizione di utilizzarlo in svariati modi: al giorno d’oggi avere un gadget player in grado di coprire più ruoli creando del necessario effetto sorpresa all’attacco sembra un must, pertanto non posso criticare la loro mossa, anche se non possiamo ignorare che è spesso pericoloso affacciarsi alla NFL senza avere un ruolo ben definito.
Se sviluppato nel modo giusto potrà diventare un buon slot receiver con l’abilità di correre qualche jet sweep e, perché no, qualche zone-read a ridosso della goal line potendo contare su ottime abilità atletiche.
Round 3, pick 81: Bryan Edwards, WR, South Carolina
Altra scelta, altro ricevitore: mi piace il fatto che Gruden e Mayock abbiano voluto circondare Carr di mani fresche in grado di offrire versatilità al passing game, però a mio avviso avrebbero potuto tranquillamente assicurarselo al quarto giro o giù per di lì.
Edwards, contrariamente a Bowden, non è atleticamente impressionante e nonostante l’ottima stazza non è mai apparso più di tanto efficace nelle ricezioni contestate. In ogni caso, se utilizzato con intelligenza, potrà tornare comodo fin da subito.
Round 3, pick 100: Tanner Muse, S/LB, Clemson
Safety o linebacker? Bella domanda, in quanto nonostante a Clemson abbia giocato nella secondaria è sempre apparso più a proprio agio nel box, raccogliendo notevoli risultati pure come blitzer: anche in questo caso lo staff tecnico dovrà fare mente locale e trovare il modo per massimizzare le sue abilità, ma è indubbio che gli ex Oakland Raiders abbiano messo le mani attorno all’ennesimo super-atleta.
Round 4, pick 109: John Simpson, IOL, Clemson
Massiccio e forte, Simpson ha tutti gli ingredienti per trasformarsi in una buona guardia NFL, anche se dovrà trovare il modo per compensare con la tecnica alla propria mancanza d’agilità ed esplosività causata, probabilmente, dalle proprie dimensioni. Al momento non mi sembra pronto per una maglia da titolare, ma con il giusto allenamento potrà entrare nella rotazione più prima che poi: dovrà trovare assolutamente modo di ridurre il numero di penalità.
Round 4, pick 139: Amik Robertson, CB, Louisiana Tech
Sottodimensionato ma infinitamente cazzuto: Robertson è il classico giocatore non consapevole delle proprie mancanze fisiche capace di compensarle con aggressività e rabbia agonistica che gli permettono di giocare come un vero e proprio gigante. Ciò nonostante non è assolutamente un cagnaccio indisciplinato, anzi, è uno dei prospetti più intriganti del draft poiché potrà coprire da subito, con successo, il sempre più importante ruolo di slot defender.
Voto finale: 7. Draft polarizzante quello dei Raiders, in quanto senza mezzi termini o lo si ama o lo si odia: per molti analisti hanno messo insieme troppe reach per guadagnarsi una valutazione positiva, ma a mio avviso hanno usato la giusta dose di aggressività per colmare in modo deciso e decisivo le lacune presenti a roster, pertanto mi risulta difficile metterli dietro alla lavagna. Arginare il loro reparto offensivo potrebbe diventare un problema, anche se nutro ancora numerose riserve sulle difesa, in quanto con la scelta numero diciannove avrebbero potuto garantirsi qualcosa di più esaltante che Arnette.
LOS ANGELES CHARGERS
Round 1, pick 6: Justin Herbert, QB, Oregon
Il braccio intriga, ed a ragione, ma definire Herbert un work in progress potrebbe essere l’eufemismo dell’offseason: il lanciarazzi che ha incollato al posto dell’arto superiore destro non può occultare un processo decisionale mai troppo convincente in grado di diventare inquietantemente orripilante quando sotto pressione.
Appare quindi chiaro il fatto che il quarterback del 2020 dovrà essere Taylor – o chi per lui – in quanto Herbert è ben lontano dall’essere pronto ad accogliere la sfida di guidare un reparto offensivo in NFL: personalmente ritengo il roster dei Chargers uno dei più talentuosi e completi della lega che, con un quarterback di primo livello, sarebbe agevolmente in grado di competere per il trono della AFC, pertanto non sono particolarmente entusiasta di questa scelta sul breve termine, anche se chiaramente non hanno basato la scelta di Herbert in funzione di quest’ultimo.
Gli servirà tempo.
Round 1, pick 23: Kenneth Murray, LB, Oklahoma
I dubbi riguardanti le sue abilità in copertura saranno probabilmente occultati dall’ottimo livello dei giocatori a lui intorno, in quanto l’unico asterisco nel gioco di Murray lo troviamo in prossimità del cervello: avrà bisogno di tempo per diagnosticare con assoluta precisione le giocate di un attacco NFL e coprire con consistente efficacia running back o tight end, ma per il momento non possiamo che rimanere intrigati dalle sue folli abilità atletiche.
Velocità, esplosività e spesso pura brutalità gli permetteranno di mettere insieme un gran numero di giocate spettacolari all’interno del backfield avversario e, soprattutto, di acchiappare attaccanti spediti verso la end zone, ma nella NFL moderna un linebacker si valuta in funzione delle proprie abilità in copertura: con un po’ di tempo arriverà.
Round 4, pick 112: Joshua Kelley, RB, UCLA
Martello ultra-fisico in grado di sfondare muri, assorbire contatti e macinare yards ben dopo che i difensori gli hanno messo le mani addosso: non certamente il prototipo di running back moderno, ma affiancato all’iper agile e versatile Ekeler Kelley darà vita ad un ottimo one-two punch.
Forse lo hanno selezionato troppo presto, ma posso capire la necessità di aggiungere un giocatore del genere ad un backfield capitanato dal minuto – ma cazzuto – Ekeler.
Round 5, pick 151: Joe Reed, WR, Virginia
Non offre nulla di speciale, ma è comunque in possesso di un ottimo paio di mani che daranno a Taylor o Herbert un’affidabile opzione su eventuali terzi down: eventuali perché per il momento il suo contributo potrebbe provenire quasi esclusivamente dallo special team, in quanto un passato come running back gli permette di essere un abilissimo returner in grado di leggere efficacemente i blocchi davanti ai propri occhi.
Selezionato un po’ troppo presto, ma hanno avuto modo di rifarsi dopo.
Round 6, pick 186: Alohi Gilman, S, Notre Dame
Classico safety assolutamente a disagio in copertura ai ricevitori: Gilman sarà da utilizzare come run defender in ovvie situazioni di corsa, in quanto rende decisamente meglio dal box.
Considerando chi ha davanti, potrebbe inizialmente essere utilizzato come pezzo rotazionale.
Round 7, pick 220: K.J. Hill, WR, Ohio State
Mezzo steal quello dei Chargers, che si sono garantiti troppo tardi – per il giocatore, ovviamente – un affidabilissimo ricevitore dalle mani iper-sicure. Repertorio di tracce ed abilità fisiche sono piuttosto limitate, ma il leader all-time per ricezioni ad Ohio State troverà sicuramente il modo per rendersi utile fin da subito, in quanto abbiamo già avuto modo di vedere giocatori con il suo skill set avere successo in NFL.
Voto finale: 6+. Ho indubbiamente gradito la scelta di Murray, ma è inutile, non riesco – per il momento – a vedere Herbert come qualcosa più che un premio di consolazione per una squadra bisognosa di quarterback che non ha avuto l’opportunità di mettere le mani su Burrow o Tagovailoa, indiscutibilmente i migliori prospetti nella posizione più importante del gioco. Il tempo avrà modo di smentirmi/ci, ma ripeto, sprecare per un prezioso anno un roster così talentuoso è un crimine: il kickoff è – forse – a settembre, perciò non possiamo escludere potenziali colpi di scena, ma non ritengo l’affidarsi al duo Taylor-Herbert l’idea più competitiva o quella in grado di riempire con più efficacia uno stadio che probabilmente rimarrà vuoto in quanto si giocherà a porte chiuse e.. off-topic gigantesco, scusatemi, ma forse straparlo in quanto non riesco a capacitarmi del fatto che non abbiano insistito con più convinzione nel tentativo di soffiare Tua ai Dolphins.
Mattia, 27 anni.
Scrivo e parlo di football americano per diventare famoso sull’Internet e non dover più lavorare.
Se non mi seguite su Twitter (@matiofubol) ci rimango male. Ora mi trovate su https://matiofubol.substack.com/
Per la sanità mentale dei vari DC che dovranno affrontare i Chiefs, la lega avrebbe dovuto impedire x legge che Kansas City potesse aggiungere al suo arsenale Clyde-Edwards. Questi poveri coordinatori dovevano già cercare di arginare (non dico neanche fermare..) un alieno travestito da QB (Mahomes), la più pericolosa deep threat della lega (Hill), il più produttivo TE degli ultimi anni (Kelce), un RB sottovalutato ed efficacissimo vicino alla red zone (Williams), un WR che, se in giornata, è un iper legittimo WR1 (Watkins, chiedere a Sherman x informazioni..) ed una linea d’attacco mai troppo pubblicizzata ma che dire solida è riduttivo.. E adesso si trovano anche a dover cercare contromisure per un giocattolino perfetto x gli schemi di Reid, secondo me in grado, già dal primo anno, di raccogliere 1.500 yards tra corse e ricezioni. Se non è accanimento sociale questo..